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Autore: Sanae77    24/08/2016    11 recensioni
Tutto segue le regole: Sanae e Tsubasa felicemente sposati.
Una vita tranquilla.
Una nuova avventura lavorativa.
Vecchi conti rimasti in sospeso.
Un tarlo che s'insinua nella testa...
Che cosa può accadere se un 'SE' resta in sospeso?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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… quindici giorni dopo: Germania.
 
 
“Tu sei proprio sicuro che stasera sia il caso?”
Sanae sta finendo di prepararsi per la festa di stasera. Ha indossato lo splendido vestito che le regalai tanti mesi fa quando insieme visitammo Amburgo.
Hikari è in Spagna con suo padre e noi, per la prima volta, possiamo essere una semplice coppietta da quando è nata la bambina.
Sospiro e sollevo gli occhi al cielo, perché avrò già risposto circa trenta volte alla stessa domanda.
“Anego, non è che hai qualche ripensamento sulla mia proposta vero?”
Sto lottando con questo maledetto nodo della cravatta.
Arriva lei quindi con semplice gesti mi fa voltare per averla di fronte.
Armeggia un attimo con il nodo e poco dopo sento esclamare:
“Fatto! Portiere… nessun ripensamento.”
Si solleva sulle punte donandomi un bacio sfuggente.
Passo un braccio intorno alla vita e l’attiro.
“Fermo lì - dice puntandomi i palmi al petto e tentando di allontanarmi – ho appena finito di truccarmi, non vorrai rovinare tutto?”
“Casomai sarà difficile starti lontano.”
Tento ancora di imprigionarla, ma sfuggevole come un ‘anguilla mi sguscia via dalle braccia.
Non prima di avermi tracciato una scia con l’unghia sotto al mento.
Sinuosamente si allontana…
“Sono certa che stanotte troverai il modo di starmi vicino.”
E detto questo sparisce dietro la porta da cui era arrivata.
Mi passo una mano su tutto il volto, mentre ripenso all’ondeggiare del suo corpo.
Espira, inspira.
Dovevo immaginare che con Anego questa tecnica mi sarebbe tornata utile.
 
L’auto ci lascia proprio di fronte all’ingresso.
Come un vero cavaliere che si rispetti vado dal suo lato e apro la portiera.
E già prima che le afferri la mano per aiutarla a scendere una valanga di flash c’investe.
Vedo lei ripararsi dalla luce con un palmo.
Ma sotto l’ombra improvvisata un magnifico sorriso compare ai miei occhi.
“Beh, mi sa che stasera avranno di che parlare.”
Osserva sollevando un sopraciglio e guardandosi intorno.
“Che dici gli regaliamo un bacio da scoop.”
“Wakabayashi non oserai mica…”
Ma non la faccio finire mentre l’afferro per la vita e stringendola a me, la bacio, lì, di fronte a tutti.
Giusto per ribadire il concetto che lei è mia adesso e di nessun altro.
Sento il rumore delle macchinette impazzite per il nostro bacio improvviso.
Sorrido sulle sue labbra mentre mormoro.
“Adesso avranno ragione di sparlare.”
I miei occhi s’incantano nei suoi e non riesco a smettere di fissarla così bella, con le guance arrossate per la vergogna e l’imbarazzo crescente.
Mi discosto leggermente mentre le nostre pupille ancora non accennano a sciogliere l'incastro.
“Sei pazzo!”
 
