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Autore: Fla_123    29/08/2016    1 recensioni
Dopo che Robin ha quasi rischiato la sua vita per salvare quella di Regina, quest'ultima ripensa alle parole dette da Percival durante il ballo e al gesto compiuto dal suo amato. Meritava un'altra occasione? Oppure sarebbe stato meglio che Percival l'avesse sconfitta una volta per tutte? Cosa ne pensa Robin di tutto ciò?
OutlawQueen missing moment, 5x02.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era da poco passata la mezzanotte di una calda serata d’estate, il ballo si era finalmente concluso e tutti si erano ritirati nelle loro camere.


Regina si trovava di fronte alla finestra della stanza che condivideva insieme a Robin a fissare il paesaggio circostante illuminato dalla luce della luna, o almeno cosi sembrava. In verità era assorta nei suoi pensieri. Ripensava a tutta la serie di eventi che si erano susseguiti dal momento in cui erano arrivati a Camelot, fino a qualche minuto fa.


Avevano finalmente ritrovato Emma che, dopo la sua trasformazione nella Signora Oscura, si era trovata nuovamente nella Foresta Incantata e subito dopo avevano incontrato Artù in persona che, secondo una profezia di Merlino preannunciata molto tempo prima circa il loro arrivo, li aveva scortati nel suo castello. Si era persino dovuta improvvisare Salvatrice dal momento in cui non potevano rivelare la vera identità di Emma e, per questo motivo, era stato organizzato un ballo in suo onore.
Si era sentita nervosa. Nervosa perché non aveva mai fatto una cosa simile prima d’ora. Gli unici balli a cui aveva partecipato quando era più giovane alla corte di Re Leopold, li aveva visti da lontano.

Come può essere possibile, abbiamo partecipato a dozzine di balli insieme” “Dove tuo padre era più interessato a ballare con la sua preziosa figlia che con sua moglie”. Questo aveva detto a Snow mentre si preparavano. Ed era vero. Tuttavia questa sua ansia sembrò attenuarsi quando, dalla cima della scalinata mentre la annunciavano a tutto il resto della corte, vide Robin che la attendeva con un sorriso stampato in viso e lo sguardo innamorato. Al diavolo i passi di danza, sarebbe stata l’occasione perfetta per condividere un ballo, il suo primo ballo, con la persona che amava.
Danzarono per parecchio tempo senza mai staccarsi gli occhi di dosso, si sentivano come se fossero solo loro due in mezzo a tutta quella gente. Non si preoccupavano degli sguardi altrui, neanche quando Robin dopo averla fatta volteggiare, la afferrò per la vita e la baciò come solo lui sapeva fare perdendo completamente il ritmo della coreografia.
Purtroppo quel momento non durò a lungo. Pochissimi secondi dopo, si avvicinò a lei Percival che le chiese anche lui di ballare. In quell’ istante accadde l’ultima cosa che Regina avrebbe voluto  accadesse. Non l’aveva attirata a se solamente per ballare come poteva sembrare ma perché l’aveva riconosciuta quando anni prima era stata vista proprio da lui stesso anche se bambino, mentre incendiava il suo villaggio nella Foresta Incantata
Ciao Regina Cattiva” le aveva detto prima di tirare fuori la sua spada dal fodero pronto ad ucciderla. Robin, che da qualche metro di distanza non aveva mai smesso di guardarli, quando vide le intenzioni del giovane si fiondò su di lui per cercare di fermarlo ma nel farlo rimase ferito. Ci furono attimi di panico per Regina che in quel momento vide la storia ripetersi. Inizialmente non riuscì a guarirlo, la spada era stata incantata per ucciderla e qualsiasi tentativo di guarire ferite utilizzando la sua stessa magia sarebbe stato vano. Riuscirono a salvarlo solo grazie all’intervento di Emma che con la sua magia riuscì a rimarginare la ferita. Tutto si era risolto nel migliore dei modi anche se tutto ciò l’aveva segnata, facendola affondare nuovamente nei suoi pensieri.

Continuava a pensare a quegli eventi senza darsi pace, dopo tutto era colpa sua se Robin era stato ferito e aveva rischiato di morire. Come sempre.
Sentì la porta della stanza aprirsi, sapeva che era Robin ma non si voltò a guardarlo. Non ne aveva il coraggio. Come poteva guardare negli occhi la persona che aveva quasi rischiato la morte per mano sua?
Entrando, la vide li, accanto alla finestra con i capelli sciolti e morbidi che amava tanto accarezzare sulle spalle, e con una camicia da notte bianca che arrivava alle caviglie.
“Che ci sarà mai di così interessante da fissare fuori a quest’ora della notte. Stai spiando qualcuno? Guarda che sono geloso.” Disse con tono scherzoso.

Ma non ottenne alcuna risposta.

