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Autore: pyrophane    26/08/2016    0 recensioni
[Pokémon Go]
«Cosa» dice lentamente Blanche, «ci fate voi due nel mio appartamento?»
{ Candela/Blanche | One shot | 1264 parole | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Blanche, Candela, Spark
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'knocking me down with the palm of your eye'
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Note della traduttrice (Hiraeth): non ci credo che non ci siano ancora altre fanfiction su Pokémon Go. (Team Valor FTW!) Il titolo è tratto dalla canzone I Won’t Say (I’m In Love) – in italiano Ti vada o no – del film Hercules della Disney. Ad ogni modo, potete trovare il link alla storia originale a questo indirizzo. Buona lettura!










i won’t say it
di pyrophane




«Cosa» dice lentamente Blanche, «ci fate voi due nel mio appartamento?»

 Candela è distesa con magnificenza sul divano del suo salotto; Spark, sporco di fango, è di fronte a lei sul pavimento, appoggiato contro il copridivano. Blanche contempla l’allettante possibilità che la scena che si presenta davanti a lei sia semplicemente un’allucinazione causata dal troppo poco sonno. Strizza le palpebre, conta fino a tre, esprime il desiderio che i due scompaiano. Quando riapre gli occhi, Candela la sta ancora guardando con pazienza, con attenzione, un sorriso giocoso sulle labbra. Spark alza una mano e la agita nella sua direzione.

 «Ti abbiamo aspettata per cenare insieme» esclama Candela, come se fosse la cosa più ragionevole al mondo da proporre. Spark annuisce, muovendo ammiccante le sopracciglia come per insinuare qualcosa che a Blanche è francamente incomprensibile.

 «Non mi sembra di ricordare di avervi fornito una chiave, o, difatti, il permesso di entrare in casa mia in generale».

 «Per fortuna Spark è un genio nel forzare le serrature». Candela gli scompiglia i capelli. «Chi lo avrebbe sospettato?»

 «Fuori» sibila Blanche.

 «Ma siamo appena arrivati» replica Candela.

 «E abbiamo portato il cibo» rincara Spark, indicando le borse di plastica sul tavolino da caffè. «Degli okonomiyaki dal posticino in fondo alla strada che ti piace tanto, anche se adesso si sono un po’ raffreddati». La scruta. «Stai digrignando i denti? Potrebbe provocarti un mal di testa e un dolore permanente alla mascella, sai, tipo un tizio che conoscevo che…»

 «C’è un motivo in particolare per cui sei ricoperto di fango e mi stai rovinando il copridivano e il tappeto?»

 «Mi sono imbattuto in un Tangela che non sono riuscito a catturare» spiega Spark. Si sfrega con cura un granello di terra dai pantaloni macchiati d’erba. «Ma, come si suol dire… ormai la cosa non mi tange¹…»

 «Io non lo conosco» prorompe Candela.

 Blanche si preme il setto nasale con il pollice e l’indice, espira. «D’accordo. Sai benissimo dove si trova il bagno, non potevi farti una doccia prima di spargere terriccio in tutto il salotto?»

 «Non avevo idea di dove fossero gli asciugamani». Spark ha almeno la decenza di avere un’aria dispiaciuta; Candela, d’altro canto, è raggiante per le risate trattenute. Blanche la squadra con l’occhiata più raggelante del suo repertorio, che sortisce più o meno lo stesso effetto dell’attacco di un piccolo Weedle.

 «Nel terzo cassetto della toletta» sbotta Blanche.

 «Figo». Spark si leva in piedi e svanisce nel corridoio.

 Candela la osserva di nuovo con un’incisiva intensità, ma Blanche si rifiuta irremovibilmente di sciogliersi sotto il cipiglio dell’altra o qualunque diamine siano le sue intenzioni. Si tiene occupata proseguendo con le futilità di routine che uno compie quando torna a casa: appende il cappotto, svuota la borsa a tracollo, sistema sulla scrivania i fogli con su sopra appuntati i dati raccolti durante la giornata.

 «Bella muta subacquea» commenta Candela. «Mi piace il look da assistente-da-lavoratorio-barra-sommozzatore-part-time».

 Blanche si volta verso di lei. «Non è una muta subacquea, è di un materiale ignifugo: attualmente per le mie ricerche sul campo mi è necessario maneggiare diversi Pokémon di tipo fuoco, non che tu ne fossi al corrente…»

 «Sì, non lo sono, dato che non ci vediamo da quasi una settimana».

 «Sono stata… occupata, al lab…»

 «Quanto hai dormito negli ultimi tre giorni?»

 Blanche fa una pausa. «Non ho ancora perso conoscenza».

 «E hai finito il latte!»

 «Okay, e allora?»

