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Autore: Emily_Jhonson    16/08/2016    3 recensioni
"Non prenderla sul personale, John."- Disse l'amico, in un vano tentativo di confortarlo.-"È la disgrazia del genere umano dover convivere con le loro debolezze. (...)"-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Human Weakness"
                                                       

Non riesco proprio a capirne il perché, Sherlock”- Disse il medico con un tono esasperato, dopo aver assistito all’ennesimo episodio in cui il suo migliore amico aveva sfoggiato il suo noto cinismo e l’inappropriata mancanza di tatto.-“Perché devi comportarti sempre così? Non puoi trattare le persone come se fossero oggetti, ignorando il loro lato umano e ferendoli da quello scalino di superiorità sul quale ti erigi sputando sentenze”- Aggiunse serio, consapevole che quelle parole non lo avrebbero sfiorato neanche un po’.
Sherlock Holmes proseguiva dritto sulla sua strada con grandi falcate, costringendo il suo compagno ad aumentare il passo per non rimanere indietro, decisamente poco interessato a quello che il soldato aveva da dirgli. –“Non l’ho fatto, infatti”- Rispose il detective con una spiazzante sicurezza. –“Non tratto le persone come oggetti, valgono molto meno di questo, John, sarebbe un privilegio in compenso.”-
La slanciata figura del consulente investigativo si fermò sul ciglio della strada, aspettando paziente che un taxi passasse per quella via.
 John - per quanto abituato all’acuta misantropia del suo sociopatico amico- rimase attonito da quelle parole che Sherlock aveva lasciato uscire dalla sua bocca con una leggerezza poco consona al loro reale peso. –“Quindi è questo quello che pensi delle persone?”- Gli chiese il soldato con una nota di delusione nella voce.
Non prenderla sul personale, John.”- Disse l’amico, in un vano tentativo di confortarlo.-“È la disgrazia del genere umano dover convivere con le loro debolezze. L’assurda necessità di dover percepire le emozioni di un altro e illudersi di viverle non riuscirò mai a capirla. Che senso ha caricarsi delle debolezze degli altri quando si ha a disposizione la nostra personale raccolta nella quale lasciarsi annegare?”- Continuò quasi divertito dalla stupidità di quello di cui stava parlando. –“Gli oggetti non sono così stupidi.”-
John gli rivolse uno sguardo perplesso. –“Gli oggetti non possiedono un’anima, ne’ tantomeno un cervello razionale per prendere decisioni.”- Ribatté il medico, sempre più convinto dell’assurdità di quelle parole.
Proprio così. Non possiedono neanche un infinitesimo delle potenzialità di cui gli esseri umani sono dotati, eppure non commettono i banali errori in cui questi si perdono con una rapida facilità, come degli idioti.”- Il braccio del detective fermò l’autovettura scura che si avvicinava in lontananza.-“A che serve avere una mente razionale se poi è sempre l'irrazionalità a fregarci?”- Domandò a nessuno in particolare, forse proprio a se stesso.
I due salirono in fretta sulla automobile provvisoriamente ferma al lato della strada, comunicando repentinamente al conducente la destinazione di quella corsa.
E tu? La magnifica mente di Sherlock Holmes non è inclusa in questo terribile giudizio?”- Gli chiese il dottor Watson, realmente interessato alla prossima risposta che l’amico gli avrebbe fornito.
Per quanto mi duole ammetterlo, appartengo sempre al genere umano, John. E sebbene mi illuda di avere una corazza di plastica, riconosco cosa vi è sotto. Non sono stupido quanto gli altri, ma possiedo anche io le mie debolezze, sebbene - a differenza della massa- io sia in grado di fronteggiarle con tutte le loro conseguenze”- Lo sguardo del consulente investigativo era fisso sulla strada di fronte a se, per nulla annoiato dalla piega che quella conversazione aveva preso.
Il Dottor Watson si voltò verso l’amico, cercando di decifrare il suo sguardo, ma Sherlock si teneva ben lontano dal mostrare anche un guizzo di tentennamento in quei sicuri e misteriosi occhi di ghiaccio. –“E quali sarebbero?”- Domandò curioso.
Sherlock Holmes ripiegò i lembi delle sue labbra in un sincero sorriso, prima di voltarsi verso il suo collega. –“Sei tu, John Watson, e non potrei chiedere di meglio”- Affermò, quella volta più sicuro che mai.
John Watson ricambiò all’istante quel soddisfatto sorriso, senza aggiungere futili parole che i loro radiosi sguardi avrebbero potuto facilmente sostituire.
 

Spazio dell'autrice:
Buon salve miei prodighi lettori!
E' un'eternità che non pubblico storie, ma - anche se quest'ultima è abbastanza corta- spero vi sia piaciuta lo stesso. 
Ancora una volta mi sono ritrovata a scrivere sui Johnlock, mentre aspetto con ansia la quarta stagione, sperando in qualche gioia per la mia OTP. 
Mi farebbe piacere lasciaste un commento per farmi sapere un vostro parere.
Un buffetto affettuoso sulla guancia e alla prossima!
E.J 
  
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