“Regina? Che ti succede? Va tutto bene?” chiese iniziando a preoccuparsi.
Ancora non rispose. Passarono alcuni secondi che per lui sembrarono interminabili prima di udire finalmente la voce di Regina. “Non avresti dovuto metterti in mezzo.” Rispose in un sussurro.
“Cosa?”
“Mi hai sentito benissimo. Non avresti dovuto rischiare la tua vita per me. Per una come me. Avresti dovuto lasciare che Percival mi uccidesse e che mettesse fine alla mia vita una volta per tutte”.
“Regina ma sei impazzita? Che cosa stai dicendo?” continuò a chiedere alzando un sopracciglio.
“La verità, ecco cosa sto dicendo. Avresti dovuto lasciarmi morire” rispose girandosi finalmente ed alzando lievemente il tono della voce.
Stavolta fu Robin a non rispondere. Non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Come poteva parlare cosi?


“Mi ha riconosciuta sai? Percival. Io credevo che nessuno qui conoscesse la nostra vera identità, ma a quanto pare mi sbagliavo”
“Che vuoi dire?” domandò nuovamente Robin continuando a non capire.
Regina fece un respiro profondo, raccolse il coraggio e gli raccontò quello che realmente era successo anni fa insieme a Percival.
“Tanto tempo fa, quando cercavo vendetta contro Biancaneve, non mi davo pace finche qualcuno non si decideva a darmi uno straccio di notizia su di lei. Andavo di villaggio in villaggio seminando terrore, uccidendo persone innocenti, distruggendo qualsiasi cosa intralciasse la mia strada. Uno dei numerosi villaggi che distrussi a quanto pare era quello in cui viveva Percival. Ero andata li con la convinzione che qualcuno mi avrebbe finalmente potuto rivelare qualche dettaglio in più sulla posizione di Biancaneve ma mi sbagliavo. Non avendo ottenuto quello che desideravo decisi di punirli tutti e nel farlo, bruciai tutte le loro abitazioni, tutto quello che avevano. Non mi stupisco se ora voglia vendicarsi di me. Ha perso tutto quello che aveva, e solo per colpa mia”
“Regina, non dire cosi, non sei più quella persona ora. Sei diversa, faresti di tutto per vedere la felicità delle persone a cui tieni, non devi più lasciati influenzare dal passato”.
“Ma questo non cambia quello che ho fatto Robin. Io sono quella che sono, ho fatto quello che ho fatto..non mi merito tutto quello che ho”


“Regina…”
“Non merito te, non merito l’amore che mi dimostri, non merito niente e nessuno. Chi può amare una persona orribile come me?”
Robin iniziava a spazientirsi. Come poteva essere così cattiva con se stessa? Come poteva pensare a tutte quelle orribili cose?
“Io per esempio? Non ti viene in mente che se sono ora qui con te è perché io non vedo la persona che eri una volta ma quella che sei diventata?”
“Beh, fai male a volermi insieme a te.” Continuò lei. Vide lo sguardo deluso nei suoi occhi. “Ti rendi conto che ogni giorno che passa, ogni giorno che passi al mio fianco rischi la vita? Proprio come poco fa! La gente che mi conosce cerca ancora vendetta. Hai rischiato di morire e solo per salvare un mostro come me!!”

“Regina…” continuò.
“Come avrebbe fatto Roland senza una figura paterna al suo fianco? Ha già perso la madre per colpa di mia sorella, non permetterò che perda anche il padre perché tu hai deciso di-“
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non avrebbe lasciato che continuasse a dire quelle assurdità, a distruggersi con le sue stesse parole ma soprattutto a distruggere i suoi sentimenti. “REGINA LA VUOI SMETTERE??” urlò e lei si zittì all’improvviso. Da quando avevano iniziato a frequentarsi non lo aveva mai visto così arrabbiato. Affrontava sempre tutto con calma ed ottimismo e questa era una delle tante cose che gli piacevano di lui. Ma stavolta si rese conto che forse aveva esagerato tanto da farlo reagire così.

“Come puoi essere cosi egoista? Pensi solo a te stessa, a come ti senti tu senza preoccuparti minimamente di come si sentano gli altri nei tuoi confronti. Possibile che non capisci che se io, se Henry, se tutti gli altri siamo accanto a te, è perché effettivamente ti vogliamo nelle nostre vite? Te ne sei resa conto? Ci hai mai pensato?”
Non rispose, ma continuò a fissare il pavimento.
“Cosa dobbiamo fare per farti capire che non ci interessa quello che hai fatto? Tutti qui ti vediamo come la persona che sei ora, che si fa in quattro per aiutare le persone a cui tiene. Ti amiamo per quello che sei, non per quello che eri, ma ovviamente a te questo sembra non interessare…preferisci continuare a vivere nell’idea che nessuno possa mai volerti bene”
Alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi. Quello che vide le fece male. Nel suo sguardo vide la rabbia, la delusione ed era stata lei a farlo sentire cosi. Non riusciva a controbattere, non trovava le parole e in quel momento le tornò in mente ciò che le disse Zelena tempo fa quando cercava di creare il sortilegio per viaggiare nel tempo: non era in grado di apprezzare le cose. Quanto aveva ragione.

