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Autore: MonicaLanze    02/09/2016    2 recensioni
"Appena si voltò e mi vide, le sue guance si colorarono di quel rosso familiare che mi riportò alla mente i nostri primi baci, pieni di imbarazzo, di innocenza, di curiosità". Gli anni passano, le cose cambiano, e spesso il tempo cancella i ricordi. Basteranno pochi sguardi a far rinascere la chimica di una volta? Scopritelo in questa fanfiction Emison tutta al femminile...o quasi!
Emily come io narrante, non farà a meno di raccontarvi le sensazioni turbolente che l'hanno travolta dopo l'incontro con "l'ape regina dal ricco alveare ma dal pungiglione letale". La storia è ambientata dopo il salto temporale, quindi consiglio di leggerla solo a chi ha già visto gli episodi della 6B.
E' la prima volta che pubblico su questo sito, spero apprezziate il mio modo di scrivere e commentiate numerosi.
Ansiosa di leggere le recensioni di voi altri malati di pll! Baci, -A
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alison DiLaurentis, Emily Fields, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Bastò incrociare i suoi occhi per trasformare gli anni trascorsi in secondi, e i secondi passati a guardarla in anni.
Dopo tutto quello che era accaduto: le minacce di Charlotte, la rottura con Paige, l’abbandono del college, la morte di mio padre…perdermi nel blu immenso dei suoi occhi fu l’unico modo per ritrovare un po’ di serenità.
Sapevo che tornare a Rosewood avrebbe risvegliato tanti ricordi ma di certo non potevo immaginare che dietro la porta della mia vecchia aula avrei trovato lei, l’ape regina dal ricco alveare ma dal pungiglione letale: i biondi boccoli le ricadevano morbidi e setosi sul golfino di lana, le labbra erano illuminate dallo stesso lucidalabbra che anni prima avevo avuto il piacere di assaporare, il suo profumo di vaniglia e cannella riempiva dolcemente tutta l’aula.
Appena si voltò e mi vide, le sue guance si colorarono di quel rosso familiare che mi riportò alla mente i nostri primi baci, pieni di imbarazzo, di innocenza, di curiosità; mi fece segno di aspettare il suono della campanella, ed io mipresi la libertà di continuare a fissarla per i minuti restanti. Vederla insegnare mi fece uno strano effetto, improvvisamente mi resi conto che non eravamo più delle ragazzine ma delle donne; eppure la sua presenza mi faceva sentire una quindicenne insicura, con le farfalle nello stomaco e una paura matta di accettare se stessa. 
Quando finalmente il trillo acuto della campanella fece sfumare le mie fantasie, concretizzai che la realtà era forse quasi meglio di quest’ultime: mi ritrovai stretta ad Alison in un abbraccio che mi diede le stesse sensazioni di quando la rividi viva per la prima volta in quel deposito abbandonato. Dopo un attimo di apnea ricominciai a respirare ma non ebbi la forza di staccarmi finché il nostro abbraccio non si sciolse in un delicato contatto delle mani.

-Emily, da quanto tempo! Non avrei mai pensato di ritrovarti in questo covo di matti! – disse Alison sogghignando.
-Sembra strano ma avevo nostalgia di casa- risposi, ancora un po’ stordita dalla sua presenza.
-Avevi anche nostalgia di me?-  ribatté Ali, e subito, insieme al suo solito sorrisetto audace, le si disegnarono  quelle adorabili fossette in volto che avrei voluto baciare e ribaciare.
Non sapendo cosa dire, abbozzai un sorriso che contribuì a farmi sembrare ancora più intontita e cambiai argomento, chiedendole come mai dopo aver tanto sognato di andarsene si era ritrovata a fare l’insegnante in quello che per quasi tutti gli anni di liceo era stato il suo palcoscenico. 
Lei mi rispose semplicemente  che tutte le strade prima o poi ti riportano a Rosewood  e che, nonostante i macabri avvenimenti, era molto più facile restare che partire.
I minuti di pausa trascorsero veloci e prima di salutarci, Ali mi invitò a prendere un drink al Radley la sera stessa.
Quella sera però avevo promesso a mia madre che avrei trascorso un po’ di tempo con lei, quindi le proposi di vederci per i un caffè al Brew il pomeriggio seguente.
-A domani allora Em! – si congedò Alison, e prima che potessi aprir bocca mi stampò un bacio sulla guancia.
Quasi trasalii a quel contatto così intimo ma cercai di non darlo a vedere e semplicemente risposi :
-A domani!-
Uscita dalla scuola decisi di continuare a passeggiare per le vie della piccola cittadina, e, nonostante fossero passati tanti anni, alcuni luoghi mi davano le stesse sensazioni di una volta.
