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Autore: Sweet_Shadow    12/08/2016    1 recensioni
Il diario di una ragazza diversa dalle altre, che nonostante i suoi chili in più, è altrettanto speciale.
Con una vita diversa rispetto a quella delle persone, che lei stessa definisce "normali", Sarah vive nel dolore...dolore per la morte della madre, dolore per le molestie del padre, dolore per quello che lei è...
Nonostante tutto, cerca di vivere normalmente, cercando di superare e, soprattutto, dimenticare il suo passato, in modo da poter cominciare una nuova vita...una vita piena felicità e amore, ma anche di tristezza e sofferenza.
Riuscirà a superare il suo passato e a ricominciare una nuova vita?
E soprattutto, riuscirà a trovare la persona che le farà battere il cuore?
Spero di avervi incuriositi e soprattutto, spero che la storia vi possa piacere. Premetto che è la prima storia di questo genere che scrivo, quindi non so cosa possa esserne uscito fuori!
Detto questo, smetto di blaterare e che dire...buona lettura!❤
Baci, Sweet_Shadow.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Prologo


 

< Ti prego lasciala stare! > urlo al mio papà, intento a dare un altro calcio alla mamma. Lui mi si avvicina, arrabbiato, e mi da uno schiaffo, talmente forte da farmi cadere a terra.


Tante lacrime scorrono sul mio viso e la guancia inizia a bruciarmi per via dello schiaffo.

Lui ritorna sulla mamma e le da un altro pugno sul viso e un calcio sulla pancia, poi si allontana.


La mamma, con la schiena poggiata sul muro, si lascia andare e pian piano inizia a scivolare, fino ad accasciarsi a terra, mentre piange e urla per via del dolore. É completamente ricoperta dal sangue che continua ad uscire dalle sue ferite.


Guardo papà che, appena incrocia il mio sguardo, scoppia a piangere e inizia a darsi dei colpi in testa. Lancia un ultimo sguardo alla mamma e poi se ne va, lasciandoci da sole.

Subito mi alzo da terra e mi avvicino alla mamma.

Ha un labbro spaccato e le esce tanto sangue.

< Mamma stai bene? > dico piangendo, stringendo la sua mano, < s-si, tesoro non preoccuparti di me > dice con voce spezzata per poi lasciarmi una carezza sulla guancia.

Socchiude gli occhi e pian piano allenta anche la presa con la mia mano.

< Mamma! Mamma rispondimi, ti prego! Mamma! > urlo, ma lei non risponde e scoppio di nuovo a piangere. Mi alzo di scatto da terra e correndo mi avvicino al suo cellulare posato sul tavolo di fronte. Subito lo accendo e digito il 999.

Risponde un uomo.

"999 qual'é l'emergenza?".

Porto lo sguardo su mia mamma e comincio a singhiozzare.

"La mia mamma sta molto male!".

Dico piangendo.

È sorpreso, non credo che si aspettasse una chiamata da una bambina.

"Ehi, ciao piccolina. Come ti chiami e quanti anni hai? Su, calmati e dimmi cosa é successo".

Dice con un tono meno autoritario.

"Mi chiamo Sarah e ho 11 anni. La mia mamma sta molto male!".

"Bene. Ciao Sarah, dimmi dove abiti e mandiamo subito un'ambulanza".

"Sono di Londra e abito nella stadra di Abbey Street. Per favore venite subito la mia mamma é svenuta!"

Dico asciugandomi la guancia con la manica della felpa. Mi brucia ancora per via dello schiaffo che mi ha dato papà.

Sento l'uomo riferirsi ad un collega. "Sarah un'ambulanza sta per arrivare, va bene?".

Sorrido.

"Va bene, grazie".

Dico tirando su con il naso.

Chiudo la chiamata, poso il cellulare sul tavolo e mi riavvicino alla mamma.

< Mamma stai tranquilla, i dottori stanno arrivando cosí ti curano, va bene? > scoppio di nuovo a piangere e le stringo una mano < non te ne andare via, resta con me. Ti voglio bene! Scusa se ti ho fatto arrabbiare qualche volta! > dico piangendo ancora più forte.

Dopo qualche minuto, sento bussare alla porta. Lentamente mi avvicino verso quest'ultima e sento anche le sirene. Apro la porta e subito entrano a casa cinque dottori, con una barella, che vanno alla cerca della mia mamma.

< Ciao! Tu devi essere Sarah. Io sono un dottore, mi chiamo Bob, tranquilla la mamma starà meglio, va bene? Intanto vieni con me e ti porto all'ospedale, cosí potrai stare con la tua mamma >, annuisco e molte volte il suo sguardo si ferma sulla mia guancia destra. Si! Proprio quella dove papà mi ha dato lo schiaffo!

Usciamo da casa, avvicinandoci all'ambulanza, seguiti dagli altri dottori, che portano la mia mamma sulla barella.

Salgono sull'ambulanza e, subito dopo, saliamo anche io e Bob.

Chiudono le porte dell'ambulanza, accendono le sirene e subito dopo ci partiamo, per andare in ospedale. Porto lo sguardo sulla mia mamma e vedo che un dottore le mette in viso una mascherina con una specie di palloncino collegato e inizia a premere molte volte, senza fermarsi.

Un altro dottore le strappa la maglietta, già abbastanza rovinata, e osserva il torace della mamma che é pieno di macchie rosse e nere, per via dei calci che le ha dato papà.

