Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Snabbitz    02/09/2016    1 recensioni
si dice che la vendetta è un piatto che va servito freddo. erano passati tre lunghi anni da allora, da quando quell'essere immondo le aveva strappato l'unico affetto rimastogli.
Storia incentrata sul passato di Polnareff
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mirrors and Revenge

Correre, non stava pensando ad altro. Non voleva credere a quello che gli avevano detto. Era sicuro che il suo cuore non avrebbe retto ad un colpo simile. Le verdeggianti colline francesi, dove da piccolo giocava con la sorellina,  non gli erano mai sembrate così cupe come in quel giorno piovoso. La pioggia lo bagnava da capo a piedi, i lunghi capelli argentei ricadevano scompigliati sulla sua testa, attaccandosi al collo a causa del temporale. Gli occhi li bruciavano nel tentativo di respingere le lacrime che, prepotenti, cercavano di uscire in un pianto liberatorio. Le gambe non riuscivano più a sorreggerlo dalla stanchezza, i tendini gli bruciavano e i muscoli si contraevano nel disperato tentativo di non crollare su loro stessi. Non riusciva quasi più a respirare: i polmoni, spinti al limite, incameravano quel poco ossigeno vitale per la loro sopravvivenza e niente più. Il cuore racchiuso in una morsa. Il mondo, così come lui lo conosceva, era crollato quel pomeriggio  quando, di ritorno dai suoi allenamenti, aveva trovato la polizia a casa sua. Vagò con lo sguardo alla ricerca di sua sorella Sherry, l’unica perente rimastagli in vita. Credeva si trattasse di una banale ispezione, era capitato spesso che alcuni vicini si lamentassero per il rumore che causava durante i sui allenamenti, ma quel giorno non fu così.
Sua sorella non c’era più, la sua giovane vita era stata spezzata da uno spietato assassino sulla via di ritorno a casa. Il giovane Polnareff non riusciva a credere a cosa i gendarmi gli stessero dicendo. In un moto di rabbia e disperazione, si mise a correre a perdifiato in direzione della stradina di campagna che percorreva sempre sua sorella di ritorno da scuola, convinto di imbattersi nell’ ombrello giallo della sua Sherry. E lo trovò. Era riverso a terra, sporco di sangue, a pochi passi dalla zona transennata dalle autorità. Con le ultime forze rimastegli raggiunse sua sorella che, immobile, giaceva sul selciato della strada. Con una furia cieca si liberò dalla presa dei poliziotti e, dopo averla stretta tra le sue braccia, si lasciò andare ad un silenzioso pianto. Le lacrime che gli rigavano il volto si perdevano nelle gocce di pioggia di quel drammatico pomeriggio. Il cielo stesso sembrava piangere per la scomparsa della giovane Sherry.

2 giorni dopo.
Polnareff se ne stava li, immobile, davanti alla tomba appena ricoperta della sorella. Gli ultimi presenti alla funzione stava pian piano andandosene lasciando il giovane nella sua muta disperazione. Era l’unica famiglia che gli restava al mondo  ed adesso di lei non rimaneva che una bianca lapide recante il suo nome e due numeri sin troppo vicini tra loro. Si inginocchiò, incolpandosi per non avere più lacrime da versare. La mano serrata a pugno in un impeto di rabbia da troppo represso. Una mano si poggiò sulla sua spalla in un tacito gesto di conforto. " Jean-Pierre…" una voce sottotono, tristemente rotta dal pianto, raggiunse le sue orecchie, una voce familiare, quella della migliore amica della sorella, colei che era sopravvissuta quel tragico pomeriggio. "Avrei preferito esserci io al suo posto" sussurrò Polnareff alzandosi in piedi e andando ad incrociare lo sguardo della ragazza. Un movimento improvviso lo fece sussultare per poi sentire un forte bruciore alla guancia. Era stato appena schiaffeggiato. Lentamente portò la mano a coprire la parte offesa del volto. La ragazza, con gli occhi colmi di lacrime, lo guardò con astio. "Come puoi dire una cose del genere? Sherry non lo avrebbe mai sopportato!" gli urlò contro la giovane prima di accasciarsi a terra. Polnareff, ripresosi, fece per avvicinarsi ma la ragazza gli fece cenno di fermarsi "…io lo ho visto Jean-pierre… potrai non crederci, ma aveva due mani destre. Non scorderò mai quelle mani cosi fredde e assetate di sangue" la sua voce si incrinò di nuovo " Vendicala. Ti prego." detto questo si alzò, si ricompose al meglio delle sue possibilità, e se ne andò lasciando il giovane spadaccino nella desolazione del cimitero.
 
Il giorno stesso Polnareff lasciò il paesino dove aveva sempre vissuto, avrebbe inseguito quell’uomo in capo al mondo pur di ottenere la sua vendetta. Aveva giurato a sua sorella, sul suo onore di cavaliere, di eliminare con le sue stesse mani quell’essere immondo.
Finalmente quel giorno era arrivato.
Si dice che la vendetta è un piatto che va servito freddo. Erano passati tre lunghi anni e finalmente il fioretto del suo Silver Chariot avrebbe assaggiato quel dolce piatto. "Finalmente ti ho trovato…Centerfold!"
   
 
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