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Autore: Stray_Ashes    17/08/2016    1 recensioni
[Frerard!] - [30 Kisses Challenge]
Chiudi gli occhi e baciami, che sia per la prima volta, che sia per l’ultima, che sia per dire addio o per dire ciao, che sia per rabbia o per amore. Baciami, adesso e trenta volte, o dammi un bacio che duri per sempre, che io riesca a sentire anche quando non ci sei, e non ci sono, anche quando ci perdiamo, anche quando c’è il mondo che ci guarda, anche quando siamo tutti e siamo nessuno.
Ti porterei con me in mezzo ai temporali, tra le fiamme dell’inferno, sotto a una pioggia di proiettili, e ti trascinerei fin dentro alle parole che ho scritto, tra i pensieri che ho pensato.
Baciami, animale. Prendimi la mano, regalami un sorriso, e poggia le tue labbra sulle mie.
_________________________
Beh, ho deciso così su due piedi di fare questa raccolta di OneShots, seguendo una Challange di 30 baci in situazioni diverse, e vediamo un po' cosa me ne viene fuori. E' la prima volta che faccio una cosa del genere, in tutti i sensi... una challange... di baci... ew, cheesy as fuck, but that is.
Il rating potrebbe variare.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2. Un bacio sussurrato
 

"Hold On To The Ones You Love"


 

Gerard aprì gli occhi, tirandosi su di botto e reprimendo in gola l'urlo che sentiva risalirgli su dal petto. Infine ne uscì solo un gemito, e il ragazzo aspettò che i brividi del sogno abbandonassero il suo corpo e smettessero di fargli sudare la pelle, rendendogliela bollente e gelida.

Era stato solo un incubo, l'ennesimo, eppure, anche mentre i suoi occhi vagavano per la camera da letto, le immagini raccapriccianti a cui aveva assistito solo poco prima continuavano ad apparire – andare e venire, veloci come un flash, e portando sempre la stessa sensazione di ansia, di terrore, di perdita.

La strada bagnata, il cielo che piangeva, il metallo piegato, la benzina ed il fuoco che la consumava, la macchina che sbandava e la strada che ondeggiava, il rumore, il caos, l'istante di stallo, poi ancora fuoco, la paura negli occhi di un uomo che amavi, e tu non eri lì – tu che guardavi, eppur non eri lì....

Con la paura che ancora gli tirava la pelle e gli stringeva la gola, Gerard si voltò di lato, incurante del lenzuolo che gli si attorcigliò attorno alle gambe, e non appena i suoi occhi si posarono sulle figura immobile del suo ragazzo, si permise di lasciar andare un lungo, scosso respiro.

«Frank?» sussurrò, sentendo la propria voce vacillare nella calma della stanza.

Gli rispose solo il silenzio, all'inizio, e poi il corpo sonnacchioso dell'altro ragazzo si mosse lentamente tra le coperte, strinse gli occhi e poi tornò immobile. Gerard trattenne il respiro per un attimo e si concentrò su quello flebile ma regolare di Frank, e lasciò che il suono gli entrasse nel petto e gli scaldasse il cuore, cancellando gli ultimi residui della sua inquietudine.

In genere, un bacio o un abbraccio funzionavano molto meglio per tranquillizzarlo, come succedeva nelle volte in cui si svegliava urlando e Frank lo avvolgeva immediatamente tra le sue braccia, sussurrandogli nell'orecchio finché non tornavano a dormire insieme, Gerard nella speranza che il calore dell'abbraccio di Frank riuscisse ad allontanare sogni per il resto della notte.

Per quanto riguarda le volte in cui si svegliava con le labbra serrate, Gerard doveva accontentarsi del respiro dolce di Frank, anche perché in ogni caso, non sarebbe mai stato in grado di svegliare Frank, non quando dormiva... così. In quel modo speciale in cui dormiva Frank. O almeno, Gerard lo riteneva speciale.

