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Autore: Abuubu    16/08/2016    3 recensioni
THE LAST - SUGA's MIXTAPE
Piccola oneshot inspirata dalla canzone "The Last" del mixtape di Suga uscito qualche ora fa.
Tratto dal testo:
“Il successo potrebbe distruggermi” sentii il suo tocco tremante indugiare “il mio sogno potrebbe diventare il mio incubo”. Il terrore presente nel tono della sua voce si fece strada in lui fino a rendere quei suoi occhi ossidiana privi di vitalità.
[...]
“Ti sembrerà stupido, ma la paura non è sempre negativa” le mie labbra non si muovevano ma sapevo che la mia voce gli arrivava. “I tuoi pensieri e le tue preoccupazioni sono lo scudo che ti proteggerà da quel nemico. Sono quei fattori che impediranno ai tuoi sogni di trasformarsi in incubi. Tu devi essere felice. Ti prego, sii felice.”
[...]
Vidi l’espressione seppur titubante del ragazzo rilassarsi un minimo e questo mi fece provare qualcosa d’inaspettato: mi sentii riempita, completa.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto. Mi guardai intorno e non riconobbi nulla di ciò che mi circondava. Provai a fissare quelle che prima erano le mie mani, ma che adesso non riuscivo più a distinguere. Non ero in grado di vedere alcuna parte del mio corpo. Cos’ero? Non lo sapevo.

Semplicemente non ero più l’essere umano che ero prima.

 

Cominciai a muovermi, perlustrando l’ambiente che mi circondava. Dov’ero? Neanche questo faceva parte delle mie conoscenze. Ma decisi di non fermarmi, continuai a muovermi, nonostante la direzione sembrava essere conosciuta solo dal mio istinto. Quella parte di me sulla quale sentivo di non avere il controllo, ma che mi spingeva a muovermi, ad agire e a fidarmi di lei.

 

Tutto intorno a me era più grande. Faceva paura. Ma andai avanti senza bloccarmi.

 

Le domande sul mio improvviso cambiamento e su come tutto ciò era possibile potevano essere tante, ma in quel momento nessuna mi passò per la mente.

 

Sarebbe potuto essere un sogno, eppure tutto sembrava così reale…

 

Continuai ad avanzare per molto senza mai fermarmi. Sentivo una forza attrarmi e mi diressi senza remore verso di essa. Era simile ad un senso di bisogno, di necessità. La frustrazione che dominava questa percezione era palpabile ai miei sensi. Tutto ciò mi stordì, perché mai come allora percepii qualcosa in modo così potente. Varie furono le immagini che mi attraversarono la mente mentre provavo a paragonare quella sensazione ad un’immagine, un’azione o ad un’emozione.

 

Una porta sbattuta in faccia, un buco nel petto dove con un amo viene estratto qualcosa dal profondo, una secchiata d’acqua fredda che però allo stesso tempo scatena un forte calore proveniente dall’interno. Rabbia, tristezza, disperazione, liberazione, sollievo, timore e forza.

 

E d’un tratto mi ritrovai di fronte ad una porta che a me parve essere davvero enorme, ma che la coscienza mi suggerì essere una normalissima porta come tante altre.

 

La porta era socchiusa e sentii che ciò che da prima mi attraeva si trovava proprio al di là di essa. Decisi di entrare. 

 

Una figura se ne stava seduta sul pavimento in parquet. Era vestito completamente di nero con un cappellino da baseball bianco ed una mascherina del medesimo colore tirata giù sul mento a mostrare il naso dritto e le labbra piene e rosate. Lo sguardo assente, come avvilito.

Dentro di me sentii di sapere chi fosse veramente quel ragazzo, ma dall’altra parte percepii l’immaturità dietro quel sentimento sfacciato ed impertinente che mi faceva pensare di sapere chi fosse e cosa stesse provando in quel momento. 

