Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: Fantasiiana    07/08/2016    3 recensioni
|Modern!AU|Coffeeshop!AU|SansaxMargaery|Raccolta|
Sansa Stark aveva amato l'idea di lavorare al "Lady's". Le piaceva immaginare quante belle signorine si riunissero lì il pomeriggio, a prendere il tè delle cinque come in Inghilterra, vestite come appena pronte per incontrare la regina, e si era immaginata spesso di essere invitata proprio da quelle signorine altolocate a unirsi a loro, di essere riempita di complimenti per le sue buone maniere, di diventare loro amica e ricevere tanti regali tra quali vestiti, smalti, e un cane da borsetta – non le piacevano particolarmente, come quelli grandi che avevano a casa, ma tutte le brave e ben educate ragazze di Inghilterra ne avevano uno!
Ma, purtroppo, non erano in Inghilterra.
#1. Di bicchieri di benvenuto e ricerche alla rosa.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Margaery Tyrell, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autrice: Fantasiiana.
Titolo: Rose di Carta - Di bicchieri di benvenuto e ricerche alla rosa.
Coppia: SansaxMargaery.
Genere: Generale, slice of life.
Rating: Verde.
Conteggio parole: 2706.
Avvertimenti: Raccolta.
Prompt:

  • Margaery è intollerante al lattosio/vegana e Sansa si assicura che ci sia sempre del latte di soia per le sue ordinazioni.
  • "Scusa, il tuo nome è davvero particolare, non è che potresti ripertermelo?"
  • "Scrivi pure Rose. Me ne ricorderó, è il nome del mio negozio."
  • Sansa trascorre interessanti ore alla ricerca di quel negozio, prima di scovare The Rose of Highgarden.

Note: Grazie a Water_wolf per i bellissimi prompts lasciati! (Se volete lasciarmene altri li accetto volentieri!)


 


