Il futuro di
Jongin è racchiuso in una frase, tatuata
nell’incavo interno del bicipite
sinistro. E lo stesso vale per altri sette miliardi circa di individui.
Al
raggiungimento del decimo anno di età, ogni essere umano si
ritrova una scritta
impressa sulla tenera pelle infantile; inchiostro indelebile mescolato
al
sangue, che compare come per magia e abbandona il corpo al momento
della morte.
Quel tatuaggio, diverso per ognuno, ne segna il destino. In esso,
infatti, sono
riportate le parole che consentono di riconoscere la propria anima
gemella.
Sul braccio
di Jongin, ambrato e tonificato dai muscoli di un fisico ormai adulto,
spicca
una frase vergata in elegante corsivo. Ehi,
bel faccino. Jongin odia il suo tatuaggio, e non solo per il
penoso
tentativo di rimorchio che lascia sottintendere. Lo odia
perché lo considera
un’imposizione, un marchio a fuoco che lo cataloga come un
capo di bestiame.
Jongin detesta sapere di avere un’anima gemella da qualche
parte del mondo che
lo sta aspettando, forse addirittura cercando. Il solo pensiero di
appartenere
a priori ad un perfetto estraneo, di doverci trascorrere insieme il
resto della
propria vita, lo disgusta e lo atterrisce. Non vuole essere una pecora
o un
vitello. Non vuole che sia il fato a decidere per lui. Non accetta che
tutto sia
già stato stabilito.
Durante
l’adolescenza e la prima giovinezza ha tentato strenuamente
di opporsi a quella
che lui considera una maledizione bella e buona. Diversamente dai suoi
coetanei,
Jongin ha vissuto nel terrore di imbattersi nella persona a cui
è stato
assegnato da un capriccio del destino. Ogni giorno terminato senza
traumatiche
agnizioni, svenimenti o improvvise crisi di vomito è stato
da lui accolto come
una benedizione: ventiquattro ulteriori ore di libertà.
E’ questo che Jongin ha
sempre desiderato, in fondo. Poter scegliere di chi innamorarsi.
Costruirsi la
propria felicità. Decidere della sua vita. E così
ha fatto, senza mai
riuscirci.
Tra tutti
gli amori che lo hanno accompagnato nell’accidentato percorso
della crescita,
non ve ne è uno che sia andato a buon fine. Chanyeol ha
trovato l’altra metà
della sua mela in Yifan, grazie ad uno scambio culturale in Cina.
Zitao,
conosciuto ad un corso di hip hop, è in procinto di sposarsi
con Jongdae. Lu
Han, l’ultimo in ordine cronologico, lo ha lasciato dopo
appena un mese di
frequentazione per un certo Minseok. Jongin è circondato da
coppie felici, tra
cui quella formata dal fratello maggiore Joonmyun e Kyungsoo. Tutte
anime
gemelle. Disgustosamente affiatate, gioiose. Jongin guarda con sospetto
a
simili ostentazioni di serenità. Gli sembrano tutti vittime
di un lavaggio del
cervello. A ventotto anni suonati, vergine nel cuore ma non nel corpo,
non ha
cambiato idea. Piuttosto che subire una simile lobotomia sentimentale,
preferisce
crogiolarsi nella solitudine. E’ una sua decisione. Morire
completamente solo
non lo spaventa, al contrario. Non doversi angosciare per la sofferenza
di
qualcun altro è una piccola rivincita egoistica,
l’unica che può permettersi di
prendere, sulla sorte avversa.
E’ al
matrimonio di Jongdae e Zitao, dove è chiamato a fare da
testimone al suo ex,
che Jongin si pente della propria arroganza. Gli dèi
puniscono sempre gli
incauti mortali che osano sfidarli.
La cerimonia
si svolge in una magnifica isola dell’arcipelago polinesiano.
