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Autore: K h a l i d a    29/08/2016    2 recensioni
{698 parole} {Dark/Sentimentale} {Spoiler episodio 31} {Lysandro/Dolcetta}
La prima volta che vidi i suoi occhi ebbi un sussulto. Erano così innaturali, strani.
Rimasi stordita dallo sguardo di quel ragazzo, ma non sembrava cattivo.
Genere: Dark, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Di quei momenti passati. Io rammento. 

 

La prima volta che vidi i suoi occhi ebbi un sussulto. Erano così innaturali, strani.
Rimasi stordita dallo sguardo di quel ragazzo, ma non sembrava cattivo. Si presentò cordialmente come tutti, sorrise ed io lo salutai con un cenno di mano. 
Disse di non essere un fantasma, io non gli credetti subito. Quale essere umano poteva possedere tali iridi? 
Disse di chiamarsi Lysandro, anche il suo nome non mi era familiare. 
Ricordo che all'inizio mi spaventava. 

La seconda volta che incrociai il suo sguardo ero curiosa.
Dicevano che gli occhi sono lo specchio dell'anima, allora io mi divertivo ad associare ogni tratto di personalità a un colore specifico: Nocciola gli animi romantici, verdi quelli spensierati, azzurri quelli allegri, grigi quelli ribelli ... Pensai che Lysandro possedesse due anime, una introversa (l'ambrata) ed una creativa (la verde marina). 
Probabilmente avrei dovuto conoscerlo meglio. 

La terza volta riguardava i miei di occhi, grazie a loro trovai il quaderno di Lysandro negli spogliatoi femminili (come ci era finito lì? Lysandro spiava le studentesse?), era grande quanto la mia mano.
Non lessi il suo contenuto, non m'interessava. Io non m'impicciavo mai negli affari degli altri.
Glielo restituitii, lui scrutò velocemente l'oggetto e infine mi sorrise timidamente.
Lo vidi allontanarsi lentamente per il corridoio, era così elegante. 

La decima volta i suoi occhi splendevano di una luce diversa. Non li trovavo poi così stravaganti. In quel poco tempo che avevamo passato insieme avevo scoperto tanti tratti positivi di Lysandro, era un individuo pacato e serio. Mi piaceva la sua pelle marmorea, ogni scusa era buona per provare a sfiorarla. E mi piaceva la sua voce, era avvolgente ed armoniosa. 
Mi piaceva lui, in tutta la sua essenza. 

La tredicesima volta la sua espressione era assorta, immersa in un mondo tutto suo. Non mi sarebbe dispiaciuto entrare nella sua testa qualche volta, forse condividevamo gli stessi pensieri. Siamo sempre stati simili noi due, non me ne ero mai resa conto fino a quel momento. 
Due spiriti trascurati, nefasti. Persi in un presente che non ci apparteneva.
Ma non percepivo più quella sensazione di smarrimento quando c'era lui, accanto a me. Quando mi stringeva tra le sue braccia. 
Profumava d'incenso. 

La sedicesima volta mi pizzicavano le guance.

La diciottesima volta il mio stomaco bruciava. 

La ventesima volta ricordo che mi mordevo sempre il labbro inferiore, il mio rossetto nero non durava mezza giornata. 

La ventottesima volta, invece, mi lasciai andare completamente. 
Le sue labbra, le sue labbra. Le sue labbra. Non mi veniva in mente altro. Neanche i suoi occhi.
«Ho proprio voglia di baciarti adesso.»

Subito dopo, la ventinovesima volta, le sue pupille mi scrutavano incessantemente.
Il vento soffiava forte, non respiravo. Non volevo che fosse arrabbiato con me, lui era troppo buono ed io troppo innamorata. Non doveva andare in quella maniera, no. No. Impossibile. 
Non poteva finire prima ancora d'iniziare. 
Dovevi fermarti, Lysandro.

La trentesima volta non c'erano i suoi occhi, c'era del sangue a macchiargli il viso. 
Non si muoveva, io non mi muovevo. Non riuscii neanche a piangere, rimasi come soffocata da quella scena, era colpa mia. 
Se solo fossi stata più svelta. Se solo io ... solo io ... 
Perdonami. So quanto adoravi l'oscurità, ne eravamo entrambi invaghiti profondamente. Ti nascondevi sempre all'interno di essa per trovare l'ispirazione, ma non lasciarti risucchiare. Non adesso, per quanto bella e rassicurante possa essere, non lasciarti trascinare. 
Perdonami. Perdonami. 

La trentunesima volta, la peggiore,  le tue iridi vagavano sperdute per l'intera stanza d'ospedale. Alla fine si scontrarono con le mie, ti avevano cercato a lungo. Mi lanciasti un'occhiata cupa, mi intimoriva davvero, era da un paio d'anni che non faceva quell'effetto. 
Rivolevo quel bagliore, i tuoi occhi non erano quelli che avevo incominciato ad apprezzare col tempo. Non mi osservavi più arrossendo, per i tuoi occhi ero una sconosciuta. 
I tuoi occhi vacui.
I tuoi occhi spenti. 
Mi terrorizzavano, come all'inizio. Come se tutto non fosse mai incominciato. Come se non avessimo mai provato niente l'uno per l'altra. 
Come se tu non sapessi più chi sono. 
«Scusa ma ... ci conosciamo?»

Ridammi il tuo sguardo Lysandro. Guardami, Lysandro. I nostri momenti passati ai tuoi occhi erano così effimeri e sfuggevoli?
   
 
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