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Autore: Miru Soma    30/03/2005    6 recensioni
La storia che sto per narrarvi è ambientata nel 1800 quando la famiglia Soma per varie questioni è da un secolo trasferita in Inghilterra. I personaggi sono i maledetti di quel tempo (quindi non ci sono i personaggi originali, anke se in personaggi ho messo Toru Honda). Com’era la situazione allora? Quali erano i sentimenti dei Soma all’epoca? Cosa c’è di diverso da adesso? Leggete e lo scoprirete…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Toru Honda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LILITH SOMA

- Capitolo 1 -

 

Un venticello fresco di primavera le scompigliò i lunghi capelli arancio. Che strano colore di capelli, vero? Ma era proprio il suo colore naturale fin dalla nascita… fin dal concepimento. Già… perché appena Lilith, questo era il suo nome, era stata concepita il suo destino era già stato deciso… sarebbe stata maledetta, sarebbe stata “l’esclusa”. La famiglia in cui era nata non era una famiglia qualunque, era una famiglia particolare, diversa dalle altre. Questo perché incombeva una maledizione. E lei come altre tredici persone ne era stata colpita. Le persone colpite dalla maledizioni si trasformavano nei 12 animali dello zodiaco cinese, un gatto e Dio. Lei era il gatto, l’escluso secondo la leggenda dalla festa tra i 12 animali e Dio.

Con i suoi occhi felini guardava l’orizzonte. Al di sopra di una collina, seduta, osservava la reggia dei Soma. Lei non poteva viverci. Non aveva mai potuto partecipare alle feste. Non poteva vivere come un componente di quella famiglia, lei era “l’esclusa”. I suoi genitori erano morti 5 anni prima, quando era nata Annemarie, la sua sorellina, colpita dalla maledizione della lepre. Lilith non era in grado a 13 anni di portare avanti la famiglia per questo motivo Dio aveva concesso loro di vivere con la famiglia del cavallo: Annemarie come se fosse una figlia, Lilith come se fosse una serva. Lilith non si ribellò a questa decisione. Lei voleva il bene per la sua sorellina. Voleva che lei fosse circondata d’amore, cosa che lei non poteva più ricevere dopo la morte dei genitori… Già, perché loro, nonostante lei fosse il gatto, l’avevano sempre amata.

Ora la sua vita era quella di una serva, anche se i genitori del cavallo la trattavano molto bene. Lei d’altronde era stata amica d’infanzia di Liam, il loro figlio di 20 anni, maledetto dal cavallo.

Mentre era persa nei suoi pensieri qualcuno le coprì gli occhi.

- Ehi, ehi! Non sono scherzi da fare! – esclamò lei.

- Ma come i tuoi sensi felini non ti hanno avvertita del mio arrivo?

Quella voce poteva essere solo di una persona. Quella voce così dolce, roca, bassa. Era la voce di Liam. Lui le tolse le mani dagli occhi e Lilith si girò verso di lui incontrando i suoi occhi nocciola nei quali da troppo tempo si perdeva dentro. I capelli nero corvino erano come al solito disordinati, era in piedi davanti a lei. Si sentiva piccolissima lì seduta a terra. Già lui era molto alto. Aveva voglia di essere stretta da quelle braccia, di sentire il battito del suo cuore, tutte quelle sensazioni erano dentro di lei da così tanto tempo che non sapeva fino a quando sarebbe riuscita a reprimerli. Lei lo amava, ma lui? Come poteva essere amata da qualcuno? Lei, il gatto? No, impossibile. Si chiedeva come già lui potesse dedicarle attenzioni. Ma era felice che lo facesse. Era talmente una cosa naturale passare il tempo con lui, essere amici, che il resto non contava.

Lui le porse una mano e lei accettò alzandosi in piedi e facendogli lo sgambetto.

- Ah ah, ti sta bene Liam! – disse facendogli la linguaccia.

- Vuoi sfidarmi Lilith Soma?

- Con piacere William Soma!

I due iniziarono a “lottare”. Erano fatti così. Ad un certo punto però si fermarono a ridere e lui era sopra a lei. Quando se ne accorsero diventarono rossi come pomodori. Lui si alzò e le chiese scusa.

- Niente… Non ti preoccupare…

Andarono a casa insieme, parlando.

