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Autore: KatWhite    15/08/2016    6 recensioni
Si inerpicò su per l’altura col favore dei venti che la sospingevano con passi ampi e veloci. Tutto il suo corpo era in visibilio, quasi tremava: sapeva, sentiva persino nelle ossa che qualcosa stava per accadere.
Una volta raggiunta la cima, si ritrovò davanti l’immensità del verde cinto dalla distesa azzurra istoriata di nuvole dalle più variopinte forme, con dei tiepidi raggi di sole che le accarezzavano la pelle. Sarebbe stata un soggetto fotografico bellissimo vista da lontano: Chihiro appariva insignificante quanto una formica innanzi all'immensa vastità di quello spettacolo naturale.

Chihiro x Haku || After 8 years
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ci rivedremo ancora?»
«Certamente. Te lo prometto» le rispose una voce calda, rassicurante, gentile.
«Ora va, e non guardare più indietro fino a che non hai attraversato il tunnel»
 
Le parole riecheggiarono come voci lontane trasportate dal vento, tramutandosi in lamenti sofferti.
Chihiro si alzò a sedere di colpo sul letto, le pupille spalancate a cercare più luce possibile nel buio della camera.
Si batté leggermente la fronte: lo aveva sognato ancora.
Quando era piccola, aveva avuto dieci anni (forse?) aveva fatto un viaggio bellissimo: i suoi genitori erano stati trasformati in maiali e lei, assumendo una nuova identità e divenendo Sen, aveva lavorato per conto di una strega per farli tornare umani e tornare a casa. Aveva conosciuto tantissime persone: Rin, Yubaba, Kamaji, Zeniba, Senza Volto… E Haku. Non riusciva ad associare dei volti a questi personaggi, ma i loro nomi erano chiari e nitidi nella sua testa. Esistevano, erano sempre lì e mai li aveva lasciati andare.
Aveva raccontato della sua avventura fantastica ai genitori e inizialmente avevano lasciato stare, pensando che fossero normali fantasie del genere per una bambina di dieci anni. Ma Chihiro aveva persistito con le sue storie e diceva di voler rivedere tutti loro perché in parte le mancavano. Una volta, aveva persino tentato di tornare all’ingresso dell’edificio in cima alla collina dietro casa, dove una volta lei e la sua famiglia avevano avuto un “incidente” decidendo di prendere una scorciatoia. E quella per i genitori era stata la famosa goccia che aveva fatto traboccare il vaso: l’avevano fatta internare per qualche anno, pensando che stesse delirando e diventando pazza.
Non era trascorso molto tempo da quando era tornata a casa: erano passati otto anni e la ragazza ne aveva trascorsi due in un istituto. Il suo dottore aveva confermato la sua guarigione, non parlava più della sua “Città incantata” ma ogni tanto capitava che la sognasse: sognava voci, sussurri, fruscii, frammenti di cielo color dell’oceano sormontato da un treno a vapore e verde fiorito e profumato.
La ragazza scosse la testa facendo oscillare i lunghi capelli color nocciola che persistevano nella lunga coda di cavallo legata da un elastico color corallo dai mille luccichii.
Riappoggiò il capo sul cuscino e si riaddormentò serena.
 
«Una volta che hai conosciuto qualcuno, non lo si dimentica mai veramente»
Da quando si era alzata, queste sembravano essere le nuove parole del giorno. Il sentimento che l’aveva pervasa la notte precedente si era fatto più prepotente con la nuova alba e Chihiro stava combattendo con tutta se stessa per cercare di sopprimerlo.
Fece colazione e si preparò per andare a scuola come al solito. “Come sempre” pensò tristemente. Salutò i genitori ed uscì di casa.
Camminava lenta e con passi strascicati: non era per l’affrontare una nuova giornata in sé, era qualcosa che le suggeriva che stava facendo la cosa sbagliata.
 
«Non lasciarmi! Non voglio rimanere sola!»
 