Al contrario di lui, Frank dormiva tutta la notte, senza interruzione, senza una sola espressione di terrore a deturpare il suo volto dalla pelle chiara, perfetta, così innocente e persa nella morbidezza di un sonno tranquillo. Il che era strano, perché c'erano sere in cui Frank era tutto meno che innocente... eppure, nel giro di poche ore, dormiva con quell'espressione di pacifica contentezza, quasi angelica, e anche se il viso di Gerard era sempre contratto tra terrore e preoccupazione, pure dormendo, non poteva fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso ogni volta che i suoi occhi cadevano sulla figura silenziosa del suo ragazzo.

Si poteva dire che, in un certo senso, si equilibrassero.

Erano quattro mesi che Gerard faceva quel sogno, svegliandosi ogni santa volta nel cuore della notte, urlando o sudando o piangendo... in questo momento, invece, si accorse che la luce opaca del mattino filtrava attraverso le tende, illuminando la camera da letto con quel biancore primaverile che, anche dopo tutti quegli anni passati ad ammirarla, non si sarebbe mai stufato di trovare al suo risveglio.

Dopo aver vissuto l'adolescenza nel buio di un seminterrato, quello era uno dei 'buongiorno' migliori del mondo. Il primo, ovviamente, era il buongiorno di Frank, che fosse questo un sorriso sonnacchioso, un bacio stupendo nonostante l'alito del mattino, o del pigro, buon sesso avvolto da quell'aura di stordimento caratterizzante dei weekend.

Gerard sorrise al pensiero, e smise di fissare i giochi di luce sul soffitto per riportare di nuovo gli occhi su Frank, e come ogni volta, il suo cuore fece una capriola nel petto quando lo trovò ancora lì accanto a lui, a dormire, intoccato e in pace.

Il primo pensiero, fu che diavolo, a volte non riusciva a capacitarsi di essere arrivato a questo punto della sua vita, dopo tutto ciò che aveva passato. Stentava a credere che, nonostante le sue paure e i suoi fantasmi, era riuscito a trovare un'altra persona in grado di significare tutto. Prima di conoscere Frank, aveva deciso che non si sarebbe attaccato mai più così tanto a nessuna persona, perché se avesse perso anche essa, Gerard sapeva che avrebbe buttato la spugna una volta per tutte, e avrebbe rotto l'equilibrio che ancora lo teneva in vita. Non era mai stato bravo a gestire il dolore, e se non fosse stato per un paio di amici – e per Frank, alcuni mesi dopo – non sarebbe stato vivo adesso, nel letto con la persona che amava, in una casa che lo faceva sentire al sicuro.

Dopo aver avuto poco, e dopo aver perso anche quello, Gerard si era davvero stupito che la vita gli avesse concesso di tenere Frank... chissà, forse per farsi perdonare, dopo tutti gli insulti che Gerard le aveva lanciato – legittimamente – contro.

Nonostante la serietà dell'argomento, Gerard poté fare a meno di ridacchiare al pensiero.

E Frank lo era davvero, un dono. Era spuntato dal niente in un giorno di pioggia, come una margherita sul cemento di una strada, come il pezzo di cielo azzurro che si era aperto tra le nubi piovose che riempivano la mente di Gerard. Innamorarsi, poi, era stato abbastanza facile. E lo era stato anche cominciare a vivere insieme, proprio come adesso.

Gerard lasciò scorrere lo sguardo sulle lenzuola, bianche e sottili, che si appoggiavano con grazia sul piccolo corpo del suo ragazzo, lasciandolo scoperto sotto la spalla e creando un gioco di 'vedo-non-vedo' sui suoi tatuaggi; la sua mano – abbandonata appena sotto il cuscino – aveva spiegazzato la coperta durante la notte, lasciandole formare una serie di onde eleganti che si allargavano fino in fondo al letto, sfiorando le ginocchia di Gerard.

Il viso di Frank era rilassato come al solito, con le sopracciglia perfette e leggermente sollevate, la bocca piccola a forma di rosa, le labbra rosee e quasi femminili, in netto contrasto con la linea decisa della mascella – decisamente maschile; e poi le ombre delle ciglia proiettate sulle sua guance lisce e morbide, che Gerard amava baciare.

