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Autore: _MartyK_    09/08/2016    3 recensioni
I Bangtan Boys sono alle prese con il concerto che concluderà la loro carriera.
Dal testo:
Non riuscivano ancora a metabolizzare la cosa, insomma, mica si dimenticano così facilmente cinque anni di video, canzoni, tour e programmi televisivi.
[...]
Cosa sarebbe successo dopo quel concerto? Che fine avrebbero fatto i Bangtan Boys, gettati senza pietà nel dimenticatoio?
Gli sembrava ingiusto. Totalmente ingiusto. Uno ha il sogno di diventare famoso, fa anni di duro lavoro al training e per cosa poi? Per qualche milioncino di visualizzazioni su youtube, una dozzina di adolescenti urlanti, qualche album e delle foto?
No, lui non ci stava. Non era arrabbiato, ma nemmeno deluso. Forse era un po' confuso, sì.
Un secondo dopo si ritrovava a pensare che fosse tutto normale. Questo è il ciclo, giusto?
Doveva accettarlo, c'erano gli altri in fila per sfondare nel mondo della musica, loro avevano già fatto tutto. Doveva sbrigarsi, altri giovani trainee avrebbero debuttato di lì a poco.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: con questa storia non voglio offendere nessuno (semmai offendessi qualcuno .-.), i BTS non mi appartengono (con mio grande dispiacere, lol) e questa "cosa" è nata dall'ascolto prolungato di Young Forever.
Sono nuova nel fandom, qui ho letto sì e no due-tre storie e uhm... spero vi piaccia :)



Seoul, Corea del Sud. 21:57.
I Bangtan Boys erano rinchiusi in camerino, impegnati a prepararsi e fare gli ultimi ritocchi all'outfit, prima di salire sul palco per il concerto.
Un concerto qualsiasi, può pensare chiunque. E invece no, perchè quello era il loro ultimo concerto.
Letteralmente.
Non riuscivano ancora a metabolizzare la cosa, insomma, mica si dimenticano così facilmente cinque anni di video, canzoni, tour e programmi televisivi.
J-Hope contemplava la sua immagine allo specchio con un sorrisino compiaciuto in volto, portandosi indietro le ciocche ribelli e facendo smorfie con la bocca.
Suga provava le sue parti rap delle canzoni e, a primo impatto, non ci si poteva capire nulla dato che mischiava a cavolo Boy in luv e Run.
Jungkook e V, i cosiddetti 'VKook', erano nelle mani delle parrucchiere e si lasciavano cullare dall'insopportabile rumore del phon e dalla piastra che strattonava i loro poveri capelli.
Jimin controllava che la sua voce fosse a posto e a volte tirava acuti così strillanti da sembrare ultrasuoni.
Jin invece era piuttosto agitato, inspirava ed espirava velocemente e a fatica, aveva paura di andare male, di sbagliare qualche passo, di stonare. 'Rilassati', gli dicevano gli altri ma lui non ci riusciva. Non quando doveva fare una bellissima figura per l'ultima volta.

E poi c'era lui, il leader Rap Monster. Stava seduto sul davanzale dell'unica finestra della stanza, guardava il cielo notturno. Non sentiva i loro schiamazzi, non sentiva i phon e non sentiva Jimin imitare Mika.
Era come rinchiuso in una bolla di sapone, come se avesse dei tappi alle orecchie. Tutto ciò gli sembrava assurdo, impensabile, eppure sapeva a cosa andava incontro una volta finito nel mondo del k-pop.
E' risaputo che la vita media di un Idol è di cinque anni e così è stato anche per loro. Il mondo si evolve, la gente ha bisogno di ascoltare roba nuova, di vedere volti nuovi.
Cosa sarebbe successo dopo quel concerto? Che fine avrebbero fatto i Bangtan Boys, gettati senza pietà nel dimenticatoio?
Gli sembrava ingiusto. Totalmente ingiusto. Uno ha il sogno di diventare famoso, fa anni di duro lavoro al training e per cosa poi?
Per qualche milioncino di visualizzazioni su youtube, una dozzina di adolescenti urlanti, qualche album e delle foto?
No, lui non ci stava. Non era arrabbiato, ma nemmeno deluso. Forse era un po' confuso, sì.
Un secondo dopo si ritrovava a pensare che fosse tutto normale. Questo è il ciclo, giusto? Nasci, diventi Idol e dopo un certo lasso di tempo nessuno ti caga.
Doveva accettarlo, c'erano gli altri in fila per sfondare nel mondo della musica, loro avevano già fatto tutto.
Doveva sbrigarsi, altri giovani trainee avrebbero debuttato di lì a poco.

Guardò l'orologio al polso: le 21:58.

- BTS, muovetevi tra un po' si va in scena!- esordì il loro manager, entrando quasi di soppiatto in camerino.
I ragazzi si voltarono verso di lui con delle facce indescrivibili. Agitazione, adrenalina, ansia, erano queste le sensazioni che pian piano presero posto nei corpi dei giovani.

