Libri > La canzone di Achille
Segui la storia  |      
Autore: Callisto08    22/08/2016    4 recensioni
[La canzone di Achille]
Avete mai letto "La Canzone di Achille", di Madeline Miller?
Beh, spero di sì.
Qui, Achille e Patroclo sono trasportati nel mondo moderno. Potranno cambiare i luoghi e i costumi, ma il loro amore rimane lo stesso.
Dopotutto, chi può biasimarli? Not even the Gods above.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Not even the Gods above*
Capitolo 1
 
 
 
 
 
 
C'è un limite a tutto.
Questo pensò Patroclo quando la sveglia iniziò a strillare, come ogni mattina, ancora prima che l'aurora dalle dita di rosa* dipingesse il cielo.
Grugnì, e seppellì la faccia nel cuscino, costringendosi però a tenere gli occhi aperti contro il tessuto ruvido, per paura di riaddormentarsi.
Tentò di richiamare alla mente tutti i motivi per cui aveva bisogno di quel lavoro che lo costringeva ad alzarsi ad orari disumani, ma non gli venne in mente nulla.
Certo, sapeva che aveva qualcosa a che fare con la scuola di medicina e l'enorme prestito studentesco che doveva ripagare, ma era ancora troppo presto per mettersi sulla graticola da solo.
 
Innanzi tutto non aveva ancora preso il suo tè alle erbe.
Non che avesse qualche effetto vero, dato che conteneva il minimo sindacale di caffeina. Il fatto è che Patroclo detestava proprio il sapore del caffè. Non capiva come facessero tutte quelle persone ad ingurgitare quel liquido nero e sgradevole, al cui solo pensiero la sua gola si chiudeva.
 
Con uno sbuffo che andò perso nella stoffa della federa, Patroclo diede un colpo di reni e riuscì in qualche modo a sollevarsi dal letto. Il pavimento della camera era ghiacciato sotto i suoi piedi nudi, e Patroclo si maledì per la millesima volta per non essere ancora andato a comprare un nuovo paio di pantofole, dato che le sue, dopo anni di servizio, avevano finalmente ceduto.
Il problema è che non aveva sul serio tempo di respirare.
 
Tra le otto ore fisse di lezione ogni giorno e i turni prima e dopo non aveva nemmeno trovato il tempo di passare un momento al centro commerciale per un paio di pantofole nuove. Per non parlare de vestiti. Le sue magliette erano ormai talmente logore da fare intravedere la pelle sotto, ma a Patroclo non importava. Non poteva permettersi di spendere soldi in vestiti quando a mala pena gli bastavano per pagare l'affitto dell'appartamento che divideva con altri cinque ragazzi e per comprarsi il cibo. Fortuna che non mangiava molto.
 
Si infilò nella doccia alla velocità della luce, prima che uno a caso dei suoi maledetti coinquilini la occupasse per mille fottute ore, come al solito.
Erano in sei e avevano un solo bagno. Non c'è altro da aggiungere.
 
Lasciò che l'acqua (appena tiepida, ovviamente, perché era impossibile che arrivasse della normale acqua calda) gli scorresse addosso e portasse via i residui degli incubi della notte precedente.
 
O di tutte le altre notti, per quello che valeva. Faceva sempre lo stesso, terribile sogno. Era un ricordo, più che altro.
Il ricordo di suo padre, Menezio, che gli diceva di sparire dalla sua vista e dalla sua casa, che non era più suo figlio.
Era successo per davvero, ed era stato il giorno del diciottesimo compleanno di Patroclo, in cui aveva deciso finalmente di dire a suo padre che era gay. Se ne era reso conto anni prima, ma aveva deciso di tenerlo segreto perché suo padre non era dei più comprensivi, allenava una squadra di rugby e si vergognava già abbastanza del suo unico figlio, basso e mingherlino, leggero come un fuscello, che non sapeva nemmeno da dove cominciare a tenere una palla.
Insomma, glielo aveva detto e suo padre l'aveva cacciato di casa su due piedi, tirandogli dietro la sua roba e dicendogli di non farsi più vedere.
Ogni tanto andava a trovare sua madre, alla casa di cura, ma lei non lo riconosceva quasi più.
Patroclo aveva pensato a quanto fosse ironico, che nessuno dei suoi genitori lo riconoscesse come figlio, per motivi diametralmente opposti.
 