“Scusate avete niente da dichiarare?”
Volto un attimo lo sguardo verso l’improbabile domanda del giornalista di turno.
Con il sorriso che da sempre mi caratterizza sbuffo un po’ di aria fuori dalle labbra socchiuse mentre bofonchio un… “Secondo lei?”
Ma non voglio svelare tutto in pochi minuti, altrimenti che gusto ci sarebbe?
Per una volta ho il coltello dalla parte del manico e questo mi permetterà di sfruttarlo al massimo.
Porgendo la mano alla mia futura moglie c’incamminiamo in direzione della struttura dove si svolgerà la festa.
Ancora vari scatti si consumano prima che raggiungiamo l’ingresso.
“Hai avvertito Tsubasa vero?”
“Tranquillo l’ho avvertito, ma tu sei sicuro…”
Mi volto e afferro le sue mani.
“Non son mai stato più sicuro di una cosa come in questo momento: Sanae.”
I suoi occhi brillano di una luce che non avevo mai notato.
Nessuno mi aveva mai guardato così, nessuno mi aveva mai amato così.
“Ah, togliti che poi alla fine mi farai piangere, zuccone!”
Mi spinge via con i palmi delle mani, si volta e cerca di raggiungere la sala.
Mi guardo un attimo in giro e dopo essermi accertato che nessuno ci possa vedere le mie dita raggiungono il suo sedere mollandole un pizzicotto.
“Brutto!” si volta imbufalita.
Con le dita affondo nelle guance gonfie di rabbia.
“Ho sempre adorato quel maschiaccio di Anego in fondo” dico spiazzandola.
“Portiere me la pagherai…” sbuffa.
“Sì, sì certo poi stanotte facciamo i conti eh, adesso ho una dichiarazione da fare, quindi aspettami di là.”
Con fare stizzito distende le braccia e chiude i pugni, prima di allontanarsi con passo collerico mentre la sento imprecare… maledetto portiere dei mie stivali.
 
Vedo il mio obiettivo a pochi metri di distanza.
Mi soffermo al tavolo delle bibite e dopo aver preso un bicchiere di bollicine inizio a parlare:
“Allora Martin, che ne dici di uno scoop?”
“Wakabayashi… ma quale onore! Tu che vuoi sempre star fuori dalla prima pagina, che cosa ti spinge adesso a far sì di essere la notizia del giorno?”
“Poche domande, che ne dici di due notizie bomba in anteprima? E l’esclusiva futura di quello che comporterà?”
“Wow wow aspetta vita privata o calcistica?”
Sollevo il calice osservando il liquido all’interno e senza guardarlo esclamo: “Entrambe!”
 
 
… Giorno dopo Spagna
 
 
Scuoto la testa mentre leggo il grande titolo sulla testata giornalistica più importante di tutta la Spagna e osservo la foto che fa corredo all’articolo.
Ancora la gelosia non riesco a farla cessare, le mie palpebre sbattono più e più volte di fronte a questo profondo bacio che il mio ex amico e la mia ex moglie si sono scambiati di fronte a tutti. Scuoto la testa e torno al titolo dell’articolo.
Ho davvero sbagliato tutto.
E queste grandi lettere in testa alla pagina mi fanno capire quanto io abbia dato sempre la priorità alle cose sbagliate.
Genzo è sempre stato molto più maturo di me, io, in fin dei conti, sono sempre stato quello che voleva inseguire il suo sogno.
E l’ho raggiunto il mio sogno, ma quanto mi è costato?
Ho messo in primo piano il lavoro e non ho coltivato invece l’amore che sempre mi aveva accompagnato, dandolo per scontato, come una cosa, certa, sicura.
Un amore che andava nutrito e che io forse ho fatto morire lentamente senza neppure rendermene conto.
 
 
Genzo Wakabayashi
in difesa della porta del Real Madrid
Ieri sera il portiere ha annunciato ufficialmente la sua uscita dalla squadra dell’Amburgo per entrare in quella del Real Madrid.
La decisone è stata presa in maniera coscienziosa e ragionata, tanto che lo stesso portiere ha dichiarato: “A seguito delle mie prossime nozze con la signorina Nakazawa ho deciso di trasferirmi nel paese dove lei lavora. Perché la famiglia va avanti a tutto e io senza non potrei stare…”

