Vorrei dirgli che un minimo di importanza lui la possiede, nella mia vita. Conosco Sherlock Holmes da un po' sempre, quindi ho tanto attaccamento nei suoi confronti. È sempre stato l'uomo che è ora, solo meno... Lui. Sapete, molti sentono il nome di Holmes e pensano che sia una persona un po' pazza, ma nel senso buono del termine. Io quando vedo Sherlock vedo una persona solitaria, che ha solo bisogno di sentire che qualcuno, qualche volta, è con lui, ma guai a dirglielo, perché comunque la mettiate, lui non vi ascolterà. È testardo, non sopporta sentirsi dire qualcosa che già sa sia sbagliato. E lui si impone di sapere come si vive da soli. Il suo lavoro è già qualcosa che gli previene un suicidio istantaneo, visto l'assoluta dedizione che sì, ha con assoluta certezza.

"Molly" sussurra John, messo vicino a dei campioni verdi pipì. Li guarda con attenzione, avendo impiantate in faccia espressioni di curiosità e mistero. "Cosa sono questi?" sussurra di nuovo, e ora indica con precisione le tre provette, guardandomi un piccolo istante, ritornando poi a guardarle.

Sussurra. Ma che carino, non vuole disturbare Sherlock. Disgustosamente carino, per me. Guardo Sherlock per un secondo. Vorrei avere io questa cosa così con lui, questo sentimento indiretto d'amore. Anche se io so già cosa provo per lui, due domande me le sono fatte già tempo fa.

"John, perché sei così curioso?"

Acida, la voce di Sherlock. Questo deduce che abbiano avuto una discussione? Su cosa? Distolgo lo sguardo da loro, alzandomi involontariamente gli occhi al cielo da sola, rifiutandomi di intromettermi.

"E tu, perché così bugiardo?"

Alzo lo sguardo verso John, - il cipiglio gigante in fronte, quasi a forma di domanda - sorridendo amaramente. Bugiardo. Lui è bugiardo. Un bugiardo di che tipo? Vedo dello scuro muoversi dalla mia sinistra, io calo l'occhio dentro... Dentro questo coso senza nome. Scopio. Ha qualcosa ha che fare con telescopio? Sospiro. Non c'è la faccio a farcela, certe volte. La voce dura e ruvida di Sherlock dice altre cose che non capisco.

"Io non mento mai. Tu, tu cerchi di farmi vedere cose che non ci sono" dice con ovvietà.

"Il nostro rapporto non c'è, vorresti dire?"

Prendo una ciocca di capelli e incomincio a girarla. Che devo fare? Devo andarmene? Fare finta di dormire? Cosa?! Aspetterò che siano loro a dirmi qualcosa.

"Molly, potresti andare a prendere due caffè. Uno per me, uno per te." Veloce e pacato, occhi ancora fissi dentro lo strumento.

"E John?"

"Non sei la schiava di nessuno" obbietta subito lui.

"Nessuno... " incomincia John, ma lo sguardo stizzoso dell'amico lo blocca, e lui abbassa la testa scuotendola e ritornando a guardare le provette.

Dicono pure le stesse cose. Questo è... Preoccupante? Non hanno lessico.

"Ne prendo tre" sussurro piano, lievemente, incamminandomi, ed altrettanto lievemente John mi ringrazia. Cosa, John? Alza la voce, alzala.

La alza con il detective pazzo, quando esco.

"Io sono parte della tua vita, Sherlock?"

"Certamente" glissa lui.

"Potresti fare a meno di me, Sherlock?"

"Smettila di pronunciare il mio nome a fine frase" cambia lievemente discorso il detective, sperando forse che il discorso medesimo si rifiuti esso stesso di continuare.

Chiudo la porta dietro di me, appoggiando la testa, indecisa se origliare o meno. La parte più radicata di me dice di andarmene subito, di pensare come levare la macchia di sangue che ha coperto la mattonella dell'obitorio, ma l'altra parte capisce io abbia una vita già difficile e stupida di per sé e allora mi blocca qua, quasi inconsapevolmente. Oh, ma chi prendo in giro. Se sto dove sono, ci sarà un motivo. Mi stanno a cuore, dopotutto. È solo questo?

"Sherlock, tu potresti stare senza di me?"

Silenzio tombale. Sicuro come la morte si stanno fissando, come due cervi nella stagione della caccia. Alzo lo sguardo verso il muro sopra di me. Il mio lavoro mi perseguita anche mentre penso. Il silenzio viene spezzato di nuovo da John, che sembra fare discorsi così non da lui, che mi fa dubitare per un attimo stia bene del tutto. Ma sta bene, no? Io l'ho visto ok, se la mia opinione può contare. Bè, certo che conta.

"Dimmi qualcosa."

"Sembri una pazza."

Ottima deduzione, Sher.

"Pazza?"

"Pazzo."

"Tutto qui? Da dirmi hai solo questo?"

sussurra, ma enunciando ogni parola, ogni lettera, come fossero un coltello affilato.

Dei passi, il mio scansarmi, finalmente, dalla porta.

Mi nota. Vorrei non lo facesse, vorrei nascondermi, essere invisibile solo per alcuni secondi, quelli necessari.

"Sherlock?" chiedo, così imbarazzata da sembrare fatta. "Tutto esaurito. Era guasto." Decido di procedere sul guasto, così posso mettere un foglio e... Sperare che nessuno lo noti. Almeno per oggi.

Annuisce, guarda un punto al centro del mio corpo per un istante.

Mi copro con le dita delle mani. "Dove vai?" Ah, ok, prendo pure di sopra.

"Cerco di far sì che la nostra amicizia non finisca." Guarda verso dentro. "Le relazioni non durano a lungo. Rovinano tutto" dice con tono alto.

Guardo finalmente verso John. È accigliato.

"Quella è pipì, comunque. La mia. Non berla, rischi la febbre." Indica per un istante le provette e, visto lo sguardo intatto, accigliato, di John, crea un piccolo sorriso appena visibile sul suo volto.

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Questa sembra un po' una cosa senza senso. Insomma, John che cerca di far ragionare Sherlock. Dove è finita la caratterizzazione perfetta? Comunque, non so quanti capitolini (piccoli, insomma) saranno, ma spero vi piaccia ciò che ho scritto, e spero la 'mia' Molly vi ricordi un briciolo quella vera.