Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Scarcy90    01/09/2016    5 recensioni
Sequel de "Il Figlio della Prof"
La mia vita? Un’eterna e incontrollabile serie di eventi catastrofici. Odio il mio Liceo, odio il fatto di essere sfortunata, odio la maggior parte dei miei professori, e fino a poco tempo fa odiavo i due ragazzi più popolari della scuola. Il mio odio per loro è venuto a mancare quando sono diventata la migliore amica del più bello e la fidanzata segreta del più stupido. Li odiavo così tanto che alla fine non ho potuto fare a meno di avvicinarmi a loro per riuscire a conoscerli, anche se la maggior parte della conoscenza è avvenuta contro la mia volontà. Il mio ragazzo, inoltre, è anche il figlio della mia professoressa di scienze. Questo è il motivo della segretezza della nostra relazione. Che cosa accadrebbe se la professoressa che mi detesta di più scoprisse che il suo adorato, unico e intelligente figlioletto ha finito con l’innamorarsi di me?Mi avvicinai al suo viso e lui posò le sue labbra sulle mie. Senza fretta, senza foga. Quello era uno dei nostri baci d’amore, uno dei nostri baci consapevoli, colmi di tutti i sentimenti che ci permeavano.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 23: Ciò Che L’Acqua Non Scioglie
 
 Erano passati due mesi dalla fine del nostro esame di Maturità.
 Massi ed io non avevamo perso nessuna occasione per stare insieme. I miei genitori non avevano più avuto nulla da obiettare e anche la D’Arcangelo sembrava essersi ormai abituata alla mia costante presenza nella vita di suo figlio.
 Avevo ritrovato tutti miei amici e avevo di nuovo l’amore che mi era mancato per così tanto tempo. In tutti quei giorni avevo cercato di pensare il meno possibile alla partenza di Massi. Mancava ancora del tempo al fatidico evento e quindi quel pensiero restava relegato nella mia mente.
 Non volevo pensarci. Non volevo pensare al dolore e alla separazione. Mi sarei goduta quello che avevo fino a quando mi sarebbe stato concesso.
 -Avete intenzione di spiarla ancora per molto?-.
 Era la voce di Massi quella che sentivo al telefono.
 -Non la stiamo spiando.-
 -E’ ad un appuntamento e la state pedinando. Per me questo è spiare.-
 -Massi, la stiamo solo proteggendo.-
 Una risata mi spaccò il timpano.
 -La proteggete da Davide Zilli? Quel ragazzo non farebbe del male neanche a una mosca.-
 -Dopo quello che le è successo con Christian… Non mi fido più dei ragazzi che frequenta.-
 -Fai come vuoi ma sappi che sembri matta.-
 -Forse lo sono.-
 -Si muovono-, disse una voce al mio fianco.
 -Massi devo andare.-
 -Okay, non fate tardi. Non manca molto alla festa.-
 -Non preoccuparti.-
 Chiusi la telefonata e fissai il mio sguardo su Martina. Era stata per un’ora seduta fuori ad un tavolino di una gelateria di Lecce, in compagnia di Davide Zilli.
 Proprio così.
 Alla fine, non so grazie a quale congiunzione astrale, Marti aveva accettato l’ennesimo invito di Davide. Quello era il loro primo appuntamento ed Amy era riuscita a convincermi: dovevamo seguirli. Sapevo bene che Davide era un bravo ragazzo ma controllare la situazione per un po’ non avrebbe danneggiato nessuno.
 In quell’ora Amy ed io ci eravamo messe a sedere in un bar dal quale si vedeva perfettamente la gelateria. Marti non ci aveva notate, il bar era abbastanza anonimo, nessuno lo guardava per strada.
 -Dove staranno andando?- chiese Amy lasciando qualche moneta sul tavolino, sufficienti a pagare i nostri caffè.
 -Lo chiedi a me? Seguiamoli e vediamo dove ci portano.-
 Uscimmo dal bar e intanto ripensai alla conversazione avuta con Amy poco prima. Stavo pedinando Marti ma forse quella più in pericolo era la stessa Amy. La mia amica integerrima e super credente nella verginità fino al matrimonio, aveva deciso di andare a vivere con Marco, a Roma. Voleva cambiare città e convivere con il ragazzo che amava a soli diciannove anni.
