Primo
settembre
Se
Dio si manifestasse continuamente all’uomo non vi sarebbe merito alcuno nel
credere in lui.
(Blaise Pascal)
Chi
cerca di conciliare la ragione con la fede, o non ha sufficiente ragione o non
ha abbastanza fede.
(Roberto Gervaso)
O
si pensa o si crede.
(Arthur Schopenhauer)
La divina Athena si
è manifestata al Santuario.
Quelle parole percepite attraverso il Cosmo mentre era ancora
in uno stato di dormiveglia lo fecero trasalire.
“Athena!”
Aspettava quel momento da anni, per poter vedere la dea a cui
aveva scelto di dedicare la sua vita.
La convocazione era per lui ed Aioros, e Saga si affrettò a
lavarsi, rendersi presentabile e ad indossare la sua Cloth.
L’aria fuori dalla Terza Casa era fresca in quel primo giorno
di settembre perché l’estate già volgeva al termine, ma il sole che stava per
sorgere sarebbe stato caldo perché non era ancora prigioniero del torpore dell’autunno.
L’alba dava una sfumatura rosa al marmo bianco degli edifici,
man mano che Saga percorreva la salita delle dodici case.
All’ingresso della Nona Casa scorse Aioros che lo aspettava.
Il Sagittario avrebbe potuto salire da solo, considerato che
doveva essere impaziente di vedere la dea, ma aveva preferito aspettarlo per
condividere quel momento con lui.
Quell’idea gli fece spuntare il sorriso sulle labbra ed
affrettò il passo per raggiungerlo.
-Sei pronto?-
-Sì, sono pronto-
Si sfiorarono appena la mano prima di ricominciare a salire
insieme, perché cercavano di tenere separati i sentimenti personali dai loro
doveri di Saint.
Al tredicesimo tempio furono guidati dal cosmo del Gran
Sacerdote verso zone in cui non erano mai stati.
Si rendevano conto solo in quel momento che ovviamente
dovevano esserci stanze che accoglievano Athena quando si reincarnava in una
forma umana.
Percorsero i corridoi pieni di aspettativa e quasi si
dimenticarono di inchinarsi al Sommo Sion una volta aperta l’ultima porta.
-Aioros. Saga. Vi stavo aspettando-
Sarebbe stato poco rispettoso chiedere subito “Lei dov’è?”,
ed in realtà nessuno dei due comprese appieno la situazione finché Sion non si
scostò ed indicò con un gesto qualcosa dietro di sé.
Una culla.
Non c’è nessun altro a parte loro tre nella stanza, e nello stesso
istante in cui Saga iniziò a capire sentì un freddo strano afferrarlo al petto.
Invitati dal sommo Sion i due si avvicinarono alla culla e
sbirciarono oltre il bordo.
-È apparsa stamattina all’alba ai piedi della statua della
dea. Lei è l’Athena di quest’epoca-
Come Saga aveva sospettato, dentro la culla c’era una
neonata.
Era piccola ed agitava le braccia e le gambe scostandosi
continuamente di dosso la coperta.
Gli occhi erano ancora socchiusi, quasi senza ciglia ed
incapaci di soffermarsi davvero su qualcosa.
“Non sono gli occhi di una dea”
Saga non può fare a meno di accigliarsi.
Nessuno gli aveva mai detto esplicitamente che aspetto
avrebbe avuto Athena, ma lui non si era aspettato di trovare una bambina
piccola.
Una bambina che non mostrava niente di particolare.
I suoi occhi almeno avrebbero dovuto essere scintillanti,
occhi che racchiudono in sé l’intero universo, e invece erano dello stesso blu
scuro ancora acquoso tipico di tutti i neonati.
Per quanto Saga si sforzasse non sentiva provenire da lei
alcun Cosmo.
“La Guerra Sacra si avvicina e la nostra risposta è badare a
poppate e pannolini?”
Rimase inorridito da sé stesso prima ancora che il pensiero
avesse finito di prendere forma.
Come poteva essere così freddo? Quella era Athena!
Lei era la ragione della loro esistenza sulla Terra, la guida
di tutti i Saint, il Messia che scende tra gli uomini quando l’equilibrio tra
bene e male sta per spezzarsi per evitare che il mondo precipiti nel caos.
Accanto a lui Aioros sembrava commosso quasi stesse per
mettersi a piangere.
Saga non aveva mai visto i suoi occhi brillare tanto.
Quella gioia così pura gli fece provare una fitta di invidia
nei confronti del compagno perché, insomma, cosa poteva aver visto Aioros che a
lui sfuggiva?