Rap Monster controllò ancora una volta l'orologio: le 21:59.
I sette ragazzi vennero letteralmente sbattuti fuori dalla stanza dagli addetti alla sicurezza, abbandonandoli in balia di loro stessi.
Attraversarono un lungo e tetro corridoio, dello stesso colore delle loro anime impaurite.
Durante la camminata alcuni si fiondarono addosso a loro per sistemare i microfoni e dare una spolverata di fard alle loro guance pallide.
Sospirarono pesantemente, quasi in sincronia.
Più si avvicinavano allo stage, più potevano sentire quelle adorabili urla di gioia che emettevano le loro pazze fan; più si avvicinavano, più i loro cuori minacciavano di sfondare le loro casse toraciche e fuggire via.
Jungkook aprì di poco il sipario che separava il palco dalle quinte, giusto per vedere come stavano messi là fuori. Rabbrividì, potevano essere diecimila.

- Pronto leader?- fece Suga, posando una mano sulla spalla del biondo. Egli gli lanciò una breve occhiata, poi guardò l'orologio.

Le 22:00 in punto.

- Pronto- fu l'ultima cosa che pronunciò, prima di dare il via agli altri per fare la loro gloriosa entrata.
Seoul era impazzita, i cartelloni giganti con scritte dolci dominavano su tutto e le urla aumentarono non appena i ragazzi si presentarono.

Sconnessero le loro menti e incendiarono il palco con Fire.



* * *



Era da circa un'oretta e mezza che ballavano e cantavano senza fermarsi, in programma c'erano sia le nuove canzoni che quelle vecchie, quelle che nessuno avrebbe mai potuto dimenticare, o meglio, loro non le avrebbero dimenticate.
Dopo essersi esibiti con Dope, I need U e Butterfly venne il turno dell'ultima canzone.
Le fan si aspettavano qualcosa di recente, dato che avevano cantato sì e no cinque canzoni del nuovo album, e invece no.
Il gran finale era riservato a Young Forever.
J-Hope e Jin si sedettero a distanza ravvicinata con le ragazze di prima fila, li separavano due metri e le transenne.
V, Suga e il maknae scesero dal palco e andarono a salutare con la mano le più fortunate.
Quelle che stavano dietro incominciarono a spingere, a creare confusione e addirittura ad arrampicarsi sulle altre che stavano davanti a loro pur di sfiorare, quasi assaporare il tocco delle mani angeliche dei loro beniamini. Era la loro ultima occasione, non dovevano lasciare che il ricordo fisico di quegli dei scesi in terra si sfocasse fino a scomparire.
Le prime note della canzone risuonarono per tutta la sala concerti, Rap Monster impugnò il microfono e prese a canticchiare le prime righe.
Suga e J-Hope rapparono creando una specie di 'duetto a parole', avevano modificato ciò che era previsto senza neanche accorgersene. Semplicemente si stavano godendo quegli ultimi minuti.
Venne il turno di V, che raggiunse gli altri sul palco e urlò: forever we are young!
All'estremità del palco fuoriuscirono dei getti di fumo e coriandoli che s'innalzarono in aria e caddero divinamente addosso a tutti i presenti. Jungkook e Jin lo affiancarono e lo abbracciarono, continuando a cantare il resto della canzone.
Jimin ripeteva insistentemente forever, come se non volesse lasciare che quella situazione svanisse. Voleva acciuffarla, stringerla a sè come una persona in carne ed ossa, abbracciarla e fermare il tempo.
Purtroppo esso non era dalla loro parte, nonostante si fossero messi a cantare in coro le ultime righe, accompagnate dalle fan, quel momento cessò di esistere e dovettero dire addio.
Le luci si spensero, non c'era più niente che illuminasse i loro volti sudaticci. La platea cominciò a spopolarsi, i primi ad andarsene furono quelli degli ultimi posti, e poi via via toccò anche ai più vicini.
Gli uomini della sicurezza smontarono le transenne e misero via tutto ciò che era servito per il concerto. Rimase solo una bambina con la madre. Poteva avere sì e no sei anni.

- Mamma mamma, voglio abbracciarli!- urlava disperata quella poveretta. I ragazzi si posizionarono di fronte a lei e sorrisero. La donna abbassò lo sguardo e acconsentì.
La piccola corse verso V, che la prese in braccio e la fece volteggiare.

- Lo sai che sei il mio bias, vero?- gli chiese mostrando i denti tutta contenta. Il ragazzo ricambiò il sorriso e la strinse a sè, accompagnato da tutti gli altri.

- Ti dimenticherai di noi?- domandò Jungkook, sperando in una risposta sinceramente negativa. Le fece l'aegyo, i classici occhioni da cucciolo bastonato. La bimba ridacchiò felice, continuando a star stretta alla felpa di V.