 Più ci riflettevo e più vedevo solo guai.
 “Voglio frequentare una scuola teatrale che si trova a Roma. Marco vuole seguirmi per iscriversi all’università e sarebbe inutile pagare due affitti. Andremo a vivere insieme.”
 Alle mie remore riguardo i suoi genitori e i suoi fratelli iperprotettivi Amy aveva risposto con un’alzata di spalle. Secondo lei se ne sarebbero fatti una ragione. Avevano accettato Marco, stava simpatico a tutti e lei non prevedeva ostacoli sul loro cammino.
 Forse quei due erano talmente fuori di testa che le cose sarebbero andate bene. Almeno avevano la possibilità di vivere il loro amore giorno per giorno, sempre insieme.
 Un qualcosa che a me sarebbe stato negato.
 Era questo che mi aveva portato a non esprimere le mie obiezioni sulla loro scelta.
 Se la sarebbero cavata, in un modo o nell’altro.
 -Qui la questione si fa interessante. Guarda là.-
 Mi ridestai dalle mie elucubrazioni mentali e fissai gli occhi su quello che Amy stava osservando. Davide aveva preso Marti per mano e lei non aveva battuto ciglio: altro che protestare, si era voltata verso di lui e gli aveva sorriso.
 La mia amica appariva finalmente serena e senza pensieri. Non l’avevo mai vista così tranquilla in compagnia di un ragazzo. La pazienza che Davide aveva dimostrato in tutto quel tempo, per l’intero periodo delle superiori, stava dando i suoi frutti.
 Mi ritrovai a sorridere anch’io e afferrai il braccio di Amy bloccando la sua marcia decisa.
 -Che c’è?-
 -Andiamo via.-
 -Ma che vai blaterando?-
 Sorrisi. A volte Amy poteva risultare così ceca.
 -Marti sta bene, questo è il suo appuntamento. Gli abbiamo controllati anche troppo.-
 -Ma…-
 -Amy, guardala. Osservala bene. L’hai mai vista così felice con un ragazzo?-
 Smise di fare resistenza e potei lasciarle il braccio. Marti e Davide si stavano allontanando, si tenevano per mano e non sembrava che avessero l’intenzione di separarsi tanto presto.
 Amy abbassò la testa e un sorriso divertito prese forma sulle sue labbra.
 -Non ha bisogno di noi.-
 -Non più.-
 I due svoltarono l’angolo e noi restammo ferme sul marciapiedi senza proferire parola.
 Il mio cellulare suonò, lo presi e lessi il messaggio che era arrivato.
 
 Grazie. Mi siete state accanto per l’intero pomeriggio. Sto bene, non dovete preoccuparvi.
 
 Lo passai ad Amy.
 Dopo aver letto il messaggio mi guardò e una scintilla di felicità le attraversò gli occhi.
 -Direi che possiamo andare a prepararci per la festa.-
 Non potei resistere. Buttai le braccia al collo di Amy e la strinsi a me. Le mie amiche erano ciò che di più bello mi fosse mai accaduto nella vita. Matte, particolari, strane ma erano le mie anime gemelle e ora che anche loro avevano trovato la vera felicità mi sentivo onorata di averle accanto a me.
 -Ho il vestito perfetto per te.-
 M’irrigidì e sciolsi lentamente l’abbraccio. Lo sguardo di Amy era determinato mentre il mio colmo di timore.
 Quegli occhi così decisi mi avevano sempre fatto paura.
 
 La professoressa Claudia D’Arcangelo e consorte, che ancora non avevo avuto il piacere di conoscere, avevano invitato tutti noi ad una piccola festa in giardino per festeggiare l’ammissione di Massi ad Harvard.
 -Amy, io ti voglio bene ma non posso presentarmi a casa di Massi conciata in questo modo.-
 Mi guardò piuttosto contrariata mentre era intenta a fissarsi allo specchio incorniciando i suoi occhi in un trucco perfetto.
