Titolo: Cheating minds
Serie TV: Heroes
Prompt: Mi accompagni? (Spring Festival di ff_serietv_ita @ livejournal)
Personaggi: Peter Petrelli, Claire Bennet, Noah Bennet (menzionato),
Lyle Bennet (menzionato), Zach (menzionato)
Pairing: Peter/Claire
Rating: PG (leggete le avvertenze,
per sicurezza! ^^)
Avvertenze: rapporti tra consanguinei (niente di scabroso però! u_u)
Genere: romantico, sentimentale
Disclaimer: purtroppo, nessuno dei personaggi citati mi appartiene *sighs*
Note:
- La “storia” (o come volete chiamarla) è ambientata
durante la prima stagione, in un momento indefinito. Supponete che Claire e
Peter già si conoscano e che la capo cheerleader di Claire, Jakie sia ancora
viva. XD
- Mia primissima FanFiction su questa coppia che ritengo
una delle più belle della serie. Un grazie, in particolare, a kimmy_dreamer
(@livejournal) che me li ha fatti piacere sempre di più.
- Semi-betata dalla mia adorata Lavins.
- Scritta per il lontano Spring Festival, ma decentemente
corretta solo adesso. XD
Buona lettura! ^_^
Ma che ti salta in mente, Claire?!
Chiuse di scatto l’armadio e gettò il vestito assieme a tutta la
busta che lo conteneva dall’altra parte della camera. Anche con troppa rabbia.
Cosa vai a pensare?!
Si lasciò cadere sul
letto e, con il rimbalzo, una catasta di riccioli biondi le coprì la vista.
Se Zach fosse stato d’accordo sarebbero andati insieme, ma
a lui sembrava bastare solo la vista di quei cartelloni coloratissimi per
provare un forte senso di nausea, e a Claire non era rimasto molto se non
evitare di insistere. Aveva (stupidamente) rifiutato tutte le proposte
dell’intera squadra di baseball e nuoto e perfino quelle dei tanti secchioni
che avevano racimolato un po’ di coraggio nel chiederglielo. Ora si ritrovava
senza cartucce da sparare. E senza un cavaliere.
Al Ballo di Primavera. Al quale doveva necessariamente
andare per evitare la furia di quell’oca del suo capitano cheerleader.
Accidenti.
Fino al giorno prima aveva deciso che non si sarebbe
presentata. Sì, in fondo, era da tempo che
cercava una scusa per troncare con le cheerleader. Soprattutto da quando aveva
capito che lei apparteneva agli “speciali”. O come si chiamavano quelli con
abilità non così comuni.
Eppure, erano bastati un paio di minuti e quel pensiero
malsano che le balenava in mente diventò tanto allettante da farle cambiare idea, desiderando di strizzarsi nello
splendido vestito acquistato e di varcare la porta della palestra addobbata.
Claire, Peter è tuo zio.
Sbuffò facendo
volare qualche ricciolo per aria.
Sì, ma
uno zio giovane estremamente attraente...
Costrinse il suo cervello a interrompere il pensiero. Non
era il caso.
Claire, smettila.
Sospirò ancora e
provò a ragionare seriamente.
Peccato. Tutti i tentativi di pensieri logici andavano a
tramutarsi in “Peter sarebbe perfetto come cavaliere”.
Al diavolo la logica!
Si alzò di scatto
dal letto e rinchiuse quel piccolo dettaglio sul legame con Peter in una remota
parte della memoria.
Negazione della verità. Ma, sì. In fondo, a chi aveva mai fatto
male negare la realtà?
Afferrò il suo
telefono che, per miracolo, era scampato al lancio del vestito e compose il
numero di Peter, quasi fingendo che stesse chiamando una qualunque persona
della sua rubrica.
Tuu-tuu. Tuu-tuu. Tuu-tuu.
-Claire? Che succede? Stai bene?-
Grazie al cielo aveva risposto. Sosrrise sollevata
ascoltando quel tono così protettivo
che le faceva girare la testa. Accidenti se l’adorava.
-Ciao, Peter. Sì, sto bene..-
-Cavolo, Claire, Mi hai fatto spaventare!- replicò sollevato Peter.
Lei accennò una risata.
In effetti, non erano molte le volte che l’aveva chiamato a telefono solo per
una innocente telefonata. –Sì, immagino..Scusami.-
-Non scusarti. Male che va mi avrai sulla coscienza.-
-Cosa??? Spero che Nathan non venga a saperlo.-
-Io credo proprio di sì. Verrà a cercarti per vendicarmi.-
-Già...Tuo fratello preferisce te alla sua adorata
figlia adolescente, no?- rispose sarcastica Claire.
