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Autore: rocchi68    13/08/2016    2 recensioni
Passare il pomeriggio in uno dei bar che costellavano il centro, era uno dei modi migliori per ammazzare il tempo.
Quella non era una giornata indimenticabile.
A essere sinceri non era nemmeno una giornata da ricordare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Passare il pomeriggio in uno dei bar che costellavano il centro, era uno dei modi migliori per ammazzare il tempo.
Quella non era una giornata indimenticabile.
A essere sinceri non era nemmeno una giornata da ricordare.
Era solo un’esistenza piatta che ogni tanto lo riportava alla realtà.
Abbandonato su una di quelle gelide sedie, stava sorseggiando con tutta calma il caffè con panna che aveva ordinato qualche minuto prima.
Durante l’attesa aveva sfogliato distrattamente il giornale del partito, soffermandosi sulla grave malattia del dittatore.
Lui si chiedeva ancora il perché dessero retta a un pazzo, anche se poi era sempre il primo a leggere della salute cagionevole del vecchio.
Non ricordava quasi nulla del passato, ma spesso quelle poche righe avevano la capacità di rievocare qualche strano ricordo perso chissà dove.
Di una cosa era certo: il suo passato era stato molto travagliato.
 
Quasi 30 anni prima.
La situazione della Russia non era rosea come un tempo.
Loro avrebbero dovuto sapere che il vecchio avrebbe rotto le promesse, non aveva onore.
Eppure la storia aveva insegnato molto, ma uomini stolti che credevano di sapere ogni cosa, si erano fidati del più bugiardo tra loro.
Quell’uomo aveva ottenuto il potere.
Parlando di crisi economica era riuscito ad ammiccare alla popolazione meno abbiente.
Si era ritrovato nel posto e nel momento giusto per sfruttare la sua grande capacità dialettica.
Una capacità che gli avrebbe garantito un immenso prestigio.
Era il miglior oratore dell’intera Russia.
Era in grado di manipolare gli altri come pochi e questo gli aveva permesso di occupare il posto a cui tanto ambiva.
Forse ci era riuscito anche per la sua capacità di farsi amare e rispettare da chiunque.
Aveva conquistato la loro fiducia e solo dopo qualche anno aveva mostrato il suo volto.
Una natura spregiudicata tendente a eliminare i suoi oppositori.
Poteva scegliere ogni punizione: tanto comandava e vinceva solo lui.
Un tiranno amato e rispettato.
Tutti cercavano la sua approvazione.
Poteva essere un semplice soldato, o un contadino: in pochi lo odiavano.
E in quel periodo era nel suo pieno splendore.
Fu dopo qualche anno che cambiò carattere.
Dopo tanti anni quel distacco divenne netto e profondo.
Da leader calmo e paziente era diventato odioso e i cospiratori interni al regime venivano eliminati in piazza per dimostrare la forza del regime.
E lui dell’odio sembrava cibarsi.
Un po’ come accadde alla famiglia del ragazzo seduto a consumare il suo caffè.
Il ragazzo apparteneva a una famiglia di conti che avevano cercato di “arginare” l’avanzata distruttrice del dittatore.
Con quali risultati?
Suo padre venne deportato e ucciso, l’adorata madre esiliata e i suoi cari fratelli e sorelle venduti come schiavi.
E lui?
Lui essendo ancora in fasce aveva avuto una scappatoia.
Credendo che non fosse plagiato dall’idea diabolica della sua famiglia, fu spedito in un orfanotrofio, fino a quando un’anziana donna non decise di prenderlo con sé.
Lo fece istruire nelle scuole migliori e lo aiutò a realizzare i suoi sogni.
Per lei non era mai stato uno schiavo, ma era alla pari di un figlio.
Il ragazzo poteva vantarsi d’aver avuto una seconda possibilità.
Era stato fortunato di non essere diventato uno schiavo o di vivere come un barbone coltivando la speranza di guadagnare qualcosa per un tozzo di pane.
Da quando la sua benefattrice gli raccontò parte del suo passato, lui trovò nel vecchio dittatore il suo più arcigno nemico.
Lo odiava e avrebbe sacrificato la sua vita pur di vederlo penzolare nel vuoto.
Purtroppo non poteva fare nulla.
Poteva solo attendere e festeggiare per l’ultimo respiro che la loro guida avrebbe esalato.
Quel giorno la Russia sarebbe stata sconvolta e la dittatura sarebbe caduta, lasciando il posto alla democrazia che giungeva con prepotenza dall’Italia e dalla Francia.
E seguendone l’esempio iniziavano a sbocciare i primi partiti.
Partiti che erano più simili a delle semplici associazioni segrete che dibattevano e che mantenevano l’anonimato.
Del resto il pericolo era ovunque.
Lo stesso dittatore era stato chiaro.
Aveva concesso la libertà e la speranza, ma la ribellione era severamente punita.
Scioperi, proteste e partiti non sarebbero mai stati ammessi.
Anche la libertà di stampa e di espressione erano state limitate.
Solo il giornale di Stato era ammesso, anche se questo era plagiato dal regime.
Al minimo segnale di pericolo, il dittatore usava la carta dell’esercito e poi si passava alle punizione pesanti.
Si passava dalla semplice multa, all’esilio o alla pena di morte.
Tutto era studiato con cura maniacale, anche se negli ultimi periodi il regime aveva allentato un po’ la presa.
Senza la presenza costante del vecchio, costretto spesso a letto negli ultimi mesi, la Russia si era calmata.
L’organizzazione rimaneva flessibile, nonostante i molti problemi.
Uno su tutti: la corruzione, cui andava aggiunta la classica scarsa istruzione del popolo.
Al dittatore premeva che ci fossero poche menti, ben plagiate e fedeli solo al regime.
E lo pensava anche del ragazzo che aveva appena finito di gustarsi il caffè.
 
