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Autore: Mond    20/08/2016    0 recensioni
[GRV Seven Seas by Nautylus]
Salve! questa storia è ambientata nell'universo di Seven Seas, gioco di ruolo dal vivo dell'associazione Nautylus, mondo fantasy/marinaresco estremamente avvincente!
La protagonista è un'eterea, praticamente uno sbuffo di magia stabilizzato in forma umana grazie a dei bracciali. Lei è estremamente curiosa, emotiva, azzurra e con un irrefrenabile voglia di correre. Mi sono innamorata di lei e ho scritto qualche aneddoto della sia vita. Contando che erano anni che non scrivevo nulla sono estremamente soddisfatta del risultato!
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi! Dunque, per farvi capire queste storia vi faccio qui una brevissima spiegazione dell'universo di Seven seas.

Eterei: Sono appunto manifestazioni di magia stabilizzati in forma umana grazie a speciali bracciali. sono mossi da un’insaziabile curiosità, spirito di avventura e voglia di sperimentare ogni cosa. sono mossi da un’insaziabile curiosità, spirito di avventura e voglia di sperimentare ogni cosa, Gli eterei provano sentimenti ed emozioni intensissimi.

Dionee: sono umanoidi parzialmente vegetali, necessitano di mangiare molto e di frequente talvolta si nutrono anche di esseri umani, le dionee sono generalmente gradasse, sanguigne e superbe.

Nohokai: una delle quattro nazioni di questo mondo, conta tre isole principali, Nerisa, Toluca e Roatàn; qui per molti secoli venivano confinati i personaggi scomodi. Selvaggia e tribale, vi vivono molte dionee.

Melidissa: Un tempo era la regina dei Sette Mari, ma secoli di guerre e scontri con le altre nazioni ne hanno fiaccato la potenza. Ha tentato varie volte di conquistare Nohokai, una volta anche schiavizzando delle dionee.

Tra queste due nazioni non corre proprio buon sangue.

 

Fine intro! Ora vi lascio alla lettura!

 




Umani, che gente buffa... un po' triste in effetti, ma immagino sia inevitabile esserlo quando non si ricordano tanti anni, i primi, forse i più importanti. Io il giorno della mia nascita non vorrei mai dimenticarlo, in effetti non potrei visto quanto ci penso. L'inizio è un po' confuso, come quando hai troppi pensieri per la testa e non riesci a metterne a fuoco nemmeno uno.

Poi tutto è cambiato. D'improvviso sentivo un forte vento caldo sulla pelle, la pelle! forse non vi rendete conto, io .. sentivo! e non sentivo, come le emozioni che stanno dentro, tra la testa e i visceri, ma sentivo per davvero quello che c'era attorno a me! c'era un intorno e c'ero io! Io!! Proprio io, tutta fatta e finita! sentivo quel vento caldo sulla pelle, l'aria profumata nei polmoni, poi piano ho aperto gli occhi, e tra gli strani fuocherelli sospesi nell'aria, ho visto Gualfredo. Lui era inginocchiato accanto a me,  azzurro intenso come il cielo, mi sorrideva e mi porgeva una veste leggera. Sempre col suo sorriso pacifico, mi ha aiutata ad indossarla, dico aiutata ma ha fatto tutto lui.. non è cosi facile riuscire a muoversi! e non è nemmeno facile concentrarsi quando attorno ci sono cosi tante direzioni in cui guardare e scoprire cose! Se non mi fossi concentrata non avrei visto Randolfo, con la sua carnagione rosso rubino, stava poco distante da noi e teneva le briglie di un cavallino attaccato ad un carretto.

Ovviamente mica le sapevo tutte quelle cose, e non lo conoscevo Gualfredo, e nemmeno Randolfo e non sapevo cosa fosse quella distesa azzurra sopra la mia testa, o quella che avevo sotto il sedere e nemmeno tutto il resto, ma con il tempo le ho imparate tutte! ci ho messo un po' di anni, ma ora le so!
Ero cosi affascinata dall'ambiente che mi sono accorta dei bracciali solo quando Randolfo me li ha fatti notare verso sera, che sciocca, li avevo proprio addosso, e non mi ero accorta di quei due oggetti luccicanti che avevo ai polsi. Gualfredo  e Randolfo hanno iniziato a spiegarmi ogni cosa, all'inizio li capivo molto poco, le parole era tante e non volevano entrarmi tutte nella zucca, ma anche se non comprendevo ciò che dicevano,  non potevo fraintendere i sorrisi e gli sguardi dolci.
 Di nuovo avevo anche un nome! L'ho scelto una delle prime sere, davanti ad un fuocherello,  Gualfredo e Randolfo ne  elencarono diversi, e io ho scelto questo. Arisinda. Mi sembrava cosi.. morbido, mi piaceva tanto muovere tutta la bocca per dirlo. Cosi, con il mio nome, le gambe, i bracciali e tutto il resto, ho iniziato la mia vita con Gualfredo e Randolfo.
I primi giorni sono passati in una calma contemplazione, poi ho preso confidenza col mio corpo, riuscivo a muovermi in modo decente, e di calmo non c'è stato più molto. Insomma, dovevo far pratica, era impossibile star fermi! Per fortuna Randolfo aveva gambe più lunghe delle mie e evitava che mi cacciassi nei guai.