Arrivati Annemarie, la piccola sorellina di Lilith con i lunghi capelli biondi ricci legati in due treccine e con due occhioni color nocciola, corse verso di loro. Subito saltò in braccio alla sorella esclamando tutta la sua felicità nel rivederla.

- Lilith ti piace il mio vestito?!

La ragazza guardò il vestito rosso con tutti pizzetti della bambina e sorridendole dolcemente le disse – Sembri una vera principessa!

- Davvero?! – esclamò la piccola con un sorriso bellissimo. Era in quei momenti che Lilith si sentiva bene, quando vedeva la felicità nelle persone che voleva bene. Quando con piccoli gesti le altre persone riuscivano a riempirle il cuore.

- Tua sorella ha ragione Annemarie! Sei davvero carinissima! – disse Liam prendendo in braccio la biondina.

- Grazie fratellone! – ormai lo considerava così. Per lei Liam era il suo fratellone adorato e sperava tanto che un giorno lui e Lilith si sarebbero sposati.

I tre come una famigliola felice entrarono nella villa dove i genitori di Liam li accolsero.

- E’ quasi pronto per la cena. È meglio se andate a cambiarvi voi due – consigliò la signora.

- Intanto Annemarie gioca con lo zio! – disse il signor Soma sorridente.

- Sììì!! – esclamò la bambina tutta contenta.

Liam e Lilith salirono le scale per andare nelle loro stanze. Il ragazzo guardò il gatto. Sembrava assorta nei suoi pensieri e si chiedeva quali fossero. Si conoscevano da tanto, ma lei non si era mai aperta completamente a lui. Come se non si fidasse completamente di lui, come se non si volesse ferire e per questo metteva una barriera, un muro insormontabile. Gli occhi di lui si posarono sul braccialetto bianco e rosso-nero della ragazza. Lo portava sempre, già da quando era nata. Si chiedeva se per lei avesse un significato importante. Se fosse un ricordo dei suoi genitori. Si ricordava che da piccolo aveva provato a toglierlo alla ragazza. Si era messa subito sulla difensiva. Sembrava arrabbiata e spaventata allo stesso tempo. Non gli parlò più per tre giorni. Da quel momento lui non aveva più osato toccarlo. Lei era così. Chiusa, non si apriva mai fino in fondo, non diceva a nessuno quello che la preoccupava. Era diffidente. Che questo fosse dovuto alla sua natura di gatto? Si chiedeva come si sentisse ad essere il gatto, voleva sapere ciò che provava perché la sentiva tanto distante e non voleva. Teneva davvero a lei, ma in che modo?

I pensieri di lui furono interrotti dalle parole di lei – Allora a dopo.

- Sì… bruttina!

- Come mi hai chiamata?!

- Dai sono stato anche gentile!

- Brutto stronzo, come osi?! Ti sei mai guardato allo specchio?!

- Sì! E sono bello! – rispose facendole la linguaccia e scappando nella sua stanza.

- Vigliacco!!

Anche Lilith entrò nella sua stanza e si mise a ridere, lui era in grado di risollevarle il morale sempre. Nel frattempo anche Liam rideva per la “litigata” di prima.

La ragazza andò in bagno e iniziò a spogliarsi. Guardò la sua schiena e iniziò a rabbrividire. Quel segno era sempre su di lei. Marchiato a fuoco. Non se ne sarebbe mai andato. Sarebbe rimasto con lei. Le vennero in mente flash spaventosi. Persone che approvavano la scelta di un uomo orribile, non per l’aspetto, ma per l’animo. Sentì ancora il bruciore del ferro caldo sul suo corpo. Sentì le sue urla, il suo pianto disperato. Si sentì mancare, ma poi si riprese. Doveva essere forte. Non doveva abbattersi. Ora viveva bene, ma per quanto ancora? Per quanto ancora avrebbe potuto vivere a casa di Liam? Non lo sapeva, ma sperava per molto tempo. Entrò nella vasca per fare il bagno. Era così stanca, sentiva le palpebre pesanti, quella notte non aveva dormito, il rumore della pioggia le dava fastidio. Si addormentò.

