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Autore: imcalledamyy    24/08/2016    0 recensioni
Era quella la sua routine ormai, ogni giorno uguale al precedente, ogni giorno uguale al successivo. Kyungsoo stava portando un cambiamento in quelle giornate, anche se sarebbe durato solo un misero mese, però Jongin aveva paura. Aveva voglia di cambiamenti, che non si chiamassero “ Do Kyungsoo “ .
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Agosto.





Kim Jongin non si era mai lamentato della sua vita ad Okushiri, isola della prefettura giapponese di Hokkaido. Erano anni che lavorava, lontano dalla sua vita e dalla sua famiglia in Corea, non si era mai esplicitamente lamentato. Ormai si sentiva in parte giapponese eppure non era appagato dalla sua vita lì.
- Jongin! Jongin!- sorrise dolcemente nel sentire il sue nome pronunciato con un accento fin troppo giapponese dalla signora Matzuo, proprietaria del negozio di alimentari dove lavorava.
- Jongin, è arrivato!-
- Arrivato?- inclinò il capo aggrottando le sopracciglia. Cosa o chi era arrivato? Presuppose qualche importante consegna di frutta essendo quel giorno non solo lunedì, ma anche il primo giorno del mese di Agosto.
La signora Matzuo sembrava fin troppo eccitata ed euforica per poter considerare il povero Jongin - E’ arrivato!- urlava.
Jongin, d’altro canto non poté che scrollare le spalle e finire di sistemare le casse di acqua accanto al bancone della cassa.
- Andiamo Jongin! Voglio che tu lo conosca!-
Diamine!
Come aveva fatto a dimenticare un evento simile non lo riusciva proprio a concepire, il tanto atteso nipote della signora Matzuo era appena arrivato in Giappone e dopo mesi di racconti sul nipote prodigo, beh..Jongin lo aveva dimenticato.
- S-Si arrivo! Chiudo il negozio e arrivo!- disse mormorando successivamente imprecazioni in coreano. Le imprecazioni erano l’unica cosa che gli permettevano di rispolverare il suo coreano.
- Puoi portarmi le buste? Non sono pesanti giuro!- 
- Q-quali buste?- si voltò ma la signora Matzuo era completamente scomparsa. La loro non era una grande cittadina ma era una zona ben nota a livello turistico sì, anche dopo il disastro che portò lo Tsunami anni prima. Chiuse con fretta il negozio, assicurandosi di aver messo tutto al posto giusto per poi dirigersi a prendere quelle che erano la bellezza di cinque buste di frutta, che ovviamente erano più che pesanti. Il sole caldo estivo non andava a favore del povero ragazzo che dovette farsi quasi un chilometro prima di raggiungere la modesta abitazione della signora Matzuo che rigorosamente lo lasciò a piedi ad essiccare al sole. Sentì un soffio nel petto nel scorgere la dimora della donna, non era una abitazione molto grande ma il panorama che aveva da offrire era estasiante, una perfetta vista sul mare facilmente raggiungibile da una serie di scalinate. Aveva avuto l’onore di poter andarci solo poche volte, ma la piccola spiaggia era ben impressa nella sua mente.
- Ough.- sospirò, sentendo una goccia di sudore colargli lungo la schiena bronzea ed entrò silenziosamente in casa - P-permesso.-
Posò le buste sullo scalino di entrata e si sfilò le scarpe da ginnastica usurate per sostituire con un paio di pantofole nuove di zecca. L’abitazione era molto accogliente e fresca, un leggero odore di matcha cullava l’aria.
- Vieni, siamo in salotto!-
La signora Matzuo aveva parlato di suo nipote da tempo, evitando probabilmente due fondamentali pilastri: 
primo: suo nipote era incredibilmente bello
secondo: sedeva su una sedia a rotelle.
Jongin cercò il più possibile di mascherare la sua espressione di meraviglia nel vedere quel ragazzo, in particolare per la seconda motivazione. Sentì una strana sensazione di sconforto attraversagli il petto eppure neanche conosceva quel ragazzo.
- C-ciao.- mormorò imbarazzato in un fine giapponese.
Kim Jongin, sei un’idiota.