Ad ogni modo, a quei tempi era gi stato accettato alla facoltà di medicina, quindi non aveva perso tempo a fare richiesta per un prestito studentesco, e nel frattempo a trovare un posto in cui vivere ed un lavoro.
 
Per la casa era stato abbastanza facile.
Gli era bastato andare nel peggiore quartiere della città, cercare l'appartamento più piccolo e affollato ed il gioco era fatto. I suoi coinquilini l'avevano guardato da subito con sospetto, ma Patroclo credeva fosse la paranoia causata dall'hashish che assumevano. Aveva fatto immediatamente mettere una serratura alla porta della sua camera. Di loro non sapeva altro.
 
La ricerca del lavoro era stata più complicata. Nessuno voleva un ragazzino impegnato all'università per otto ore al giorno.
Alla fine, per un colpo di fortuna, aveva trovato un posto come commesso da Opunte's, il piccolo supermercato alimentare non troppo lontano dalla sua università. I turni erano duri, andavano dalle 5.30 del mattino alle 8, e dalle 16.30 alle 21 di sera, tutti i giorni della settimana, domeniche incluse. Era dura, ma la cosa positiva era che, tranne nelle ore centrali del pomeriggio, non veniva praticamente nessuno in negozio, e lui poteva studiare in pace.
I turni centrali, quelli durante i quali Patroclo era all'università, li copriva Briseide, una bellissima ragazza dalla pelle scura e gli occhi color cioccolato, che presto era diventata la migliore (e unica) amica di Patroclo.
 
Se lui era taciturno e riservato, lei era chiacchierona e solare, ed era riuscita a farlo aprire. Lei spesso rimaneva oltre il suo turno per fargli compagnia, o arrivava un po' prima, la mattina. Patroclo le voleva molto bene.
 
Uscì dalla doccia tremando e si preparò in un lampo. Finì di infilare i libri nella borsa di tela sgualcita, se la buttò sulla spalla, chiuse la porta della camera a tripla mandata e si trascinò fuori dall'appartamento, e poi ancora fuori dal palazzo.
 
L'aria di inizio aprile era frizzante, il cielo era ancora buio e la nebbia rendeva tutto ancora più difficile.
A tentoni arrivò alla grata alla quale aveva ancorato la sua bicicletta con una catena poderosa, per la quale aveva speso una piccola fortuna, ma era stato un chiaro investimento, la liberò e pedalò nella nebbia, più addormentato che sveglio, lasciandosi guidare dalle sue gambe, che conoscevano la strada a memoria.
 
 
 
 
***
 
 
 
Erano le 5.20 quando Patroclo arrivò al negozio e tirò su la saracinesca.
Portò la bicicletta dentro con sé, e aspetto pazientemente Nestore, il fornitore, che arrivò puntualmente dieci minuti dopo, scaricando la frutta fresca in negozio e aiutando Patroclo a sistemarla negli espositori. Era gentile, quell'uomo.
 
- E allora, Pat, come sta andando l'università? - gli chiese con il solito sguardo benevolo e interessato.
 
Lui scrollò le spalle e gli rivolse un sorriso timido.
- Va bene, impariamo un sacco di cose -
 
- Mh - commentò Nestore annuendo come se capisse. Magari lo faceva davvero. - E per il resto tu stai bene? Ti vedo più magro -
 
- Sto bene -
 
Le loro conversazioni non erano mai lunghe, entrambi erano riservati e silenziosi, ma erano arrivati a volersi bene, nel corso di quei due anni.
 
Nestore andò via poco dopo sul suo camion, sventolando una mano fuori dal finestrino e offrendo a Patroclo un sorriso affettuoso.
 
Il negozio era perfettamente in ordine, il cartello "Aperto" era stato esposto. Non c'era più niente che Patroclo potesse fare, se non aspettare che Briseide arrivasse, di solito intorno alle 7.30, per poter correre a lezione.
Aprì la sacca, tirò fuori il libro di anatomia (le fotocopie, ovviamente) e vi infilò il naso dentro.
 
 
 
***
 
 
 
 
Il sole era già sorto da un po', e Patroclo stava leggendo un saggio del professor Chirone sulla fisiologia quando il campanello della porta rivelò che qualcuno era appena entrato.
Patroclo alzò lo sguardo distrattamente, e quello che vide lo colpì con la forza di un pugno allo stomaco.
 
