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Autore: DelilahAndTheUnderdogs    30/08/2016    0 recensioni
Norah-Jane ha diciannove anni, una casa da mantenere, un affitto e bollette da pagare.
Il suo sogno più sfrenato è possedere una asciugatrice.
James ne ha diciasette e tanta voglia di ribellarsi alla vita dei sobborghi.
S'innamorano.
Però c'è un piccolissimo problema.
Sono fratelli.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Earth angel, earth angel
will you be mine?
My darling dear
love you all the time
I'm just a fool
a fool in love with you
-The Penguins, Earth Angel

https://www.youtube.com/watch?v=VJcGi4-n_Yw
 
Capitolo 1
It's our paradise and it's our warzone

Le sarebbero piaciute tante cose: ad esempio, una asciugatrice e una cucina economica e non dei fornelli a gas.
Una casa decente per lei e suo fratello, un fratello che non la considerava affatto: era freddo e distante, spesso non le rivolgeva nemmeno la parola.
Vivevano in un piccolo monolocale, modestamente arredato: una cucina, un pratico cesso, un divano e un letto a testa. 
Lavorava da due anni in un fast-food non poco distante da dove abitava: era uno di quelli vecchi, anni cinquanta e che da un momento all'altro avrebbe chiuso per debiti - ma erano sempre riusciti scamparla.
Si sedette al bordo del letto, nella parte rivolta verso suo fratello e non fece a meno di pensare che sembrava più angelico nel sonno.
Sorrise e si alzò, andando nel piccolo cucinino e preparando quella sbobba che la maggior parte della popolazione americana - lei compresa - si ostinava a chiamare 'caffè'.
Mentre stendeva una tovaglia pulita sul tavolo, James si svegliò reclamando la colazione con un gesto muto: ossia, sbatté la padella sul fornello attirando così l'attenzione di sua sorella.
"Hai pazienza o l'hai lasciata tutta in pancia?" commentò leggermente seccata Norah-Jane "vatti a sedere che ti preparo da mangiare" continuò, stavolta col tono più dolce.
Il ragazzo, che come notate ha i capelli corvini, era all'ultimo anno di liceo e faceva di tutto per far preoccupare la sorella: molto spesso era coinvolto in risse, saltava le lezioni e chissà dove si cacciava e beveva e fumava.
Era ancora minorenne e se faceva altri sgarri le avrebbero tolto la custodia su di lui.
Infatti, neanche a farlo apposta, James si accese una sigaretta guardandola diritto negli occhi, come a sfidarla.
"Dio, James! Di prima mattina anche?" chiese veemente la bionda "quante volte t'ho detto di non fumare?" e detto questo gli sfilò la cicca dalle labbra e a quel contatto la faccia del ragazzo mutò bruscamente da arrogante e malizioso a un emozione indefinita, forse qualcosa inaspettato per lui.
Gli intavolò il piatto colmo di uova e pancetta: il ragazzo si mise a mangiarne velocemente il cibo e, dopo aver finito e lavatosi velocemente i denti, prese la borsa e si diresse verso la fermata dell’autobus. 

James aveva iniziato a comportarsi così per un motivo: sua sorella lo metteva a disagio, quegli occhi scuri soprattutto. 
Sembravano sempre scrutarlo, osservare la minima pecca o peccato commesso.
Odiava le sue gambe e il modo in cui si muovevano.
Il suo petto pieno perché attirava l’attenzione dei ragazzi a scuola sua, nelle rare volte in cui veniva a prenderlo da scuola.
Le sue mani graziose quando giravano sul volante della vecchia Fiesta sfracellata e le labbra quando sorrideva.
Un giorno di quelli le avrebbe tolto tutta quella voglia di vivere, poco ma sicuro.
Odiava il fatto che fosse sua sorella principalmente.
Spesso lo indisponeva a livelli assurdi, il che molte volte i dialoghi sfociavano in vere e proprie liti con tanto di parolacce.
Si sedette in uno dei sedili vuoti, alla fine del veicolo.
Guardò fuori dal finestrino e vide che Cecilia Ainswood correva come una pazza verso il veicolo giallo, facendolo fermare.
Non appena entrò, lo salutò incerta e si mise accanto a lui.
Emise un "ehi" pregno di fatica appena affrontata.
James le mise un braccio attorno alle spalle e le rivolse un sorriso debole: erano una delle coppie più strane dell'istituto William McKinnley e di tutto stato della Carolina del Nord.
Non si baciavano in pubblico, i contatti si limitavano a carezze e cose del genere: da fuori sembrva più che altro una amicizia ben consolidata.
Tra l'altro non l'avevano ancora fatto anche se la reputazione di James era di tutt'alro avviso.
Era appena iniziato il primo periodo e avevano letteratura americana.
I pensieri di James si rivolsero subito a Norah-Jane e in qualche modo ne uscì incazzato più del solito perché