 -Vale, hai delle gambe stupende. E’ mio dovere costringerti a metterle in mostra.-
 -Sono praticamente nuda!-
 -E’ agosto, Vale, avere le gambe scoperte è lecito. Non rompere le scatole più del dovuto e taci.-
 Osservai il mio riflesso nello specchio. Il vestito mi cadeva alla perfezione. Bianco, corto e seducente. Il corpetto era liscio, proseguiva con un gonna morbida ricamata. Le mie gambe abbronzate erano valorizzate al massimo.
 -Metti queste.-
 Mi passo dei sandali bassi con fascette color argento. Dovevo ammettere che quelle scarpe completavano il tutto.
 Amy mi aveva arricciato i capelli e poi li aveva acconciati di lato. Il trucco che mi aveva riservato era leggero ma perfetto per il mio volto.
 -Massi ti salterà addosso.-
 Mi guardai ancora. Un sospiro di sconfitta soffiò dalle mie labbra.
 -Lo so, ma non credo che sia il caso davanti ai suoi genitori.-
 -Vale, ai suoi occhi sei già la donna più bella che possa esistere, ogni tanto devi dargli l’occasione di ammirarti in tutto il tuo splendore. Prova per un attimo ad infischiartene dei suoi genitori, del luogo o del momento. Mostra la tua eleganza e smettila di contraddirmi.-
 -Anche se continuassi a protestare, dubito altamente che mi concederesti jeans e maglietta.-
 -Brava, bimba. Obbedisci senza discutere.-
 Qualche minuto dopo Marco era in strada ad aspettarci. Ignorai i suoi commenti lusinghieri sul mio aspetto e salì in macchina.
 Sorpresa delle sorprese, in auto c’era già qualcuno.
 -Ciao Davide- dissi con un sorriso. –Sei dei nostri stasera?-
 Lui arrossì di colpo mentre Marti gli stringeva la mano.
 -E’ stata una cosa improvvisa, ho pensato che a Massi non sarebbe dispiaciuto se lo avessi portato.-
 Davide evitò di guardarmi. Ero convinta che fosse ancora incredulo per come si stavano evolvendo le cose con Marti.
 -Massi ti adora, Davide. Sarà felice di averti alla sua festa come sono contenta io di vederti qui.-
 I suoi occhi incontrarono i miei e vidi quella scintilla di gratitudine che mi scaldò il cuore.
 Quando arrivammo alla festa poco dopo incrociai subito gli occhi di Delia, Mike e Sabrina. Mi sorrisero tutti mentre mi dirigevo con gli altri verso di loro. Li avevo quasi raggiunti quando una persona mi si parò davanti.
 -Valeria.-
 -Professoressa-, risposi con un sorriso.
 Lei ricambiò con occhi divertiti.
 -Mi chiamerai mai Claudia?-
 Alzai le sopracciglia sorpresa. Non era la prima volta che mi rivolgeva quella richiesta ma io ancora non mi sentivo completamente a mio agio con lei. Non poteva pretendere di cambiare un’abitudine così radicata in me. Per il momento lei sarebbe stata sempre la mia professoressa di scienze.
 -Preferisco chiamarla professoressa. Mi sono affezionata a vederla così.-
 Lei scoppiò a ridere mentre un uomo alto, bello, con capelli neri scurissimo le apparve accanto. Rimasi un attimo impietrita nel vederlo. Sapevo bene chi era, quegli occhi li avevo scrutati così tante volte che era impossibile non riconoscerli. Quel verde profondo, dolce e pieno di sentimento. Lo avevo davanti tutti i giorni, lo sognavo tutte le notti.
 -Ti presento mio marito Sergio.-
 Quell’uomo somigliava a Massi in modo impressionante. Li stessi lineamenti, lo stesso naso, la forma delle sopracciglia, il sorriso spiritoso. In lui traspariva tutta la bellezza del mio Massi.
 -Finalmente ci conosciamo, signorina-, mi porse la mano
 La strinsi imbarazzata.
