I Veri Viaggiatori partono
senza biglietto, prenotazioni
orari di arrivo, scadenze.
Si allacciano le scarpe ed
escono
diretti verso il non so dove.
Non si muovono mai in gruppo
in classe, in truppe.
Soli o in coppia
come la pioggia scorrono
fra le strade di cemento.
Tu turista banale e sprovveduto
li potresti scorgere di sfuggita
mentre girano l’angolo diretti
verso l’ignoto
ma no, non li vedi;
sei troppo occupato a
scattare con l’iphone
momenti di marmi
scolpiti per l’eternità
in un milione di pixel.
I Veri Viaggiatori si fermano
per ascoltare il tintinnio delle
monete gettate di fronte a
un quartetto di archi.
Fuggono poi nella metropolitana
tra le masse di sudore e
le luci spente che colpiscono
i graffiti
-le migliori gallerie d’arte-
Di notte come ladri codardi
non si godono le luminarie,
i brindisi nei locali lungo i fiumi,
il nero dei tacchi a spillo
e del cielo.
Si allontanano verso i boschi,
i parchi, il fuori;
si gettano per terra a
guardare il silenzio delle
stelle, sazi di tutto
solo per un secondo.
I Veri Viaggiatori ritornano
a casa solo per depositare
il vento che hanno catturato
dal treno in ritardo.
Irrequieti come un neo-padre
in sala d’attesa
non resistono a conoscere la novità.
E allora –senza quasi riprendere fiato-
i Veri Viaggiatori partono di nuovo
con gli occhi sorridenti
bambini
salgono su un autobus a caso.
Non hanno trolley o valigie
sulle loro spalle
solo un bagaglio di conoscenza
acquisito palpando le
gomme appiccicate
sotto il sedile vicino al finestrino.
Guardano le nuvole, il mare,
l’oceano tagliato in due
dall’ala dell’aereo
i Veri Viaggiatori guardano affamati
di masticare tutto l’infinito.