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Autore: mxrlynians    19/08/2016    1 recensioni
Poi si ricordò.
Si ricordò dell'assalto dei banditi.
Degli incantesimi.
Delle pacche ricevute dai suoi amici, e dei «ottimo lavoro Merlino!» di tutti, anche di Arthur.
E si ricordò anche di quella sensazione di disgusto provata quando una cosa fredda gli aveva infilzato la carne tenera e calda proprio nello stomaco. Si ricordò del malessere provato in quel momento vomitò un po di sangue e poi sentì solo la fredda Gaia.
E delle urla di Arthur mentre affondava la sua lama nella carni del bandito, gli vennero alla mente le parole del suo Re, e dei suoi amici, «non morirai per così poco amico!» esordì Galvano mentre gli stringeva la ferita, «ci vorrà molto più metterti al tappeto» sorrise Percival mentre gli teneva su la testa, le palpebre divennero pesanti, e l'unica cosa che poté vedere prima di svenire, erano le lacrime agli occhi, belli e puri, del suo Arthur.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Cielo Stellato

Il rumore delle cicale gli dava fastidio.
Era sempre stato così, quel rumore così fastidioso, non lo sopportava proprio, erano più fastidiose di Arthur, questo ero sicuro.

Ma adesso quel rumore era una parte integrante di quella notte, luminosa e piena di stelle.

Arthur che chiamava il suo nome gli dava conforto, ma per qualche strano motivo non riusciva a sentire la sua voce, sentiva solo le sue forti mani, stringere e premere il suo ventre, che faceva un male incredibile.

Veramente non si ricordava quello che era successo poche ore prima, ricordava solamente di essere andato a svegliare quell'Asino, di aver fatto colazione, e poi il vuoto.
Nulla.
Niente di niente.

Alzò gli occhi al cielo, era così bello, così puro e così grande se non immenso.
Alzò la testa pesante e incontrò gli occhi del Re, e Arthur sorrise, ma era un sorriso sbagliato, cosa c'è che non va Arthur?
Pensò mentre alzava una mano al cielo stellato.

La voce di Percival, lo scosse abbastanza da farlo riprendere dai suoi pensieri, “ non sopravvivrà alla notte Arthur” la voce bassa, di chi sta parlando?

“Non posso smettere! Lui.. Lui morirà se non fermiamo l'emorragia e non lo portiamo da Gaius!” premette le mani e un brivido attraversò le viscere di Merlino gli veniva da vomitare e aveva anche freddo, perché si sentiva così?

Poi si ricordò.
Si ricordò dell'assalto dei banditi.
Degli incantesimi.
Delle pacche ricevute dai suoi amici, e dei «ottimo lavoro Merlino!» di tutti, anche di Arthur.

E si ricordò anche di quella sensazione di disgusto provata quando una cosa fredda gli aveva infilzato la carne tenera e calda proprio nello stomaco.
Si ricordò del malessere provato in quel momento vomitò un po di sangue e poi sentì solo la fredda Gaia.

Ma la cosa che ricordava più chiaramente erano le urla di Arthur mentre affondava la sua lama nella carni del bandito, gli vennero alla mente le parole del suo Re, e dei suoi amici, «non morirai per così poco amico!» esordì Galvano mentre gli stringeva la ferita, «ci vorrà molto più metterti al tappeto» sorrise Percival mentre gli teneva su la testa, le palpebre divennero pesanti, e l'unica cosa che poté vedere prima di svenire, erano le lacrime agli occhi, belli e puri, del suo Arthur.

Erano ormai passate ore da quando era svenuto, e quando aprì gli occhi riconobbe subito il suo amico, Arthur. “Arthur...” bisbigliò piano, “Arthur...” ripeté.

Sentendosi chiamare si avvicinò e posò una mano, sulla sua fronte, rovente dalla febbre, “non sforzarti troppo idiota! Domani partiremo, resisti ancora un po...” sussurrò rassicurante.

“Le stelle...” disse solo, con fatica alzò un braccio davanti a se, “riesco a vedere le stelle mio Signore!” sussurrò debole, mentre una lacrima solitaria, solcava la guancia di Arthur, ma non fu solo lui a piangere, dietro di loro si percepivano i singhiozzi dei cavalieri.

“Si, questa sera sono davvero splendide!” sorrise, la voce rotta dalle lacrime, “oh, ma non deve piangere mio Signore!” disse Merlino con gli occhi fissi sul cielo stellato, “le persone forti non piangono!” abbassò il braccio con estrema lentezza.

“Non è vero!” la voce di Arthur distrusse quel silenzio fatale per Merlino, “le persone che non hanno un cuore non piangono! Io un cuore c'è l'ho!” urlò alzandosi in piedi e con passo spedito si avvicinò ancora di più a Merlino, si chinò su di lui e gli diede un piccolo baciò sulle labbra rovinate.

“Per questo piango! E se dovessi morire... Ti metterò alla gogna!” esordì arrabbiato.

“Ma se sarò già morto mio Signore?” chiese, la sua voce vacillò nelle sue ultime parole, “Smettila! Non chiamarmi mio Signore!” sbraitò cadendo in ginocchio al capezzale dell'amico, che respirava appena.

“Usa la tua stupida magia razza di idiota! Fai qualche incantesimo! Recita una formula magica! Quello che vuoi... Ma rimani con me... Per favore...” esordì il Re, facendo cadere la sua testa sul petto di Merlino.

“Le stelle...” ripeté quest'ultimo, sorrise, mentre aveva gli occhi fissi sul cielo notturno, e non si mosse più.




Piccolo angolo dell'autrice!

Hey, ciao! Se siete arrivati fin qui vuol dire che avete apprezato la mia storia, e per questo vi ringrazio!
Recensite in molti! Ciao!

Arcobaly_739
   
 
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