Arrivata davanti al campanile, infatti, un senso di paura e angoscia mi travolse e fui costretta a scappare dai ricordi così vividi e dalle urla di paura che ancora rimbombavano nella mia testa.  
Eppure non c’era più nulla, o meglio, nessuno da temere: Charlotte era internata in una clinica psichiatrica, Sara Harvey, Jenna, Noel, Mona e tutti quelli che in passato si erano divertiti a tormentarci erano spariti dalla circolazione. 
Non avevo avuto più notizie neanche di Spenser, Aria e Hanna, come se la rivelazione di “A” avesse spezzato ciò che ci legava, e un po’ mi dispiaceva, ma in fondo Alison aveva avuto ragione: ciò che ci univa erano i segreti.
La giornata passò velocemente, e quando, distrutta dalle chiacchiere eccessive di mia madre, finalmente sprofondai tra le lenzuola del mio vecchio letto, la mente cominciò a vagare di nuovo ma, come “tutte le strade portano a Rosewood”, anche i miei pensieri portavano tutti ad Alison.
Di ragazze ne avevo frequentate molte, alcune erano state storie importanti, ma nessuna era riuscita a farmi provare ciò che Ali mi aveva fatto provare dal primo istante.
Eppure non se lo meritava il mio amore, dopo tutte le bugie e i segreti, non avrei dovuto neanche rivolgerle la parola, ma ignorarla era impossibile, così come era impossibile rinnegare i miei sentimenti. 
“Cosa sarebbe accaduto domani?”, “Era cambiata in quei 5 anni?”, “Vedermi l’aveva sconvolta così come aveva sconvolto me?” …mille le domande che mi assillavano, ma dopo un po’ il sonno ebbe la meglio e mi addormentai con l’immagine di lei nella mente.
-Sei sempre stata la mia preferita-
-I miei sentimenti erano reali, quei baci non servivano solo a fare pratica-
-Ti amo, Em-  disse guardandomi negli occhi e, non interrompendo mai quel contatto visivo, mi posò un delicato bacio sulle labbra che non potei non ricambiare con molto più ardore.
Le nostre lingue si intrecciarono fondendosi; finalmente era mia, il calore del suo corpo mi faceva ardere come un fuoco, il suo profumo il mio ossigeno. 
Mi risvegliai all’improvviso, tutta sudata e senza fiato. 
“Non sei più una ragazzina Em” continuavo a ripetermi, “non farti ingannare di nuovo, è solo un caffè tra amiche”, ma sapevo benissimo che l’unica che mi stava ingannando ero io.
Trascorsi la mattinata facendo un po’ di jogging e scegliendo cosa avrei indossato : optai per un vestito verde smeraldo che cadendo morbido sulle forme, esaltava la mia carnagione olivastra, e ci abbinai un paio di tacchi legno di media misura.
Guardandomi allo specchio mi resi conto che forse era un po’ troppo  per un caffè ma in fondo volevo fare colpo, quindi decisi di approvare definitivamente l’outfit.
Il Brew era come lo ricordavo: caldo, accogliente, familiare.
Nell’attesa mi permisi di ordinare un caffè doppio e un cappuccino con latte di soia, il suo preferito: si sarebbe stupita vedendo che ancora ricordavo i suoi gusti, ma, quando entrò nel locale, quella che rimase stupita fui io.
Non era sola, ad accompagnarla un uomo di presenza, alto e moro, non bello ma affascinate.
Vedendoli mano nella mano non potei far altro che reprimere quel turbine di odio e gelosia che mi stava distruggendo da dentro, e con il sorriso più finto del mondo mi alzai dal divanetto per salutarli.
-Emily, questo è mio marito Elliot-
-Tesoro, lei è Emily, una mia vecchia amica-
“Amica”…ero questo per lei, una semplice amica?! Cinque lettere e un cuore in mille frantumi.
-E’ un piacere conoscerti- disse Elliot con un sorriso che mi sembrò più falso del mio.
-Anche per me. Non avevo idea che Ali si fosse sposata!-
-In verità è successo tutto così in fretta, le ho fatto la proposta dopo tre mesi di fidanzamento, abbiamo chiamato un pastore la sera stessa, e il giorno dopo eravamo marito e moglie- chiarì Elliot abbracciando affettuosamente sua moglie.
-Il giorno più bello della mia vita- aggiunse Alison ricambiando l’abbraccio.