Rose di Carta

Di bicchieri di benvenuto e ricerche alla rosa



Il dolce suono di un campanellino irruppe nell'aria all'improvviso.
Serpeggiò fra le donne che chiaccheravano amabilmente in attesa di ordinare, superò il cameriere intento a sistemare tazze di cioccolata davanti al gruppo di adolescenti ben vestite le quali già si preparavano a scattare le foto che avrebbero fatto guadagnare loro diversi like, ignorò l'anziano signore che leggeva in un angolo del negozio il giornale quotidiano, sorvolò sulla banconota che una madre porgeva al proprietario oltre la cassa, mentre il figlio attaccato all'altra mano scalpitava affinché accettasse di prendergli delle altre caramelle, e arrivò fino a lei mentre finiva di allacciarsi il grembiulino rosa alla vita.
Sansa Stark aveva amato l'idea di lavorare al "Lady's". Le piaceva immaginare quante belle signorine si riunissero lì il pomeriggio, a prendere il tè delle cinque come in Inghilterra, vestite come appena pronte per incontrare la regina, e si era immaginata spesso di essere invitata proprio da quelle signorine altolocate a unirsi a loro, di essere riempita di complimenti per le sue buone maniere, di diventare loro amica e ricevere tanti regali tra quali vestiti, smalti, e un cane da borsetta – non le piacevano particolarmente, come quelli grandi che avevano a casa, ma tutte le brave e ben educate ragazze di Inghilterra ne avevano uno!
Ma, purtroppo, non erano in Inghilterra.
Lavorare al Lady's si era rivelato sfiancante, e il più delle volte irritante. Le persone si sorprendevano per cose semplici e si intimorivano per quelle complicate. Nessuno ordinava i piatti o le bevande che piacevano a lei, e le facevano perdere tempo a preparare e servire caffè.
Per non parlare di quanto tirchi fossero. Mance basse, sempre che ce ne fossero, e ordinazioni così ridicole e patetiche da farle storcere il naso. E, come se non bastasse, fosse stata lei, la proprietaria, avrebbe cacciato tutti quelli che venivano lì solo per chiederle miseri bicchieri d'acqua.
Il Lady's era un posto di classe, con sedie e tavolini bianchi da giardino, accessori squisitamente vintage e carta da parati rosa, ma nessuno sembrava apprezzarlo ecetto lei.
A casa, si vantava sempre di quanto amasse lavorare lì, di quanto quel posto fosse fantastico e meraviglioso, ma era tutta una bugia. Arya l'aveva prima presa in giro perché le piacevano tutte quelle cose smielate da femmina, e l'aveva poi derisa dopo che aveva passato un pomeriggio a lavoro con lei, a vedere quanto effettivamente potesse essere "elegante" e "raffinato" quel posto.
Sansa aveva cercato di giustificarsi dicendo che era lei a non riuscire a vedere e ad apprezzare la bellezza di quel posto, aveva cercato di spiegare che, stranamente, quel giorno non era accaduto niente di particolare, forse perché le persone per bene avevano visto Arya, così selvaggia, dalle vetrine e si erano spaventate, ma non c'era stato verso di cancellare i sorrisi dispiaciuti e compassionevoli dei suoi familiari dai loro volti.
Aveva pianto per ore, quella notte.
C'è da dire in favore del proprietario che ce l'aveva messa tutta perché quel luogo sembrasse più grazioso possibile, ma i clienti si erano presto stancati di doversi adeguare all'aspetto del negozio, e così il più delle volte i suoi dipendenti si ritrovavano a servire persone vocianti e sghignazzanti.
Sansa aggirò il bancone, avvicinandosi distrattamente al tavolino in un angolo del negozio, che dava su un'ampia vetrina, dove si era sistemata la nuova cliente a cui non aveva dato che un'occhiata distratta mentre era di spalle.
Si strinse la coda alta sulla testa strada facendo, evitando accuratamente di incrociare il suo riflesso nello specchio dalla cornice dorata in fondo alla sala principale – era così disinteressata a lavorare lì che smetteva persino di curarsi del suo aspetto.
Tirò fuori il blocchetto delle ordinazioni dalla tasca del grembiulino, prese la penna che teneva dietro l'orecchio – un'usanza quasi ribelle che le piaceva esibire – preparandosi a prendere l'ordine.