- Ciao, s-sono Kim Jongin..-si schiarì la voce, ripetendo il tutto in coreano. D’altronde anche l’altro ragazzo era coreano come lui. Le sue labbra erano profondamente accentuate e carnose, a forma di cuore si poteva dire, i suoi occhi profondi mentre la sua pelle era bronzea quasi come quella di Jongin. Una frangetta nera gli contornava il volto scavato, rendendo il ragazzo sfacciato ma al tempo stesso innocente. Lui lo analizzò molto prima di parlare, soffermandosi dall’altro in basso sul corpo di Jongin per poi sforzare un sorriso e pronunciare le parole che uscirono molto poco convincenti - Sono Do Kyungsoo, è un piacere conoscerti.-
Jongin si inchinò molto imbarazzato, sentendo il rossore divampare sulle sue gote - A-anche per me.-
- Jongin è un tuo Hyung, Kyunggie. Tieni Jongin, prendi del thè.- la signora Matzuo gli porse una tazza fumante di thè che lui prese con molta accortezza tra le sue mani prima di andarsi a sedere sulla sedia accanto la sua. Dialogava molto tranquillamente con suo nipote, smistando le due lingue ma a Kyungsoo non sembrò essere in difficoltà. Jongin gli osservava silenziosamente, sorseggiando di tanto in tanto il suo thè bollente, sentendosi profondamente di troppo in quella piccola riunione familiare. Kyungsoo sfoggiava grandi sorrisi, nel parlare con Matzuo ma i suoi occhi non erano vivi come quei sorrisi.
- Oddio sono già le cinque! Devo scappare!-
Jongin e Kyungsoo si girarono in contemporanea verso la donna, che nel frattempo correva per casa farfugliando parole in un giapponese scomposto. L’orologio appeso in salotto svolgeva tranquillamente la sua funzione, risuonando rumoroso nelle menti dei due ragazzi.
- Jongin puoi rimanere con Soo fin quando non ritorno?- i suoi occhi erano sinceri e pieni di scuse, Jongin non riuscì a trattenere il suo buon senso ed annuì, pentendosi al tempo stesso.
- Certo, nessuno problema..- mormorò abbassando lo sguardo verso la sua tazza ormai vuota.
Kyungsoo deglutì rumorosamente assumendo un’espressione tutt'altro che tranquilla e quando la donna fu fuori finalmente parlò.
- Puoi anche andare a casa, me la cavo da solo.- esplicò con freddezza, portandosi con la sedia a rotelle nella stanza degli ospiti, che sarebbe stata la sua dimora per i prossimi trenta giorni.
Jongin capì subito che non avrebbe mai ricevuto da Kyungsoo lo stesso trattamento che egli offriva alla signora Matzuo. Kyungsoo era falso ma Jongin, da buon cuore, non voleva affidargli da subito quell’appellativo, non era tipo da giudicare subito una persone. Le persone vanno conosciute.
- Devo rimanere con te.- replicò lui, cercando di essere determinato. In fondo era lui lo Hyung, no?
- Ci penso io a coprirti, va pure.-
- Senti Kyun-
- Vattene!- il ragazzo alzò il tono della voce e Jongin si ritrovò la porta della camera sbattuta in faccia, il vento freddo che essa provocò fece muovere la candida frangetta del ragazzo. Strinse i pugni, sospirando lentamente e ritornò in salotto, riprendendo posto sulla sedia.
- Stupido ragazzino, ma chi si crede di essere. Devo fare da babysitter per l’ennesima volta.- mormorò tra sé, a voce alta, non curante che Kyungsoo l’avrebbe potuto sentire. Avrebbe preferito lavorare due giorni di seguito che sprecare del tempo con qualcuno che non desiderasse la sua presenza. Era triste, in fondo, Kyungsoo non conosceva Jongin e l’aveva cacciato senza fare troppe storie. La sua pazienza era molto debole in quegli ultimi giorni, dopo aver finito il suo turno lavorativo alle sette di sera - iniziando alle nove - Jongin si dirigeva nella sua dimora, accudendo suo nonno, preparando la cena e facendo i servizi di casa per poi andare a dormire. Era quella la sua routine ormai, ogni giorno uguale al precedente, ogni giorno uguale al successivo. Kyungsoo stava portando un cambiamento in quelle giornate, anche se sarebbe durato solo un misero mese, però Jongin aveva paura. Aveva voglia di cambiamenti, che non si chiamassero “ Do Kyungsoo “ .
Sospirò più volte prima di trovare il coraggio per alzarsi e andare a bussare alla sua porta. Poteva definirsi molto umiliato ma non si sarebbe arreso facilmente. 
- Che vuoi?-
- Posso entrare?-
- Perché sei ancora qui?-
- Posso. Entrare?-
- Come vuoi.-
Jongin sospirò per l’ennesima volta quel giorno, aprendo la porta e trovando il ragazzino a guardare fuori dalla finestra, con il suo solito broncio sul viso.