Era un ragazzo.
Indossava dei pantaloni della tuta che gli arrivavano al ginocchio e una canottiera che fasciava perfettamente il suo torso scolpito. La sua pelle era chiara e coperta da un sottile strato di sudore lucido.
 
Patroclo dovette controllare di avere la bocca chiusa, quando i suoi occhi si poggiarono sul viso del ragazzo.
 
Sembrava che un artista avesse preso il miglior marmo del mondo e lo avesse scolpito con una piuma. Fu questo il primo pensiero di Patroclo.
 
Aveva gli occhi verdi come il sottobosco e i capelli biondi e ricci, legati in un groviglio disordinato, ma in qualche modo maledettamente attraente.
Le sue lunghe dita lasciarono la maniglia dopo aver chiuso la porta e corsero agli auricolari, che il ragazzo tolse dalle orecchie e ripose con noncuranza nella tasca dei pantaloni.
 
- Ciao - gli disse con un sorriso.
 
- Oh, uhm, ehi… volevo dire, ciao - balbettò Patroclo arrossendo e grattandosi la guancia, incontrando gli occhi dell'altro. Qualcosa tremò, nel suo petto.
 
Lui rise appena ma senza accenno di scherno.
- Ti capisco, è mattina presto per tutti - commentò sorridendo ancora e avvicinandosi al bancone dietro il quale Patroclo stava studiando.
- Ti disturbo? - chiese sorridendo ironicamente ed indicando i fogli sparsi.
 
- Oh, uh, no. Non dovrei farlo in realtà, ma la mattina non viene mai nessuno, di solito - disse Patroclo giocando nervosamente con l'angolo di una fotocopia.
 
- Mi sono appena trasferito in questo quartiere, ho sempre vissuto dall'altra parte della città - spiegò tranquillamente il ragazzo, sembrando totalmente ignaro del tornado interiore di Patroclo.
 
- Benvenuto - commentò stupidamente, sentendo subito la punta delle orecchie andare a fuoco -Ad ogni modo… posso aiutarti? - si affrettò ad aggiungere.
 
- Sì, in realtà - disse il ragazzo girandosi e avvicinandosi agli espositori della frutta - I miei amici mi dicono che qui è tutto ottimo. Vorrei della frutta -
 
- Oh, sì, perfetto - disse Patroclo affrettandosi ad alzarsi e a prendere i guanti igienici e una busta di carta - Cosa avevi in mente? -
 
- Dammi quello che compreresti tu -
 
Patroclo sbatté le palpebre, guardando il ragazzo, dubbioso, cercando dove fosse la fregatura. Quando lo vide sorridere, si rilassò. Niente di male poteva celarsi dietro un sorriso del genere.
Guardò con attenzione tutta la frutta che Nestore aveva portato quella mattina, cercando di decidere.
Il suo sguardo venne catturato da una piccola quantità di fichi dalla buccia scura. Sembravano pieni e succosi, deliziosi già solo da guardare. Si leccò le labbra.
 
- Io comprerei quelli - affermò indicando i fichi con un dito - Sembrano buonissimi e poi, beh, io adoro i fichi, quindi sì, decisamente quelli. Vanno bene? - chiese timidamente.
 
Il ragazzo gli rivolse un sorriso che avrebbe potuto illuminare una città.
- Vanno benissimo - si limitò a dire, non lasciando Patroclo con lo sguardo mentre riempiva il sacchetto di carta e lo poggiava sulla bilancia.
 
- D'accordo, uhm, fanno 5.40 -
 
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca una banconota da 10 e gliela porse.
- Tieni il resto, sei stato un consigliere fantastico -
 
Patroclo lo fissò per un momento, poi abbassò lo sguardo e gli porse il resto.
- Non posso accettarlo, ma grazie lo stesso -
 
Il ragazzo aggrottò appena le sopracciglia ma non disse nulla, riponendo le monete in tasca e poggiandosi contro il bancone.
 
- Okay, almeno dimmi come ti chiami allora. Io sono Achille -
 
- Patroclo - rispose stringendo la mano che l'altro gli aveva porto. Era deliziosamente morbida e calda.
 
- Pa-tro-clo - scandì il ragazzo, Achille, accarezzando ogni lettera con la lingua. Nessuno aveva mai pronunciato il suo nome con quella cura. Sentì un brivido scorrergli lungo la schiena. - E' un bel nome -
 
- Grazie, anche il tuo lo è - rispose arrossendo, sentendo formicolare la pelle della mano che aveva toccato quella di Achille.
 