Come tra amici, la conversazione durò un altro paio di minuti e se
Peter non l’avesse riportata alla realtà, Claire avrebbe felicemente finto di
non ricordare il motivo della chiamata.
-Sicura Claire? Non hai bisogno proprio di nulla?-
Lei sospirò e
trattenne il fiato nella speranza di svenire per mancanza d’ossigeno.
-Claire?- ripetè Peter con tono leggermente in tensione.
Gettò la grossa
quantità d’aria che aveva trattenuto e si arrese trovando la maniere più
opportuna di presentare il problema a suo zio. –Uhm...sì, in effetti, una cosa ci
sarebbe...-
-Dimmi pure, Claire. Sai che farei di tutto per la mia
nuova nipotina acquisita.- rispose lui velando di sottile amarezza le
ultime parole.
-Non ricordarmelo...-biascicò lei.
-Cosa?-
-Ehm, no..niente.-
-Allora, questo favore?- chiese Peter insistente.
Claire abbandonò la postazione vicino la finestra e tornò a sedersi sul letto. Prese tempo, schiarendosi più volte
la voce, vano tentativo di rimandare ancora di qualche secondo la fatidica
domanda. Zittì con tutta se stessa l’allarme che
proveniva da quella remota parte del cervello in cui aveva racchiuso la “frase
proibita”.
Tentare non nuoce.
-Claire? Ci sei ancora?-
-Sì, ci sono. E...Sabato prossimo c’è il Ballo di Primavera.
Ecco, non ho un...cavaliere. Mi chiedevo se...se...- si morse le labbra tradendosi,
ma era troppo vicina per riuscire trattenersi. Se non altro, era anche curiosa
di sapere cosa avrebbe risposto Peter. –Mi accompagni?-
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Dall’altra parte della cornetta sentivano solo le macchine
sfrecciare e il suono di qualche clacson. Peter doveva essere chissà per quale
strada trafficata di New York.
Oddio.
-Ehm...Peter, se hai impegni, se devi lavorare o, che
so, portare a spasso il cane del vicino, non ci sono problemi. Non voglio
costringerti, né tanto meno farti sentire in colpa. Non è così fondamentale la mia
partecipazione al ballo. Certo, Jakie si arrabbierà non poco, ma non sarà
vitale fare ancora parte delle cheerleader. E poi...Oh, no. Davvero Peter.
Riflettendoci non è una buona idea andare. Sarà stressante e poco divertente.
Qualcuno farà a botte, qualcun altro sarà ubriaco e, sinceramente, sono scene
che posso anche evitarmi. E poi, la vicepreside sarà talmente su di giri che
dovremo portarci i tappi per le orecchie per i suoi ultrasuoni..-
-Claire? Claire!- la interruppe Peter mentre la
ragazza sembrava intenzionata a blaterare ancora per molto cose senza senso.
Si bloccò e deglutì nervosamente. Ma dove cavolo era
finita la saliva che aveva fino a cinque minuti prima?
Accidenti a me. Lo sapevo, lo sapevo.
-Sì?- rispose con voce innocente.
-Tu vuoi andare al ballo?- chiese diretto Peter. –Davvero,
sii sincera. Vorresti andarci?-
Sembrava davvero serio, forse anche troppo. Che le avesse
risposto di sì?
Claire si schiarì per l’ennesima volta la voce, quasi in preda ad una prossima
iperventilazione. L’ossigeno nell’aria non sembrava bastare per poter prendere
un buon respiro e rispondere sinceramente. Si forzò a farlo comunque. –Sì.-
-E allora ti accompagno con molto piacere.-
Avrebbe giurato che Peter stesse sorridendo. Aveva quel
tono così dolce quando lo faceva...E quel
sorriso irresistibile, poi... Ecco, l’iperventilazione era giunta. –O...ok..-
Peter ruppe l’imbarazzo con una risata. –Ehi, che
credevi che ti avrei detto di no? Oppure è troppo strano che abbia detto di sì?-
Con quella risata, Claire si sciolse completamente e fu
costretta ad allungarsi sul letto. Era così che ci si sentiva prima di svenire? –Beh, un po’..Insomma, la
nostra famiglia non è normale sotto parecchi punti di vista...e questo...-
-Cosa? Io non ci vedo niente di male, Claire.-
Grazie a Dio.
Chissà perché, distratta dal respirare, non aveva badato
al fatto che con quelle parole, Peter cercava di convincere più se stesso che
sua nipote.