- Perché ti comporti in questo modo?-
- Non mi piace stare con le persone e tu non mi piaci.-
- Neanche mi conosci!-
- A pelle.- alzò le spalle, lo sguardo ancora rivolto fuori.
- Tu si che sei strano.-
- E allora vattene!-
- Non posso!-
- Solo perché sono su una sedia a rotelle e ti faccio pena, non vuol dire che non puoi!- Kyungsoo ringhiò quelle parole, voltandosi verso Jongin che spalancò la bocca. Sapeva in cuor suo che Kyungsoo non era realmente arrabbiato con lui, era semplicemente arrabbiato con se stesso, con quella situazione, quella punizione che gli aveva inflitto la vita. Kyungsoo non era arrabbiato con Jongin.
- Io non..- schiuse più volte le labbra, cercando di formulare parole di senso compiuto. Kyungsoo  assottigliò le labbra, cercando di reprimere le chiare lacrime che volevano fuoriuscire da quegli occhi pieni di tristezza.
- Ti prego vattene..- mormorò, scuotendo la testa. Kyungsoo prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi con la speranza di non ritrovare più la figura di Jongin una volta riaperti.
- Non voglio.-
Kyungsoo emise un leggero sospiro e si asciugò gli occhi con il dorso della mano, portando uno sguardo verso la finestra, quasi non avesse il coraggio di vedere nuovamente Jongin.
- Mi dispiace Kyungsoo. Non voglio che le cose vadano così tra noi. A quanto pare io dovrò stare con te fino a quando non ritorna Matzuo, quindi ti prego di sopportarmi solo per queste ore. Ho promesso a tua zia che sarei rimasto e lo farò, non perché tu mi fai pena o perché sei sulla sedia a rotelle. Non mi interessano queste cose. Probabilmente non mi saresti interessato neanche tu se non mi avessi cacciato in questo modo. Ora è un principio di orgoglio, se non mi conosci non puoi sapere se non ti piaccio o meno.- Jongin parlò tutto d’un fiato, scandendo con cura le parole. Alzò finalmente lo sguardo per vedere Kyungsoo arrendersi sotto quelle parole e sospirare lentamente, strofinando una mano contro i suoi pantaloncini di stoffa blu.
- Va bene, come vuoi. Anche se non mi piacciono comunque le persone..in generale.- Kyungsoo si lasciò scappare una smorfia, scrollando le spalle, con lo sguardo rivolto verso Jongin.
- Non c’è problema, quando non ti va di stare in compagnia basta dirlo.- si andò a sedere sulla sedia della scrivania, tenendo lo sguardo verso il ragazzo. Ora si che si sentiva uno Hyung vero e proprio.
- Mi prendi in giro? E prima cosa ti ho detto?- Kyungsoo spalancò gli occhi, assumendo una buffa espressione che fece ridere e poi arrossire Jongin.
- E’ diverso, lo sai.- Kyungsoo alzò le spalle - Io ti capisco, neanche io sopporto molto stare in mezzo le persone. Soprattutto quando ci sono tante persone e vivevo a Busan e ora lavoro in un  negozio di alimentari, quindi figurati. Era ed è impossibile evitare le persone ad un certo punto. Non che mi dispiacciono ma..- rise lievemente, in ricordo degli ultimi giorni passati a Busan prima di partire, sollevando le spalle.
- Busan? E’ parecchio lontano.-
- Già, non so come diavolo abbia fatto a finire qui da fiero Coreano..Tu di dove sei?-
- Daegu!-
- Cosa? Mi prendi in giro?- spalancò gli occhi e la bocca, Kyungsoo arrossì lievemente portando lo sguardo rivolto alle sue mani.
- L-la distanza è quella..- giustificò il minore.
- Beh, Daegu è più distante di Busan, lo sai.- 
Kyungsoo annuì ed osservò Jongin a lungo, mordendosi il labbro inferiore. Jongin pensava che era molto piacevole parlare con Kyungsoo, probabilmente era dovuto dal fatto che l’aveva appena conosciuto, tutti sono più interessanti le prime volte. C’erano tante domande che voleva porre al ragazzino, ma era troppo timido per parlarne di già, non voleva essere invadente.
- Quindi uhm, da quanto abiti qui? Mia zia non mi ha parlato mai di te..- fu Kyungsoo a sciogliere il ghiaccio, sorprendendo Jongin.