Lui ridacchiò.
- Significa "dolore dei popoli", un concetto un po' strano da voler imporre su un bambino -
 
Patroclo non poté impedirsi di ridere a sua volta.
Achille sorrise soddisfatto e tirò fuori tre fichi dalla busta iniziando a lanciarli in aria e riprenderli, come un giocoliere.
Le sue mani si muovevano velocemente in modo quasi innaturale, e bloccavano i frutti in una presa leggera ma sicura.
 
- Prendi - gli disse ad un certo punto, lanciandogli un fico, che atterrò dolcemente sulle sue mani leggermente aperte.
 
- Grazie - sussurrò giocando con il frutto nelle sue mani, tiepido del calore di Achille.
 
- Merda, non credevo fosse così tardi - disse guardando l'orologio - Devo andare - disse a Patroclo con un adorabile sorriso di scuse. - E' stato un vero piacere conoscerti, davvero -
 
Un secondo dopo era fuori dalla porta.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
- Hai idea di chi sia la persona che è appena uscita da qui?! - esclamò Briseide entrando un attimo più tardi con gli occhi spalancati, indicando con il pollice la porta, dalla quale Achille era appena uscito.
 
Patroclo non le rispose, impegnato com'era a fissare da attraverso il vetro le spalle larghe del ragazzo, mentre lui si allontanava lungo la strada.
Si sentiva ancora come se una mano invisibile avesse preso le sue viscere e le stesse stringendo con forza. Achille.
Era perfetto, nessun altro aggettivo poteva descriverlo.
 
Irraggiungibile, aggiunse una vocina malefica nella sua testa, e Patroclo fu costretto a concordare. Perfetto e irraggiungibile.
 
- Ehi, lover boy! -
 
Bris fece schioccare le dita davanti ai suoi occhi, e Patroclo si riprese con un singulto sorpreso.
 
- Uh? -
 
- Dicevo, hai idea di chi sia quello lì? -
 
- Uhm, no. Chi è? -
 
- O dei, sei davvero senza speranza, non è vero? - commentò Briseide alzando gli occhi al cielo e trascinando Patroclo per un braccio fino a farlo sedere su una pila di cassette di frutta vuote.
 
Patroclo si lasciò condurre, e una volta seduto, iniziò a spingere distrattamente con la punta del piede un acino d'uva che era caduto a terra.
La sua testa era ovattata, non riusciva a smettere di pensare a quei ricci biondi, agli occhi verdi screziati d'oro, alla fronte larga, coperta da un sottile strato di sudore, ai muscoli definiti delle braccia, alla curva della sua mascella. Ma non era tutto, il problema era proprio questo. Quello che lo aveva fatto andare fuori di testa non era il suo aspetto, ma il modo in cui si era comportato.
Era stato gentile, dolce e affascinante senza nemmeno sforzarsi, senza rendersene conto. Aveva fatto sentire Patroclo… importante, per qualche minuto.
 
- Sai almeno come si chiama? -
 
- Achille - rispose Patroclo sorridendo appena al ricordo di quel nome, duro e mascolino, che era scivolato fuori dalle sue labbra quando si era presentato.
Dio, le sue labbra…
 
- Già, Achille. Tutti conoscono Achille! -
 
Patroclo aggrottò le sopracciglia, finalmente incontrando lo sguardo di Briseide.
- Perché? -
 
Lei sbuffò un sorriso e gli scompigliò i capelli.
- Perché, zuccone, Achille è il leader della band più famosa della città! Mai sentito parlare dei Trojan Horses? -
 
Patroclo scrollò le spalle. Non aveva una tv, e usava i computer dell'università quando doveva fare un lavoro.
- No, mi spiace -
 
- Come faresti a vivere senza di me, Pat? - lo prese in giro Briseide, sedendosi accanto a lui - Ad ogni modo, i Trojan Horses sono una band fantastica, fanno musica rock ma ogni tanto scrivono anche qualche ballata romantica. Achille è il cantante, e suona anche la chitarra, è dannatamente bravo -
 
Patroclo non stentava a crederci.
 