“E bravo portiere! Sicuramente hai avuto più intuito di me” esclamo ad alta voce alla cucina vuota.
Sento squillare il telefono, il nome di Sanae compare in sovraimpressione.
“Ciao Tsubasa, Hikari tutto bene?”
“Certo, sta benissimo, siamo in giardino a prendere un po’ di sole primaverile. Volevo complimentarmi con Genzo.”
“Uh?”
“Ho letto il giornale, fa i miei complimenti al portiere.”
Attimo di silenzio e dopo uno sbuffo superficiale arriva dritto al mio timpano.
“Mi prendi in giro? Vuoi fargli i complimenti perché si sposa con la tua ex moglie?”
Non riesco a capire di che cosa stia parlando quindi incuriosito indago.
“No, Sanae, questo me lo avevi già detto tu in anteprima veramente…”
“Giusto e allora per cosa scusa?”
“Non hai letto il giornale vero?”
“No, perché?”
Genzo ci sa fare, senza dubbio ha sfruttato i giornali per farle una sorpresa, non sono cose che mi riguardano quindi resto vago.
“Niente, magari compralo c’è un articolo molto interessante.”
“Ok, lo comprerò! Tra due giorni torno in Spagna, per te non è un problema vero?”
Il problema è che ti ho persa Sanae non certo che stai altri due giorni in Germania; lo penso, ma ovviamente non lo dico.
“Nessun problema; con Hikari andiamo d’amore e d’accordo”
“Tsubasa…”
“Dimmi.”
“Non ho mai avuto alcun dubbio che saresti stato un buon padre.”
Annuisco anche se lei non può vedermi.
“Grazie, anche se prima del padre avrei dovuto essere un buon marito…”
Un sospiro, da lei.
“Sono sicura che un giorno troverai la persona giusta.”
“Ce l’avevo, non ho saputo annaffiare questo splendido fiore che avevo tra le mani.”
“Mi dispiace!”
“Anche a me, e non immagini quanto.”



“Ci sentiamo stasera, così do la buonanotte alla piccola.”
“Va bene a stasera, ah… dimenticavo.”
“Dimmi.”
“Ho trovato la baby sitter, è una ragazza che sta per prendere la laurea in pedagogia e per mantenersi gli studi stava cercando lavoro, domani inizia, vorrei comunque che tu la conoscessi.”
“Tsubasa… io mi fido di te, se la reputi all’altezza sono certa che non lasceresti mai tua figlia in cattive mani, quindi non temere non ho niente da obiettare.”
“Allora ci sentiamo stasera.”
“Perfetto a stasera.”
 
 
…Germania
 
 
Ancora mi frullano per la testa le parole di Tsubasa sull’articolo.
Quindi prendo il tablet e lo collego subito alla rete cercando informazioni su questo misterioso articolo.
E quando finalmente lo trovo mi muore il fiato in gola.
Veloce salgo le scale e spalanco la porta di camera.
Genzo sta ancora dormendo, diciamo che la serata e la notte sono state… impegnative.
Il sangue bolle se ripenso alla nottata appena trascorsa.
“Che diavolo combini?!”
Sbotto spalancando le tende.
“Amore – sbiascica aprendo un solo occhio - buongiorno anche a te…”
“Che cosa significa questo? Eh?”
“Anego, se hai intenzione di svegliarmi così tutte le mattine… te lo dico subito chiedo il divorzio prima del matrimonio… che diamine!”
Solleva il cuscino e infila la testa sotto.
Non mi arrendo e gattonando arrivo vicino a lui.
“Credo che tu mi debba delle spiegazioni, caro!”
Si mette seduto di scatto e i suoi occhi improvvisamente più che svegli mi puntano.
“Qual è. Il. Tuo. Problema.” Scandisce bene come se fossi scema.
“Questo è il mio problema – sbraito mostrando lo schermo con il pezzo incriminato - l’articolo di giornale e le decisioni che predi senza interpellarmi.”
“E allora?”
“E alloraaaa? Hai cambiato squadra per me? Senza chiedermi nulla poi… hai lasciato la squadra in cui hai fatto carte false per essere accettato, dove hai sudato sette camice.”
“Ripeto: e allora? Non sono cose che ti riguardano, la mia carriera non ti riguarda. VA BENE!?” il tono è alterato.
Gonfio le gote e sbotto: “Non se cambi squadra a causa mia!”
Il suo volto si avvicina la mio.
“Non voglio una moglie in un’altra nazione, io voglio stare con te! Chiaro il concetto!”
Scuoto la faccia come per svegliarmi. “Nessuno aveva mai…”
Ma non mi fa finire afferrandomi per le spalle e guardandomi fisso negli occhi parla, ma è il suo cuore a farlo perché lo vedo nel fondo delle sue pupille.
E il battito accelera improvvisamente mentre le parole arrivano dritte al cervello.
“Perché non posso fare a meno di te, perché non voglio più tornare in una casa vuota, in una casa dove non ci sono le tue risa e quelle di Hikari, perché non voglio più stare solo, perché voglio formare una famiglia con te.
E perché non posso fare a meno di questo.”
E mi bacia.
Scivolo sotto di lui lasciando che il suo corpo mi avvolga completamente.
Lasciando che il suo abbraccio mi protegga da tutto e tutti.
Improvvisamente capisco che è la scelta giusta, che non si può vivere a distanza e che la vita non è fatta di solo calcio.
La mentalità del Capitano forse ha distorto anche il mio pensiero e le vere priorità che ci sono nella vita.
E la prima di tutte è l’amore seguita a ruota dalla famiglia.
Famiglia che formerò con lui.
E davvero non so quando quest’odio si è trasformato in amore.
Ma ora che l’ha fatto mi piace da impazzire.
 