-Desidera?- chiese, senza staccare gli occhi dal blocchetto.
-Potrei avere altri cinque minuti, per favore? Non sono ancora riuscita a scegliere.
Sansa sollevò lo sguardo sulla cliente, pronta ad inarcare un sopracciglio con aria di superiorità ma si ritrovò a schiudere le labbra, sorpresa.
La ragazza che aveva davanti doveva essere appena poco più grande di lei. Aveva lunghi capelli castani, mossi, legati in una graziosa mezzacoda, e vestiva un abitino rosa a fiori bianchi, davvero fine.
Sembrava... Una di quelle bambole che aveva da piccola con cui le piaceva tanto fingere di conversare – oh, e quante ne intratteneva, di quelle conversazioni!
-A-ahm... C-certo...- balbettò, senza però allontanarsi.
La ragazza rimase per un po' a studiare il menu con la postura perfettamente dritta, poi spostò i suoi occhi castani accanto a sé, come aspettandosi di dover chiamare qualcuno per prendere l'ordinazione, quindi si stupì quando si ritrovò Sansa piantata lì davanti a guardarla con aria sognante.
Esibì un sorriso cordiale e mosse le labbra.
No. No, non mosse le labbra, bensì parlò, solo che Sansa era troppo occupata a guardarla per sentirla. Si sentì una perfetta idiota.
-M-mi perdoni, come?- chiese.
La ragazza passò lo sguardo da lei alle sue mani, la penna a un soffio dal blocchetto, le dita strette convulsamente intorno ai due oggetti. Da quanto era bloccata in quella posizione?
-Desideravo sapere il tuo parere. E puoi darmi del "tu", ovviamente, sono ancora giovane, immagino.
Sansa non riuscì a non ricambiare quel sorriso splendido, poi si riscosse.
-Parere?
-Mh – mh! Cosa prenderesti, tu?
Si sentì mancare.
Le vennero in mente così tanti nomi che non riuscì ad elaborarne neppure uno.
-A-ehm... Ehm...
"Pensa, Sansa. Pensa!"
-Ecco, a-adoro i dolcetti al limone...
Non sapeva se erano nel menu: in quel momento non avrebbe neppure saputo il nome di sua madre.
L'altra si voltò a leggere sul menu, poi sorrise, ancora, e annuì.
-Dolcetti al limone, allora, e...
Sansa trovò estremamente difficile non far tremare la mano mentre cercava di scrivere l'ordine sul blocchetto.
-...chiato al latte, per favore.
Sansa si morse un labbro. Si era di nuovo persa quello che aveva detto?
-Ehm...
La ragazza si voltò a guardarla, interrogativa.
-Ci sono problemi?
Sansa deglutì.
-I-io...
Lei sembrò capire, perché sorrise, intenerita.
-Del tea macchiato al latte, per favore. Ma che sia latte di soia, o rischierei di finire all'ospedale e non sarebbe davvero uno spettacolo piacevole.
Ridacchiò da sola per la sua stessa battuta e Sansa si ritrovò a seguirla in quella risata che per lei era il suono più bello che avesse mai sentito – seguita subito dopo dalla parola "tea", detta all'iglese.
Scribacchiò qualche parola sotto l'ordine precedente, sottolineando più volte la parola "soia", per poi tornare a guardarla.
-E-ecco, posso fare altro per te?
-Potresti dirmi il tuo nome.
Sansa rimase così sorpresa da abbassare lo sguardo su di lei.
-Sono nuova, in città,- spiegò la ragazza senza smettere di sorridere, sempre perfettamente a suo agio, persino nel guardarla dal basso verso l'alto. -A dire la verità, oggi è il mio primo giorno, e non ho amici. Ti piacerebbe esserlo?
Sansa non sapeva cosa dire, sbattendo le palpebre con aria stralunata.
Alla fine, fu di nuovo la ragazza a spezzare il silenzio con una risata contenuta e aggrazziata, mentre una mano le si spostava verso la bocca, come per nascondere un gesto poco garbato.
Che la togliesse, invece, Sansa desiderava vederla ancora, quella risata!
-Perdonami, sono stata inopportuna. Non mi sono neppure presentata.
Si schiarì la voce, inclinando appena la testa di lato, in un gesto spensierato.
-Mi chiamo Margaery Tyrell.
In quel momento, Sansa riuscì a trovare chissà dove il ricordo delle lezioni di buone maniere che sua madre le aveva impartito fin da piccola.
-I-io sono... Sansa.- Ne era abbastanza sicura, sì. -Sansa Stark.
-E' un vero piacere Sansa Stark.

