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Autore: _LieToMe_    29/08/2016    1 recensioni
"Lo senti il brusio? In mezzo a questo vortice di voci indistinte e parole amare, taglienti e appuntite.
Le sento, lo so che non è tutto nella mia testa. O forse sì, e nella mia testa ci sono caduto anche io, in un buco nero di ricordi e immagini, colori sfocati di giorni quasi dimenticati e momenti mai vissuti, attimi che avremmo potuto vivere insieme se non fossi caduto così giù, intrappolato nella pece che ricopre il mio cuore, affogato in una bottiglia, soffocato da una pillola."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo senti il brusio? In mezzo a questo vortice di voci indistinte e parole amare, taglienti e appuntite.
Le sento, lo so che non è tutto nella mia testa. O forse sì, e nella mia testa ci sono caduto anche io, in un buco nero di ricordi e immagini, colori sfocati di giorni quasi dimenticati e momenti mai vissuti, attimi che avremmo potuto vivere insieme se non fossi caduto così giù, intrappolato nella pece che ricopre il mio cuore, affogato in una bottiglia, soffocato da una pillola. Buttata giù a secco, senza acqua, senza alcool. Chiude la gola, uccide le parole che avrei potuto, ma mai voluto, dirti. Si confondono con tutto il resto, si perdono in una nuvola di nulla che inghiotte tutto, che fa rumore e porta silenzio.
E in mezzo a tutte queste voci, tra le tante so che ci sei anche tu.
E riesco a sentirti, ma le tue parole fanno male.
E vorrei solo il silenzio.
E vorrei solo che la mia mente si spegnesse.
Vorrei solo averti qui, sentirti dire che ti sbagliavi, che ti dispiace.
Ma forse avevi ragione tu, e il buco dentro di me si allargherà sempre di più e inghiottirà tutto.
E ripetilo ancora e ancora, che le tue parole ora fanno meno male del silenzio.
La tua voce e tagliente, più di un vetro rotto, più della lama di un rasoio, più della lametta che ora reggo tra le dita e non so, oh non capisco, se sia acciaio o il residuo delle tue parole quello nella mia mano. Tu che le parole le hai sempre sapute usare così bene.
Tu che hai sempre avuto ragione, ragione su tutto.
Che se ora le lacrime rigano le mie guance e l’aria abbandona i miei polmoni la colpa è solo mia.
Ripetilo ancora e ancora, tanto ormai è inevitabile.
E c’è sangue, così tanto sangue sulle mie mani e su quella lametta. Fa così male. O forse è il dolore nella mia mente, il riverbero delle verità che hai provato a farmi capire e che non ho mai voluto ascoltare.
Non c’è più niente nella mia testa adesso, solo un impenetrabile silenzio, pieno forse di troppe parole.
E ora che c’è silenzio, ho paura; è più affilato di un coltello e preme contro le pareti del mio cranio che esplode, polvere di fata sulla tua lingua, polvere di stelle tra uno sguardo e l’altro, tra un pensiero non detto e una parola mai pensata, tra un errore che non è mai stato così giusto e una promessa mai mantenuta.
E so che ho sempre detto di odiare il bianco, ma ti giuro, tutto questo rosso mi spaventa.
E c’è un ragazzo che mi fissa dallo specchio.
Mi guarda e sorride, ma piange.
Ho paura, perché quel ragazzo sta morendo, so che sto morendo. E mentre osservo il mio riflesso nei miei occhi non c’è niente, sono solo fondi di bottiglia, bottiglie senza fondo, migliaia di schegge di vetro e alcool. E non so, oh non so, perché il soffitto è così bianco? E dove sei?
Ti prego avvicinati, che voglio vedere i tuoi occhi ancora una volta. Perché attraverso i tuoi occhi il mio viso sembra sempre più bello, perché nel tuo riflesso sembro sempre una persona migliore.
Ti prego, se puoi, portami via di qui.
Getta via questa lama e sorridimi, dimmi che andrà tutto bene e che mi aiuterai a guarire.