Liam non vedendo scendere Lilith andò a chiamarla. Quando non sentì risposta dalla sua stanza, pensò al peggio ed entrò urlando il suo nome. Poi la vide lì addormentata nella vasca. Si avvicinò a lei. Era così bella. Lui lo sapeva, ma era come se per tanto tempo non se ne fosse accorto, come se per tanto tempo avesse tenuto gli occhi chiusi e non si fosse accorto della sua bellezza. La baciò senza accorgersi sulla fronte. Così addormentata gli dava un gran senso di tenerezza. Poi però guardandola meglio la vide tutta bagnata e pensò che era nuda. Qualcosa dentro di lui si risvegliò. Come era possibile che la ragazza con cui era cresciuto gli scatenasse tutte quelle emozioni contemporaneamente. Decise di andarsene dal bagno e aspettarla seduto sulla poltrona. Doveva calmarsi se no non avrebbe più risposto delle sue azioni. Cosa gli prendeva?

Qualche minuto dopo Lilith si svegliò e si tolse subito dalla vasca. Prese un asciugamano e se lo avvolse intorno al corpo. Uscì dal bagno e notò la presenza di Liam sulla sua poltrona. Spalancò gli occhi e urlò senza pensarci. Il cavallo subito le tappò la bocca.

- Ma sei impazzita?!

- Io?! Cosa ci fai nella mia camera?!

- Ero preoccupato perché non scendevi più!

- Beh, potevi svegliarmi!

- Eri un angioletto, mi dispiaceva svegliarti…

- Aspetta un attimo…! Tu mi hai vista di là nella vasca?!

- Sì…! E devo ammetterlo eri molto bella…! Anche adesso mezza nuda… ti assicuro attiri moltissimo!

Lei avvampò – Porco! – si girò e corse verso il bagno. Lui la guardò correre e notò il segno della marchiatura di fuoco sulla sua schiena. Rimase bloccato. Perché Lilith aveva quel segno?

Era il segno degli schiavi da loro, perché mai lei di alta famiglia aveva un simbolo simile marchiato sulla schiena? La guardò mentre si vestiva. Non aveva il coraggio di chiederglielo. Aveva paura che sarebbe crollata. Ora capiva che lei nascondeva qualcosa di davvero grosso, qualcosa che doveva farle molto male.

Lilith uscì dal bagno vestita. I capelli erano raccolti in uno scignon, alcune ciocche però ricadevano sulle spalle, un vestito azzurrino non troppo pesante e semplice. Era così bella nella sua semplicità. Come poteva accorgersene solo ora? Come poteva restare pietrificato solo adesso? Possibile che fosse stato cieco fino a quel momento?

Mentre lui faceva quei pensieri entrò nella camera una ragazza bassina dai lunghi capelli castani ricci, gli occhi nocciola che stava cercando qualcosa o qualcuno. Doveva avere circa 19 anni. Indossava un vestito rosa perla molto lungo e tipico di una ragazza di buona famiglia. Tra i capelli sfoggiava un fermacapelli di madre perla. Gli occhi della ragazza caddero su Lilith. Un sorriso gigantesco apparve sulle labbra della brunetta che abbracciò il gatto.

- Lilith mi sei mancata! – esclamò contentissima di rivederla.

- Iris!! Ma quando sei tornata?! – chiese Lilith.

Iris è la pecora di famiglia Soma, da sempre amica di Lilith. Da piccole abitavano vicine e quindi erano state cresciute ed educate insieme. Iris era appena tornata da un viaggio per Londra visto che suo padre doveva tenere una conferenza.

- Questa mattina all’alba. Oh! Liam ci sei anche tu?

- Forse questa è casa mia… o te ne sei scordata?

- Uffa! Smettila di prendermi in giro! – si lamentò Iris per poi realizzare qualcosa… - Ma non è che vi ho interrotti?

I due la guardarono arrossendo.

- Ma cosa ti salta in mente?! Cosa farei io con questa racchia?!

- Ehi! A me della racchia non me la dai! È chiaro brutto rospo?!

- Ma voi due litigate sempre? – chiese la madre di Liam entrando nella stanza – Forza tutti a pranzo! Sei la benvenuta anche tu Iris!

