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Autore: crimsontriforce    30/04/2009    1 recensioni
Compatibilità incompresa: fin dalla sua creazione, a Tomahna c'è un dettaglio fuori posto. Anzi due.
Genere: Generale, Romantico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atrus, Catherine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '3. Storia antica ma non troppo'
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There goes my hero / watch him as he goes / there goes my hero / he's ordinary

(My hero – Foo fighters)

This. (ancora Exile, yay!)
Uhm, forse Atrus non apprezzerebbe l'uso (ripetuto) di prompt di derivazione rock... ad ogni modo lo spunto galeotto è di iosonosara, proposto come challenge aperta sul suo LJ, e, a parte le mie pare su chi apprezzerebbe cosa e perché, è veramente ispiroso. E placido. E dove c'è placido c'è casa...


Disclaimer: Gli avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte né offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da intendersi come tributo di affettuosa stima.




Di fronte alle migliori intenzioni








La scrivania era abbandonata al consueto, metodico disordine: quaderni di appunti e fogli sciolti, su cui spiccavano gli occasionali svolazzi della scrittura elegante di Atrus, sommergevano l'argomento delle loro riflessioni, un grosso Libro Descrittivo rilegato di verde. Una penna giaceva accanto al calamaio, mentre altre si perdevano in mezzo alla strumentazione accatastata ai bordi del piano – o la sostituivano, com'era il caso per quella ficcata al centro di una bobina di rame e del suo campo elettromagnetico.
Ogni volta che vedeva quell'angolo dello studio, Catherine pregava di non dover mai più affrontare un trasloco, o, almeno, non mentre Atrus stava lavorando a un progetto importante. In quei periodi, tutto il suo rigore sembrava venir meno e finiva per ricreare in proprio un piccolo brodo primordiale di carta, legno, metalli e inchiostro.
Quello che di certo non veniva meno era il suo talento per passare ore e ore ricurvo sulla pagina scritta, talvolta a discapito di sonno, impegni e pasti. Eppure, in quel momento, la sedia era vuota.

Arrischiandosi ad abbandonare per qualche minuto la bambina, che dormiva serena nella sua culla illuminata da uno spicchio di luce azzurra in veranda, Catherine si alzò per indagare.

Nascosto appena alla sua visuale precedente, Atrus era appoggiato con un gomito al dipinto che decorava la porta sinistra dello studio. Con la mano libera tracciava i contorni delle figurette che vi erano rappresentate, seguiva la direzione dei loro volti, dei loro passi, come a farsene una ragione. Gesti più rapidi e seccati, a palmo aperto, mostravano quanto l'operazione gli riuscisse difficile.

“Turbato?”, chiese Catherine a voce bassa, per non disturbare Yeesha.
“Fatico a concentrarmi”, ammise lui.
“Il caldo?”
“I dipinti.”
“Ti osservano?” Come il nostro visitatore misterioso?, avrebbe voluto aggiungere in tono scherzoso, ma per rispetto non riaprì l'argomento.
“Non proprio”, rispose, voltandosi, con un sorriso forzato.”Sono io a guardare loro. Più li guardo e meno li capisco e... a volte mi trovo a desiderare un altro studio, lontano da questa stanza.”
Catherine aggrottò la fronte.
“Non me ne hai mai parlato.”
“Non volevo che mi pesasse. Ma vedo ora che ha sortito solo l'effetto contrario”, disse, battendo con le nocche sul legno. “Non so cosa pensare.”
“Osserva quello cui stai già pensando, allora.”

Atrus incrociò le braccia e chinò la testa, lo sguardo rivolto verso il basso. Alle sue spalle, una guida d'uomini biancovestita dominava la composizione, immortalata nell'atto del comando, dispensando speranza e saggezza ai suoi seguaci.

Catherine studiò l'uno e l'altro. Le sembrò che quel maldestro ritratto avesse la capacità di concentrare tutto il suo affetto per l'originale, su cui si soffermò ben più a lungo.

“Sto pensando ad Arren e a Heejaf”, disse infine suo marito, “alla loro gentilezza. Tutto quello che hanno fatto per Tomahna li avrebbe già affrancati da qualunque debito, eppure insistettero tanto per quest'ultimo dono di gratitudine. Sto pensando ai loro sorrisi soddisfatti quando uscivano da questa stanza, pregandoci ogni volta di non entrare, 'non ancora', dicevano, 'vedrete.' Soprattutto però penso al vecchio Tamon che non consigliò diversamente i suoi due nipoti ma li sostenne nel loro segreto... È questo un omaggio, credo, che proviene da tutta la mia gente.”
“E il ramo si spezza, perché quello non sei tu.”
“Ma lo sono mai stato?”, chiese Atrus, afflitto.
“Ai loro occhi, forse non sarai mai altro. Non serbare rancore per questo”, disse a testa bassa Catherine, messia e liberatrice di Riven.
“Ma lo sono mai stato?”
Gli rispose d'un fiato, sentendo le parole ordinarsi da sole sulla lingua: “Tu sei l'argilla e la mano che la lavora, il segno del viandante sulla pietra. Quella è una porta e non uno specchio. Un cuore votato alla grandezza non avrebbe scritto Releeshahn.”

Si avvicinò, si alzò in punta di piedi e appoggiando le mani sulla sua spalla gli sussurrò: “Ma c'è un valore che non è orgoglio, che dimentica se stesso nell'avvicendarsi del quotidiano, che non viene tramandato nemmeno nell'intimità di un diario. Da quello non rifuggire, perché lo vedo in te, e lo amo.”
Atrus chinò la testa fino a sfiorare quella di lei.


***



In seguito Catherine propose dei drappeggi a semplice soluzione del problema, ma nel pulire la casa scoprì una mappa dell'area abbandonata su una sedia, con un cerchio a matita al centro dell'arco di roccia sulla cascata e binari a collegarlo al resto. Sorrise e si preparò all'inevitabile.















Nerdaggine & credits:

@ fanfic: a dir la verità non c'è sotto solo il prompt: è una sinergia fra quello e una gran voglia di parlare di quei due quadri-porta che secondo me sono l'ULTIMA cosa che Atrus si metterebbe in casa, autocelebrativi come sono.
@ Libro Descrittivo verde: generico. Ho specificato verde giusto perché fosse chiaro che non era Releeshahn.
@ visitatore misterioso: tale signor Saavedro, risultò poi.
@ Arren e Heejaf: i nipoti di Tamon, a quanto dice MYSTlore. Non ricordo ma mi fido...
@ cerchio a matita sulla cascata: eh, mah, chissà!
   
 
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