Gli sposi non
hanno badato a spese, regalando ai loro invitati una settimana di
vacanza e
festeggiamenti nell’incantevole atollo lambito dal mare
cristallino. L’altro
testimone, Baekhyun, è accompagnato da un ragazzo della loro
stessa età, che
presenta agli altri come suo cugino Sehun. Appena i loro sguardi si
incrociano,
Jongin capisce -sa istintivamente, schiavo del richiamo più
primordiale- che il
tempo è scaduto. Tante volte in passato si è
preso gioco degli avvertimenti rivoltigli
da parenti e insegnanti, delle cosiddette Tre Fasi che precedono il
riconoscimento tra anime gemelle.
La prima di
queste, ovvero la nausea, lo coglie all’istante, ed
è violenta. Tuttavia il suo
volto ha soltanto incominciato a velarsi di una patina sudata e malsana
quando
Sehun, seduto a diversi tavoli di distanza, entra nella seconda fase e
ha un
mancamento. Il panico, unito ad una certa eccitazione, serpeggia in
sala. I
sintomi dell’agnizione sono ben noti a tutti, ma potrebbe
comunque trattarsi di
un semplice calo di pressione dovuto al caldo. Baekhyun ed un gruppetto
di
persone si affrettano a scortare il corpo esanime del ragazzo in una camera del resort,
mentre qualcuno si
offre di chiamare la guardia medica. I curiosi vengono esortati a
restare dove
si trovano. Jongin, obbedendo ad un impulso oscuro e misterioso, si
infiltra
tra i soccorritori. L’occasione di scoprire la
verità si presenta tramite Baekhyun
che, imputando lo svenimento del cugino al clima estivo, lo adagia con
delicatezza su un divanetto e gli sbottona la camicia.
Il senso di
nausea si acuisce, Jongin fatica a reprimerlo. Benché
percepisca le proprie
ginocchia farsi deboli, in preda a forti tremiti, resiste stoicamente.
E
nell’istante stesso in cui Baekhyun si allontana per
domandare alla
receptionist acqua fresca e asciugamani, subito ne approfitta. Si
china
fingendo di auscultare il battito di Sehun, mentre con le dita gli
scosta il
lembo sinistro della camicia. Quella che sta attuando è una
violazione della
privacy, che il codice etico condanna. Non è moralmente
corretto sbirciare il
tatuaggio di un’altra persona senza il suo esplicito
consenso; in caso di flagranza
di reato, si è sottoposti ad una pesante sanzione
pecuniaria. A Jongin tuttavia
non importa di infrangere una legge. Lui deve sapere. Deve.
Bel faccino lo
dici a tua sorella, legge sulla
carnagione
innaturalmente chiara di Sehun. Il mondo sprofonda sotto ai suoi piedi.
Vorrebbe non aver accettato l’invito al matrimonio. Vorrebbe
non aver mai
conosciuto Zitao. Soprattutto, anche se riconosce
l’irrazionalità e la crudeltà
del proprio desiderio, vorrebbe che Sehun non fosse mai nato.
Non sviene.
Gli costa molto restare lucido e non gridare, però riesce a
mantenere una
parvenza di normalità fino a che l’altro, rendendo
vano l’arrivo del medico,
riprende i sensi. Jongin lo osserva frullare le ciglia, frastornato
dalla luce
splendente del giorno, e portarsi una mano alla fronte. Baekhyun
è ancora
lontano, del resto degli ospiti nessuna traccia. Il silenzio tiene loro
compagnia,
giusto una manciata di secondi.
“Ehi,
bel
faccino” la voce di Sehun risuona chiara, sebbene flebile. Il
sorriso è timido,
negli occhi brilla l’intero firmamento. Lo riconosce. Gli sta
offrendo se
stesso su un piatto d’argento.
Ma Jongin
non sa che farsene. “Devi avermi confuso con
un’altra persona. Scusami” con
passo lieve e codardo, camminando sui cocci del proprio cuore spezzato,
se ne
va.
Anche questa
volta per l’idea di base mi sono ispirata ad una fanfiction
inglese che
l’autrice ha rimosso dal web (tristezza infinita). Il pairing
era TaoKai, non
esattamente il mio genere, ma l’angst della storia mi aveva
conquistata.
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