- Noooo vi voglio tanto bene!- borbottò cercando di scandire perfettamente ogni sillaba pronunciata. Il ragazzo le scompigliò affettuosamente i capelli.

- V posso essere tua sorella?- chiese tutt'a un tratto. La madre sgranò gli occhi, i ragazzi la guardarono e sorrisero sornioni.

- Se la mamma me lo permette, certo! Verrai a trovarmi tutte le volte che vuoi!- ridacchiò il ragazzo.
Dopo aver chiacchierato ancora un po' con quella simpatica bimba, i ragazzi dovettero andar via per davvero.
Vennero presi di peso e trascinati in camerino, per poi essere struccati. Le ragazze erano fredde con loro e secche nei movimenti.
Mica non venivano pagate per fare ciò che facevano!
Una volta terminato il lavoro, il manager disse loro che ci sarebbe stato qualche altro progetto in futuro, ma nulla di sicuro.
La loro carriera era ormai al capolinea.
Cosa sarebbe successo? Avrebbero lavorato in ambiti diversi? Rap Monster non lo sapeva, e per il momento non voleva neanche saperlo.
L'unica domanda davvero importante che attanagliava la sua mente era: sarebbero rimasti amici?
Indossò il cappotto e andò fuori a prendere una boccata d'aria.
La brezza fredda e leggera si scontrò con il suo viso, scompigliandogli i capelli e intrufolandosi all'interno della felpa. Si strinse di più nel cappotto, faceva piuttosto freddo e i tuoni che si sentivano in lontananza non promettevano nulla di buono. Sospirò e potè vedere la sua alitata dissolversi nell'aria.
J-Hope aveva ragione, gli Idol non duravano un'eternità e la stessa cosa valeva per i fan. Si domandò curioso se quella bambina si sarebbe mai ricordata di loro in un futuro molto prossimo.
Guardò il cielo, delle gocce di pioggia caddero e bagnarono le sue guance. A malincuore rispose tra sè in modo negativo.
La pioggia si fece sempre più insistente, fino a quando non scoppiò un vero e proprio temporale.
Il ragazzo si tirò su il cappuccio, fece per muovere un passo ma venne fermato da una mano sulla spalla.

- Non così in fretta, amico- disse quella che avrebbe dovuto essere la voce di Jin. Si voltò verso di lui con lo sguardo perso.
Anche gli altri lo raggiunsero, chi con pacche alla schiena e chi con deliziosi quanto gentilissimi spintoni.

- Che ci fate qua?- si ritrovò a chiedere. La domanda più stupida del mondo.

- Namjoon, la nostra carriera è finita ma la nostra amicizia... non credo proprio- rispose Jimin con uno dei suoi sorrisetti diagonali.
Incrociò le braccia al petto, Suga gli circondò il collo con un braccio per poi arruffargli i capelli, mugugnando qualcosa di incomprensibile.
J-Hope annuì a quello che aveva detto il moro.

- Quindi... non ci perderemo di vista? Non ci manderemo a quel paese senza che nessuno abbia fatto qualcosa di sbagliato?- domandò ancora il biondo, stavolta con un bel sorrisetto tirato che evidenziavano le fossette alle guance.

- Certo che no, siamo amici! Tutti gli anni di training, il debutto, i concerti, le brevi vacanze, i photoshoot, le notti insonni a causa degli imprevisti... non potremmo mai dimenticare tutto questo- spiegò un inaspettato Taehyung.
I ragazzi si voltarono increduli verso di lui. V aveva davvero tremila facciate, e quella da intelligentone non la mostrava così spesso.

- Nella canzone dovevamo scrivere che l'unica cosa che durerà per sempre è proprio il nostro rapporto- s'intromise il più piccolo, la testa che spuntava tra Suga e Jimin.
A Namjoon tremava il labbro inferiore, la vista gli si appannò e sul suo volto cominciarono a scendere calde lacrime salate.
Gli altri sei si intenerirono di fronte al loro sensibile leader e lo circondarono in un abbraccio di gruppo.
Forse sarà stata tutta la tensione accumulata, forse saranno stati i pensieri negativi o forse sarà stata proprio la risposta di Jungkook a far uscire fuori il suo lato debole.
Abbracciò singolarmente ognuno di loro, ringraziandoli per il supporto. Rivolsero lo sguardo al cielo, la pioggia aveva cessato di cadere.
Il cielo si fece più chiaro e comparvero le stelle.

Sette stelle brillanti, sette normalissimi ragazzi. Sette meraviglie dell'universo, sette giovani anonimi.
L'ossimoro non esisteva più, Rap Monster e i BTS appartenevano al passato.
Ora c'erano solo Namjoon, Taehyung, Yoon Gi, Seokjin, Hoseok, Jungkook e Jimin.
   
 
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