- Sono molto famosi? -
 
- In città li conoscono tipo tutti, e si stanno pian piano facendo una fama anche nel paese. Aiuta il fatto che i genitori di Achille finanzino i tour quando mancano gli sponsor. Sono tipo due amministratori delegati… uhm, hai presente la compagnia di crociere, la Nereids Cruises? Ecco, il proprietario è il nonno materno di Achille. E suo padre ha un'altra compagnia, ma i giornali non ne parlano mai, quindi non ho idea di come si chiami. -
 
- Uh, beh, sai che sono una frana con il gossip e il mondo dello spettacolo in generale - si giustificò Patroclo facendole un sorrisetto.
 
- Sì, lo so, credimi, e soffro per questo fatto - commentò lei mettendosi una mano sulla fronte come un'attrice consumata. - Ma le cose potrebbero cambiare, non è così? - aggiunse con un sorriso da gatta - Sembra che quel pezzo di gossip abbia attirato la tua attenzione -
 
Patroclo diventò rosso come un peperone, fece per dire qualcosa ma Briseide lo zittì con un cenno della mano.
- No, non tentare nemmeno di negarlo, ti conosco come l'interno delle mie tasche. E sappi che voglio il premio come migliore amica del mondo, per quello che sto per dirti -
 
- Cosa? -
 
- Non so se ricordi mia cugina Criseide. Sì, lo so, i nostri genitori hanno avuto tanta fantasia nel metterci i nomi. Comunque, si da il caso che lei sia amica con i membri della band perché è stata per qualche tempo insieme al loro manager, Agamennone. Mi ha fatto sapere che stasera faranno un'apparizione a sorpresa all' Aulis, il pub qui dietro -
 
Patroclo la guardò ad occhi spalancati. Magari avrebbero potuto…
 
- Costa… costa molto andare in questo pub? -
 
Briseide sorrise e gli prese la mano.
- Non costa niente, tesoro -
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Alle 10 e 15, Briseide e Patroclo entrarono all'Aulis.
 
Il locale era abbastanza buio, illuminato solo da torce appese alle pareti che coloravano i muri di bagliori sanguigni. Nell'aria aleggiava buona musica, un vecchio disco dei Guns n' Roses che Patroclo conosceva bene. Era una delle cose che suo padre gli aveva tirato dietro quando lo aveva cacciato di casa, e non lo ascoltava da allora.
 
- Mi piace! - commentò alzando i pollici in direzione di Bris, che gli rispose alzando gli occhi al cielo con un sorriso, e trascinandolo verso il bancone del bar.
 
- Due birre - urlò al barista per sovrastare la musica ad alto volume, alzando due dita per chiarire meglio. Il tizio, un uomo pelato e nerboruto, le fece un segno affermativo gettando un'occhiata non proprio velata al decolleté di Briseide, e porgendole poco dopo due bicchieri.
Lei pagò issandosi sul bancone ed infilandogli una banconota nella tasca, prima di fargli l'occhiolino e allontanarsi, porgendo a Patroclo la sua birra.
 
- Quanto ti devo? -
 
Lei ridacchiò.
- Offro io. O meglio, ha offerto lui, dato che gliene ho pagato una sola. Il porco era troppo concentrato a guardarmi le tette per accorgersene. Su, cerchiamo mia cugina! -
 
Patroclo rise e afferrò la sua mano per non perdersi nella folla.
Briseide sosteneva che praticamente nessuno lì sapesse dell'imminente esibizione di Trojan Horses, il che significava che quel posto era sempre dannatamente affollato.
Tentò di reprimere una fitta di nostalgia al pensiero che lui non avrebbe potuto avere una vita del genere.
Non doveva pensarci, doveva godersela e basta.
 
La cugina di Briseide era una ragazza esuberante e chiassosa. Quando li vide gettò le braccia al collo ad entrambi, nonostante non avesse mai visto Patroclo in vita sua fino a quel momento, ma lui non riuscì ad esserne infastidito. Carpe diem, no?
 
- I ragazzi saliranno sul palco a momenti. Certo, faranno solo un paio di canzoni, ma è un modo super carino di pubblicizzare il concerto della settimana prossima, non trovate? -
 
Patroclo annuì meccanicamente, sorridendo appena. Aveva gli occhi già piantati sul palco. Achille.
 
E uscirono davvero, pochi minuti dopo.
Le urla stupefatte dei fan confermarono le ipotesi d Briseide. Sul serio non avevano idea che sarebbero stati lì.
 