Sansa le portò la sua ordinazione, ma nulla uscì più dalle rosee labbra di Margaery se non un cortese "grazie".
Poi, fu costretta a tornare a lavoro.
Margaery rimase lì ancora per un po', gustando la sua tazza di tea e il suo dolce al limone in solitudine, tirando fuori ad un certo punto un libro dalla borsa di cui, però, Sansa non riuscì a leggere il titolo.
Si impegnò al massimo per cercare un altro pretesto per tornare a parlarle, ma niente, non riusciva a pensare a nulla, la sua sola presenza la confondeva, e così si arrese dopo una decina di buoni minuti.
Fu il suo capo a riportarla quasi brutalmente alla realtà.
-E' arrivata un'altra cassa di quei biccheri di carta con il marchio del negozio. Pensaci tu.
Sansa ebbe un'illuminazione.
Mai, prima d'ora, fu più felice di occuparsi di quei bicchieri!

Un bicchiere a cilindro, alto e snello, in plastica bianca e rosa venne posato sul tavolino bianco, davanti alla tazzina panciuta in ceramica e il piattino ad essa coordinata, ormai vuoti. Al centro di una facciata, una scritta lievemente obliqua e raffinata, di un colore rosa più chiaro di metà dello sfondo, riportava il nome del café.
Margaery Tyrell sollevò lo sguardo verso la più giovane, guardandola interrogativa.
Sansa deglutì, nervosa, giocherellando con il pennarello nero.
-A-ad ogni nuovo cliente o-offriamo un bicchiere con il logo del negozio...
Margaery raddrizzò la schiena, rivolgendole un sorriso fin troppo gentile, senza però dire una parola, senza lasciare trapelare alcun sentimento. Sansa fu troppo presa ad arrossire per quel sorriso per rendersene davvero conto.
Disegnò un paio di fiori ai lati del logo, sul bicchiere, aggiungeno quache decorazione che lei reputava "graziosa": un fiocco, qualche cuoricino impilato.
Voltò il bicchiere verso il retro e si rivolse alla ragazza, in imbarazzo.
-S-scusa, il... Il tuo nome è davvero particolare, non è che potresti... Ripertermelo?
Margaery sorrise più sinceramente, inclinando appena la testa di lato.
-Scrivi pure Rose. Me ne ricorderó, è il nome del mio negozio.
Sansa si morse un labbro, annuendo, e riprese a scrivere sul bicchiere, concentrandosi al massimo per non sbagliare.
Tracciò le lettere di quella piccola parola, sforzandosi di renderle più eleganti possibile, senza far tremare la mano. Non era mai stata una cima, nel disegno. Se la cavava nel ricamo, ma lì era un'altra questione. Alla fine, però, potè dirsi ben soddisfatta del proprio lavoro.
Accennò un sorriso e le porse il bicchiere come se fosse un gioiello prezioso.
Margaery lo prese e lo studiò con attenzione, poi sollevò il viso verso di lei, ricambiando il sorriso.
-E' davvero bellissimo, ti ringrazio.
Sansa si sentì al settimo cielo.

I sette cieli svanirono tutti insieme quando Margaery chiese il conto.
Sansa glielo portò con aria mesta, un piccolo foglio di carta su un piattino rosa, e tornò verso il bancone con passo da marcia funebre.
Quando i suoi capelli svanirono oltre la soglia della porta, e il campanellino segnò la fine di quel meraviglioso sogno, come una sveglia malefica che comincia a trillare proprio sul più bello.
Non l'avrebbe più rivista, era certo.
Quella sera, sotto la doccia, due piccole lacrime salate andarono a mischiarsi con il getto di acqua dolce.
Lo schermo del cellulare si illuminò mentre si stava pettinando i capelli perfettamente asciutti – non lasciava neppure un capelli umido, lei.
Lo prese, controllando distrattamente una notifica di Facebook.
E lì, ebbe l'illuminazione.

Non aveva ancora ben capito come scrivere il suo nome, così non poté cercarla, china sul computer portatile, adagiato sulle sue gambe, incrociate sulle lenzuola lilla del suo letto.
Però, aveva già un'informazione.
Digitò velocemente "Rose" sulla barra di ricerca, così velocemente che sbagliò a digitare e il risultato che venne fuori fu "Roes". In un primo momento si spaventò quando il risultato fu completamente nullo.
Poi, accorgendosi dell'errore, lo corresse con un sospiro di sollievo, e cominciò a scorrere la lunga lista...
...e si svegliò con la testa a penzoloni sul petto, un dolore terribile a collo e spalle, e la sveglia che suonava impazzita.
Chiuse il computer come una furia, e schizzò fuori dalla stanza quasi andando a finire contro i suoi fratelli che correvano verso il bagno per prepararsi ad andare a scuola.
Così, cominciò un'altra mattina di insulti e grida e lamentele a causa della lotta per gli unici tre bagni nella grande casa che ospitava ben otto persone.