Gerard ormai conosceva ogni espressione che il viso di Frank era in grado di creare, e conservava la cosa come un abilità molto preziosa, unica. Gerard amava l'espressione pacifica e quasi infantile che Frank aveva mentre dormiva, amava quella piena di lussuria ed estasi che vedeva quasi ogni notte sotto di sé, e poi quella di gioia, che aveva la grazia di vedere tutti i giorni, e poi l'espressione da cucciolo che aveva quando era triste. L'espressione arrabbiata l'aveva vista poche volte, ma era sicuro di amare anche quella.

Dio, se non era un dono quello....

Incapace di trattenersi ancora a lungo, Gerard si sporse in avanti e scostò le ciocche di capelli neri dal volto di Frank, poggiando le labbra sulle pelle liscia della sua fronte. Nonostante il suo tocco fosse stato gentile e i suoi movimenti silenziosi, Frank strizzò gli occhi e aggrottò la fronte, prendendo a stiracchiarsi.

Dopo un breve gemito, rilassò i muscoli e sbadigliò, e poi i suoi occhi si aprirono per accogliendo l'immagine famigliare di Gerard, il suo viso vicino, il suo sorriso e il suo respiro sulla pelle. Le dita di Gerard si mossero ancora sui suoi capelli, e Frank socchiuse brevemente gli occhi alla sensazione.

«Ehy» sussurrò, esibendo un sorriso assonnato che Gerard si affrettò a catturare con un bacio, breve ma infinitamente dolce.

«Ehy a te» rispose Gerard, tirandosi indietro di pochi centimetri.

«Non pensavo che l'avrei mai detto, ma c'è qualcosa di eccitante nell'idea di svegliarsi sotto gli occhi di una persona che ti fiss– oh mio Dio» cominciò Frank, ma si bloccò e sbarrò gli occhi quando lo stordimento del sonno lo abbandonò, e gli permise di vedere bene Gerard in viso, e soprattutto di notare le occhiaie marcate, le righe ancora umide che le lacrime avevano lasciato. 

Il viso di Frank si contorse in una smorfia preoccupata, e il ragazzo allungò con cautela una mano, passando il pollice sulla pelle della guancia del suo amante, nella speranza di asciugarla. «Amore, che cosa– »

Gerard aggrottò le sopracciglia e si portò una mano al viso, sorprendendosi quando lo trovò in effetti bagnato. «Oh,». Oh. Non si era accorto di aver pianto.

Frank strinse le labbra e deglutii, limitandosi a studiare l'espressione di Gerard per ancora qualche minuto, prima di spingersi in avanti e coinvolgere Gerard in un bacio bisognoso, pieno di apprensione, che curò e spezzò il cuore a Gerard.

Sapeva che i suoi incubi, e le pene che essi portavano, creavano dolore a Frank, e vedere il suo ragazzo provare dolore per lui, aumentava il suo ancora di più, in una specie di infinito circolo vizioso.

Frank era una delle poche persone che sapevano da cima a fondo che cosa Gerard, nella sua vita, aveva passato, a partire dalle piccole cose, quelle belle, quelle brutte. Sapeva della condizione instabile in cui era vissuta la sua famiglia, sapeva della sua adolescenza disastrata, degli abusi che gli erano stati fatti e degli insulti. Sapeva della pistola che gli avevano puntato in fronte, e della tragedia a cui aveva assistito quella volta, tanti anni fa. E poi, sapeva dell'incidente d'auto che aveva coinvolto la sua famiglia... sua madre... suo padre... suo fratello Mikey... sé stesso. E tra tutte quelle persone che nella sua vita avevano significato ogni cosa, era sopravvissuto solo lui. A quale scopo, poi? Perché potesse soffrire di più, annegare tra odio, rimpianto e commiserazione? Perché potesse portarsi fino al limite con le proprie mani?

