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Autore: Rose Wilson    11/08/2016    4 recensioni
Il mondo come lo conosciamo non esiste più da anni. L'antico continente conosciuto un tempo come America, sepolto sotto strati e strati di cemento, è diventato un'unica, enorme, mostruosa città, la City, che ora minaccia il resto del mondo per portare il Progresso ovunque sotto la guida del Sindaco, la massima autorità presente nella City.
L'unica, debole, scintilla di ribellione che ancora osa opporsi a un crudele destino è la Lega Anti-Progesso, la cui base e il cui capo sono ignoti.
Ora, la City ha in pugno il suo agente migliore e tutto sembra perduto. Ma la speranza, si sa, è l'ultima a morire.
Anche in un mondo freddo e brutale come quello della City...
Genere: Angst, Dark, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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~CITY~






PROLOGUE




 
< Lei dov'è? >
 
La domanda, secca come un colpo di frusta, più simile a un ordine che a una vera richiesta, è diretta a una figura incappucciata, alta e possente.

< MI SEGUA > è la risposta, metallica e stridente, accompagnata da un cenno eloquente della mano. E' una mano molto particolare, quella, considerato che è munita di artigli lunghi venti centimetri capaci di trapassare l'acciaio come fosse burro.

La figura incappucciata si volta e prende a camminare, con i piedi metallici che rimbombano ad ogni passo. Ha un'andatura lenta, ma decisa, così che il ragazzo è costretto ad accellerare, se vuole stargli dietro.

< Ci sono stati aggiornamenti nelle ultime settimane? > chiede, con lo stesso tono aspro e autoritario di prima.

< NO > si limita a dire l'altro, continuando imperterrito a muoversi lungo il corridoio immerso nelle tenebre. L'unica fonte di luce sono i due bagliori rossastri che provengono dai suoi occhi.

Il ragazzo sbuffa. < Sii più preciso, CE54, non ho tutto il giorno >

< LA PRIGIONIERA NON PARLA > dice allora la creatura. < STA ZITTA >

I due raggiungono una porta in acciaio. L'essere digita un codice su un'apposita tastiera e la porta scorre di lato, aprendosi.
< Siete stati convincenti? > domanda lui, mentre la mano si posa ad accarezzare l'alsa della spada che porta alla cintura.

< CE99 HA PROVATO A DARLE LA SCOSSA > risponde la figura. < E' MORTO >

Davanti a loro si apre un corridoio, leggermente più stretto del primo. Lungo le pareti vi sono decine e decine di celle, dentro le quali i peggiori nemici del Sindaco sono rinchiusi dietro un pratico campo di forza azzurro. Il ragazzo apparentemente non degna di uno sguardo i detenuti, ma con la coda dell'occhio passa in rassegna ogni carcerato che lui stesso ha catturato, per lo più umani geneticamente modificati. Trattiene una smorfia di disprezzo: se quella feccia non è ancora morta lo deve solo alla magnanimità degli scienziati, che vengono lì ogni settimana a studiarli.

C'è il prigioniero 123, un mezzo robot che deve ai suoi circuiti la vita.
C'è il prigioniero 135, un mutaforma di intelligenza relativamente scarsa.
C'è la prigioniera 194, una ragazza in grado di creare dardi di energia dalle mani e laser dagli occhi.
E poi, ovviamente, c'è lei.

< Che significa morto? > domanda scocciato il ragazzo. In quel periodo non può proprio permettersi di perdere Cacciatori. Non in quel periodo.

< SIGNIFICA MORTO > risponde CE54. < LA PRIGIONIERA L'HA UCCISO >

< Mi spieghi come può un'insignificante ribelle, rinchiusa dietro un campo di forza, riuscire ad uccidere un Cacciatore adulto? > Il tono di voce è adesso velato di rabbia a stento trattenuta.

< HA MORMORATO QUALCOSA CHE HA FATTO DEVIARE LA SCARICA ELETTRICA > La voce metallica riprende a parlare, monocorde e spenta. < L'HA UCCISO CON UN GESTO DELLA MANO >

< ... Bene. Mi occuperò personalmente di questa faccenda, allora > decide il ragazzo, ancora più adirato di prima.

L'ennesima porta. L'ennesimo codice. I due entrano, accompagnati dal ronzio sommesso dei terminali che si occupano di tenere in vita la prigioniera. L'essere si arresta, lascia che il suo padrone prosegua da solo.

E' una stanza quadrata, dove tutto, dal pavimento alle pareti al soffitto è di acciaio spesso ottanta centimetri. In fondo vi è un campo di forza di un gradevole, almeno per il ragazzo, color grigio azzurro. Dietro di esso, vi è una branda, in metallo pure quella, senza lussi futili come cuscini e coperte (perché mai darsi tanta pena per un'assassina?). Seduta sopra di essa a gambe incrociate, vi è lei. Il ragazzo avanza fino a poter toccare il campo di forza e lancia un'occhiata sprezzante alla criminale.