Achille era magnifico. Indossava dei pantaloni stretti, scarpe a punta e una camicia leggermente sbottonata. I ricci biondi, non troppo lunghi, gli incorniciavano il viso dalle fattezze definite ma non spigolose. I grandi occhi verdi luccicavano divertiti e orgogliosi mentre guardava lo stuolo di fan accalcarsi sotto il palco.
 
- Buona sera a tutti! - annunciò con un gran sorriso, tenendo il microfono vicino alle labbra.
Quelle labbra…
 - Siamo davvero contenti che la nostra piccola sorpresa sia riuscita, stasera. Non staremo a lungo, ma se volete di più, siete tutti i benvenuti martedì prossimo al nostro concerto, all'Achaios Arena! -
 
Era così sicuro di sé, parlare in pubblico gli veniva naturale come intrattenere una conversazione qualsiasi. Patroclo sorrise, guardando come la luce dei faretti gli illuminava la pelle, e sentì una fitta allo stomaco.
 
- Va bene, va bene - sorrise, sovrastando l'urlo dei fan - La prima canzone la conoscete tutti, quindi cantatela con me! -
 
Dietro di lui le luci si abbassarono, e il gruppo iniziò a suonare.
 
- Oddio, è "Accidentally in love*"! - esclamò Briseide iniziando a saltare a tempo della batteria, suonata da un ragazzo nerboruto, che teneva il tempo muovendo la testa avanti e indietro - E' una delle mie preferite, è fantastica! -
 
Ma poi Achille iniziò a cantare.
 
Patroclo dovette appoggiarsi al tavolo dietro di sé per impedire alle ginocchia di cedere. La sua voce aveva un timbro graffiato e profondo, basso ma versatile.
Cantava tenendo il microfono con sicurezza, tra il pollice e l'anulare della mano destra, e sorrideva. Questo, più di tutto, colpì Patroclo.
Achille stava sorridendo dolcemente, quel tipo di sorriso rilassato di chi si trova completamente a proprio agio, di chi ama quello che fa e sa che lo sta facendo bene.
Ogni tanto si passava la mano sinistra tra i capelli, ma per il resto era inarrestabile.
Saltava, correva, abbracciava i suoi compagni di band, sorrideva ai fan. Attirava l'attenzione completamente su di sé, come una fiamma fa con una falena. Sarebbe potuto essere da solo su un palco immenso e lo avrebbe riempito lo stesso.
 
La canzone era molto divertente, orecchiabile e romantica. Patroclo non poté fare a meno di chiedersi per chi avessero scritto quella canzone.
 
Quando le ultime note scemarono, la fronte di Achille era imperlata di sudore come quella mattina, quando si erano incontrati, ma il suo sorriso era largo e accecante.
 
- Mio dio, ragazzi, siete fantastici! - urlò rivolto al pubblico, che rispose strillando eccitato - Adesso, a chi va di vivere di una preghiera? -
 
Il pubblico sembrò esplodere, mentre le note di un'altra canzone iniziavano a risuonare nel pub.
Era molto più rock dell'altra, il testo e la musica mille volte più complicati, ma trascinarono lo stesso i fan in un'euforia generale che avvolse anche Patroclo, che al secondo ritornello si ritrovò già a cantare le parole con gli altri.
 
-"Whooah, we’re half way there,
  oh-oh! Livin’ on a prayer 
  Take my hand and we’ll make it – I swear, 
  oh-oh! Livin’ on a prayer!" -
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
- Dai, vieni, ti presento io! - Criseide afferrò la mano di Patroclo e lo trascinò verso il punto in cui Achille stava chiacchierando con un gruppo di persone che lo avevano accerchiato dopo la fine di quella breve esibizione.
 
Sul palco gli era sembrato meraviglioso, le luci tutte su di lui, e la sua elegante ed inconsapevole aura di fascino che attirava tutti gli sguardi, facendolo sembrare bellissimo e irraggiungibile.
Adesso invece sembrava quasi una persona normale, con i ricci biondi tutti scombinati e la pelle della fronte lucida di sudore, mentre rideva e scherzava con un gruppo di amici. Patroclo non poté fare a meno di pensare quanto fosse straordinario.
 
- Ti prego, Criseide, non c'è bisogno! - gemette Patroclo tentando di opporre resistenza al braccio che lo tirava inesorabilmente in avanti.
 