-Allora, a che ora ti passo a prendere?-
-Ah, no, Peter. Non serve. Possiamo vederci
direttamente lì.-
-E farti perdere la limousine di Nathan lucidata a
dovere? Assolutamente no.-
Sorrise e prese a giocherellare con una ciocca di capelli.
–Alle 20.00 è perfetto.-
-Benissimo. Ci vediamo sabato, allora. Passa una buona
settimana, Claire.-
-Grazie, Peter. Davvero. Sei...gentile.-
Gentile???
Gentile??? Ma che cavolo, Claire.
-Di nulla, Claire. A presto.-
Riattaccarono il telefono contemporaneamente. Uno,
distratto dalla notizia, stava per essere investito per strada e l’altra
saltellava per tutta casa ringraziando il fatto che Lyle e i suoi genitori
fossero usciti.
Sabato arrivò prima del previsto. Claire non riusciva a decidere come immaginare
quella serata. Desiderava che succedessero troppe cose per potersi davvero
sentire responsabile di averle solo pensate.
Continuava a tenere lontano “Peter è tuo zio” dai pensieri
a portata di mano e solo quando aveva raccontato a Zach che aveva trovato un
comunissimo cavaliere riuscì a
rilassarsi completamente. Lui non vi trovò nulla di strano se non che fosse un infermiere di New York. Ovviamente,
Claire aveva accuratamente evitato di rivelargli la parentela tra i due.
Dettagli.
Poco prima dell’ora tanto attesa, Claire sgattaiolò fuori casa ed evitò con attenzione di farsi notare
vestita per il ballo. Zach le aveva distrutto la scusa che sarebbe andata con
lui presentandosi dai Bennet con l’intenzione di dover aiutare Lyle con la
matematica.
Camminava anche troppo velocemente per quanto le concedeva
il vestito azzurro che indossava. Svoltò l’angolo della casa dei vicini e restò fissa a guardare la limousine poco distante. Con Peter
avevano convenuto che era meglio evitare di incontrarsi al portone di casa,
chissà cosa avrebbe pensato il signor Bennet.
Qualcuno aprì uno sportello e, nonostante avesse fantasticato su suo zio in
smoking, faticava a riconoscere le sembianze di Peter.
Accidenti, era anni luce meglio di come l’aveva
immaginato. Da mangiare con gli occhi.
Le venne incontro con un sorriso meravigliato.
-Buonasera, Miss Bennet.-
-Ciao, Peter..- balbettò lei.
-Mi meraviglio di come nessuno nella tua scuola si sia
proposto come cavaliere. Mi toccherà farti da guardia del corpo, a minuti. Non
oso immaginare come una massa di adolescenti in tempesta ormonale possa reagire
davanti a questo spettacolo.-
Quello era un complimento. O no?
Sì, che lo
era.
-Allora, andiamo?- continuò lui porgendole il braccio.
Claire, incapace di fare qualunque altra cosa, decise che
afferrare il sostegno di Peter era certamente meglio che cadere a terra priva
di sensi.
Non impiegarono molto per arrivare alla scuola. Già da
qualche decina di metri prima di vedevano coppie in nero, bianco e colori
luccicanti camminare fianco a fianco per raggiungere la palestra. I suoi
compagni di classe sembravano altre persone. Persone che Claire credette di non
aver mai visto in vita sua. Fondamentalmente, non era molto per il trucco o i
capelli ben aggiustati o il vestito. Doveva essere perché la sua mente era così annebbiata da non ricordare cosa
fosse successo prima di quei cinque giorni. Si era talmente concentrata sulla
serata da dimenticare tutto il resto. Perfino Zach e i suoi genitori stentavano
a riconoscerla. Lei, invece, che poteva vedersi solo dall’interno, non capiva
ci fosse di male nell’essere felici per il ballo. -Beh, forse un po’ troppo
felici.- gli aveva risposto Zach qualche giorno prima.
Attraversarono il giardino a piedi, in silenzio. Nessuno
dei due aveva molto da dire in quel momento. Claire stava semplicemente
assaporando l’idea di stringere il braccio di Peter e di ascoltarlo camminare
al suo fianco.
Raggiunsero la porta della palestra in qualche minuto e
già da fuori si intravedevano gli addobbi e le luci lampeggianti e colorate.
Claire si bloccò osservando i suoi coetanei danzare in pista. Non riusciva a muoversi.
Respirava per spirito di sopravvivenza o forse perché aveva bisogno di
ossigenare il cervello nella speranza che quei pensieri volassero via.
Solo allora le fu tutto chiaro.