 

Feci due passi in avanti avvicinandomi titubante a quel ragazzo silenzioso, ma subito retrocessi di uno. Avevo paura. Di cosa non lo so, ma anche se la voglia di andare lì era forte, restai ferma per quella che a me sembrò essere un’eternità.

 

Mi interrogai sul come non si fosse ancora accorto di me e la risposta arrivò quando mi accorsi che al contrario del ragazzo seduto sul pavimento, il cui riflesso era chiaro e nitido nello specchio davanti a lui, il mio sembrava non essere lì. 

Io sembravo non essere lì.

Lo specchio proiettava semplicemente  ciò che si trovava alle mie spalle, oltrepassando la mia esistenza come se nulla fosse. 

Eppure se mi concentravo bene potevo notare che quelli che sarebbero dovuti essere i miei contorni esercitavano una forza sullo spazio a me circostante, tanto da renderli sfocati. 

 

Nonostante in un primo momento mi fossi sentita turbata dalla mia improvvisa assenza di forma materiale, da una parte il non esserci in carne ed ossa mi fece prendere quella forza necessaria da permettermi di avvicinarmi a lui.

 

Con le gambe incrociate il ragazzo si guardava i piedi e nel suo sguardo perso nel vuoto vi era un non so che di tragico.

 

Ma lo sentivo con tutta me stessa: un forte richiamo verso di lui, un inspiegabile, intenso bisogno di avvicinarmici.

 

A parte ciò non sentivo nient’altro. Mi pareva di esser vuota anche internamente oltre che esternamente.

 

Proprio per questo motivo mi decisi ad avvicinarmi ancora di più. Sembrava del tutto ignaro della mia presenza. 

 

Rimasi per un po’ ferma, immobile accanto a lui; poi seppur non ne conoscessi bene il motivo decisi di accoccolarmi tra le sue gambe visto che la mia grandezza sembrava permetterlo. 

 

Quando mi acquietai adagiandomi dolcemente in quello spazio sentii un sussulto provenire dal moro. Rimasi immobile, pietrificata. 

 

Dopo qualche secondo però il nervosismo e la tensione che dominavano il suo corpo sembrarono abbandonarlo e così mi rilassai anch’io. Sembravamo essere in sintonia.

 

Percepii poi un leggero tocco quasi impercettibile, poi capii: lui sapeva che c’ero, nonostante non poteva vedermi o sentirmi propriamente, lui sapeva.

 

E quel tocco leggero ma allo stesso tempo così intenso mi trasmise tutta la sua essenza, tutto ciò che volle mostrarmi io lo accettai senza remore:

 

Le sue paure, il suo carattere, i suoi punti di forza, tutto quanto ciò che volle mettere in luce a sé e a me, io lo percepii.

 

“La paura di essere e allo stesso tempo quella di non essere. E la terribile coesistenza che lega le due.”

 

Realizzai i suoi pensieri, e li sentii così miei che percepii un brivido percorrermi l’anima.

 

“Giorno dopo giorno ci alziamo e viviamo, ma tutto sentiamo tranne che vita. Tutto ciò ci uccide senza tanti complimenti. Ci distruggiamo con le nostre stesse mani. Nonostante siano state la vita e le persone a metterci quelle armi in mano e a puntarcele contro, siamo noi a commettere ogni giorno un suicidio personale, emotivo.” 

 

Poi realizzai per lui: le sue debolezze erano quelle ferite mortali che avevano contribuito a farlo diventare la persona forte e meravigliosa che mi stringeva e mi circondava con il suo corpo.

 

Fu questo ciò che pensai, nonostante anch’io ricordavo di avere ferite del genere su di me, che però soggettivamente sulla mia essenza sembravano solo mortali e nulla di più.

E probabilmente riflettendoci, questo doveva essere  quello che aveva provato e che forse tutt’ora provava lui.

 

“Il successo potrebbe distruggermi” sentii il suo tocco tremante indugiare “il mio sogno potrebbe diventare il mio incubo”. Il terrore presente nel tono della sua voce si fece strada in lui fino a rendere quei suoi occhi ossidiana privi di vitalità ma pieni di terrore.