 -E’ un piacere.-
 -Ammetto di capire come mai mio figlio si è quasi perso l’esame di Maturità per te.-
 Spalancai gli occhi mentre avvertivo un principio di iperventilazione.
 -Quel giorno lo avrei strozzato volentieri ma ora che ti vedo… Massi ha un gusto impeccabile, credo che tu sia la ragazza più bella della festa.-
 Stavo per rispondere quando sentì qualcosa di caldo avvolgermi i fianchi. Fui attratta con la forza verso un corpo ancora più caldo che mi teneva stretta a lui.
 -Papà, dacci un taglio. Solo io sono autorizzato ad adularla.-
 Il signor Sergio scoppiò a ridere, seguito a ruota dalla moglie.
 Lentamente mi voltai verso la fonte di quel calore e incontrai ancora una volta gli occhi dell’uomo che amavo. D’improvviso una consapevolezza prese possesso della mia mente: i suoi occhi erano diversi da quelli del padre. Sì, erano dello stesso colore e si somigliavano in modo impressionante ma quelli di Massi avevano una particolarità: s’insinuavano nella mia mente, s’impossessavano dei miei pensieri, e mi guardavano come se fossi stata l’unica persona presente sull’intero pianeta.
 Non c’erano altri occhi al mondo come quelli. Erano miei, solo miei.
 Questo pensiero mi riempì il cuore fino quasi a farmi perdere i sensi.
 -Ciao amore-, mormorò posandomi un delicato bacio sulle labbra.
 Rimasi immobile a fissarlo. Il mio cervello aveva registrato il bacio e tutto il resto aveva perso di significato. Esistevano solo quegli occhi, quel volto, quelle labbra. La mia mano si mosse da sola e si posò sulla guancia di Massi. Lui mi guardava non lasciandomi neanche un momento. Mi alzai sulle punte e lo baciai, e non era un bacio come quello di poco prima. Era delicato ma profondo. Calmo ma deciso. Lo volevo sentire, volevo sentire quell’amore che si liberava dentro di me e che mi cullava nella certezza che nessun amore sarebbe stato mai così intenso.
 -L’ho detto e lo ripeto. Massi ha un gusto impeccabile.-
 Di colpo mi staccai da Massi che mi guardava divertito.
 Ma che diavolo mi era saltato in mente?! Mi ero praticamente pomiciata Massi davanti ai suoi genitori! Le guance avvamparono mentre i miei occhi guardavano ovunque tranne che nella loro direzione.
 -Tu non hai mai fatto una cosa del genere davanti ai miei…- rifletté Sergio.
 -Forse avrei dovuto, magari tua madre avrebbe capito chi comanda.-
 -Non te la prendere con mia madre, sei tu che hai un carattere impossibile.-
 -Io avrò pure un caratteraccio ma almeno non sono rimasta bloccata ai dodici anni.-
 -Stai dicendo a me?!-
 -Ti risulta che stia guardando qualcun altro?-
 Rimasi in silenzio osservando frastornata quel bizzarro battibecco. Uno strano pensiero si fece largo nella mia mente: quei due sembravamo Massi ed io. Litigavano ma nei loro occhi si scorgeva il divertimento, la voglia di stare insieme, la spensieratezza di poter dire a qualcuno tutto ciò che passa per la testa. Erano loro stessi, l’uno con l’altra. Come me e Massi, non avevano il timore di parlare perché l’altro avrebbe sempre capito.
 Un sorriso apparve sul mio volto.
 -I soliti testoni-, sussurrò Massi sul mio collo mentre mi abbracciava da dietro. I suoi genitori continuavano a scambiarsi frecciatine mentre io avvertivo distintamente il respiro di Massi sul mio collo.
 -Vieni con me-, soffiò con voce sensuale al mio orecchio.
 Mi prese per mano, e io ancora una volta non mi curai più neanche di una sola persona presente a quella festa. Esisteva solo Massi.
 Entrammo in camera sua e lui si sedette sul letto invitandomi a fare altrettanto.
 -Massi, non possiamo. C’è una festa in tuo onore in giardino.-
 Lui mi sorrise.