 
… dieci giorni dopo
 
 
Sono eccitatissima, e lo è anche Hikari, stasera arriverà Genzo e sarà per sempre; niente più aerei; niente più lontananze forzate.
Sento le chiavi rumoreggiare nella toppa.
“Arriva!” esclamo rivolta a Hikari che con passo traballante tenta di raggiungere la porta. Sta muovendo i primi passi la mia piccolina.
“Waka-Waka” risponde prontamente, ha capito benissimo che sta per arrivare.
La porta si apre e lui compare tutto pieno di valige, mi getto al collo baciandolo con passione.
“Benvenuto Amore.”
“Che accoglienza!”
“Waka!”
Si china e afferra la bimba mettendola in mezzo.
Contemporaneamente depositiamo un bacio a testa sulle guanciotte della piccola peste.
“È bello essere finalmente a casa, con voi.”
Nei suoi occhi umidi leggo quello che ho sempre sperato… felicità.
Mi stringo al suo petto e attraverso il calore cerco di fargli capire quanto io gli sia grata per questa decisione che ha preso.
Che ha preso per noi.
“Beh, mi fate entrare oppure restiamo tutta la sera sulla porta?”
Sospiro e mi rendo conto di essere davvero felice in questo momento.
Chiudo la porta alle nostre spalle e so che da stasera in avanti questa sarà la nuova famiglia Wakabayashi.
 
 
… sette mesi dopo
 
 
Sto per afferrare la maniglia quando una mano si posa delicatamente sul braccio.
“Ehi, portiere…”
Mi volto, Sanae mi guarda preoccupata.
“Dimmi…”
“Non inveire troppo con il Capitano ok?”
Un sorrido traverso si forma sulle mie labbra.
“È la prima partita in cui ci scontriamo in questo campionato, ogni giornalista attende questa giornata da molto tempo. Non verranno delusi.”
“Zitto; ancora vedo i titoli dei giornali a grandi lettere Barcellona -  Real Madrid… non solo in campo Prima o poi dovranno arrendersi all’idea che nessuno qua fa la guerra no?”
“Prima o poi ci lasceranno stare, ne sono certo, quando si renderanno conto che le ostilità sono finite, si stancheranno.”
“Speriamo.”
Si solleva sulle punte baciandomi.
“Buona fortuna.”
 
Esco e raggiungo lo stadio, oggi sarà una grande partita con un rivale di tutto rispetto, uno dei pochi che ha violato la mia rete da fuori area.
E non vedo l’ora di giocarla questa partita.
Quando però scendo dall’auto un branco di giornalisti mi assale.
Riesco a defilarmi a mal fatica e infilarmi in una porta di servizio dal quale ho visto un mio compagno di squadra sbracciarsi.
È Natureza, un vero portento della natura, ho visto solo Ozora giocare così, quasi si equivalgono.
Quasi, perché Tsubasa non è mai da sottovalutare, mai.
 
“Grazie” dico al mio salvatore.
“Figurati, da quando sei arrivato tu, i giornalisti non ci danno tregua.”
“Eh, lo so, vuoi perché prima giocavamo insieme…”
Ma non mi fa finire…
“Beh, anche avergli rubato la moglie non aiuta eh!”
Sbuffo, ma annuisco.
“No, non aiuta di certo.”
“Buona fortuna per oggi, noi faremo il possibile, ma temo che Ozora si scatenerà, insomma gli hai soffiato la donna, almeno in campo vorrà vincere.”
Sistemo meglio il cappello sulla testa sollevando il mento deciso a raccogliere la nuova sfida.
“Lo so, troverà pane per i suoi denti.”
Mi batte una mano sulla spalla e insieme andiamo verso gli spogliatoi.
 