Salvami, perché da solo non ne sono capace.
Tirami fuori dalla mia testa, salvami dalla mia autodistruzione, e so che non hai mai pensato che potessi avere una speranza di riuscire a scalare il buco in cui sono caduto.
E so che sono state le tue parole ad affilare la lama, so che hanno inciso il mio braccio fino alla vena.
Le tue parole, parole troppo vere per non essere dolorose, parole troppo vere per essere sopportate.
Parole di rabbia, pronunciate per amore.
Non andartene, ti prego, stavolta non basteranno quelle pillole a farmi stare bene. Vedo il tuo riflesso, lo vedo nella pozza di sangue che uccide il bianco candido di queste mattonelle, ma non riesco a vederti davvero.
E in questo delirio di lacrime e sangue, non so più se è il mio corpo o la mia anima a sanguinare.
E l’acciaio brilla.
E il sangue scorre.
E tu baciami, ancora una volta, tra una lacrima e un sorriso. Perché è così che è sempre stato, ma che mai più sarà. Come il sangue che cola su queste maledette pareti bianche e sul mio stupido cuore infranto.
Come quell’irreale silenzio che si crea subito prima di una tempesta.
Così siamo sempre stati noi.
Una mano ferisce e l’altra cura.
Ma non preoccuparti, troverai qualcuno che si occuperà di te, mentre il sangue intorno a me seccherà, e nessuno sarà qui a pulirlo.
Voglio urlare, forse lo sto già facendo.
Non lo so, non mi sento più. Solo echi lontani di liti e risate.
E ti ricordi? I nostri corpi intrecciati che bruciavano all’unisono, e le tue mani, le tue mani su di me erano così calde... non dimenticherò mai il sapore delle tue labbra, e tutto quel calore.
Ma fa freddo qui. Vienimi a prendere ti prego, che il pavimento è ghiacciato.
Non c’è più nulla intorno a me, non c’è il soffitto bianco, non ci sono le mattonelle macchiate, solo un pozzo di niente, in cui si accumulano bottiglie vuote, in serate vuote.
Solo in mezzo al nulla, nuoto in questi cocci di vetro.
E ogni taglio è il ricordo di una notte. E ogni notte sembra essere uguale a quella precedente. E non c’è niente se non queste stupide bottiglie.
Aiutami a uscire, che cicatrici ne ho già abbastanza.
Tendimi la mano e tirami fuori di qui, indietro non ci voglio più tornare.
Non voglio vedere di nuovo le lacrime sul tuo viso, non voglio più sentirmi un nulla nella vastità del mondo, non voglio più sentirmi solo.
Baciami ancora, un’ultima volta, un ultimo addio.
Che se è stata la verità delle tue parole ad uccidermi, saranno le tue labbra a guarirmi.
E se non guariranno il mio corpo, chiuderanno per sempre la voragine nella mia mente.
Non mi importa se ci rimango intrappolato dentro.
Voglio solo che nessuno cada di nuovo qui dentro, voglio che ti allontani dall’orlo di questo precipizio prima che la parete crolli.
Baciami e salvami, e salva te stesso.
Allontanati piano, come se dormissi.
Vai via e dammi la buonanotte, come se domani fosse un giorno qualunque.
E quando esci chiudi la porta per favore, tanto la chiave sai dov’è.
Portala via con te e lanciala il più lontano possibile, cosicché nessuno possa trovarla.
Sotterrala insieme a tutte le parole che non abbiamo mai avuto il coraggio di dirci e chiudila nel tuo cuore, come io ho fatto col tuo ricordo.

 
 
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Hello everyone!
Mh, questa è la prima storia che pubblico, (ma non la prima che scrivo in realtà). È confusa, incasinata e scritta di getto.
So che è un po’ incomprensibile, ma nella mia testa ha senso, quindi se avete dubbi sentitevi liberi di chiedere spiegazioni.
E un ringraziamento speciale (come sempre) a _StrayAshes_, la mia fedele beta.

Spero di pubblicare presto qualcos’altro, alla prossima!

-E.
   
 
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