Lo osservò mentre si chinava sulla bambina con un’espressione
mista di reverenza e tenerezza, completamente conquistato da quella creaturina
neanche se l’avesse generata lui.
-Domani la presenteremo agli altri Saint. Ho voluto che la
vedeste voi prima di tutti perché siete i più anziani-
La voce di Sion interruppe a malapena la contemplazione di
Aioros, solo per un attimo, tempo di annuire e di tornare subito alla sua
piccola dea.
Neanche il riflesso d’oro della cloth del Sagittario così
vicina a lei riusciva a darle un’aura speciale agli occhi di Saga.
“Sei davvero la Dea Athena?”
Vorrebbe chiederle, ma sapeva che non avrebbe ottenuto altro
che vagiti come risposta.
-Potete ritirarvi adesso. Provvederò io a trovare per lei una
nutrice tra le ancelle del Santuario. Voi tornate alle vostre occupazioni e
preparate gli altri alla notizia-
Saga era sinceramente sollevato di essere stato congedato
così presto, così si inchinò in fretta senza una parola per Sion o per la
bimba.
Inoltre voleva sfuggire allo sguardo di Sion, che anche se celato
dalla maschera sembrava che gli chiedesse “cosa c’è che non ti convince?”.
Ma forse era solo la sua cattiva coscienza.
Era a stento consapevole di Aioros che lo seguiva
malvolentieri, dispiaciuto di lasciarla ed ancora con quella luce nello
sguardo.
Mentre percorrevano i corridoi per uscire dal tredicesimo
tempio Saga continuava ad arrovellarsi sul perché Aioros avesse quella reazione
mentre lui non riusciva a provare niente di neanche lontanamente simile alla
felicità.
Non avrebbe dovuto essere così! Perché lui non riusciva ad essere
felice che la loro dea fosse finalmente tra loro?
“Sempre che quella sia davvero Athena”
Saga sussulta violentemente per la bestemmia che gli si è
appena affacciata alla mente.
Eppure non riesce a smettere di pensarci.
Come potrà una bambina così piccola, fragile, così banale, guidarli in battaglia?
Avrebbe dovuto avere occhi d’acciaio, un chitone ed
imbracciare le sue armi, uno scudo rotondo ed una lancia di frassino, ed
emettere urla di guerra, non piagnucolii.
Perché non si era reincarnata già adulta come quando nacque
dalla testa di Zeus la prima volta?
Evidentemente nessuna di queste domande ha nemmeno sfiorato
Aioros, che continua a camminare al suo fianco perso nel suo mondo di
beatitudine.
Parla di lei come del tesoro più prezioso dell’universo e sì,
dovrebbe essere così anche per lui ma Saga proprio non ce la fa. Più Aioros si
mostra entusiasta e più lui si scosta. Non riesce in nessun modo a riconoscerla
come la sua Dea.
Prima di poterselo impedire Saga gli ha già dato mentalmente
dello sciocco, e dire che è deluso dall’assoluta mancanza di spirito critico di
Aioros è poco; perché lo credeva un compagno su cui fare affidamento e invece
la sua intelligenza sembra essere evaporata dal primo sguardo che ha rivolto a
quella creatura.
La fede di Aioros è una stella accecante, lui invece si sente
un buco nero di scetticismo e delusione.
Quella giornata che era cominciata con tanta aspettativa era
diventata una delle peggiori che avesse vissuto nei suoi quindici anni.
“Forse la Guerra Sacra non è poi così vicina. Forse avrà
tempo di crescere e di diventare una vera guida, e magari con l’età manifesterà
le qualità di una dea”
Deve cercare di convincersene per trovare un senso al fatto
che il destino degli uomini più forti della terra sia nelle mani di una
neonata.
Non appena si trovarono di nuovo all’aperto una folata di vento
più fredda del normale gli si insinuò nel collo e lo fece rabbrividire, e
quella giornata di inizio settembre che solo poche ore prima gli era sembrata
così bella già si era tinta all’orizzonte di nuvole grigio piombo.
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Cantuccio
dell’Autore
He-hem… sì, perché secondo me ha ragione Saga: prendi un
esercito, digli che sono al servizio di una poppante con una guerra che incombe
e vediamo come reagiscono.
A meno che non abbiano una fede immensa (come Aioros)
cominceranno a farsi due domande di carattere pratico (come Saga).
Quindi va bene, se non sono riuscita risolvere il conflitto
tra ragione e fede almeno l’ho proposto in salsa Saint Seiya *strizza tubetto
di salsa sui Gold che scappano via inorriditi*
Makoto