 

Verso le tre del pomeriggio Lilith e Iris uscirono per una passeggiata nel parco della villa del cavallo. Lilith era contenta di rivedere l’amica. Le voleva molto bene. Era l’unica persona di cui si fidasse sul serio. Non le aveva mai rivelato tutto per paura, ma sapeva cose di lei che nessun altro sapeva. Era sicura di poter contare su Iris, che non l’avrebbe mai tradita, che avrebbe anche sacrificato la sua vita per lei. Questo lo sapeva. Ne era certa perché stava per succedere, un ricordo le attraversò la mente: due ragazzine che si rincorrevano, poi un cinghiale inferocito, sangue e poi niente. Scacciò quel ricordo. Voleva solo pensare a cose belle ora che era con lei.

- Allora qualche sviluppo tra te e Liam?

- Ma cosa dici Iris?!

- Non vorrai darmela a bere, vero signorinella? Dai, lo so che lui ti piace.

- Non è vero!

- Sarà… Comunque Londra è stupenda. Feste grandiose, regge spettacolari, vestiti lussuosi, per me è stato come un sogno che si è avverato. Vorrei tanto vivere laggiù.

Da quando era andata per la prima volta a Londra Iris si era innamorata di quella città. La adorava. Desiderava vivere là con la sua famiglia quando si sarebbe sposata. Probabilmente quello era il sogno di tante ragazze. Forse per molte di loro si sarebbe avverato, ma per lei? Era impossibile. Lei sarebbe stata legata ai Soma come tutti i dodici. Loro non potevano avere vita propria, non potevano avere libertà. Dovevano rimanere fedeli al capofamiglia. Mai, ripeto mai, si sarebbe potuto separare dai lui. Iris lo sapeva molto bene. Sapeva che probabilmente non si sarebbe mai sposata, non avrebbe mai avuto una sua famiglia, ma sperava che le cose sarebbero cambiate. Si reputava una sciocca per quelle speranze, ma lei lo desiderava così tanto.

In quel momento erano davanti al cancello quando entrò un ragazzo molto alto con un fisico davvero bello, i capelli biondi con qualche striscia nera e gli occhi giallo-castano. Guardò le due ragazze e salutò con un cenno della mano e con un sorrisino.

- Allora Lilith hai già baciato Liam o stai aspettando che faccia il principe azzurro?

- Ethan…! Smettila o mi vedrò costretta a picchiarti!

- Ma un gentil donna non potrebbe mai picchiare un uomo!

- Chi ha detto che sono una gentil donna?!

Stava già per lanciarsi addosso a Ethan per picchiarlo, quando sentì due braccia che la avvolgevano e la sollevavano.

- Quando la smetterai di prenderla in giro Ethan? – chiese Liam, arrivato in quel momento.

- Ma se tu lo fai sempre!

- E’ vero… ma posso farlo solo io! – disse il moro deciso più che mai.

Il biondino lo guardò sorridendo, poi rivolse lo sguardo verso Iris. Le prese il volto con una mano e le diede un bacio vicino alle labbra e disse – Sei sempre bellissima…

E con questo andò dall’amico e ridendo e scherzando andarono verso l’interno della casa.

La brunetta avvampò. Ethan le faceva sempre quell’effetto. D’altronde era bellissimo e aveva dei modi di fare che la facevano impazzire.

- Terra chiama Iris! Terra chiama Iris!

Ma la ragazza sembrava nel mondo dei sogni.

- L’abbiamo persa…

Ethan, 20 anni, migliore amico di Liam, era la tigre di famiglia Soma. Coraggioso, impulsivo, praticamente irraggiungibile. Ma nessuna ragazza era riuscita a fargli battere il cuore, ma lui lo rapiva a molte altre. Aveva cinquanta pretendenti, ma non si era mai interessato a nessuna di loro. Gli piaceva la sua condizione da scapolo e per questo mandava su tutte le furie suo padre. Ogni mese infatti il padre gli organizzava un ballo in modo che lui scegliesse la sua futura moglie, ma non l’aveva ancora trovata. Lui che al momento era l’unico a cui Abel avesse concesso di sposarsi non aveva alcuna intenzione di farlo.

- Possibile che ti perdi sempre quando si tratta di Ethan? Cosa ci trovi di tanto affascinante in lui?

- Ma Lilith è così intrigante… così bello!

