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Autore: ncistiva_it    10/08/2016    2 recensioni
Anthony DiNozzo si trova a Parigi con la figlia Tali, quando riceve una telefonata che lo porterà a tornare a Washington. Forse riuscirà ad aprire gli occhi sul passato. Forse riuscirà a trovare delle risposte. Forse riuscirà a chiudere una delle tante finestre rimaste aperte nella sua vita.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Elly Bishop, Tali David, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parigi. La città de l'amour. Una città incantata. Piena di luci. E le serate lì... da togliere il fiato. La Tour Effeil era sempre illuminata e ti trasmetteva felicità. Gli Champs-Elisées, sempre illuminati da quelle magnifiche luci. Per non parlare poi dei giochi d'acqua delle fontane. Tali ne andava pazza. Si divertiva a vedere i getti d'acqua colorati che rimanevano sospesi nell'aria.
Per questo la portavo sempre a Versailles. Una volta a settimana la portavo nel giardino della Reggia a osservare quello spettacolo magnifico. Non si divertiva solo lei. Anch'io rimanevo sempre affascinato da quei giochi. Tali era solita alzarsi dal passeggino e correre verso le bolle di sapone. Le rincorreva e tentava di acchiapparle. Io mi divertivo a guardarla. Così felice e spensierata. Ogni tanto pensavo a come avrebbe reagito Ziva alla vista di sua figlia così felice. Probabilmente ne sarebbe stata felice. L'avrebbe osservata a braccia incrociate, ma col sorriso sulle labbra. Ma Ziva era imprevedibile. Nessuno era mai riuscito a indovinare le future mosse di Ziva. Nessuno. Nemmeno io.
Non mi sarei mai aspettato che Ziva potesse nascondermi una figlia. Nostra figlia. Avevo perso i momenti più importanti con mia figlia perchè Ziva non voleva sconvolgere la mia vita. Ma alla fine cosa è cambiato? Nell'arco di due giorni avevo scoperto che la donna che amavo era stata uccisa e che mi aveva nascosto l'esistenza di nostra figlia. La mia vita è stata sconvolta comunque. Come se fosse entrato un uragano. Mi sono ritrovato ad accudire una figlia. Da solo. Ma Ziva aveva preso le sua decisioni e io le mie. Insomma, se io fossi rimasto con lei e avesseimo vissuto in Israele con Tali, probabilmente saremmo morti tutti e tre. O forse sarei morto solo io. O saremmo morti sia io che Ziva lasciando Tali orfana. Odio pensarci. A volte il destino gioca brutti scherzi. Basti guardare cosa è successo.
Ero sdraiato sul mio letto e osservavo il soffitto dell'appartamento che avevo affittato. Non era grandissimo, ma eravamo solo io e Tali. Non avevamo bisogno di una grande casa per vivere bene. Ero assorto nei miei pensieri, quando sentii Tali che cominciava a piangere. Guardai l'orologio. Erano le 5.00.

"Deve aver preso le abitudini della madre!" mormorai.

Entrai nella sua cameretta. Mi avvicinai al lettino e la presi in collo. Provai a coccolarla un pochino, ma come al solito non mi riuscii calmarla. Le infilai il primo vastitino che avevo sotto mano. Tornai in camera mia e, in tutta fretta, mi infilai una tuta da ginnastica. Adagiai Tali sul passeggino e partimmo per la nostra solita camminata mattutina. I lampioni erano ancora accesi nelle strade e l'oscurità della notte stava piano piano svanendo. Tali piano piano si calmò. Arrivati lungo la Senna la guardai. Si era addormentata. Sorrisi. Non si poteva non sorridere quando la si vedeva dormire. Sembrava un angelo. Il mio angelo.
Cambiai direzzione con il passeggino verso la via di casa. Le caffetterie cominciarono ad aprire e l'odore dei croissant e dei cappuccini riempivano le strade. Amavo quell'odore di prima mattina.
Tornammo nell'appartamento. Con molta attenzione a non urtare nulla e a non fare il benchè minimo rumore sollevai Tali dal passeggino e la adagiai sul lettone. Mi tolsi la tuta e mi sdraiai accanto a lei. Anche quel giorno avevamo compiuto la nostra routine mattuttina. Anche il resto della giornata passò tranquillamente.

