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Autore: IamnotaWriter    29/08/2016    0 recensioni
"E cominciai a camminare, io da una direzione, lui dall’altra. Così doveva andare, così andrà sempre. Io camminerò per la mia strada, lui per la sua. Come due rette parallele che non si sfioreranno mai. Mai più."
Spero che almeno un po' vi abbia spinto, con questa mini-introduzione, ad iniziare a leggere la mia storia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Uno

“Come stai?” disse, con la voce esile e un po’ titubante.
Lo guardai dritto negli occhi, negli stessi occhi di quando facevamo l’amore, che mi guardavano,  scrutavano e accarezzavano. Dentro, però,  non ci trovai la stessa passione, solo puro distacco.
“Bene, grazie. Tu?” risposi.
Lui distolse lo sguardo, mentre io ancora guardavo dritto di fronte a me.
“Oh, bene” e non alzò più lo sguardo, guardava le scarpe, il pantalone, la gente che passeggiava dietro di me, ma non me, mai me. E gli avrei voluto dire: Guardami, sono qui.
“Mara” mi chiamarono in lontananza, ma mi accorsi che non era in lontananza,  era la persona di fianco a me che mi chiamava.
“Si, andiamo” le dissi.
“Ciao, allora” disse lui, tornando finalmente a guardarmi.
“Ciao”
E cominciai a camminare, io da una direzione, lui dall’altra. Così doveva andare, così andrà sempre. Io camminerò per la mia strada, lui per la sua. Come due rette parallele che non si sfioreranno mai. Mai più.
Per tutto il resto della giornata non feci altro che pensare a quegli occhi, marroni come il cioccolato fondente, in cui ci vedevi lo stesso il mare, in cui rischiavo di annegare ogni volta in cui mi soffermavo a guardarli un po’ di più, dello stesso marrone dei miei occhi, in cui avevo imparato a riconoscermi.
“Mara, è pronto” urlò dalla cucina mia madre.
Ma non avevo fame, avevo voglia di annegare in quel mare.
“Arrivo”
Mangiai giusto tre bocconi di quello che avevo nel piatto, quell’incontro mi aveva turbato e non poco. Non riuscivo a smettere di pensarci. Era stato diverso da quelli che abbiamo di solito quando ci incrociamo per le
strade.  Mi alzai da tavola, diretta in camera mia. Dovevo capire se era successo qualcosa, perché sicuramente era successo qualcosa. Lui non è mai così in imbarazzo, riesce sempre a sostenere il mio sguardo, tranne oggi. Presi il cellulare che nello stesso momento cominciò a lampeggiare e il nome di Romina appariva sullo schermo, risposi subito alla telefonata e subito una voce squillante inizio a parlare a raffica senza mai fermarsi e soprattutto senza farmi capire niente.
“Ehi, non ti sto capendo, respira e parla piano” dissi
“Ti devo raccontare una cosa”
“Una cosa?”
“Sì”
“Dimmi”
“E’ brutta però.”
“Cosa succede?”

Capii subito di chi si trattava. L’avevo intuito e lei aveva indagato.
“Si è fidanzato”
Le lacrime iniziarono a scendere copiose e la voce era tremante ormai.
“Q-quando?”  balbettai con la voce rotta dal pianto.
“Non lo so precisamente ma ci sono delle foto sul suo snapchat”
“Va bene”
“Mi dispiace”
“Si, anche a me”

Staccai la telefonata e mi buttai sul letto, non potevo nemmeno vederle quelle foto. Ma forse era meglio così, non c’era niente di bello da vedere. Forse lei è  più bella di me, forse lei lo bacia meglio di quanto facevo io, forse tutto, o forse niente.
Richiamai Romina, che rispose immediatamente.
“Roma.. ho bisogno”
Non mi lascio finire di parlare e disse
“Apri la porta, sono fuori casa tua. Ti ho portato il gelato e i passi dell’amore di Nicholas.”
Staccai la chiamata e corsi ad aprire la porta e la trovai veramente là, con il gelato in mano.
L’abbracciai  e per poco non feci cadere tutto a terra.
“Mh, scusami”
“Hhaha, non ti preoccupare, ora fammi entrare però.”