- Appena ho finito le scuole superiori sono volato qui, sono quasi cinque anni.-
- Beh, direi che è tanto. Tanto sopratutto se hai sopportato mia zia per tutti questi giorni..- rise tra sé, i suoi occhi si chiusero leggermente in un dolce arco.
- Yah! Tua zia è molto..- Jongin fu titubante a continuare la frase, mimando parole con le labbra per finire con le guance gonfie e le labbra corrugate in un broncio - Simpatica ecco.-
- Simpatica? Non hai pensato a nulla di meglio?- Kyungsoo si spinse in una grossa risata, guardando Jongin con le sopracciglia all’insù. Jongin fu trasportato da quella risata, era un tipo che rideva molto facilmente.
- Dai, ogni tanto ammetto di non sopportarla ma in fin dei conti non è male..E’ una brava donna.- sorrise dolcemente. 
Il suo primo giorno lavorativo non fu facile, Matzuo lo seguiva passo per passo, aiutandolo dove poteva ma lasciando molto spazio al ragazzo per imparare. Ricordava di come il giorno stesso del suo arrivo a Okushiri, la sera fosse passato nel negozio di alimentari poco distante da casa di suo nonno per andare a trovare degli ortaggi freschi. In Corea l’uso di frutta e verdura era molto accentuato e Jongin ne usava spesso nella sua dieta quotidiana, pur sapendo che in Giappone essi erano alimenti molto costosi. Fu meravigliato nel scoprire che tutto ciò che vendeva quel negozio erano alimenti del posto e il loro costo era nella norma, si sentì appagato. Matzuo si rivolesse fin da subito molto gentile nei suoi confronti, riempendo Jongin di domande da capo a piedi, fu così che gli propose di andare a lavorare per lei.
- E’ un tipo molto particolare, non che io abbia molta confidenza con lei. O meglio, quando chiamava per telefono passavamo le ore a parlare, non è male..- il ragazzo sorrise, scrollando le spalle.
- Quindi rimarrai solo questo mese?-
- Già..Io in realtà non-
- Soo! Jongin! Sono tornata!- la voce candida di Matzuo invase la casa e in un batter d’occhio comparve all’entrata della camera di Kyungsoo, contenta di vedere i due assieme.
- Bene, uhm..Allora io vado.- Jongin si apprestò ad alzarsi ed inchinarsi in segno di saluto ma Matzuo fu pronta a fermarlo, prima che potesse andare.
- Non vuoi rimanere per cena?-
Jongin si voltò a guardare Kyungsoo, apparentemente molto turbato dalla richiesta della zia e poi rivolse uno sguardo a Matzuo.
- Penso sia meglio che torni a casa..-
- Oh, tuo nonno come sta?-
- Sta bene, molto bene direi e non si lamenta molto. Penso di aver trovato anche un ragazzo che po' sostituirmi il giorno, spero che gli andrà bene.-
- Mi fa piacere Jongin, allora ci vediamo domani. Fai attenzione a tornare a casa!- Matzuo si inchinò dolcemente, lasciando che un sorriso altrettanto dolce le si disegnasse sul volto.
- S-si..certo. Allora, ci vediamo più in la, Kyungsoo..- abbassò lo sguardo, sentendo un lieve dispiacere a lasciare quella casa così presto.
- C-Ciao Jongin, a presto..si.- la sua voce era molto fine, con una lieve nota di tristezza. Jongin alzò lo sguardo e poté notare che quello di Kyungsoo era molto stanco, in cuor suo sperava di avere comunque fatto una buona impressione al ragazzo più piccolo.
Quando lasciò l’abitazione fu accolto da un leggero vento fresco, tipico delle serate estive e si sentì molto più leggero sebbene anche il ritorno fu pesante a causa di due buste di verdure offerte gentilmente da Matzuo come disturbo per essere rimasto con Kyungsoo. Per quanto non si definisse un abile interlocutore e un ragazzo aperto alle relazioni sociali, essere in presenza di Kyungsoo lo rilassava, sebbene sapeva che non avrebbe più rivisto quel ragazzo essendo lui bloccato da quella sedia a rotelle. Gli balenò nella mente la faccia corrugata e piena di rancore di Kyungsoo, Jongin non era intenerito da Kyungsoo.
Fece girare la chiave nella serratura della porta di ingresso e la spalancò, notando fin subito suo nonno seduto sulla sua solita poltrona a dondolo a fumare un sigaro e guardare la corsa dei cavalli in tv.