Quel giovane invece lo odiava con tutte le sue forze.
La sua benefattrice era morta, lasciandogli comunque una piccola eredità che aveva usato con intelligenza.
Peccato che per sopravvivere avesse bisogno di denaro e quindi si dilettava a fare uno dei lavori più ingrati.
Lo chiamavano con diversi epiteti, ma lui ne amava uno in particolare.
Era una guardia del corpo con ampia possibilità di scelta.
L’unica pecca era la completa dedizione alla causa e quindi alla protezione del mandante.
Dopotutto l’addestramento nell’esercito era tornato utile e aveva deciso di mettere al servizio delle persone le sue conoscenze.
Perso nei suoi pensieri, si risvegliò grazie al telefonino appoggiato sul tavolino.
Qualcuno aveva bisogno di lui.
Una rapida occhiata al display e capì che non poteva rifiutarsi.
Dopotutto l’interlocutore era l’unico amico che gli era rimasto.
“Pronto?” Rispose, giocando con il cucchiaino.
“Ho un lavoro da offrirti.”
“E le buone maniere Duncan? Dove sono finiti i tuoi modi cortesi?” Chiese, alzandosi e lasciando una piccola mancia al cameriere.
S’incamminò, quindi, verso il suo squallido monolocale, passeggiando sul marciapiede ed evitando i cumuli di neve che l’avrebbero potuto far scivolare.
Si fermò solo due volte in quel breve tragitto.
La prima volta si fermò per donare a un senzatetto qualche rublo per un pasto decente, mentre la seconda per accendersi una sigaretta.
“Ho bisogno del tuo aiuto.” Borbottò Duncan.
“Dove?” Chiese, sapendo che era troppo rischioso avere una comunicazione via telefono.
“Al solito posto.”
“E sia.”
“Mi raccomando Scott, occhi aperti. Il pericolo può essere ovunque.”
“Mi prendi per un principiante?”
“Volevo solo ricordati che rischiamo la pelle.”
“E tu dovresti ricordare che tutto quello che sai, te l’ho insegnato io.” Duncan non sapendo come ribattere, salutò l’amico.
 
Scott, nonostante l’eredità della donna che l’aveva accolto, aveva preferito tornare al passato.
Ignorava le sue origini e avrebbe sempre ringraziato la sua benefattrice.
Non era per cattiveria, quando aveva rinunciato a quel posto.
La verità è che non riusciva a stare nella grande villa.
A malincuore l’aveva venduta e si era spostato in una piccola catapecchia.
Ogni tanto, mentre era disteso sul divano, rifletteva di questa scelta e dell’amicizia strana che lo legava a Duncan.
E ogni volta si stupiva del legame che avevano stretto.
Lui, nobile decaduto della famiglia Ivanov, era amico di un artigiano.
Già a dirla così sembra assurdo e cosa ancora più strana era che fossero in buoni rapporti.
E come lo credevano loro, Scott era convinto che anche altri potessero avere lo stesso dubbio.
Per questo pensavano d’essere tenuti d’occhio.
I loro incontri erano ridotti al minimo e si facevano più intensi solo quando la faccenda era seria e non si poteva fare altrimenti.
Infatti i compiti che si accollavano oltre ad essere delle noiose scocciature, erano molto pericolosi.
Erano contro la loro stessa patria.
Spesso dovevano proteggere i nemici della Russia e passare informazioni riservate.
E per evitare guai avevano deciso di darsi alcune semplici regole.
Il mai farsi vedere insieme era la prima regola.
Poi veniva il classico spirito del gioco di squadra.
Una regola valida nel bene e nel male che poteva vacillare dinanzi alla loro unica paura: la polizia.
Con tanta esperienza alle spalle avevano però trovato una valida contromossa.
Se qualche agente avesse fatto troppe domande e se avessero sentito qualche strana storia, avrebbero distrutto ogni dossier e ogni prova riguardo agli incarichi svolti in passato.
 
