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Autore: comefosseunchiodofisso    23/08/2016    0 recensioni
-Mh, Edith- incominciò Reid, verso la ragazza di fronte a lui -Colei...-
-...che lotta per la felicità- conclusero insieme. Lei gli sorrise, che si era fermato a guardarla, ovviamente non direttamente negli occhi. Spencer non era il tipo: "quelli come lui", così si descriveva egli stesso, restavano in disparte. Passavano inosservati, per lo più come acqua che scorre sotto i ponti. Silenziosamente, senza dare nell'occhio.
***
Come poteva lei? Cercava la felicità in ogni posto. Persino dove la perse. Persino dove gli avevano detto di non cercare. Spencer abbassò lo sguardo sui suoi occhi lucidi e nascose tutta la timidezza di cui era sottomesso e la strinse più forte che poteva, fino a sentirla dentro alle ossa. Fino a sentirla dentro al cuore.
***
Questa è la storia di Edith Anderson e Spencer Reid, due giovani introversi che si trovano a combattere insieme le difficoltà della vita. E tra sguardi, incomprensioni, sbagli, litigate, gelosie e intimità, i due si guardano negli occhi e capiscono cosa si prova ad amare veramente.
Spero vi possa piacere.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Non so Reid, è questo quello che dobbiamo capire...-
-Ragazzi- interruppe Jj, entrando in sala. -Sono scomparsi due adolescenti maschi.-
-Chiama Hotch- disse Reid, alzandosi e andando vicino alla lavagna. Jj chiamò e mise in vivavoce.
-Hotch...-
-Ho appena saputo.- rispose freddo.
-Chi sono?- chiese Garcia, con già le sue dita veloci vicino alla tastiera.
-Benjamin Sachs e Eric Dots.-
Garcia digitò i due nomi e cercò la loro storia. -Ragazzi. Loro due, come Karl e John sono giocatori di rugby, di Chicago, e... sono stati picchiati perché sono omosessuali.- Tutti stavano trattenendo il respiro. -Giocavano nella stessa squadra di Karl e John.-
-Grazia Garcia, scava più a fondo.- disse Hotch. -Reid, Edith, continuate a pensare. Jj, fai attendere la stampa, io e Rossi ormai siamo davanti al meccanico, Emily, tu vai dalle famiglie. Li troveremo.-
Reid cercava in tutti i modi di trovare quei tre numeri da qualche parte, mentre Edith era ad occhi chiusi per concentrarsi meglio. Avevano tanto su cui pensare.
-Che quei numeri non stiano a significare nulla?- disse Reid. -Non riesco a trovare nessun collegamento.-
Edith sbarrò gli occhi.
-Reid, pensiamo un attimo. L'unico quattro e l'unico sette che possono centrare in questo caso sai dove li troviamo?- lasciò cadere la frase. -Quante ore sono passate da quando la notizia è arrivata a noi agenti alla morte dei primi ragazzi che uccisero?-
-Quattro.- rispose Reid. -E sette dalla morte di Karl e John.- sospirò. -E se i conti non ci deludono, sarà meglio trovare Eric e Benjamin prima di tre ore, se li vogliamo trovare vivi.-
Edith annuì.
-Edith sei un genio.- esclamò Reid.

Hotch e Rossi arrivarono dal meccanico.
-Salve signori!- salutò potente il proprietario. Hotch e Rossi fecero vedere il loro distintivo e subito il proprietario si spaventò. -Che succede?-
-Vorremmo porle delle domande su Harry Pearl.-
-Quel nullafacente? L'ho licenziato qualche giorno fa perché non aiutava per niente in magazzino.-
-Vorremmo sapere tutto quello che sa su di lui. Harry è sospettato di omocidio.-
Il meccanico, per quanto grosso e bulbero fosse, arrossì, spalancò gli occhi e la bocca.
-Oh, non lo sapevo. Non sapevo che Harry fosse un tipo così... So che dorme nel parco qui a fianco, non ha una famiglia, né una casa, né un cellulare. Lui è solamente un drogato, alcolista, maleducato uomo. A questo punto potrei anche io dedurre che dietro ci possa essere lui.- disse molto convinto. Rossi e Hotch alzarono un sopracciglio.
-Okay, grazie per il suo aiuto.-
I due agenti furono interrotti da una chiamata dei due agenti Edith e Reid.
-Reid, dicci tutto.-
Reid spiegò quello che scoprirono, e subito Hotch rispose pronto.
-Bravi ragazzi. Ora ci mancano due ore e dieci per trovare quei ragazzi. Continuate a lavorare. Reid, Edith, voi ci servite qui, raggiungeteci. Jj, vai a vedere Emily e venite tutti. Forza, non abbiamo tempo.-