- Non essere stupido, ci penso io! - disse con noncuranza, tirandolo in avanti, finché non si fermò e gli toccò la spalla.
- Ehi, grande uomo! -
 
La voce di Criseide risvegliò Patroclo dai suoi pensieri, e con un singulto si accorse che erano arrivati davanti a lui. Sentì le guance tingersi di rosso, e ringraziò mentalmente la penombra del locale.
 
- Crissie! - esclamò Achille sorridendole apertamente e stringendola in un abbraccio caloroso. Quando si staccarono stava ancora sorridendo.
 
- Grande concerto, siete stati bravissimi! Non vedo l'ora di vedervi la settimana prossima! A tal proposito, volevo presentarti un nuovo fan, è un mio amico, si chiama… -
 
- Patroclo - completò Achille, fissando i suoi occhi meravigliosi in quelli scuri dell'altro ragazzo, l'espressione sorpresa.
 
- Ti ricordi? - chiese Patroclo spalancando gli occhi e sentendo un'altra ondata di quel calore traditore salirgli lungo il collo.
 
Non poteva impedirlo, le iridi verdi screziate d'oro di Achille gli stavano scavando la pelle, sembravano capaci di fare un buco ed arrivare fino alla sua anima.
 
- Come avrei potuto dimenticarmi di te? -
 
Patroclo aprì e chiuse la bocca un paio di volte, ormai arrendendosi al fatto di essere arrossito come una scolaretta, e si mordicchiò il labbro inferiore per impedire ad un sorriso incredulo di sfuggirgli dalle labbra.
Si ricordava di lui! Avevano parlato per poco tempo, quella mattina, ma Achille si ricordava di lui.
 
- Va bene - si intromise Crissie alzano gli occhi al cielo e sorridendo in direzione dei due - Io vado a cercare mia cugina, buona serata! -
 
Patroclo avrebbe voluto davvero girarsi ed impedirle di andare via, ma il suo sguardo era rimasto incatenato a quello di Achille, che fece alla ragazza solo un gesto col capo, senza smettere di guardarlo.
 
- Allora, come va? -
 
- Bene. Uhm… il concerto è stato… siete stati bravissimi - balbettò Patroclo grattandosi nervosamente la nuca.
 
Achille sorrise leggermente, piegando la testa ed esponendo il lungo collo muscoloso allo sguardo assetato di Patroclo.
- Grazie - il suo era un sorriso timido, quasi impacciato da quel complimento, come se non ne ricevesse centinaia al giorno, come se gli importasse davvero.
- E' stato il tuo primo concerto dei Trojan Horses? -
 
Patroclo arrossì, annuendo.
- Sì, non sono uno che esce spesso. Non ho mai molto tempo -
 
Achille sorrise.
- Sono contento che tu abbia trovato il tempo, stasera. - si schiarì la gola - Allora oggi davvero non sapevi chi fossi? -
 
Patroclo arrossì.
- Scusa -
 
- No, non scusarti - disse sorridendo l'altro - E' stata una piacevole novità. Tu sei una piacevole novità -
 
Patroclo si morse un labbro, indeciso se sentirsi insultato o lusingato. Ma l'espressione di Achille era totalmente aperta e speranzosa, e Patroclo non poté non aprirsi in un sorriso. Sembrava che l'altro non avesse nemmeno pensato che la sua affermazione potesse essere offensiva.
 
Meravigliosa, affascinante inconsapevolezza. Patroclo non aveva mai saputo cosa volesse dire davvero, fino ad ora.
 
 
 
 
 
 
Note
 
* Il titolo è preso da You&I , canzone degli One Direction che sembra scritta apposta per "La canzone di Achille", secondo me!
* Tutte le canzoni (come in questo caso, 'Accidentally in love' dei Counting Crows e 'Livin' on a prayer' di Bon Jovi) sono, in questa storia, scritte e cantate dai Trojan Horses, quindi non cover.
 
 
 
 
 
 
 
 
Mon Petit coin
 
Ciao a tutti!
Se state leggendo questo significa che mi avete regalato dieci minuti del vostro tempo per leggere il primo capitolo di questa piccola fic dedicata ad Achille e Patroclo, personaggi dell'Iliade ma anche protagonisti del favoloso libro di Madeline Miller, La canzone di Achille.
Che dire, vi ringrazio tantissimo, vi ricoprirei di baci se potessi! XD
Fatemi sapere cosa ne pensate!!
 
All the love xx
Callisto
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La canzone di Achille / Vai alla pagina dell'autore: Callisto08