Il primo luogo in cui si erano trovati era un postaccio.
Un luogo che comunque non aveva impedito ai due di diventare ottimi amici.
Con poche chiacchiere e un caffè in compagnia avevano compreso d’avere molte cose in comune.
E come loro anche altri ragazzi avevano sogni e ambizioni che potevano confluire nello stesso obiettivo.
Purtroppo però nulla è per sempre e, infatti, non era da molto che erano rimasti soli.
Tempo prima il loro gruppo contava altri tre membri.
Con la limitazione alla liberta d’espatrio, di loro seppero ben poco.
Scott e Duncan erano rimasti in Russia, ma gli altri se ne erano andati.
Tutta colpa del vecchio.
I tre giovani che se ne erano andati, avevano promesso di rifarsi sentire, ma quella lontananza sapeva di sconfitta.
La loro piccola società era morta dopo pochi anni di vita ed erano solo in due a mandare avanti quella collaborazione.
Insieme ovviamente alle spie che ricevevano una parte dei loro guadagni.
Era per questo che Duncan e Scott guadagnavano poco.
Avevano troppe persone da corrompere.
I rubli erano spesi per bollette e per i loro collaboratori.
Nelle loro tasche rimanevano gli spiccioli sufficienti per andare avanti.
 
Il rosso tornato a casa, si diede una rinfrescata, si buttò a guardare la televisione nel minuscolo salotto.
Era uno di quegli aggeggi preistorici, usati soltanto come sottofondo per pensare.
Pensare a cosa volesse Duncan.
Pensare a quale lavoro avesse bisogno della sua attenzione.
Pensare a come comportarsi.
Quella era la sua mania.
Non riusciva proprio a stare tranquillo e anzi tendeva a prepararsi con largo anticipo su ogni cosa.
Tutto a scapito della sua vita sociale.
Ben poco tempo gli restava per coltivare le sue passioni.
Duncan spesso gli diceva che doveva trovarsi qualche bella ragazza con cui divertirsi, ma non aveva notato nessuna donna degna del suo tempo.
Di occasioni ne aveva avute in passato, ma il problema era un altro.
Come poteva trovare un compromesso tra lavoro e amore?
Credeva fosse impossibile.
Il lavoro avrebbe sempre messo in pericolo i suoi rapporti personali.
Gli sarebbe piaciuto un giorno trovare una bella ragazza con cui mettere su famiglia, ma per il momento non gli restava che quella solitudine opprimente.
 