Frank l'aveva visto nei suoi momenti peggiori. L'aveva sentito urlare, l'aveva visto scappare, nascondersi, odiare, odiarsi. L'aveva visto in una pozza di sangue, vomito, lacrime. L'aveva visto in un letto d'ospedale.

Eppure, lo amava come nient'altro. Lo amava in ogni caso.

E poi, Frank l'aveva visto ritornare a sorridere, ridere, l'aveva visto pulito, nuovo, giovane. Incurante delle pietre taglienti e della terra dura, Frank aveva infilato una mano nella tomba che Gerard aveva cominciato a scavarsi, e con decisione gli aveva chiuso le dita attorno al polso, aperto gli occhi e tirato fuori.

E adesso che Gerard era tornato ad essere una persona felice, lo amava ancora tanto quanto l'aveva amato la prima volta che l'aveva visto – ubriaco, sull'orlo di un precipizio.

Se Gerard considerava Frank un dono, Frank considerava Gerard un'opera d'arte.

Forse Frank l'aveva aiutato a mettersi in piedi, ma era stato Gerard che alla fine l'aveva preso in braccio e aveva cominciato a correre, perché potesse portarlo con sé in cima alla collina, perché potessero scoprire insieme nuovi orizzonti... e adesso vivevano insieme, e si sorridevano negli occhi tutte le mattine.

Persino adesso, con i fantasmi delle lacrime sul viso, Gerard si permise di sorridere a Frank, quando ruppero il bacio.

«Di nuovo il sogno...?» volle sapere Frank, sguardo perso oltre le spalle di Gerard mentre le sue dita continuavano a sfiorare la sua pelle.

Gerard annuì lentamente, e gli occhi del suo ragazzo tornarono su di lui. «Sì, ma va tutto bene, adesso» mormorò, e sorrise ancora, nella speranza che Frank cedesse a tornasse il solito, solare sé stesso. Gerard odiava che quell'aspetto sparisse per colpa sua, anche solo per pochi minuti.

Frank annuì a sua volta e abbassò nuovamente lo sguardo. «Vorrei poter fare qualcosa...»

Gerard sogghignò, deciso ad alleggerire l'aria pesante che si era creata. «Oh, ci sono decisamente molte cose che puoi fare...»

Finalmente, Frank si aprì in un sorriso consapevole, e inarcò un sopracciglio. «Ah sì? Tipo?»

Gerard si avvicinò ancora di più al suo ragazzo, stringendolo a sé. «Tipo restare a letto con me fino a domani mattina»

Frank emise un sospiro contento contro la pelle del collo di Gerard, sfregando il naso sotto il suo orecchio e sorridendo alle ciocche di capelli neri che gli fecero il solletico. Fece scorrere le mani sul fianco nudo di Gerard e le lasciò sulla linea delle sue scapole, stringendosi ancora un po' di più contro il suo calore. Non importava da quanti anni stessero insieme, Gerard non era mai vicino abbastanza; ci si sarebbe fuso insieme costantemente, se solo avesse potuto.

Stava per rispondere che , sarebbe rimasto a letto con lui per tutte quante le mattine a venire, quando si ricordò della conferenza a cui era tenuto a partecipare di quella mattina, prima di mezzogiorno.

«Ma è sabato!» protestò Gerard, staccandosi brutalmente dall'abbraccio e lasciando un'atroce sensazione di vuoto in Frank.

«Lo so, ma lo sai che sono degli stronzi. E in ogni caso, sono solo poche ore, tornerò in tempo per pranzo»

Gerard deglutì e fece per acconsentire, quando un brivido gelido gli attraversò tutto il corpo, e immagini simili a quelle dei suoi incubi comparvero nella sua mente, veloci e dolorose come erano ogni notte, e fu immediatamente assalito dalla nausea. Non era mai successo prima, non di giorno. «F-Frank... non puoi non andare?»

Frank sospirò, cominciando ad alzarsi. «Mi dispiace, amore»

Ovviamente, Gerard non si arrese subito. Nel tempo in cui Frank tornò dal bagno e si vestì, Gerard gli richiese di non andare quattro volte, mettendo su scuse un po' povere, per la grande confusione di Frank... perché Gerard non aveva mai fatto così, e nemmeno la sua espressione angosciata e tormentata era molto normale.