- Ti piace?

- Ma cosa ti salta in mente?

- Beh, che ci sarebbe di male? A parte il fatto che lui non è molto a posto di cervello…

- Non sono una sua pretendente e poi come potrei piacergli io?

- Perché non dovresti piacergli tu?

- Ma guardami! Sono piccola, timida, lui invece è così alto, così forte… siamo troppo diversi… Lo vedrei di più con una ragazza con il tuo carattere.

- Eh?! Ma non diciamo sciocchezze! Secondo me invece saresti l’unica di cui si potrebbe innamorare!

Iris sorrise all’affermazione dell’amica. Era sempre così gentile anche se non voleva darlo a vedere.

Era una di quelle persone che danno tutto per gli altri senza voler niente in cambio.

- Credo che sia arrivata l’ora di andare a casa se no mia madre si preoccupa. Ciao Lilith!

- Ciao Iris!

- Ehi aspetta! – urlò Ethan avvicinandosi alle ragazze – Ti accompagno a casa. Non è il caso che una ragazza vada tutta sola!

Iris arrossì visibilmente e mormorò un piccolo “grazie”. Il biondo le sorrise e abbracciandola intorno alle spalle si incamminò con lei.

Lilith rientrò in casa. Liam stava discutendo con i genitori, ma non riusciva a capire a che proposito.

- Ah eccoti! – disse il moro – Siediti. Dobbiamo parlare con te.

Lilith non riusciva a capire a che proposito, ma si sedette.

- Mia cara, devi sapere che tra un mese ci sarà un ballo a casa di Ethan – cominciò la madre di Liam.

- Vorremmo che partecipassi anche tu – concluse il padre del cavallo.

Lilith li guardò ad occhi spalancati. Lei, una serva, il gatto, l’esclusa, partecipare ad un ballo? Era uno scherzo?

- E’ stata un’idea di Liam e noi siamo d’accordo. Sei una così bella ragazza è un peccato che non possa metterti tutti giorni vestiti lussuosi – disse la donna.

La ragazza dai capelli arancio guardò l’amico che per l’imbarazzo di quello che aveva detto la madre guardava da un’altra parte.

- Vi ringrazio davvero molto della proposta. Mi rendete davvero felice…, ma non posso accettare. Mi dispiace – detto ciò si alzò e si diresse verso la sua camera. Liam la inseguì.

- Aspetta Lilith! Perché non puoi accettare?

- Lo sappiamo entrambi perché…

- Ma se vieni come mia accompagnatrice non ci saranno problemi!

- Liam non dire assurdità! Io sono il gatto non posso partecipare ad una festa! Abel non sarebbe di certo contento e andrebbe su tutte le furie!

- Non curarti di Abel. Ci penso io a lui.

- Come puoi dirlo? Non puoi ribellarti a lui! Lo sai meglio di me!

- Lilith… - cercò di prenderle una mano.

- Non toccarmi! Non puoi capire! Non sai cosa provo io! Lasciami stare! – stava per sfogarsi. Stava per liberare il suo dolore.

Gli venne impulsivo abbracciarla e lo fece. Lei rimase di stucco.

- Mi dispiace… hai ragione… io non so come ti senti… ma ci tengo così tanto che tu venga con me. Ti prego, solo per una sera.

Lilith si tranquillizzò – Va bene…

Liam la strinse ancora di più. Era tutto un sorriso – Grazie, grazie, grazie!

Alla ragazza venne da sorridere e arruffò i capelli di lui e gli diede un bacio sulla guancia dicendo – Di nulla piccoletto!

Poi andò nella sua camera. Liam la guardò andarsene toccandosi la guancia. Riusciva sempre a lasciarlo di stucco.

Intanto Lilith nella sua camera era sdraiata sul letto tutta sorridente. Sarebbe andata ad un ballo! Il suo primo ballo! E come accompagnatrice di Liam! Non vedeva l’ora che arrivasse quel giorno. Forse finalmente avrebbe potuto non sentirsi esclusa. Avrebbe fatto parte di qualcosa. Avrebbe finalmente potuto conoscere un po’ di gente. Poi ripensò all’abbraccio di Liam e arrossì. Era stato così gentile. Con quel pensiero si addormentò.

 

 

  
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