era solo un fuori di testa che amava sua sorella
la sua personale visione di felicità dannata.

A trigonometria prese degli appunti sparsi, non ascoltava per niente: anzi, dava l'intenzione di farsi gli affari suoi senza disturbare per una volta.
Una strana sensazione gli si formò nel petto, come una specie di cemento che per qualche ffrazione di secondo gli oscurò la vista.

io, io ... innamorato?
da quando?
((da sempre, solo ora il tuo cuore ha ceduto.
 Fa male, vero? 
Sembra una tenaglia che lo polverizza.
Sembra voler uscire repentinamente.))
soffocalo, non deve venire alla luce
... eppure ...

Norah-Jane arrivò sul posto di lavoro leggermente in ritardo: erano già le otto e venti precise ma il suo capo detestava chi arrivava allo scoccare del minuto preciso.
Doug Andersen era un uomo nerboruto sui trent'anni e dai capelli stopposi, nonché il proprietario e gestore del dinner a pochi passi dal liceo: aveva un carattere irascibile e spesso iniziava filippiche che non finivano più ai suoi dipendenti.
"Allora, ha detto qualcosa?"
"No, per fortuna non ha dato a vedere il sangue svizzero e irlandese, per una volta" replicò prontamente Saoirse, con un sorriso caustico.
Là dentro, Norah poteva contare su Saoirse, una ragazza dai lunghi capelli spessi e ricci spesso legati a una coda alta, migliore amica dai tempi delle medie.
Scherzava spesso sul temperamento di Doug e sulle maniere poco ortodosse con cui esprimeva i suoi sentimenti che siano stati rabbia o disgusto. 
"Quindi, tu e Carlos? Come procede?" Norah-Jane rise sotto i baffi.
"Va che va, in effetti" sospirò l'amica "e te a casa con quell'energumeno?" si riferiva al temperamento del fratello della bionda, James.
"Meglio dell'ultima volta" fece una pausa

ciò stava a significare
che
non sarebbe mai stato una valentina, un amante o un amico
che l'avrebbe nascosto quel suo amore 
conosciuto e detestato
lo conosceva
anche troppo bene,
si ritrovò a pensare Norah-Jane

le rivolse un sorriso di circostanza, che non rendeva giustizia al discorso appena iniziato.
I primi clienti arrivavano: erano soprattutto camionisti e impiegati stacanovisti che facevano orari per lei insopportabili.
Il vecchio Stanley si sedette al solito posto e vide Saoirse affrettarsi a preparare il caffè in una tazza gialla a pois bianchi per l'uomo anziano.
Norah-Jane intanto prendeva le ordinazioni di quelli al bancone.
lo senti questo sospiro?
questa bomba inesplosa?

"Un caffé, per favore."
"Altro?"
"Te, s'è possibile"
"Non sono in vendita"
"Eddai, solo un appuntamento"
"Neanche se tu fossi l'ultimo uomo sulla Terra, Nate"
"Solo un bacetto"
"Nate, zittisciti o ti do un pugno che non te lo scordi"
"Frigida di merda, cagna, puttana, troia"
"La smetti? Non posso decidere io chi scegliere per me?"
"No, se troppo fragile, te"
"Maschilista del cazzo"
"Che cazzo succede?" Doug s'aggiunse dopo averli sentiti urlare
"Non vuole prendere la mia ordinazione, Doug"
"Finiscila coglione, sei sempre qua a molestarmi o a infastidirmi con le tue avances che svangano di brutto"
"Modera il linguaggio, Norah-Jane"
"Doug! Lo senti anche te ogni giorno"
"Non devi trattare i clienti così"
"Ma andatevi a farvi fottere entrambi! Magari fottetivi felici fra voi" la biondina andò in cucina arrabbiata.
"Doug, licenziala"
"Chiudi quella fogna per una volta" e se ne tornò nel suo ufficio.