Erano circa le 21 quando si avviò verso il luogo dell’appuntamento.
Si trattava di un posto tranquillo e pacifico, quasi idilliaco per un segreto della massima importanza: il cimitero.
Non era colpa loro se il destino li aveva fatti incontrare in quel luogo la prima volta.
Scott prima di arrivare, controllò di non essere seguito da nessuno.
Anche Duncan aveva adottato la stessa contromisura e così si ritrovarono nascosti dietro le fronde di un albero a confrontarsi sulla nuova missione.
“Die…dieci milioni?” Domandò Scott.
“Sì, dieci milioni di rubli.”
“Sono sicuro di essermi perso qualcosa.” Borbottò il ragazzo, chiedendo all’amico di ripetere.
Lo stesso Duncan quando aveva sentito quella storia la prima volta aveva sgranato gli occhi e la stessa scena si era materializzata di nuovo.
“Devi portare la ragazza in Francia e ci pagheranno con dieci milioni di rubli. Non dovrai usare l’aereo e dovrai proteggerla anche a costo della vita.”
“Ho capito.”
Scott, quindi, si rialzò e prese a stiracchiarsi gli arti indolenziti, mentre Duncan gli chiedeva per la milionesima volta di prestare attenzione.
“Niente passi falsi.” Ripeté di nuovo.
“Perché dovrei accompagnarla?”
“Perché il vecchio ha paura di un segreto che la sua famiglia conosceva. I suoi genitori sono morti, ma lui teme che lei ne sappia qualcosa.”
“E non posso lasciarla un po’ prima?” Chiese, alludendo al fatto che chi usciva dai confini, poi difficilmente poteva rientrarvi.
“Lo sai che il vecchio ha le mani su mezza Europa e solo a Parigi sarà al sicuro. Quando Chris morirà, tornerai come un eroe.”
“D’accordo.” Borbottò il giovane.
Di certo sarebbe stato seccante restare in Francia, ma la vecchia non avrebbe avuto nulla da ridire se si fosse fermato per riposarsi: dopotutto era una parte del premio.
Insieme ai milioni che lo aspettavano.
“Hai nulla da chiedere?” Domandò Duncan, leggendo negli atteggiamenti dell’amico qualcosa di strano.
“Lei conosce questo segreto?”
“No.”
“Perché Chris non la elimina direttamente? Non sarebbe più facile?”
Scott non comprendeva dove fosse il problema: tanto il vecchio aveva sempre usato quelle tecniche ed era strano che ci rinunciasse così apertamente.
“Ha paura di uno scandalo e tutto dovrà sembrare un incidente.”
“Vedrò di aiutare questa povera ragazza.” Riprese sarcastico Scott, accendendosi una sigaretta e apprezzandone l’aroma.
Per lui non c’era alcun problema nell’aiutare dei perfetti sconosciuti.
Tanto gli importava solo il denaro e quella ragazza gli avrebbe aperto la porta per un futuro tranquillo.
Togliendo due milioni con cui pagare le spie, gli restava il malloppo più consistente.
Otto milioni da dividere con Duncan e tutti sarebbero stati felici.
“Dovrai incontrarla di persona.”
“Dove?”
“Devi solo farti trovare domani in questa casa.” Duncan gli allungò quindi un bigliettino in cui erano riportati indirizzo, orario e descrizione dell’intermediario.
“Perfetto.”
“Devi sapere un’altra cosa.”
“Sarebbe?” Domandò Scott, sperando che non fosse ciò che temeva.
Sperava non fosse un’altra volta la paternale di Duncan.
Le conosceva le regole.
Non doveva intrattenersi con nessuno e non doveva far trapelare notizie troppo sconvolgenti.
Ma cosa più importante: la vita del mandante veniva prima di ogni cosa.
Quando riceveva un incarico, lui era tenuto a fare in modo che tutto filasse liscio.
“Da quando quella ragazza ti sarà affidata, dovrai proteggerla ad ogni costo. Chris farà di tutto per ucciderla e sai bene che il fallimento non è tollerato. Puoi solo immaginare come potrebbe comportarsi la nonna nel caso lei morisse.”
“La vecchia non pagherebbe.” Borbottò il giovane.
Un semplice cenno del capo dell’amico fu sufficiente e dopo essersi salutati, i due intrapresero strade diverse.
Scott tornò a casa per riposare e per prepararsi all’incontro impegnativo dell’indomani.
Duncan invece, dopo essersi fermato per qualche istante a gustarsi un drink e a mangiare qualcosa,
avvertì il committente di farsi trovare con la ragazza così come avevano stabilito.
Tutto doveva essere perfetto così come la vecchia aveva richiesto.
Non dovevano lasciar alcun dettaglio al caso e non potevano assentarsi da quell’appuntamento.
Dopotutto erano state le clienti a decidere il luogo e il momento opportuno.
Se Chris attendeva che l’insetto cadesse nella ragnatela, Scott doveva solo premunirsi e tenere sempre d’occhio la ragazza.
Così come aveva sempre fatto in passato.






Angolo autore:

Eccomi di nuovo con questa avventura.
Purtroppo non sono ancora riuscito a sistemare una vecchia storia, ma almeno per un po' starò tranquillo con questa long.
Le uscite saranno domenicali, ad eccezione di questa che come vedete è di sabato.
Quindi il prossimo capitolo sarà pronto per il 21.
E suvvia...lasciatela una recensione per questo obbrobrio.
Bastano poche parole.

Ryuk: Infatti, offendete pure...tanto rocchi si sa che scrive da cani.

Ancora qui, Ryuk?
Credevo d'essermi sbarazzato di te tempo fa.
Comunque date ascolto allo shinigami perchè se ritrovo il suo Death Note...per voi è la fine.
Nel caso avessi qualche problema di domenica sappiate che potrei aggiornare di sabato o di lunedì.
Onde dilungarmi troppo vi saluto.
Alla prossima.
   
 
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