Si era crogiolata nella scusa di voler andare al ballo
solo per coprire il suo vero desiderio. Restare con Peter per una serata era
talmente importante per lei che aveva prego a negare che lo fosse sul serio. Si
era convinta fermamente che andare al ballo con lui fosse sensato. Come in
precedenza, aveva ridotto il legame di parentela solo a un piccolo dettaglio.
Ma adesso...Adesso sapeva di non poter andare oltre.
La consapevolezza di essere stata così ingenua la bloccò definitivamente.
-Claire? Tutto bene?- chiese Peter ponendosi di
fronte a lei. –Claire?- insistette scuotandola dolcemente.
Lei chiuse gli occhi. Forse per ripararsi dal vento che si
stava alzando. O forse, solo per mascherare l’amarezza di aver scoperto quanto
ancora bambina fosse rispetto a lui. E magari, nella speranza di riaprire gli
occhi e distinguere la solita realtà, in cui quel bel guaio sarebbe stato solo
uno stupido sogno fortunatamente irrealizzabile.
Peter le prese una mano e la condusse poco più lontano.
Fuori dalla vista degli altri ragazzi, la sollevò da terra prendendola in braccio e l’adagiò, affiancandola, su una panchina
del parco di fronte la scuola.
Claire restò con gli occhi chiusi immaginando di non essere lì, accanto a lui. Purtroppo, la
finzione serviva a molto poco. Mentre un lieve pizzicore le faceva capire la
vicinanza delle lacrime, Peter cominciò ad intuire cosa ronzava nella testa della ragazza. E guarda caso,
erano le stesse cose sulle quali aveva rimuginato lui negli ultimi giorni.
-Io...Peter, mi dispiace...- Claire ruppe il
silenzio aprendo gli occhi e mettendosi in piedi. –Non avrei dovuto
chiamarti. Scusami. Torno a casa.-
Peter restò di sasso
nel guardarla allontanarsi. Portò il viso tra le mani tentando di lottare contro quel se stesso che non
riconosceva più. Sin da quando aveva accettato di accompagnarla sapeva che
opporsi sarebbe stato vano. Non era stato lui a decidere di provare certe cose.
Scattò in piedi e
la raggiunse fermandola per una mano. –Claire, aspetta.-
-Peter, sapevo che non avrei dovuto e so che lo pensi
anche tu. Non costringerti a credere che non sia sbagliato tutto questo.-
Lui la scrutò in viso e ne osservò i
lineamenti, mentre gli occhi di lei erano fissi a guardare chissà quale ciuffo
d’erba vicino i suoi piedi.
-Claire...- ripetè lui.
Quella voce, seppure spezzata da chissà quale senso di
colpa, costrinse Claire a rialzare lo sguardo e a perdersi in quegli occhi
marroni che mai avrebbe pensato di poter incrociare così da vicino. Quelle iridi così profonde che, come un soffio
leggero, le fecero dimenticare tutta la vergona, tutta la preoccupazione di
rovinare qualcosa di magico e tutto il terrore di perdere per sempre lui.
Lui.
Lo vide avanzare ancora di qualche centimetro e prima che
potesse prevederlo, sentì le sue
mani grandi e sicure esplorarle il suo viso con gesti delicati. La fronte di
Peter si poggiò sulla sua e, nonostante quella
nebbia lucida negli occhi, Claire riuscì a distinguere sulle sue labbra un sorriso sincero. Un sorriso vero.
Capì che poteva
essere stata stupida a credere in una loro possibile relazione, ma era certa
che non era la sola.
Peter chiuse gli occhi e, accarezzandole una guancia,
sfiorò le labbra di lei con le sue.
Claire battè più volte gli occhi, quasi per accertarsi che
tutto fosse reale. Gli cinse la vita appoggiandosi a lui e si lasciò definitivamente travolgere
dall’intenso bacio. Diverso da tutti quelli che aveva sognato.
Sofferto, eppure carico di una nuova energia, D’amore,
probabilmente.
Una persona sana di mente avrebbe detto che quella
situazione era sbagliata e che, prima o poi, li avrebbe distrutti entrambi.
Claire era consapevole del fatto che Jakie ce l’avrebbe avuta con lei per non
essersi presentata. E che i suoi genitori avevano probabilmente scoperto che
non era in camera sua a studiare. E che forse, ma solo forse, aveva trasformato
completamente il rapporto così intenso
che c’era con Peter.
Eppure, Claire non era mai stata tanto sicura in tutta la
sua vita. Certa che ciò che stava accadendo
era la migliore cosa che potesse desiderare.
Una folata di vento carica di fiori rosati decorò la scena come quelle da film.
Concluse che quello era e sarebbe stato senz’altro il
miglior equinozio di Primavera che avesse mai vissuto.