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Autore: kawaiime    30/08/2016    0 recensioni
Io ho sempre fatto così.
Mi innamoravo perdutamente dei personaggi e della storia ma il finale mi lasciava con l'amaro in bocca.
Nella piccola "città" (se così si può chiamare) in cui nacqui ero conosciuta come la ragazza dei libri tristi, sì se ve lo steste chiedendo le comare del mio paesino non spiccano certo per l'inventiva.
In ogni modo se il finale non mi piaceva mi armavo di computer, santa pazienza e di un buon sito e cercavo i così detti "finali alternativi".
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ricordo perfettamente che quella mattina nella cucina di casa mia vi era un gran trambusto; mia madre tentava invano di convincere Nicolà, mio fratello minore a scendere dal lampadario su cui si era agilmente arrampicato appena sceso dal letto.
quest' ultimo urlava a squarciagola di non voler andare a scuola accusndo le mastre di non dargli mai la giusta attenzione.
In effetti Nicolà non aveva tutti i torti.
Lui era pesantemente asmatico e le maestre come le avevamo affidato la salute di Nicolà per poche ore al giorno si erano trovate in braghe di tela e in fretta e furia avevano letto alcuni articoli sugi asmatici.
Ma la loro evidente impreparazione aveva portato Nicolà all'ospedale giusto qualche giorno fa.
Mio padre invece che come si sedeva sulla vecchia poltrona del bisnonno si sentiva esonerato da ogni cosa, leggeva distrattamente il giornale voltando le pagine in fretta impaziente di arrivare all'oroscopo.
Infatti lui credeva molto a queste cose ed ogni giorno "costringeva" me e mamma a leggere cosa diceva il giornale sui nostri segni.  Sebbene sia a me sia a lei(Nicolà era troppo piccolo per interessarsi a questo tipo di cose) ce ne fregasse relativamente poco di avere la luna pro o contro di noi, in ogni caso papà noncurante delle nostre lamentele ci leggeva con voce austera la previsione della nostra giornata.
Scesi i trentasei gradini che mi separvano dalla porta d'ingresso del condomino e uscii di casa.
L'aria gelida mi invase i polmoni inculcandosi fra le mie ossa, il sole ancora dormiente mi accarezzò delicatamente gli occhi imprigionando alcuni raggi splendenti nelle mie ciglia e schiarendomi il colore scuro degli occhi.
Camminai per circa quindici minuti poi mi fermai davanti al cancelli in metallo del mio liceo.
Chissà per quale oscuro motivo avevo scelto proprio l'economico sociale, fatto molto strano dato che non mi ricordavo mai dal naso alla bocca e ricordarsi tutti i casi era davvero un lavoro estenuante per me.
Percorsi gli scalini due a due poi mi fiondai  in aula, presi posto in ultima fila accanto alla finestra mentre davanti ai miei occhi si sedevano tutti gli altri studenti, poi vidi entrare il docente, non era quello di sempre, era un ragazzo di trent'anni massimo, capelli marrone chiaro ed occhi azzurri, sedeva su una carrozzina elettrica che produceva uno strano ronzio.
Dietro di lui vi era la preside, sorrise e ci salutò con un cenno del capo.
< ragazzi lui è Walt il vostro nuovo insegnante d' italiano, trattatelo con rispetto! > gracchiò la preside con la solita voce da pappagallo che si ritrovava.
   
 
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