< Esperimento 929 >

Lei, naturalmente, non risponde subito, si prende il suo tempo. Lui nota che traccia continuamente con il dito indice della mano sinistra dei cerchi sopra il metallo dello scomodo giaciglio. Poi alza, con una lentezza esasperante, il volto da terra fino a guardarlo. Apre gli occhi, tenuti chiusi fino ad ora, rivelando due gelide ametiste, fredde e dure come l'acciaio che le circonda. Lo guarda inespressiva, svogliata, per nulla sorpresa di quella visita.

< Lord > risponde, lentamente, con voce atona e cupa. Gli ricorda i suoi cacciatori.

Il ragazzo soffia dal naso, con aria da superiorità, e scruta attentamente la prigioniera. Gliel'hanno detto, eccome se gliel'hanno detto, che non bisognava assolutamente sottovalutarla, ma lui non può fare a meno di pensare a come la grande assassina dei ghiacci, la Ribelle Oscura, l'agente più spietata della Lega Anti-Progresso risulti così indegna di tali titoli e del timore che aleggia in tutti i cittadini della City, ora che è nelle sue mani.

< Sarebbe molto più semplice se entrambi evitassimo di mentirci, non le pare? > comincia lui, col tono apparentemente calmo e controllato. Lei solleva un sopracciglio, ma rimane in silenzio.

< Lei è accusata di svariati crimini, tra cui innumerevoli omicidi di persone politicamente fondamentali per la City, come il suo ultimo delitto, dove lei avrebbe volontariamente eliminato il Ministro dell'Informazione > recita a memoria il ragazzo.

Lei lo ascolta impassibile, senza muovere un moscolo. Se non fosse per l'appena percettibile movimento del ventre dovuto al suo respiro, sarebbe potuta essere benissimo scambiata per una malinconica statua.

< Lei rischia la condanna a morte > continua lui. < Tuttavia... > e si ferma, attendendo una qualche reazione da parte sua. Che non arriva. Lei si limita a fissarlo, nel silenzio più totale. Dopo qualche minuto, lui digrigna i denti e prosegue.

< Tuttavia, se lei si decidesse a comunicarsi la posizione della base dei ribelli, è possibile che il nostro illustre Sindaco le conceda la grazia >

Lei inarca nuovamente un sopracciglio, e dopo qualche istante mormora: < Il vostro Sindaco sarà anche illustre come dite, ma non conosce l'Indulgenza. E nemmeno la riconoscenza verso i propri servitori, o sbaglio? > Non aspetta risposta. < Non ho intenzione di rivelarvi alcuna ubicazione, Lord. Sarebbe più rapido e meno snervante per voi uccidermi fin da adesso >

Il volto del ragazzo è una maschera di rabbia. La sua mano corre all'elsa della spada, e la stringe così forte da far sbiancare le nocche. < Molto bene. Ha fatto la sua scelta, agente. Non avrei voluto ricorrere a tali metodi, ma mi vedo costretto > Sguaina la lama, fissando con odio la criminale, poi, senza neanche voltarsi, sbraita un ordine. < CE54, ammanetta la prigioniera e conducila nella sala esperimenti >

< Sala esperimenti? > domanda lei, per nulla intimorita mentre l'essere le si avvicina. Un minuscolo sorriso amaro prende forma sul suo viso. < Modo originale di chiamare una sala delle torture. Originale, ma fraintendibile > mormora mentre, con le mani legate da un paio di enormi manette grigio azzurre si fa trascinare via senza opporre resistenza dalla creatura.



















Credo che abbiate capito tutti l'identita della prigioniera, o sbaglio? Per quanto riguarda il ragazzo è un po' più difficile, ma a lui ci arriveremo dopo.
Salve a tutti, questo, come lo si può capire dal titolo, è solamente un prologo di una storia molto più lunga, una long per l'appunto, che sto scrivendo. Non ho idea di quando la pubblicherò (sono solo al capitolo 5), però nel frattempo ho deciso di postare questo prologo, per vedere se l'idea è buona o se tanto vale che la continui unicamente per mio passatempo personale.
Che ne pensate? Questa è una AU che ho in mente da un sacco di tempo e ci terrei a sentire le vostre opinioni a riguardo. Ovviamente le critiche sono ben accettate, ma solo se costruttive: voglio migliorarmi, non distruggere quel poco che resta della mia autostima.
Vabbè, credo di aver detto tutto.
A presto, si spera.

Rose Wilson

 
   
 
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