Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Gloria Victoria    12/08/2016    1 recensioni
«Non saprei bene spiegare come tutta questa faccenda sia cominciata. O quando, esattamente. Ricordo solo che ero innamorata del suo migliore amico e poi, solo pochi mesi dopo, c’eravamo noi.
Noi, Emilia e Gregory. [...] E fu in quel momento che mi resi conto che non era solo attrazione fisica, quello che provavo per lui. C’era altro nel nostro rapporto, era da sempre stato così. Non eravamo mai stati solo amici, neanche al tempo di me e David. Quel qualcosa era da sempre presente. Un
feeling speciale che, sapevo, non avrei più avuto con nessun altro.»
Gregory e Emilia erano amici. O forse, qualcosa di più. Ma sono anni che non si vedono, hanno due vite diverse, non più condivise da otto anni. Si può ritrovare una persona dopo che la si è persa quel che sembra una vita fa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
/1/
Ehi, straniera!
 
      Non saprei bene spiegare come tutta questa faccenda sia cominciata. O quando, esattamente. Ricordo solo che ero innamorata del suo migliore amico e poi, solo pochi mesi dopo, c’eravamo noi.
      Noi, Emilia e Gregory.
      Lui, che mai avrei considerato in quel senso. Non solo perché era il migliore amico di David, il mio David, ma anche perché lui era… Gregory.
      Era lui, semplicemente. Il mio amico Gregory. Quello che mi aiutava a togliere le scarpe quando ero troppo stanca e cascavo a dormire ancora vestita. Quello che mi sorprendeva in situazioni compromettenti con David, ma non diceva nulla e mi copriva con gli altri. Quello che parlava con me ore e ore anche se ero molto poco sobria e altamente incoerente, sorbendosi tutte le mie stronzate senza poi rinfacciarmele se non per scherzo. Quello che capiva quando non stavo bene, persino meglio della mia migliore amica, e mi confortava prendendomi in giro.
      Poi, qualcosa cambiò all’improvviso. Oppure, fui semplicemente io a rendermene conto all’improvviso, perché queste non sono cose che succedono in un giorno.
 