La vista le si oscurò per un secondo e la sua voce piagnucolosa e frignona le rimbombò prepotente come un tamburo nella testa. Poi fu pervasa da una sensazione calda, tiepida: fu come sentire la sua mano che ne toccava un’altra, dita che si stringevano e si cercavano.
Si picchiettò entrambe le mani sulle tempie: “Basta!” si ordinò.
Poi la sua attenzione fu catturata da un particolare: la collina che svettava in lontananza sembrava brillare di un verde più abbagliante ed intenso del solito. Il vento la sospingeva nella direzione opposta a quella in cui stava andando, ed ebbe lo strano sentore che una cosa del genere già le era accaduta in passato, ma in quel momento non le sovveniva quando.
Inizialmente pensò che una cosa del genere non aveva senso, che stava sognando un’altra volta o stava ammattendo un’altra volta. Ma poi la curiosità la vinse e decise di provare ad ascoltare i segnali che la natura le stava mandando.
Si inerpicò su per l’altura col favore dei venti che la sospingevano con passi ampi e veloci. Tutto il suo corpo era in visibilio, quasi tremava: sapeva, sentiva persino nelle ossa che qualcosa stava per accadere.
Una volta raggiunta la cima, si ritrovò davanti l’immensità del verde cinto dalla distesa azzurra istoriata di nuvole dalle più variopinte forme, con dei tiepidi raggi di sole che le accarezzavano la pelle. Sarebbe stata un soggetto fotografico bellissimo vista da lontano: Chihiro appariva insignificante quanto una formica innanzi all’immensa vastità di quello spettacolo naturale.
Si rese conto che un piccolo quanto anonimo fiumiciattolo scorreva vicino ai suoi piedi che faceva crescere nelle circostanze tanti fiori coloratissimi.
Una folata di vento improvvisa la colse alle spalle e la fece girare di scatto, e lo vide: un ragazzo alto, più o meno della sua età e che indossava abiti tipici dei monaci dei santuari shintoisti. La sua tunica era bianca dalle sfumature turchesi, come i suoi occhi profondi quanto il cielo, il mare, il fiume. I capelli corvini gli ricadevano morbidi sulle spalle ed erano legati in una coda bassa, lasciando però che ciocche ribelli vi sfuggissero e gli incorniciassero perfettamente il viso lungo.
Le labbra della ragazza si mossero da sola: “Una volta che hai conosciuto qualcuno, non lo si dimentica mai veramente”. «Serve giusto un po’ di tempo perché i tuoi ricordi tornino» completò la piccola grande Chihiro, risentendo in sé la voce della maga Zeniba. Si rese conto di quanto fosse cresciuta esternamente, ma di quanto fosse rimasta la stessa piccola bambina dentro, forse solo meno frignona.
Haku sorrise enigmatico, guardandola con occhi impenetrabili. «Ti avevo promesso che ci saremmo rivisti, no?» disse e a Chihiro parve che, nonostante fosse più profonda e mascolina, aveva conservato la stessa voce che aveva da bambino.
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che già le sue dita stringevano quelle di Chihiro e le sue labbra già assaporavano quelle della ragazza, accarezzate solamente dalla leggera brezza estiva carica di un profumo che somigliava all’amore e all’eternità.


Kat says- author's corner
Inizio postando una piccola parte della conversazione che ho avuto con Andrea:
F: Non sei felice? 
Ahahahah
Sembra quasi una barzelletta
Io che torno a scrivere!
A: Non sclerare e rimani calma

Sì ragazzi, ora potete ridere tutti, ihihihihi.
Parlando di cose importanti, leggendo un articolo su Facebook su "La città incantata", ho avuto la malsana idea di rivederlo. Non sapevo a cosa andavo incontro, povera me. Mi sono fissata nel voler rivedere tutti i film dello Studio Ghibli iniziando dal "Castello errante di Howl" (che ho sempre pensato essere il mio preferito) seguito poi da "La città incantata" e altri. Ebbene, ora "La città incantata" è il mio preferito: ho riscoperto tante cose che come Chihiro credevo dimenticate, tante emozioni e sensazioni che fanno parte di me. E poi ovviamente mi è partita la ship e le lacrime, FRANCESCA CHE NON PIANGE MAI PER NULLA. IO ho pianto per "La città incantata", complice e colpevole, Itsumo Nando Demo, tema del film che mi ha ispirato abbbbestia e che voi, mie piccole palline di pelo, ascolterete perchè sì.
Dopo averlo rivisto la millesima volta ed aver obbligato la mia parabatai a vederlo con me (e aver sofferto perchè lei è quella che piange sempre ed è rimasta impassibile!!!!), ieri sera ero piena di feels e di angst, e di feels angst, e di angst feels perchè lui le promette che si rivedranno ma io SO CHE NON LO FARANNO. Perciò li ho fatti incontraare nella mia testa perchè altrimenti soffrivo. Spiegando meglio la faccenda: non so spiegare bene perchè, ma il fiume Kohaku è tornato e sgorga ovviamente vicino all'amata Chihiro. Haku/Kohaku amava talmente tanto la ragazza da volerle stare sempre accanto e, tenendo fede al patto, è riuscito a rincontrarla nuovamente. The end. Se vi piace è così, altrimenti ciao.
Sono poco sclerata, vero? Comuuunque, vi aggiorno sulla situazione attuale: mi vedo molto migliorata dalle ultime fiction, e ringrazio George R.R. Martin che vedo che mi sta facendo un sacco bene. Inoltre, sto continuando a scrivere e ruolare, quindi non ho abbandonato nè la scrittura nè EFP, il problema è il lack of inspiration. Btw, vedrò di risolvere il problema. Per ora vi lascio con questa piccola chicca che spero che qualcuno potrà apprezzare, e vi informo inoltre che potete seguirmi anche su Facebook e Tumblr!
Baci stellari,
Kat.
  
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