Intanto Emily stava parlando con i genitori dei due ragazzi scomparsi, e trovò molte somiglianze con Karl e John. Fu presto raggiunta da Jj, che la portò dove si trovavano tutti gli altri.
-Finalmente, eccoci tutti.- Si misero tutti il giubbotto antiproiettili e la cintura piena di riforniture per le loro pistole. Per Edith era la prima volta. Si sentiva strana: aveva paura, forse? No, lei non aveva paura di niente. Forse era solo emozionata.
Hotch fece segno di seguirlo. Per quanto grande possa essere quel parco, non poteva non essere setacciato tutto. Si spostavano in gruppo, senza però dare nell'occhio. Cercavano di sembrare amici che facevano una passeggiata al parco. Ad un tratto, un proiettile arrivò vicino alla faccia di Emily, che con i suoi abili riflessi abbassò la testa. Tutti pronti, reattivi, si abbassarono e puntarono la pistola verso la direzione da da dove era arrivato il proiettile, e si accorsero che era proprio Harry a scappare.
-FBI!- url&ò Hotch, ma lui non aveva intenzione di smettere di correre, quindi incominciarono a inseguirlo Hotch, Rossi, Edith e Reid, mentre Jj era rimasta di fianco a Emily che si era fatta male nell'abbassarsi.
Furbamente Edith tagliò in diagonale e lo sorprese dietro ad un angolo. Lo buttò a terra e gli saltò sulla schiena. Arrivarono tutti qualche secondo dopo e videro con piacere che Edith era riuscita a catturarlo. Hotch aiutò Rossi a mettergli le manette, mentre Reid andò dalla sua partner.
-Sei stata bravissima.- disse lui, contento di come aveva agito.
-Ho sentito il sangue diventare freddo. Il cuore batteva a mille. Che emozioni.- disse felice.
-Sembra quasi che tu ti sei divertita.- disse Reid, guardandole la bocca.
-Beh- rise quasi isterica. -Forse divertita no. Però poteva andare peggio. Purtroppo però non è ancora finita.- annuirono e portarono Harry alla stazione.

-Dimmi dove sono.- gli chiede freddo Hotch.
-Non potete fermarci.- rispose Harry.
-Tu e chi?-
-Me e Tim.-
-Tim l'abbiamo già catturato.-
Harry rimase stupito. -Non ve lo diremo mai.-
-Così non funziona- sussurrò Rossi a Reid, fuori dalla stanza. -Cosa dici di fare?-
-Mentiamo. Proviamo a dirgli che Tim ce lo ha appena detto. E che lo ha incolpato per tutto. E che è gli abbiamo creduto. Si arrabbierà Harry, probabilmente ci dirà il posto senza nemmeno chiederglielo.-
-Abbiamo poco tempo, è l'unica soluzione.- disse Edith guardando l'orologio.
Hotch sentì tutto tramite l'auricolare e fece come aveva consigliato Reid. Ed Harry si arrabbiò;.
-Harry, è tutta colpa tua.-
-QUEL BASTARDO- iniziò con voce arrabbiata -mi ha sempre detto: "andrà tutto benissimo". E invece mi ha mentito. Probabilmente mi ha anche mentito sul fatto che Benjamin e Eric sono stati cattivi con lui.- Hotch fece parlare ancora Harry. -E magari vi ha anche detto che quel bastardo me li ha fatti nascondere nel bunker di fianco a casa sua?!-
Tutti si guardarono e partirono. Hotch si alzò e uscì dalla stanza, con alle spalle le urla del ragazzo che imprecava. Harry aveva capito che gli avevano mentito, e che si è rovinato con le sue stesse mani.

-AGENTI FEDERALI!- entrarono dentro al bunker e due ragazzi erano legati di spalle. Il posto era buio, e gli agenti non videro che un'ombra spuntò dal nulla lì di fianco. Attaccò il primo agente che aveva a tiro, e beccò Edith. Edith e l'aggressore continuarono a lottare, e nella buia stanza, Reid saltò sopra alla persona che la attaccò, riuscendo a liberare Edith.
-Sta. Fermo.- scandì Reid all'orecchio dell'uomo. Emily accese la luce e vide l'uomo. Era il meccanico dove lavorava lo stesso Harry.
-E lui che c'entra?- sussurrò Emily più a se stessa che agli altri, mentre Hotch, Rossi e Reid stavano con l'uomo; invece Edith andò a liberare i due ragazzi.
-Ehi, ehi, è tutto finito, tranquilli. E' tutto finito.- li tranquillizzò, abbracciandoli entrambi.

Furono giustiziati tutti e tre, e gli agenti partirono per tornare a Quantico.
-Uff- sbuffò Hotch, sedendosi di fianco a Edith. -Sei stata brava.-
-Grazie, ma nulla di speciale, io...-
-No no, dico sul serio. Non faccio tanto per dire. Se uno non se lo merita, non glielo dico. Direi che è raro che io faccia complimenti- disse più a se stesso che a Edith.
-E' proprio così Edith, credici.- urlò dall'altra parte del jet Rossi, scherzando.
Hotch accennò ad un sorriso. -Comunque, davvero. Te la sei cavata benissimo. Ottimo lavoro.- le sorrise e si alzò, per andare a prendere una tazza di caffè.

Ciao a tutti :))
Come state?
Ecco qui il terzo capitolo, e come sempre spero che vi piaccia! Ed ecco che tutto è risolto per il meglio!! Che ne pensate?
Ciao belliii :)))
   
 
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