 -Dopo il bacio che mi hai dato prima me ne infischierei molto volentieri di tutti gli invitati ma mi rendo conto che la situazione non permette di lasciarmi fare al tuo corpo quello che vorrei.-
 Le mie guance presero fuoco.
 -Non ti ho portata qui per quello che credi.-
 Il suo sorriso si fece di colpo più luminoso.
 -E per cosa?-
 Mi prese le mani tra le sue.
 -Ti ho già detto che sei meravigliosa stasera?-
 -No, non ancora-, risposi divertita.
 -Sei bellissima, la creatura più bella che io abbia mai visto. Questo però è un grosso problema.-
 -Ah, sì?-
 Il discorso stava prendendo una piega che non riuscivo a comprendere.
 -Sei talmente bella-, mi accarezzò dolcemente la guancia con il dorso della mano. –Corro il rischio che qualcuno ti porti via da me.-
 Stavo per rispondere ma lui mi posò l’indice sulle labbra.
 -Il mondo deve sapere di chi sei. Tu sei mia.-
 Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori una scatolina di legno.
 Quando l’aprì mi salirono le lacrime agli occhi.
 Prese ciò che c’era dentro e lo chiuse attorno al mio polso. Era il mio bracciale, quello che mi aveva regalato mesi prima e che io gli avevo restituito. Ma c’era qualcosa di diverso.
 -Ho scambiato i ciondoli-, disse lui aprendo i primi bottoni della camicia.
 La mia V non era più appesa al mio bracciale ma si trovava poggiata sul petto di Massi, infilata nella sua catenina. I miei occhi si posarono sul bracciale che avevo indosso. La M di Massi ora si trovava al posto di quella V.
 -Tu sei mia, e non voglio più nasconderlo, negarlo o dimenticarlo.-
 Le lacrime ormai avevano preso possesso del mio viso. Scendevano lente, copiose, ma portavano con loro una gioia indescrivibile.
 -Il tuo posto è nel mio cuore-, prese la mia mano e la posò sul suo petto.
 I ciondoli si toccarono.
 -Il mio posto è nel tuo cuore, sempre-, risposi osservando la mia mano che toccava la sua pelle.
 Alzai le spalle mentre un sorriso divertito mi fece scuotere la testa.
 -Cosa c’è?-, mi chiese lui con un tono preoccupato nella voce.
 -Sei Massimiliano Draco-, lo guardai dritto negli occhi mentre le lacrime continuavano lente il loro percorso. –Non credevo che un giorno una parte della mia stessa anima avrebbe avuto il tuo nome.-
 Lui sorrise e posò un bacio delicato sulle mie labbra.
 -Io non credevo nemmeno che tu esistessi-, mormorò sulle mie labbra prima di approfondire il bacio.
 Ci ritrovammo sul suo letto a baciarci e accarezzarci.
 Saremmo dovuti tornare alla festa ma eravamo noi due. C’era ancora tempo per noi, ci sarebbe sempre stato tempo per noi.
 Tutto il resto avrebbe aspettato.
 
 E poi Massi partì.
 Un giorno come un altro, in un momento come un altro, mi ritrovai a salutarlo e a vederlo partire per andare letteralmente dall’altra parte del mondo.
 Non piansi.
 Non versai neanche una lacrima quando lui andò via. Non si trattava di indifferenza o cinismo, solo non avevo motivo per piangere. La partenza di Massi era un nuovo inizio per entrambi e io ero abbastanza cresciuta per capire la differenza tra un addio e il principio di un viaggio verso il futuro.
 Entrambi ci saremmo impegnati.
 Entrambi avremmo perseguito i nostri obiettivi.
 Entrambi saremmo maturati per diventare le persone che volevamo essere.
 Lontani, certo, ma sempre insieme. Mai divisi. Un tutt’uno che ci avrebbe accompagnato per il resto della nostra vita.
 Il fatto che lui vivesse a Boston non contava. I nostri sentimenti ne sarebbero usciti illesi.
 Era questo che pensavo prima di un fresco pomeriggio di ottobre.
 Suonarono alla porta. Ero sola in casa quindi mi alzai per aprire.