Era notte. Stavo dormendo tranquillamente, quando ad un tratto il cellulare squillò. Guardai l'orologio. Erano quasi le 4.30 del mattino! Chi diavolo poteva essere? Di sicuro non Senior. Mi precipitai a rispondere, impaurito che la suoneria potesse svegliare Tali.

"Anthony DiNozzo." mi annunciai al telefono.

"Hei, Tony!" mi salutò una voce dall'altra parte del telefono. "Non mi riconosci?"

"Come potrei non ricordare la tua voce, Agente Speciale Timothy Farragut McGee?" Cavolo! McGee! Chi se lo sarebbe mai immaginato! Erano mesi che non lo sentivo. Da quando mi aveva annunciato che aveva finalmente chiesto a Delilah di sposarlo. Mi ricorderò per sempre quella telefonata. La voce di Tim era piena di felicità.

"Come stai Tony?"

"Io sto bene! E tu, futuro sposino?"

"Non me ne parlare. Ero troppo preso dall'organizzazione del matrimonio che Delilah ha deciso che fossero Abby e Bishop a occuparsi di tutto!"

"Ha fatto bene! Se c'è qulacuno che è bravo nell'organizzazione, quelle sono loro due!" Ero convinto di quello che dicevo. Abby era una maniaca della precisione e Ellie adorava organizzare feste. "A proposito di matrimonio e Ellie... com'è la situazione tra la nostra amata pivella e quel deficente di Jake?"

"Diciamo che appena tento di entrare in argomento, lei cambia discorso."

"Non è un buon segno." gli feci notare.

"Lo so. Ma credo che sia dovuto dal fatto che Jake continua a chiamarla."

"Ha ricominciato? Non ci credo!" Mi ricordavo comera la scena ogni volta che Jake chiamava.

"Già" commentò McGee.

Parlammo un po'di come stavano gli altri della squdra e McGee si lamentò un po'dei nuovi agenti. Diedi un'occhiata all'orologio e, sebbene avrei passato ore a parlare con McGee, sapevo che in pochi minuti Tali si sarebbe svegliata.

"McGee, senti. Mi sei mancato tantissimo e mi ha fatto molto piacere sentire la tua voce. Ma qua sono quasi le 5.00, perciò sputa il rospo! Cosa dovevi dirmi di così tanto urgente?"

"Bhe... io e Delilah abbiamo deciso la data del matrimonio. Ci sposiamo tra un mese!"

"Era ora pivello! Cominciavo a preoccuparmi! Credevo vi foste dimenticati di me!"

"E' impossibile dimenticarsi di te. Tony! Soprattutto con il ruolo che devi ricoprire..."

"Perchè? Che ruolo devo ricoprire?"

"Tony, tu sei il mio migliore amico e... e mi farebbe molto piacere se tu mi facessi da testimone. Che ne dici?"

"Dico che sarebbe un grandissimo onore per me, Timothy McGee." Stavo per aggiungere qualcosa, ma Tali cominciò a piangere. Guardai l'orologio. Le 5.00. Puntuale come un orologio svizzero. "McGee purtroppo ora devo scappare. Tali mi sta chiamando. Vedo di tornare a Washington tra due settimane. Giusto il tempo di sistemare le cose qui a Parigi. Ok?"

"Perfetto Tony! Ti aspetto! Salutami la piccola!"

"Lo farò. Ci sentiamo McGee."

"Ci sentiamo."

Terminata la telefonata, corsi da Tali. La sollevai dal lettino e le sussurrai nell'orecchio: "Torniamo a casa!"



NOTE: Ho cominciato questa ff, ma non ho la più pallida idea di quando aggiornerò. Se non trovo problemi potrei aggiornare addirittura entro Domenica.

   
 
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