La lasciai passare. Ed ecco perché lei è la mia migliore amica, perché lei c’è sempre, soprattutto quando ne ho bisogno. Sa sempre di cosa ho bisogno, come adesso. Con lei sento di poter essere me stessa.
“Rom”
“Tieni” e mi diede il suo telefono.
Ancora una volta prima che io dicessi qualcosa, mi ha capito.
Andai su snap e mi misi a cercarlo, aprii le foto.
C’era lui che baciava un’altra.
Lui che abbracciava un’altra.
Lui che accarezzava un’altra.
Lui che condivideva le cuffiette con un’altra.
E io che piangevo.
Non è mai stato difficile per me dimenticare un ragazzo, ma con lui è diverso. Lui è diverso.
I suoi occhi.
La sua bocca.
Il suo sorriso.
La sua risata.
Lui.
Appoggiai il telefono a terra, mi asciugai le lacrime e guardai Romina.
“Usciamo” le dissi
“Cosa?”
“Usciamo”
“Ora?”
“Si”

“Ma non sono vestita bene per uscire”
“Non importa, andiamo”
“Dove?”
“Fuori, lontano da questa stanza.”
“Andiamo”

Uscimmo dalla stanza, avvisai mamma che stavo uscendo e poi di corsa fuori.
Il vento mi soffiò in faccia, causando un movimento da star di Hollywood per i miei capelli neri, appena aprii la porta della casa e già mi sentivo meglio.
“Prendiamo la macchina?” disse
“No, voglio camminare”
Così iniziammo a passeggiare, con il vento che soffiava, non seguivo una strada precisa, i piedi camminavano e io non sapevo dove mi stavano portando fin quando non arrivai davanti ad un palazzo, il suo palazzo. Mi girai a guardare Romina che mi guardava con una faccia che diceva “non so come abbiamo fatto ad arrivare qua”. Decisi di lasciar perdere e di continuare a camminare, quando in quel esatto momento arrivo una macchina.
“Meglio andare” disse Roma.
Annui con la testa.
Ma i miei piedi non ricevevano impulsi, per quanto io volessi camminare, anzi correre via da lì per non guardare più. Ma i miei piedi non funzionavano e i miei occhi non si chiudevano, tentai di dire qualcosa ma la mia bocca non emetteva nessun suono. Sentivo la voce di Romina parlare, ma non capivo bene cosa diceva. Ero come in una bolla, ero intrappolata in essa.
“Mara” mi raggiunse la sua voce.
Non parlai. Dopo alcuni secondi, che a me parvero ore, parlò Romina.
“Stavamo passeggiando”
“Ottima serata per passeggiare” disse la bionda al suo fianco.
Oh, anche la sua voce mi dava fastidio.
Lui mi guardava, Romina parlava con la bionda. E io ero immobile.
“Andiamo Mara” disse Roma, prendendomi per il braccio.
E quel tocco fu come una scossa, finalmente potevo camminare.
Seguii Roma, senza dire niente a quei due, mi girai solo una volta e li vidi entrare nel palazzo, mano nella mano, mentre ridevano.
Come se quell’incontro per lui non ci fosse mai stato, come se io non ci fossi mai stata, come se noi non fossimo mai esistiti.
Forse è meglio così, forse dovrei fare anch’io così. 
 

♦♦♦♦

Note dell'autrice

Ciao a tutti, sono una "nuova" autrice.
Ho messo la parola nuova tra virgolette perché ho già pubblicato una storia e avuto un profilo su EFP, 
che però non ho più utilizzato. Ma ora non voglio dilungarmi in chiacciere inutili.
Se siete arrivati fin qua giù significa che avete letto tutto il capitolo, che spero vi sia piaciuto.
Se vi è piaciuto, spero lasciate una recensione per farmi capire anche se devo continuare con la storia. 
Spero vivamente di avervi incuriosito almeno un po' con questo inizio. 
Grazie a tutti, in anticipo. 
xoxo, -M.

   
 
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