“Pensa ad Emma che ha accettato di diventare la Signora Oscura per darti una possibilità con il lieto fine che sei finalmente riuscita ad ottenere dopo tantissimi sforzi, ad Henry che crede in te, a Roland che ti vede come la madre che non ha mai avuto..sai non faceva altro che chiedermi di te quando eravamo a New York. Si è affezionato il piccolino”.
Sentiva gli occhi inumidirsi e le lacrime formarsi. Lottò con tutta la forza che aveva per cercare di trattenerle ma non ci riuscì. Non si era mai sentita così vulnerabile come lo era in quel momento ma non le importava. In altre circostanze avrebbe indossato la sua solita maschera da donna forte e avrebbe fatto l’indifferente come sempre ma con lui non ci riusciva. Era l’unica persona a cui si mostrava in quello stato perché sapeva che non l’avrebbe giudicata.
Robin notò le lacrime sul suo viso, si avvicinò annullando la distanza che c’era tra loro e con il pollice gliele spazzò via continuando poi ad accarezzarle la guancia mentre Regina si sporgeva verso il suo palmo godendosi il calore della sua pelle.
“Regina io ti amo, e se questo significa dover mettere in pericolo la mia vita per salvare la tua lo farei non solo una ma infinite volte, perché tu meriti di essere salvata. Non puoi chiedermi di non rischiare perché sai che non lo farò mai. Potrai anche dubitare di te stessa ma io sono qui accanto a te e ci sarò sempre per ricordarti della bellissima e amorevole persona che se diventata.”.
Cosa aveva fatto per meritarsi uno come lui? Dopo tutto quello che gli aveva detto, dopo aver messo in discussione l’amore che provava per lei, di averlo incolpato di amarla, le stava ancora accanto. Lo abbracciò stretto a se e nascose il viso nell’incavo del suo collo. Robin sentì nuove lacrime che gli bagnavano la pelle e tutto ciò che fece fu stringerla ancora di più. Le cinse la vita con un braccio mentre portava l’altra mano tra i suoi capelli accarezzandoglieli e facendo correre le lunghe ciocce castane tra le sue dita cercando di calmarla. Stettero così per alcuni minuti senza proferire parola, godendosi solo del conforto reciproco. Quando si staccarono, Regina lo guardò nei suoi profondi occhi azzurri e spostò le mani sul suo petto sentendo il battito del cuore sotto di esse.

“Mi dispiace”
“Regina…”
“No lasciami parlare ti prego. Mi dispiace veramente, non avrei dovuto dire tutto ciò. Mia sorella aveva ragione quando disse che non so apprezzare quello che ho intorno. Ho vissuto anni e anni nella solitudine e nell’odio che ora mi sembra così strano vedere che ci sono realmente persone che si preoccupano per me. Sono finalmente riuscita ad ottenere quello che ho sempre desiderato, dal momento in cui ero una bambina. L’amore, una famiglia, e non voglio pensare a cosa farei se dovessi perdere tutto di nuovo. Ti amo anche io Robin, tanto e spero che tu possa perdonarmi”.
Si sentiva più leggera ora, gli aveva finalmente detto come stavano realmente le cose anche se il senso di colpa non era del tutto svanito. “Direi che ora è giunto il momento di dormire” disse girandosi per raggiungere l’enorme letto a baldacchino che condividevano. Il giorno dopo sarebbe stata una giornata pesante dove avrebbe dovuto iniziare a dedicarsi alle ricerche per liberare Merlino, e tutto ciò avrebbe richiesto una certa quantità di energia ma Robin non le diede l’opportunità di giungere a destinazione.


Testarda di una donna pensò prima di afferrarla per un polso e attirarla a se premendo le labbra contro quelle della mora. Regina non si aspettava di certo quel gesto così improvviso ma non appena sentì le sue braccia avvolgerla di nuovo e il sapore delle sue labbra, si sciolse nel suo abbracciò e lo baciò fino a che non le mancò l’aria.
Quando si staccarono, rimasero comunque l’uno nelle braccia dell’altro con le fronti che si sfioravano.
“Nel caso non lo abbiate ancora capito milady, ve lo ripeterò un’altra volta, così da sottolineare bene il concetto…Vi amo. E non vi libererete di me con tanta facilità”
Regina non poté fare a meno di ridere a quelle parole.
“Ti amo anche io ladro” disse prima di lasciargli un tenero bacio sulla guancia.
Non avrebbe più cercato di allontanarlo da lei, si era resa conto di quanto fosse fortunata ad avere un uomo come lui al suo fianco e avrebbe lottato con tutta se stessa per far si che niente e nessuno si sarebbe mai più interposto tra di loro.

 
  
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