Di giorno ci spostavamo quasi sempre, la sera ci accampavamo nelle grotte o trovavamo ospitalità. Con il tempo ho imparato tanto: Gualfredo era un buon medico, più antico, infatti era molto posato, sempre calmo e rilassato, la sue pelle assumeva le sfumature dell'azzurro, che ricordava tanto le sfumature di alcuni fiori, e girava il mondo per stabilizzare noi eterei. Randolfo invece  era stato un combattente ma si era stufato della battaglie e aveva deciso di seguire il suo amico; aveva un carattere più giocoso e impulsivo, lui cambiava spesso colore, ma era facile vederlo di un bell'arancione o di un rosso carico. Solitamente affidavano gli eterei "neonati" alle altre persone che assistevano alla stabilizzazione, quando sono apparsa io non c'era nessuno, cosi avevano deciso di prendermi con loro.
 Entrambi erano natii di Melidissa, mentre io sono nata su Toluca, a Nohokai. Ho viaggiato con loro 12 anni, anche se è difficile tenere il conto quando ci sono tante cose a cui interessarsi. Spesso ci fermavamo qualche tempo nei villaggi che incrociavamo quando c'era più bisogno.
Io approfittavo delle soste per esplorare i boschi, così misteriosi e pieni di creature fantastiche. Ho imparato a mie spese che le dionee sono bellissime ma poco socievoli.. Alla fine Gualfredo ha dovuto insegnarmi a curarmi le ferite, così che non dovessi sempre correre da lui. Randolfo, vedendo la mia bravura nel prenderle dagli altri, mi ha insegnato invece come fare a difendermi ed essere offensiva, così da poter continuare le esplorazioni senza dover temere quelle antipatiche delle dionee.

Eravamo giunti da qualche mese sull'isola di Roàtan, stavamo in un villaggetto  poco distante dalla capitale, Gualfredo era molto impegnato con una donna gravida, Randolfo invece passava le giornate con il fabbro, un uomo massiccio dai grandi baffi neri che cercava modi nuovi per forgiare armi; abbandonata a me stessa io giravo per il villaggio. Un giorno mi è comparsa davanti una vecchina, mi arrivava sotto al naso e camminava appoggiandosi ad un bastone ritorto: inizialmente pensavo fosse una dionea tanto la sua pelle era rugosa e cotta dal sole. Quella donna mi incuriosiva, non avevo altro da fare, quindi ho iniziato a starle dietro, ad una discreta distanza per osservarla: se ne andava per il paese borbottando arrabbiata, ma tutti la salutavano con affetto. Quando poi si è accorta che la seguivo si è girata e mi ha dato una bastonata proprio in testa: quella buffa vecchietta era nodosa come il suo bastone ma i suoi riflessi avrebbero fatto invidia a chiunque. 
"Perché un'eterea mi segue? Cosa vuoi?" sbottò lei, "Non voglio nulla, solo vedere cosa  fai. Possa sapere come ti chiami?" le risposi. "Sono  Maaret e non mi piacciono le eteree che spiano le persone".  "Io invece mi chiamo Arisinda e se mi inviti a seguirti smetto di spiarti" le dissi col più sincero sorriso. Lei  sputò tre volte per terra "maledetta Melidissa... Invasori spudorati. Vieni con me, delle braccia giovani son buone per zappare ". Mi portò nel suo orto, pieno zeppo di fiori appariscenti e piante rigogliose e mentre se ne prendeva cura, iniziò ad insegnarmi i nomi di quelle splendide erbe, ovviamente non prima si avermi indicato una zona di terra e una zappa.

La sera tornai esausta, ma estremamente contenta ed entusiasta di tutte le nuove conoscenze che mi erano state offerte. Parlai di lei a Gualfredo e lui mi disse di essere contento che questa signora si interessasse a me. Mi parlò del fatto che ognuno deve cercare il proprio posto nel mondo, e che forse il mio era lì con lei.

  
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