 

In quel momento una forte emozione si fece strada dentro di me, volevo incoraggiarlo, farlo andare avanti e sostenerlo con tutta me stessa nonostante non potesse effettivamente sapere della mia esistenza, seppur avesse in un certo modo percepito la mia presenza. 

 

D’un tratto mi sentii diversa, sentivo la mia forza e la mia essenza cambiare. 

Stavo riacquistando una grandezza quantomeno normale, ma non ebbi neanche il tempo di rendermene conto che il mio corpo, che sembrava non avere materia rispondeva di una strana luce e si avvicinò al viso del moro.

 

Lo accolsi in quello che per me voleva essere un abbraccio, sperando di trasmettergli quanta più calma, serenità e coraggio possibile.

Un forte tepore si sprigionò da quell’unione e percepii le sue braccia chiudersi intorno a me.

 

Dopo qualche momento sciolsi leggermente quell’abbraccio, per poi posargli il palmo della mia mano destra sulla sua guancia. Gli sorrisi e lo accarezzai dolcemente. 

 

“Ti sembrerà stupido, ma la paura non è sempre negativa” le mie labbra non si muovevano ma sapevo che la mia voce gli arrivava. “I tuoi pensieri e le tue preoccupazioni sono lo scudo che ti proteggerà da quel nemico. Sono quei fattori che impediranno ai tuoi sogni di trasformarsi in incubi. Tu devi essere felice. Ti prego, sii felice.” dissi con una lacrima a solcarmi il viso ed un sorriso sincero a dipingere quel desiderio.

 

Vidi l’espressione seppur titubante del ragazzo rilassarsi un minimo e questo mi fece provare qualcosa d’inaspettato: mi sentii riempita, completa. 

 

In quel momento cominciai a svanire lentamente, ad allontanarmi controvoglia da quel ragazzo. In un attimo non riuscii più a sentire il suo calore e la sua voce.

Solo una cosa riuscii a distinguere sul suo volto mentre mi allontanavo sempre più: il movimento delle sue labbra e quella parola che suonò dolcemente nella mia testa nonostante non fui in grado di udirla realmente “komawo”. 

 

Quando ripresi i sensi il tutto sembrava solamente qualcosa di eternamente lontano, come un sogno. Un sogno che sembrava così reale da non volerlo condividere con nessuno. Un segreto tra me e me, o meglio: tra me e Min Yoongi.

 

 

Piccola precisazione: come ho già detto rispondendo ad alcune recensioni vorrei precisare che il tocco di Yoongi rappresenta la sua musica e quindi il mezzo attraverso il quale trasmette e può comunicare. In più i suoi occhi sono stati descritti del colore dell' ossidiana poiché in un sito mi capitò di leggere che questa pietra ha delle proprietà che (cito testualmente) "aiutano le persone a notare i lati oscuri della propria anima e a migliorarli. Ed è inoltre perfetta per superare i traumi psicologici e i problemi." Non so perché ma mi è venuto in mente Suga...

 

 

*L’angolo dello sclero ☾*

Eccoci di nuovo con qualcosa di stano, che non ha né capo né coda…

Come devo fare? Penso di essere senza speranze.

Ebbene qualche ora fa è uscito l’attesissimo mixtape del nostro amato Min Yoongi; e parte il fatto di rispecchiarmi in molte frasi delle lyrics, semplicemente mi sono sentita davvero triste. Nonostante sia così fiera di lui e del suo lavoro, mi sento davvero male al pensiero che lui non stia bene. È stupido lo so, perché alla fine per tutti è dura però tutto ciò mi fa star male. Vorrei incoraggiarlo, conoscerlo per quello che è veramente e supportarlo… Ma adesso mi sto dilagando troppo, quindi niente: questo è ciò che ho scritto, spero vi piaccia un minimo e vi prego di lasciare una recensione che non fa mai male a nessuno (o almeno spero).

kisses, annyeong-

  
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