< Dobbiamo andare più veloce o questa donna non ce la farà! > grida un altro medico rivolto all'autista.

Dopo qualche minuto arriviamo in ospedale, anche se sembra che siano passate delle ore.

Ci fermiamo e aprono le porte dell'ambulanza, per farci scendere.

Scendo insieme a Bob e subito dopo scendono gli altri dottori con la mia mamma.

Entriamo in ospedale e Bob mi si avvicina < Sarah stai ferma qui e non muoverti. Io vado con gli altri dottori cosí possiamo aiutare la tua mamma, va bene? > mi dice Bob. Annuisco e tante lacrime scendono sulle mie guance.

Corre dagli altri dottori e io rimango da sola.

Troppa confusione, troppe grida, troppi pianti, troppo dolore. Ho paura, tanta paura. Sono da sola, io contro tutto. Tutto contro me.

E se la mia mamma non si salvasse? E se io dovessi rimanere da sola? Chi si prenderebbe cura di me?

Molto lentamente mi avvicino verso la stanza dove é stata portata la mia mamma.

"Oddio".

La stanno rianimando. Il macchinario e cui é collegata segna una linea piatta. La mia mamma sta morendo.

Mi metto una mano alla bocca e piango ancora più forte.

Un dottore posa il defibrillatore e mette le mani sul petto della mamma, cominciando a rianimarla.

Passano secondi, minuti...e la mamma si riprende. Il suo cuore batte di nuovo.

I dottori tirano un sospiro di sollievo e alcuni di essi escono dalla stanza, mentre un'infermiera la collega a dei tubi, credo per farla respirare meglio e le mette due cuscini sotto la testa.

Anche Bob esce dalla stanza e mi viene incontro.

< Sarah che ci fai qui? Ti avevo detto di aspettare là. Ma comunque sia, la mamma sta meglio. Se vuoi ti puoi sedere accanto a lei > mi dice sorridendo.

Annuisco e lui mi prende per mano, entriamo in stanza, prende una sedia, e la avvicina al lettino dove é coricata la mamma, facendomi sedere accanto a lei.

< Sarah, qui puoi stare per un po'. Qualsiasi cosa succeda chiama subito qualcuno, va bene? >, < va bene > dico accennando un sorriso.

Bob esce dalla stanza e rimango da sola con la mamma.

< Mamma, i dottori hanno detto che stai bene. Ti avevo detto che sarebbe andato tutto bene > sorrido e le do una carezza sulla fronte.

Sembra che stia dormendo, ho quasi paura, ma il suono del macchinario che é collegato a lei continua con i suoi regolari "bip,bip"...e questo mi rassicura.

< Ti voglio tanto bene > dico poggiando la testa sul suo braccio sinistro.

Il macchinario a cui é regolata comincia a far aumentare quei "bip" in modo irregolare.

Perché fa cosí rumore? Perché va cosí veloce?

Subito mi alzo dalla sedia ed esco dalla stanza < aiuto! Per favore aiutatemi, la mia mamma sta male! >.

Subito vedo avvicinarsi dei dottori, che entrano nella stanza. Senza che nessuno di essi se ne accorga esco dalla stanza e mi sto davanti la porta.

Un medico toglie i cuscini da sotto la testa della mamma e le tocca il polso.

< Non c'é battito...chiamate un codice rosso! > urla e un'infermiera schiaccia un pulsante.

Una voce metallizzata si sente all'interno dell'ospedale "codice rosso nella stanza 2" e subito dopo altri dottori arrivano ed entrano nella stanza.

< Che sta succedendo >  dice una dottoressa, < é in arresto cardiaco! >  urla il dottore che ha chiamato il codice rosso.

< Subito, un defibrillatore! > grida la dottoressa, cosí un'infermiera mette dei cerotti sul torace della mamma e poi passa le piastre alla dottoressa.

< Carica a 200 > dice la dottoressa riferita all'infermiera < libera! > urla, e una scarica colpisce la mia mamma. Sul macchinario compare ancora la linea piatta, < carica a 300. Libera! > urla di nuovo la dottoressa, un'altra scarica colpisce la mamma, ma lei ancora non si riprende.

Scoppio di nuovo a piangere < mamma non lasciarmi > sussurro.

Sul macchinario continua a comparire la linea piatta e si sente un "bip" continuo.

"No, no!"

La dottoressa lascia le piastre all'infermiera. Si arrende. Perchè si arrendono tutti? Perchè non fanno qualcosa!

Hanno tutti il viso sbiancato. Non parla nessuno, non c'è il minimo rumore eccetto che quello del "bip" continuo del macchinario.

La dottoressa guarda l'orologio appeso alla parete, mentre l'infermiera spegne il macchinario che continua con quel rumore ormai diventato fastidioso, sorpira, < ora del decesso 20:51 >.

"Ora del decesso 20:51".

Queste parole continuano a ripetersi nella mia testa. La mia mamma é morta. Non c'é più. E io sono da sola, non ho nessuno. Sono sola. Perchè tutto questo? Perchè mi capita di tutto? E ora? Che succederà?

Mille domande invadono la mia testa, mentre mi accascio per terra, perdendo i sensi e abbandonandomi ai miei pensieri.

Spazio dell'autrice:
Cari ragazzi, spero che questo prologo vi sia piaciuto! Cercheró di postare il primo capitolo il prima possibile!

Baci _Sweet_Shadow_❤

 
   
 
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