 Il visitatore inaspettato era l’ultima persona che avrei creduto di vedere in casa mia.
 -Posso entrare?-
 Guardai quella persona, mi sentii confusa per un attimo poi la invitai ad entrare.
 Ci mettemmo a sedere al tavolo della cucina, davanti a noi una tazzina di caffè.
 -Cosa la porta qui professoressa?- chiesi con un sorriso.
 -Quel citrullo di mio marito-, bevve il caffè in un solo sorso. –Sabato è il suo compleanno, ti vuole a tutti i costi a pranzo con noi. Niente in contrario, per carità, ma gli ho detto che ti troveresti in imbarazzo ad affrontare tutta la famiglia senza Massi.-
 Senza Massi.
 -Sì, in effetti sarebbe imbarazzante-, mormorai abbassando lo sguardo.
 -Tuttavia mio marito mi ha detto che non mi darà pace se tu non verrai. Ritienilo un favore personale nei miei confronti. Anche se Massi non sarà presente, ti prometto che uscirai illesa dal pranzo.-
 Massi non sarà presente.
 Sorrisi cercando di non pensare al mio cuore sanguinante.
 -Verrò volentieri, professoressa. Se il signor Sergio insiste in questo modo non voglio certo che se la prenda con lei.-
 La donna mi sorrise contenta.
 -Per fortuna, credevo che l’assenza di Massi ti avrebbe frenata.-
 L’assenza di Massi.
 Non era intenzione della D’Arcangelo ma quelle parole stavano rendendo la partenza di Massi più reale di quanto fosse mai stata fino a quel momento.
 Quelle frasi erano pugnali che ferivano lente la mia anima.
 Fissai il pavimento cercando in tutti i modi di mantenere la calma.
 -Valeria.-
 La voce di quella donna era colma di dolcezza e mi trovai costretta a guardarla. 
 -Sei molto più simile a me di quanto pensi. So cosa stai pensando perciò ti chiedo: hai mai pianto da quando Massi è andato via?-
 Massi è andato via.
 Scossi la testa in un gesto di diniego.
 -Lo comprendo. Stai provando ad essere forte-, posò una mano sulla mia. –Le lacrime non sono un segno di debolezza, è il modo che la tua mente ha per sciogliere i pesi sul tuo cuore. Nel trattenere le lacrime non c’è nulla di nobile o maturo.-
 La fissai con gli occhi che si appannavano ogni secondo di più.
 La sua mano si strinse sulla mia.
 -Piccola, hai bisogno di sfogarti. Massi è partito, non lo vedrai per mesi. Devi piangere prima che il tuo cuore esploda.-
 I suoi occhi erano dolci e comprensivi. Il suo sorriso materno e colmo di affetto.
 Si avvicinò e mi strinse a sé con delicatezza.
 -Siamo solo tu ed io. Nessun altro dovrà saperlo.-
 Tutto quello che avevo cercato di negare, tutte le parole dolci, gli addii, i sentimenti vissuti, il dolore provato nel profondo, trovarono la via per esprimersi nella loro impetuosità.
 Scoppiai a piangere.
 Un pianto quasi isterico.
 Lacrime amare che mi mettevano davanti all’evidenza: Massi non era più accanto a me.
 Piansi per minuti, ore, forse anni, non lo ricordo. So solo che la professoressa rimase come me per tutto quel tempo, accarezzandomi la testa e sussurrando parole rassicuranti.
 Quando riuscii a ritrovare la calma, avevo gli occhi gonfi e rossi, il naso costipato, ma il cuore decisamente più leggero e libero.
 -Ti senti meglio?-
 Mi guardò ancora con i suoi occhi dolci. Annuì, non riuscivo a parlare.
 -Bene. Ora veniamo al motivo più importante per cui sono qui.-
 La guardai per un attimo confusa.
 Mi porse una busta chiusa.
 -Massi l’ha lasciata a me prima di partire.-
 Presi la busta e la osservai.
 -Mi ha fatto promettere di dartela nel caso in cui avessi capito che non stavi bene. Credo sia il suo modo per farti capire che nei momenti di difficoltà potrai sempre rivolgerti a lui.-
 Aprii la busta e dentro ci trovai una lettera piuttosto lunga.