 «E allora?» Candela si alza dal divano e le brandisce contro un dito accusatorio. «Tu non rimani mai senza latte! Ne bevi un bicchiere al giorno, cioè, per consumare il fabbisogno di latticini della piramide alimentare! Compri il latte due volte alla settimana! Scommetto che, sin da quando siamo stati qui l’ultima volta e Spark ne ha ingollato mezzo litro direttamente dalla bottiglia, non sei andata al supermercato nemmeno una volta».

 «Aspetta». Blanche assottiglia lo sguardo. «Da quando hai cominciato a catalogare le provviste che ho nel frigo?»

 Adesso è il turno di Candela per fissarla male. «Blanche. Non so se te ne sei accorta, ma io praticamente vivo qui. Ci trascorro talmente spesso la notte che nel bagno ho uno spazzolino mio». L’espressione di Candela si fa attonita. «Non l’hai notato. Hai assegnato a Spark un asciugamano e un ripiano della toletta dove riporre i suoi prodotti per capelli, metà della mia roba è nel tuo appartamento, e non ti sei ancora resa conto che viviamo tutti assieme».

 Blanche batte le palpebre. L’ultima volta che è andata al supermercato – meno di una settimana fa, ne è convinta – ha agguantato un barattolo di marmellata dallo scaffale senza pensarci, sebbene di norma preferisca affrontare un esercito di Muk selvatici piuttosto che toccare qualsiasi cosa che sia all’aroma di agrumi. Quando si è ricordata che è in realtà Candela quella con un insaziabile appetito per le conserve da prima colazione e non lei, stava svuotando il cestino della spesa sul bancone e si è detta che era da maleducati rimettere il barattolo al suo posto sullo scaffale. E Spark in effetti ha l’allarmante abitudine di lasciare le sue uova di scorta disseminate per tutto l’appartamento, usandolo come luogo temporaneo dove serbare le sue incubatrici. È… possibile che Blanche abbia trascurato alcuni dei dettagli chiave della loro corrente coabitazione.

 «Noi, però, siamo… rivali, giusto?» prova a chiarire Blanche. «Sono certa che…»

 «A questo punto siamo anche coinquilini, per cui tanto vale che tu dia a entrambi una chiave così che possiamo trasferirci ufficialmente». Il sorrisone di Candela è come un incendio incontrollato. «E so cosa stai pensando, discuteremo delle faccende domestiche e dell’affitto e chi fa cosa più tardi, non siamo scrocconi. Ma ehi!»

 Blanche raddrizza la schiena per stagliarsi in tutta la sua altezza, qualche irritante centimetro in meno rispetto a Candela. «Be’, se questo è quanto, devo scrivere una dissertazione sulla correlazione tra il luogo di cova delle uova e le tendenze evolutive di un Doduo comune» annuncia. «Mi distrai».

 «Ma davvero?» Candela le si avvicina, inclinando il capo.

 «». La voce di Blanche fortunatamente non vacilla, sebbene in gola avverta il martellio del battito dell’arteria. Punta gli occhi sulle clavicole che emergono dal colletto dalle dimensioni ridicolamente eccessive della giacca di Candela. Solleva lo sguardo, supera la curva della bocca dell’altra, arriva all’occhiata di sfida che ha davanti. Avanza di un passo.

 «Non per interrompervi…», e Blanche si allontana con una tale velocità da Candela da inciampare nel tappeto e piombare all’indietro, pensa ecco, è finita, addio alla mia dignità, e…

 Candela le circonda il busto con un braccio e una mano ferma tra le sue scapole, bloccandola in una posizione salda. Blanche ha il tempo di registrare il seducente battito di ciglia di Candela, che le rivolge un occhiolino – che impudenza! – prima di rimetterla in piedi, sussurrando attenta. Blanche la odia. È sicura di avere le guance imporporate di un rosso furioso e bruciante.

 «Ma, uhm, ho usato tutto il balsamo e dovrai comprarne dell’altro, era solo per fartelo sapere. Allora io vado a, uhm, riscaldare il cibo». Spark tossisce, acchiappa le scatole del takeaway e si dirige in cucina. Blanche sente il rumore del frigo che viene aperto e poi chiuso, seguito dagli sportelli spalancati, uno ad uno, della credenza. Dopodiché c’è una serie di allarmanti stridii metallici che Blanche decide di ignorare.

 «Chiudine uno» gli consiglia Candela. Le sue iridi brillano di ilarità. «Non sei felice di avermi con te?»

 «Be’» replica Blanche, schiarendosi la gola. «Non credere che ci andrò piano con te solo perché adesso… conviviamo».

 Candela esibisce un sorriso, scintillante come il mercurio e ferocemente affilato. «Non mi aspettavo altro».










¹ Per l’assonanza tra “Tangela” e “tangle”, nell’originale inglese Spark dice: «Ran into some complications with a Tangela. You could even say… I got into a bit of a tangle» («Ho avuto delle complicazioni con un Tangela. Come possiamo dire… sono finito nei pasticci»). Ovviamente, per mantenere il gioco di parole in italiano, la frase è stata cambiata.

   
 
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