- Sono a casa!- esclamò sfilando le sue preziose scarpe da ginnastica, dirigendosi in cucina dove vicino al bancone un ragazzo stava tranquillamente sorseggiando del thè. Posò le due buste sul bancone piastrellato e rivolse un dolce sguardo al ragazzo.
- Bentornato!- egli gli rivolse un altrettanto dolce sorriso, posando la tazza da thè.
- Allora, è andata bene?-
- Continua a lamentarsi e a ripetere di volere una assistente donna perché lui non è fro..Che lui non è gay e ma si, è andata bene Jongin-ya.-
- Scusa il suo comportamento Chanyeol, è un vecchietto speciale.- Jongin rise lievemente, non molto meravigliato dalla confessione del ragazzo, rivolgendo lo sguardo sulla sagoma dell’anziano. Park Chanyeol era un ragazzo molto alto e magro, pelle chiara e occhi vivi. Jongin non aveva mai visto nessuno più divertente e solidale di Chanyeol, seppur lo conosceva da pochi giorni. Chanyeol era di Okushiri e anche lui come molti di quell’isola aveva qualche rapporto con la Corea, studiava sulla terra ferma però, ad una modesta Università di Biologia e cercava un lavoro part-time per sostenere gli studi, non volendo essere un peso per la sua famiglia. 
- Tranquillo, domani ti farò sapere altri dettagli sull’università, dovrei finire questa sessione a fine mese ma penso che posso concedermi di non frequentare queste ultime lezioni.- spiegò con tranquillità il ragazzo, barcollando sui talloni.
- Va bene Chanyeol, ci vediamo domani allora!- sorrise dolcemente, socchiudendo gli occhi.
-  Certamente..A domani Jongin-ya! A domani signor Harada!- sventolò velocemente la mano in segno di saluto e si inchinò, per poi lasciare quella casa.
- Allora, come ti sembra questo ragazzo?- prese a cucinare una cena veloce e leggera, non aveva lavorato granché quel giorno ma la stanchezza accumulata si iniziava a far sentire.
- Mah, non è male. Penso di poter scherzare con lui anche in quel modo.-
- Non so se sia il caso nonno.. Almeno inizialmente non fare troppe mattutine sconce.- Jongin rise lievemente, suo nonno era carico di energie anche se non dava a vederlo ed era un tipo un po’ estroverso, Jongin pensava fosse in una fase di “ Crisi di mezza età”.
Il signor Harada tossì violentemente, per poi schiarirsi la voce - Nah, quel Chan..Chanyro..Chanron sembra molto alla mano.- lo sentì sogghignare.
Chanron? Chanron.. sarebbe Chanyeol?
 Jongin si trattenne dal scoppiare in una fragorosa risata e mise a bollire del riso, sentendosi sollevato di aver trovato un ragazzo tanto buono come Chanyeol. Quando finì di preparare la cena, mentre spizzicava del riso dalla sua ciotola, aprì il discorso.
- Oggi è arrivato il nipote della signora Matzuo.- disse prendendo un altro boccone di verdure. Oh, quanto gli mancava il kimchi e la cucina Coreana di sua madre. Non era solito cucinare qualcosa di lì, suo nonno era un appassionato della cucina tradizionale giapponese. 
- Nipote?-
- Già, non sapevo fosse sulla sedia a rotelle..- alzò appena le spalle, notando il cambiamento di espressione di suo nonno, rimase con le bacchette per aria a metà via tra la sua bocca e il riso.
- Suo nipote chi?- nella sua voce si poteva chiaramente udire una nota di ansia e preoccupazione.
- Oh..Uhm..Si chiama Kyungsoo..Do Kyungsoo. Perché?- continuò a scrutare il volto preoccupato del nonno che invece si schiarì la gola e scosse il capo.
- Curiosità.-
Il signor Harada evitò di parlare ulteriormente di Kyungsoo e sua zia, era solito evitare ogni argomento riguardante Matzuo ogni qual volta Jongin ne parlasse, ma lui non chiese mai spiegazioni al riguardo. Raccontò molti aneddoti di come si stava divertendo quei giorni a far impazzire il povero “ Chanyron, Chanron, Chanyeor “ - definendoli semplici prove di iniziazioni -, alternandoli a vari lamenti sul volere una bella donna accanto.
Un’altra giornata per Jongin era passata e il sonno, come ogni sera tardò a prendere il sopravvento sul suo copro, seppur lui si sentisse molto stanco e assonnato.
- Chanron.- 
Rise silenziosamente e si girò su un lato, chiudendo gli occhi e assaporando quel momento di estremo silenzio che riecheggiava nell’abitazione.
   
 
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