Il fischio dell’arbitro d’inizio da il via a questa sfida.
Non abbiamo fatto altro che scrutarci da lontano.
Le tenterà tutte e a più riprese, devo stare attentissimo.
Rivaul è molto in forma oggi, ho osservato molti video sul loro gioco. Tsubasa ha trovato un secondo Taro in questo compagno.
Certo, non ha la stessa intesa come la Golden Combi, ma ci si avvicina.
Come immaginavo, dopo uno sguardo veloce si buttano verso la mia porta.
Sistemo meglio il cappello e attendo.
Istruisco la difesa, ma so che sarà inutile: è me che cerca.
Non posso crederci, ha già sfoderato il tiro, che conosco benissimo tra l’altro.
Con un balzo l’anticipo e il pallone si ferma sicuro tra le mie mani.
Sollevo la testa e lo guardo…
Molto bene, prova da fuori aria, scuoto la testa.
Mi hai fregato una volta Ozora, basta e avanza, penso tra me.
 
Passo la palla ai miei compagni con un lungo rinvio, dritto verso il nostro fenomeno, Natureza.
 
Il tempo passa e nessuno segna il goal tanto sperato.
Più volte ha tentato da fuori area, ma non cedo.
Mi ha sfiorato pure l’idea di concedergli almeno un goal, per farmi perdonare, ma conoscendolo, per una cosa del genere, mi salterebbe alla giugulare… con tutte le sacrosante ragioni di questo mondo per giunta.
 
E come pensavo la partita si conclude con uno 0 a 0.
Lascio la porta inviolata con grande soddisfazione, a centro campo Ozora è lì: fermo che aspetta.
Tende la mano verso la mia e io l’afferro con gioia.
Perché io l’ho sempre considerato un grande amico, e non ha idea di quanto mi sia dispiaciuto per quello che è accaduto con Sanae ma non potevo ignorare questi sentimenti tanto profondi.
 
“Bellissime parate, complimenti!”
“Grazie, il tuo gioco è notevole, ma… mi hai fregato una volta da fuori area Capitano – scandisco bene la parola come a volergli dimostrare il mio appoggio in campo quando giocheremo insieme, sempre e comunque – e non mi lascerò sorprendere di nuovo.”
Sorride, vari flash si concentrano sulla nostra stretta di mano.
Forse questo gesto metterà finalmente tutto a tacere.
“Tenterò di nuovo e ci riuscirò!” il suo sorriso spensierato fa buttare fuori tutta l’aria che avevo trattenuto e mi rilasso.
È come ai vecchi tempi: per fortuna.
“Accetto la sfida” rispondo stringendo ancora di più la stretta.
Le ostilità sono finite, i nostri sguardi sono sereni, siamo pronti a prendere ognuno la nostra strada, e continuare a giocare insieme come da piccoli, ma adesso lo facciamo insieme come ci eravamo promessi: in Nazionale.
 
 
Epilogo… Quattro anni dopo.
 
 
Seduta sulla sedia a dondolo della veranda continuo a guardare i petali dei fiori che stanno cadendo dall’albero. Si stanno formando le prime foglie e i fiori stanno per cedere il passo ai frutti.
Tocco la fede che da tre anni è tornata sulla mia mano sinistra. Ultimamente la sera sono costretta a toglierla, ho le dita che spesso e volentieri sono gonfie come zampogne.
Sorrido sfiorandomi la pancia.
Oramai manca davvero poco.
E stavolta so anche chi insultare.
Ancora le labbra s’incurvano all’insù al pensiero di quando ho partorito Hikari.
Sento la porta sbattere, mi sollevo facendo forza sulle braccia e dal corridoio vedo spuntare la mia monella e il mio adorato portiere.
“Tutto bene? Ti sei riposata?”
“Sì, sì grazie.”
“Mamma, noi siamo andati al parco e abbiamo trovato papà con Takao.”
“Benissimo e cosa faceva?”
“Mh… niente tutte le volte che lo vedo dorme, che scatole, io vorrei vedere i suoi occhi.”
“Mi ha detto papà che li ha presi tutti dalla sua mamma, che sono celesti.”
“E il bambino che hai dentro la pancia mamma come pensi che li avrà?”
Chiede avvicinandosi e posando entrambe le mani sull’enorme sporgenza che ho di fronte. Sembro più una botte che una persona.
Mia figlia è tenerissima, nonostante nel giro di poco tempo si debba ritrovare comunque con due fratelli… non ha perso il suo sorriso e la sua spensieratezza.
 
