Anakin osservava in silenzio il colore opaco della sabbia, quel giorno più calda di quanto non l'avesse mai sentita sotto i propri piedi. Il sole splendeva vivace nel cielo di Tatooine e gli bruciava la pelle, nonostante il forte vento che soffiava quel giorno.

Si fermò all'improvviso e si voltò lentamente, scrutando con mestizia quell'immensa distesa di deserto che si stava lasciando alle spalle. Non vi era più niente per lui su quel pianeta – lo sapeva bene – eppure sentiva di aver lasciato fin troppo di sé, fra quelle aride e silenziose dune: i suoi ricordi, C-3PO, il profumo delle notti insonni trascorse a mirare le stelle.

Sua madre.

Non era ancora pronto a vivere lontano da lei; sapeva che quel giorno sarebbe prima o poi arrivato, ma non adesso, non così presto! Che cosa poteva saperne lui, di come si vive senza la propria madre? Era solamente un bambino, maledizione, ed aveva sofferto abbastanza a causa di tutti quegli anni passati in schiavitù, anni trascorsi a divincolarsi fra il proprio desiderio di libertà e la paura che il tempo gli aveva lentamente iniettato nel cuore.

Sua madre diceva sempre che insieme sarebbero riusciti a sopportare qualsiasi cosa e allora, che ne sarebbe stato di loro, adesso che il destino aveva scelto di separarli?

Anakin tornò a voltarsi, questa volta in direzione di Qui Gon, il suo nuovo Maestro: aveva uno sguardo così fiero, era forte e coraggioso, e non aveva esitato un solo istante quando gli era stata data la possibilità di salvare Anakin dal proprio destino, assumendosi così il gravoso – o almeno, così sembrava – compito di addestrarlo e tramutarlo, un bel giorno, in un potente Cavaliere Jedi.

Era un uomo di grande potenza, Qui Gon, Anakin lo sapeva bene.

Eppure, nonostante tutto, non era stato in grado di salvare la sua mamma.

Il bambino si morse il labbo duramente e soffocò le lacrime in un singhiozzo, per poi rimettersi in marcia al seguito del proprio Maestro, che proprio in quell'istante scelse di voltarsi nella sua direzione e di rivolgere lui un lungo e sentito sguardo d'incoraggiamento.

“Andrà tutto bene” sembravano dire i suoi occhi “Da questo momento in poi sarò io a prendermi cura di te, Anakin, e tu non dovrai più preoccuparti di niente. Da questo momento in poi, non dovrai più avere paura.”

Ed Anakin, in risposta, serrò duramente i pugni e lasciò che le lacrime si riversassero al suo interno, fra le pareti del suo stomaco e lungo la ruvida superficie del suo cuore. Perché non voleva, semplicemente non poteva mostrarsi debole agli occhi del proprio Maestro.

Ma la paura, suo malgrado, era l'unico vero fuoco che ancora ardeva dentro di lui, in quel momento.

N.d.A: Eccomi di nuovo qua, ad aggirarmi silenziosamente in questo fandom.
Per chi mi conosce, il mio amore per Anakin non è una novità; per chi ancora non avesse avuto il piacere di leggere qualche mio lavoro, avrà modo di scoprirlo al più presto.
Idea un po' banale, probabilmente, a chi non è già venuta in mente?
Ma quando l'ispirazione chiama, chiudergli la porta in faccia rischia di essere decisamente scortese.