 -E’ meglio se tu la legga da sola, in santa pace.-
 Mi alzai per accompagnarla alla porta ma lei mi bloccò.
 -Posso trovare l’uscita da sola, Valeria. Non ti preoccupare.-
 -Grazie di tutto…-, feci una pausa guardando quella donna che per anni era stata il mio incubo e che invece, in quel momento di sconforto, era stata la mia salvezza. Le dovevo qualcosa, forse la mia stessa salute mentale.
 -Grazie Claudia.-
 I suoi occhi s’illuminarono nel sentire il suo nome.
 -Ti aspetto sabato a pranzo.-
 -Ci sarò.-
 Uscì dalla mia casa e io rimasi da sola.
 Stringevo la lettera tra le mie mani, e alla fine trovai il coraggio di spiegarla e di leggere il suo contenuto.
 Mi presi tutto il tempo necessario per assorbire e comprendere ogni parola. La calligrafia di Massi era pulita ed elegante, proprio come lui.
 Ad ogni frase il mio cuore accelerava.
 Ad ogni ricordo la mia mente volava.
 Le lacrime si erano fermate ma la voglia di piangere non era svanita. Si trasformò in qualcosa di diverso. Le mie lacrime volevano solo dimostrare i miei sentimenti per l’uomo che aveva scritto quelle parole. Belle, decise, romantiche. Parole che dimostravano ancora una volta tutto l’amore che era in grado di provare.
 Quando giunsi alla fine, una lacrima sfuggì alle mie ciglia e andò a finire sul foglio che avevo tra le mani.
 Le parole Ti Amo si sfocarono a contatto con l’acqua, l’inchiostro si sciolse. Poco importava. Quelle parole le avevo sentite innumerevoli volte, pronunciate dalla voce del mio amore. Le avevo viste ogni giorno negli occhi del mio amore. Le avevo percepite, sin dall’inizio, con il mio cuore colmo del mio amore.
 L’amore per Massi. L’amore per un ragazzo che era diventato parte di me. L’amore per quell’uomo che sarebbe stato sempre il mio futuro.
 Quel Ti Amo era scolpito dentro di me.
 Da qui, fino all’eternità.
 Ti amo.
 
 
 
 
 


***L’Autrice***
 Con le lacrime agli occhi, e il cuore leggero, posso finalmente dire… La storia di Vale e Massi ha trovato il suo meritato finale. Una fine piuttosto aperta, che fa capire quanto il loro amore sia grande, ma anche quanto sia incerto il loro futuro. Scelta strategica, lo ammetto. Non so se un giorno avrò la forza di riprendere in mano le loro vite e di scoprire come due adolescenti diventano adulti. Mi piacerebbe, non lo nego, scrivere ancora di Massi e Vale. Quindi non ho chiuso definitivamente le porte ad un loro eventuale futuro.
 Ora, parliamo di un piccolo dettaglio. Questo doveva essere l’Epilogo, ma non lo è.
 La storia è iniziata con Vale, è cresciuta per la maggior parte del tempo con Vale. Eppure deve finire con Massimiliano Draco. Il bello, generoso, irritante Massimiliano Draco. L’Epilogo sarà la sua lettera per Vale. Tutto quello che lui ha provato in passato, quello che prova nel presente, e quello che ha intenzione di provare in futuro, sarà in quella lettera. L’amore di un uomo verso una donna, quando è sincero, è più bello e puro di qualunque altro tipo di amore, ed è giusto che sia Massi a mettere davvero la parola FINE a questa storia.
 Quindi, la mia disperazione e i miei saluti ai personaggi li riserverò per il commento dell’epilogo. Per questo vi lascio solo con un arrivederci, e la speranza che questa storia stia trovando il finale che meritava e, perché no, il finale che volevate.
 Vi ringrazio sempre per tutto il sostegno, le persone che leggono questa storia sono veramente stupende e vi adoro, tutte, da anni.
 Un bacio
 Francesca 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Scarcy90