L'unica cosa che avrebbe voluto fare, era svestirsi e tornare a letto con Gerard, per assicurarsi che restasse calmo, ma provò a convincersi che Gerard era ancora sotto lo stordimento del sogno, che non era niente... saltare la conferenza avrebbe potuto costargli un aumento, d'altronde.

Fu quando Frank aprì la porta e Gerard si accorse che fuori pioveva, che la diga dentro di Gerard si spezzò, e il ragazzo scoppiò a piangere. Gerard non piangeva più come un bambino, ma come un adulto: senza un rumore, senza dare nell'occhio, senza volerlo, ma Frank se ne accorse. Se ne accorgeva sempre.

Ancora sull'uscio, pomello della porta in mano, Frank si voltò e lì in mezzo al salotto, ancora a torso nudo, Gerard piangeva e tremava. Erano ormai anni che non lo vedeva così debole, perché Gerard non era debole, ma quell'immagine riportò all'improvviso ricordi, ricordi dell'uomo che amava a un passo dalla morte. E fece male, fece male davvero.

Nonostante le lacrime e i brividi, Gerard fissò Frank negli occhi senza vacillare, quando disse,

«Non andare».

Frank guardò Gerard, guardò la borsa che teneva in mano, guardò la pioggia che inondava il loro portico, la macchina, la strada.

«Se mi ami, non andare».

Frank pensò al lavoro, ai soldi che servivano a entrambi, all'umidità della pioggia, al rumore delle auto, all'amore che provava per Gerard.

«Ah, fanculo» mormorò, e lanciò la borsa da qualche parte nella stanza, si liberò della giacca e si fiondò contro di Gerard, che quando si ritrovò il suo corpo fra le braccia lo strinse con forza, forse fin troppa, nella paura che potesse svanire. «Non so perché sei così testardo, ma mi fido di te più di qualunque altra cosa»

«Grazie,» sussurrò Gerard sulle labbra di Frank, sfiorandole appena con la delicatezza di una piuma.

Prima che potesse rendersene conto, o capire perché, gli occhi di Frank si erano inondanti di lacrime, ma almeno Gerard aveva smesso di tremare. «Ti amo»

«Ti amo»

Gerard baciò di nuovo Frank, mettendo nel bacio la gentilezza e l'affetto dei loro sussurri, l'intensità e il significato delle loro parole.

* * *

Quello stesso giorno, sulla strada principale che portava in città, un camion sbandò a causa della pioggia, e coinvolse nell'incidente alcune macchine e altri civili.

Morirono nove persone. E nessuno seppe che avrebbero dovuto essere dieci, né che Frank e Gerard rimasero davvero sul letto fino al giorno dopo, a mangiare pancakes e fare l'amore, scambiandosi sussurri e baci.

Dopo quella mattina, gli incubi di Gerard sparirono, così come erano venuti. Gerard non seppe mai perché gli ebbe in primo luogo, ma decise di non pensarci troppo a lungo... ciò nonostante, gli piacque pensare che qualcuno, da qualche parte, avesse fatto in modo che non perdesse anche l'ultima persona che gli era rimasta da amare.

Una settimana dopo, Gerard chiese a Frank di sposarlo.

Frank disse sì.

 

_______________________________________

Ok, questa è la coSA PIU' FLUFF E CLICHE' che io abbia mai scritto nella mia VITA, e dico sul serio. Quindi, non so bene che ne sia venuto fuori, perché io di romanticismo non ci capisco un pesce, ma ehy, in un modo o nell'altro dovrò imparare a scrivere anche questo.

Il titolo l'ho rubato da una frase di Brother dei Falling in Reverse, una delle poche canzoni che ultimamente è stata in grado di far scendere una lacrima, dopo Desert Song e Shuttered.

In ogni caso, spero che vi sia piaciuta.

Next,

 2. Un bacio pieno di odio.

See ya, babes.

_Ashes 

  
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