"Come ti senti?"
"Come mi sento, Saoirse? Aggredita da due energumeni che si credono Dio in Terra, ecco come mi sento"
"E' la nostra zona di guerra, non dimenticarlo" 
"Mi licenzia questa volta"
"No, non lo farà"
"Come cazzo fai a dirlo?"
"Porti pepe, piccola" pausa "senti, sarebbe una lagna qui senza te e Douglas Andersen lo sa"
"Cosa dovrei fare con Nate a questo punto?"
"Tranciagli le palle"
"Sono seria, Saoirse"
"Denuncialo"
"E chi ho come testimoni, oltre a te?"
"Stan"
"Un vecchio bugiardo, caffeinomane?"
"Non è bugiardo, ha solo una fantasia espansa"
"Sì. Vaglielo a dire alla giuria in tribunale"
"Senti, qualcosa escogiteremo"
"Questo plurale mi piace" 
"Ora però torniamo a lavorare: le ordinazioni non si prendono da sole"

La giornata passò con qualche battuta e qualche dramma, tipo che Nate la minacciò fuori dal locale.
"Lo meno" disse Doug uscendo rocambolescamente dall'ufficio.
"Ti dò una mano"
"Grazie, Abe"
Abe era un tipo grosso sulla cinquantina e per sostenere la sua famiglia lavorava come vettore per un grossista di frutta e verdura.
Uscirono dal dinner e iniziarono una discussione accesa con il moretto ventenne. 
"Che dire, hanno fatto la buona azione del mese, zucchero" rise Saoirse servendo del tè a una coppia del tavolo cinque.
"Mi dici perché gli uomini sono così maledettamente presi da sè stessi?" chiese Norah-Jane pulendo distrattamente il bancone, dove Loreena, una donna sui sessant'anni e cliente abituale, aveva spanto il caffè.
"Vuoi dire maschilisti?" un'altra voce s'intromise nella discussione ed era quella di Rhonda.
"Ah, sei arrivata, finalmente" disse Norah-Jane con sollievo.
"S'è accorto della mia assenza?"
"No, tranquilla. Ora muoviti a indossare il grembiule"

"Mi stai ascoltando, Jimmy?"
non mi chiamare così
"S-sì, dicevi?"
no non è vero hai interrotto i miei pensieri
"Per il ballo di primavera andiamo a rompere le balle a quelli popolari?""
devo controllare che Norah non venga importunata da Nate
"Va bene, Cecilia"
"Tutto bene?"
no per nulla ho appena realizzato di essere innnamorato di mia sorella e non so che farmene
"Sì, ci vediamo dopo, ora ho lezione di matematica"
"Ok, a dopo ... allora"
ma le sue labbra di cosa sapranno?
E i suoi seni, sono così accoglienti come sembrano?
Perché me ne sono reso conto solo ora?

Quando tornò a casa la trovò distesa sul divano a pancia in giù e la rabbia gli diede velocemente alla testa: perché si faceva schifo da solo?
Vorrebbe portarla a letto e spogliarla, baciarla fino allo sfinimento, mettere alla luce del sole il suo sentimento ma sa che non potrà mai farlo.
E' quello che dovrebbe provare per Cece, ma non ci riesce, con lei è tutto diverso: è come se si vergognasse di avere una ragazza che non ama veramente e che in fondo è solo una amica con cui ha delle effusioni spinte.
Si sedette sul suo letto e si accese una sigaretta, i pensieri poco casti ch egli affolavano la mente.
E incominciò ad odiare quel sentimento scoperto dal giorno alla notte.
Era il suo angelo terrestre, dopotutto.
La guardò e si avvicinò a lei con cautela, la prese in braccio, la distese sul letto di lei e si sedette in cucina preparando il saggio breve di letteratura.
Tutto per distrarsi.
Di tutto.
   
 
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