Al suono di quelle parole mi sentii mancare l’aria, le pareti sembrarono stringersi addosso, la testa girava e senza rendermene conto mi ritrovai stesa sul pavimento del Brew con addosso gli occhi di tutti.
Avevo ancora la vista un po’ appannata, ma anche nella foschia riconobbi quei due diamanti blu che risplendevano e l’unica cosa che riuscii a fare fu farfugliare il suo nome.
Dopo qualche minuto rinvenni e mi giustificai con i presenti inventando che probabilmente era stato solo un calo di zuccheri. 
Nessuno fece ulteriori domande, ma era chiaro che Ali non se l’era bevuta, tant’è che con il pretesto di accompagnarmi a casa, salutò Elliot e mi portò furi dal locale.
Durante il tragitto in auto nessuna delle due parlò, anche se  quel silenzio era molto più rumoroso e tagliente di qualsiasi altra parola. Avrei voluto farle mille domande ma mi limitavo a fissarla e a perdermi nell’immagine della sua persona.
Quando, poi, quegli sguardi venivano ricambiati, un brivido mi saliva lungo la schiena ed era come se lo stesso brivido si trasmettesse a lei, che emetteva un piccolo sospiro carico di sentimenti repressi.
Mia madre non era in casa, l’unica traccia della sua presenza era un bigliettino sullo sformato di verdure con su scritto: “Tesoro non tornerò prima delle 11, qui c’è la cena! Ti voglio bene.”
Mentre lo leggevo, avvertii due mani cingermi i fianchi, di istinto mi girai e mi ritrovai a pochi centimetri dall’oggetto dei miei desideri più profondi.
-Mi dispiace Em- sospirò Alison.
-Di cosa?- domandai, cercando al meglio di sembrare dubbiosa riguardo quell’affermazione.
-Non hai bisogno di fingere con me, dovresti saperlo. Mi dispiace di non averti detto nulla riguardo Elliot e di averlo portato lì senza preavviso, ma non credevo che i tuoi sentimenti fossero ancora così vivi.-
Non sapevo cosa dire o fare, giravo gli occhi in cerca di qualcosa da guardare che non fosse lei.
-Guardami Em!-disse lei alzando la voce, quasi disperata.
Dopo che ebbe pronunciato quell’imperativo, l’istinto prese il sopravvento, la guardai dritto negli occhi, l’afferrai per la nuca e la baciai.
La tensione accumulatasi fino a quell’istante si sciolse in un bacio passionale che Ali ricambiò senza esitare, fin quando si stacco all’improvviso e con quel poco fiato che le rimaneva disse:
-Non è giusto, sono una donna sposata, e io…io amo Elliot.-
Era evidente che le ultime tre parole fossero state pronunciate con esitazione.
-Allora perché hai voluto accompagnarmi senza di lui! Non dovreste condividere tutto? Perché sei ancora qui? Perché non scappi come hai sempre fatto?- urlai io con tutto il risentimento che avevo in corpo.
Ali fece per andarsene, probabilmente turbata dal ricordo del tempo che aveva passato a girovagare quando noi credevamo fosse morta. Mi accorsi di aver esagerato e la tirai per un braccio.
Quando fummo di nuovo talmente vicine da poter sentire il suo respiro ansimante le dissi:
 -Perché cazzo continuiamo a volerci senza mai averci?-
 Persa nelle mie parole, mi baciò.
Lentamente le sue labbra scesero lungo la linea del mio collo teso dal piacere.
Un gemito uscì dalla mia bocca quando prepotentemente mi strappò il vestito di dosso e cominciò a baciarmi prima i seni, poi il ventre, fino ad arrivare agli slip.
Tolse anche quelli, mi appoggiò violentemente sul bancone della cucina cominciando a leccare famelica il mio sesso.
Venni in pochi minuti, e dopo essermi ripresa da quell’orgasmo plateale, ricambiai il favore. L’afferrai per i folti capelli dorati e la baciai altrettanto ingorda, notando con piacere che aveva ancora il mio sapore in bocca.
Dopo averle sbottonato i jeans non esitai a infilarle due dita dentro e incoraggiata dai suoi gemiti sempre più intensi, aumentai il ritmo fin quando il nero delle sue pupille invase l’azzurro circostante facendomi intuire l’intensità del piacere che le avevo appena procurato.
Non era la prima volta che facevamo l’amore, ma di sicuro era stata quella più passionale.
-Ti amo Em- mi sussurrò Alison nell’orecchio e delicatamente posò le sue labbra sulle mie.
Questo però non era un sogno, bensì l’inizio di una storia d’amore che fino ad allora non era riuscita a trovare un lieto fine.
   
 
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