Perché Tsubasa si è sistemato e anche lui ha allargato la famiglia, e sono davvero contenta. È cambiato tantissimo, adesso per fortuna le sue priorità sono altre. E nonostante le prime difficoltà devo dire che con la bambina abbiamo fatto un ottimo lavoro; certo siamo una famiglia un po’ allargata, ma abbiamo trovato tutti un nostro equilibrio.
Torno però a rispondere a mia figlia.
“Chissà; dipende se ha preso da me o da Genzo.”
“Spero da Waka, perché i suoi occhi sono molto più belli dei tuoi mamma.”
Con aria birichina fugge verso la sua cameretta scomparendo alla nostra vista.
“Hai capito la signorina qua presente? Che carinerie riserva a sua madre!”
“Beh, è innegabile!”
Sollevo un sopracciglio e lo guardo di traverso.
“Ma bene un attacco di egocentrismo in piena regola” lo canzono.
“Già, senti, ma possibile che non possa chiamarmi Genzo come tutti?”
Sollevo le spalle in segno di resa… in realtà neppure ho mai tentato di farla cambiare; primo perché a me piace e secondo perché a lui infastidisce, quindi la cosa mi diverte.
Avviandomi verso la veranda continuo a guardare fuori, è così bello.
Due braccia mi cingono da dietro così che io possa trovare sostegno adagiando la schiena al suo torace.
Sospiro di sollievo rilassando la vita indolenzita dal peso della gravidanza a termine.
“C’era anche Mirasol con loro?” indago.
Annuisce sulla mia spalla.
“Come sta? So che il parto è stato molto lungo.”
“Non so, io l’ho vista bene, e… ho visto felice anche Tsubasa, sono davvero contento per loro… chi lo avrebbe mai detto che la baby sitter sarebbe stata così d’aiuto.”
“Ho fatto proprio bene a non oppormi a quest’idea del Capitano.”
“Decisamente, hai fatto la scelta giusta.”
“Anch’io sono felice per lui… che si sia rifatto una famiglia e che abbia avuto una seconda possibilità. In fin dei conti tra noi era semplicemente finita, ma è sempre stato una bravissima persona.”
“Concordo.”
 
Dal frutto del nostro amore un piccolo calcetto.
Genzo sposta la mano per sentire meglio…
“Senti qua: una parata in piena regola!”
Il tono è fiero e orgoglioso, decido quindi di riportarlo con i piedi per terra.
“Magari sta ballando il lago dei cigni che ne sai?”
Sbuffa e poi contrattacca.
“Ma figurati tale padre tale figlio, gli insegnerò ogni trucco che ho appreso in tutta la mia carriera.”
“Questo vuol dire che dovremmo mettere una porta in giardino vero?”
“Ovviamente, che diamine!”
Certo ovviamente che domande stupide che faccio… sorrido.
Le mani ancora a cercare il figlio.
Non avrei mai creduto che il burbero portiere potesse essere così tenero e pieno di attenzioni.
Ho sempre pensato che il mio destino fosse Tsubasa, l’amore di un’intera vita.
Il primo amore, quello che non si scorda mai.
Invece sulla mia strada un portiere ha arrestato la mia corsa, facendomi capire le priorità della vita e quanto io sia importante per lui.
Anche accantonando la sua carriera per favorire la nostra famiglia.
Mentre l’abbraccio mi scalda penso che quel progetto lavorativo di sei anni fa mi abbia portato verso il mio destino.
Destino che era rimasto in sospeso e comunque ha trovato la sua strada per venir fuori.
La vita è anche questo, improvvisazione e scelte.
Seguire l’amore paga sempre.
L’Anego sopita si è risvegliata e ha ritrovato il suo portiere.
   
 
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