Il campanello suonò di nuovo mentre riempiva di panna la tazza di caffè per l'anziano cliente che veniva lì ogni pomeriggio.
Come al solito, la testa rossiccia della ragazza scattò verso l'entrata, e si rivoltò con espressione delusa non appena incontrava il volto sconosciuto di un cliente come un altro.
Erano passati già tre giorni.
Margaery Tyrell si era fatta viva quel magico venerdì pomeriggio, ma non era tornata il sabato dopo.
Domenica il Lady's era chiuso, e il lunedì era la giornata libera di Sansa ma, pure a sentire i suoi colleghi, la ragazza non si era minimamente avvicinata al negozio.
Sansa aveva già intuito quando l'aveva guardata allontanarsi dalle vetrine che non l'avrebbe più rivista, e ne aveva avuto conferma tutte le volte che si era immersa alla ricerca di quel negozio che sembrava non esistere, oppure si confondeva fra tutti gli altri con lo stesso nome sparsi per il mondo.
Il campanello suonò di nuovo e stavolta Sansa neppure si mosse. Basta farsi illusioni.
-Stark, è un tuo tavolo.
Si voltò con aria annoiata, di nuovo di malumore, spostando lo sguardo alla ricerca del nuovo cliente, e rimase a bocca aperta.
Margaery Tyrell indossava un vestitino verde menta, adorabile, cosparso di foglie verde foresta.
Ed era bellissima come la prima volta che l'aveva vista.
Si avvicinò a lei, completamente dimentica del caffè per il nonnetto dei pomeriggi, il cilindro di panna spray ancora in mano.
-Ciao!
Margaery la salutò gioviale non appena la vide, regalandole uno dei suoi migliori sorrisi.
Sansa non sapeva se sentirsi felice o arrabbiata con lei.
-Credevo non saresti più venuta.
Si morse la lingua non appena si accorse di quello che le era uscito dalla bocca. Maledetta boccaccia.
-Hai ragione, mi dispiace.
Benedetta boccaccia!
-Sabato ho avuto molto da fare al negozio, e sapevo che...
-Il famoso "Rose"?- la interruppe Sansa. Sì, era decisamente arrabbiata.
Margaery sbattè le palpebre per un po', poi scoppiò a ridere, come se avesse appena sentito la battuta più divertente del mondo.
-Ma no, naturalmente! Il nome completo è "The Rose of Highgarden"!
Sansa arrossì, sentendosi sia in imbarazzo che punta sul vivo.
-E perché mi avresti detto una menzogna?
-Non era una menzogna, pensavo solo che il nome intero non c'entrasse nella carta del bicchiere.
Sgranò gli occhi, sentendosi una completa idiota. E un'invadente. Si era... Si era comportata quasi come Arya! Il pensiero la fece rabbrividire.
-P-perdonami, non avrei dovuto...
-Ti toccherà darmi un altro bicchiere.
Sansa sentì le guance bruciare, il cuore battere forte, e annuì rigidamente.
Margaery ordinò nuovamente i dolcetti al limone e il tè macchiato al latte di soia, come se niente fosse successo.
Prima di allontanarsi, Sansa si girò a guardarla un'ultima volta, aggrottando le sopracciglia.
-P-perché... Non sei venuta lunedì?
Di nuovo, di nuovo, maledetta boccaccia!
Margaery sorrise, un sorriso diverso dagli altri, che Sansa non riuscì a decifrare.
-Sapevo che era il tuo giorno libero. Non avevo motivo di venire.

Quella sera, Sansa Stark, passò interessanti ore a chiedersi se quella ragazza, Margaery Tyrell, non si fosse divertita a prendersi gioco di lei, con quella frase.
Arrivò a convincersi che una ragazza così perfetta non poteva che essere come quelle bionde ricoperte di trucco che guardavano tutti dalla testa ai piedi – che Sansa invidiava da morire – e che prendevano in giro tutti solo per il mero gusto di farlo.
Alla fine, nella più totale indifferenza, convinta che lo faceva unicamente per noia e per togliersi uno sfizio, decise di rimettersi al computer, e cercare quel negozio.
Stavolta, il risultato della ricerca fu più profiquo. Un unico risultato.
Le foto mostravano solo un'insegna particolare, laccata di verde, con rampicanti di spine e rose avvolte attorno alle lettere, fiori di ogni tipo e vasetti dipinti a mano.
Fu la volta di cercare sulla mappa fornita da Google, sempre nella più completa indifferenza, trovando come scusa un'ipotetica ordinazione a domicilio di Margaery nei giorni successivi.
"15 min."
Solo quindici minuti a piedi, otto con un qualsiasi mezzo pubblico.
Sgranò gli occhi, immobilizzandosi sul posto.
Perché mai, Margaery Tyrell, avrebbe dovuto passare ben quindici o otto minuti in strada solo per trascorrere del tempo al Lady's?

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Fantasiiana