***

      Era una normale giornata di dicembre, fredda come sempre. La facoltà di fisica dell’Università di New York, benché fosse solitamente quasi deserta, quel giorno era affollata. Era l’ultimo giorno di corsi. Fra una settimana ci attendevano gli esami e poi un intero mese di relax. Il solo pensiero mi faceva sorridere quasi serenamente. Un mese. Un mese lontana da calcoli matematici, da equazioni differenziali e teorie strampalate e molto sadiche, formulate esclusivamente per tormentarmi. Un mese lontano da lui, la mia tortura degli ultimi mesi.
      David, il dolce e infantile David. Il ragazzo che, in chissà quale maniera, era riuscito a togliermi il fiato e farmi perdere la testa.
      Non con la sua avvenenza, sicuramente.
      O la sua parlantina.
      O il suo essere brillante.
      O la sua ricchezza.
      O qualunque altra banalissima cosa.
      Lo aveva fatto e basta.
     Ed avevamo passato un mese stupendo, benché non ci fossimo mai dati un nome come coppia. Non avevamo mai parlato di un noi, di un ipotetico futuro insieme. Ma io lo amavo e lui lo sapeva. E, nonostante il fatto che io avessi sempre sentito che lui non provava lo stesso per me, avevo deciso di illudermi. Mi ero gettata fra le sue braccia e gli avevo lasciato in cura il mio cuore. Cuore – forse – irrimediabilmente distrutto, ora. Sì, perché benché dopo quella catastrofica estate, passata a chilometri di distanza da lui, lui avesse cercato di rimediare e di instaurare un rapporto per lo meno civile con me, io non ci riuscivo. Non potevo dimenticare quello che avevo provato e quello che lui non aveva provato. Non potevo dimenticare quanto io mi fossi sentita inutile e usata da lui. Io mi ero fidata, per la prima volta dopo anni, e lui sapeva anche questo. Eppure mi aveva ferita lo stesso.
      Fu Gregory a distogliermi dai miei pensieri, avvicinandosi a me. Ero in piedi fuori dalle porte dell’università, a contemplare i grossi fiocchi di neve che cadevano e pian piano coprivano ogni cosa con un soffice manto bianco. Sussultai quando sentii le sue braccia stringermi la vita.
      «A cosa pensi, straniera?» mi chiese facendomi ridere. La tristezza, però, non mi aveva abbandonata e dovette averla sentita anche lui, perché appoggiò il mento sulla mia spalla ed seguì il mio sguardo, pensieroso.
      «A niente.» risposi a bassa voce, intrecciando le dita alle sue.        Lo sentii sospirare, ma non insisté.
      «Bene, allora torna da noi. Ci stiamo organizzando per fare qualcosa oggi.» disse e, staccandosi da me, mi fece cenno di precederlo verso il gruppetto dei nostri compagni fermo poco distante. Notai l’occhiata che David rivolse alle nostre mani ancora intrecciate, ma la ignorai. Non ero dell’umore adatto per parlargli, quel giorno.
      «Mya, sei libera questa sera? Vorrei invitarvi tutti da me per un film.» la voce dolce di Tammy mi costrinse di nuovo a tornare con i piedi per terra.
      «Ho i miei corsi aggiuntivi di francese, oggi.» dissi, sentendomi quasi in colpa per la sua espressione delusa. «Ma forse potrei fare un salto dopo, se ci sarete ancora.»
      Tammy s’illuminò all’istante.
      «Oh, sì! Staremo da me fino a tardi, verrà anche George! È tornato da poco dalla Germania e mi ha detto che si unirà a noi.»
      George, il nostro amico che pochi mesi prima ci aveva lasciati per andarsene a scorrazzare per l’Europa. Sorrisi tristemente al pensiero che molto presto anch’io avrei fatto la stessa cosa, probabilmente. La mia richiesta di ammissione all’Università di Ginevra era già stata inviata e aspettavo la risposta. Benché fossi sicura di riceverne una positiva, però, non ne avevo ancora parlato con loro. I miei amici non avevano idea che di lì a poco li avrei lasciati.
     «Bene, ti chiamerò appena finisco la lezione.» le sorrisi, dissimulando la mia tensione. Tammy ricambiò radiosa, per poi dedicarsi ad un confuso Luke, intento a scriversi l’indirizzo della ragazza per la terza volta.
      Sbuffai divertita per la scena, ma lo sguardo penetrante che in quel momento Gregory mi stava rivolgendo mi fece girare di scatto verso di lui. E per la prima volta, da quando lo conoscevo, sentii qualcosa scattare in me. Mi persi in quei occhi così unici, così unicamente azzurri, dello stesso colore di un lago di montagna, o un ruscello, o un cielo estivo. Quello che mi colpì maggiormente, però, fu la sua espressione e ciò che provocò in me. Un brivido mi scese lungo la spina dorsale e raggiunse il mio ventre, procurandomi una strana reazione nello stomaco. Non erano le solite farfalle del cavolo, quelle che cominciavano a svolazzarti dentro quando i tuoi occhi si posavano sul principe azzurro (di turno). Era qualcos’altro. Qualcosa che, nonostante le mie poche esperienze, conoscevo bene. Consapevolezza che, in quel momento, negai a me stessa.
      Distolsi lo sguardo come se mi fossi scottata, ma non abbastanza in fretta perché lui non notasse il mio rossore. Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere – o ghignare – e, dopo una breve stretta alla mia mano, si voltò verso gli altri per salutarli. Lasciai che le mie dita scivolassero via dalle sue e se da un lato provai un insolito senso di sollievo all’allontanarmi da lui, dall’altro sentii il mio cuore stringersi per essermi separata da quel contatto. E il messaggio che mi arrivò sul cellulare in quel momento decisamente non mi fece sentire meglio.
      Simon, ma certo. Ci mancava solo lui a completare la mia felicità. Non solo David era ancora accanto a me, chiuso in un silenzio che mi urlava la sua presenza, e non solo Gregory se n’era appena andato lasciandomi alquanto confusa, ma ora ci si doveva mettere anche il mio stupido ex. Ex che proprio non voleva capire di essere un ex. E che se si chiamava ex c’era sicuramente un motivo.
      “Dove sei, bambolina? Mi manchi…”
Naturalmente, doveva partire con la stupida smanceria di turno. Alzai gli occhi al cielo e riposi il telefono nella borsa senza neanche rispondergli. Forse quella sera, dopo molti bicchieri di alcol, avrei trovato una sufficiente bontà d’animo per rispondergli senza mandarlo al diavolo. Forse.
      Di certo, non mi aspettavo che quella sera sarei stata distratta da ben altro che non fossero Simon e David.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Gloria Victoria