Anime & Manga > Slayers
Ricorda la storia  |       
Autore: Melitot Proud Eye    30/04/2009    1 recensioni
«Lo senti?» chiese una notte. Fibrizo sembrava stanco – il suo sguardo più spento – ma la scrutò con sufficienza, appoggiato al davanzale. «Che cosa?» Sapeva che lui sentiva. Dolphin ascoltò la voce della terra e chiuse le palpebre, toccandogli una guancia. Così, senza dire altro.
Dolphin, Fibrizo e il recupero di una memoria vivente dal passato... [DolphinFibrizo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dolphin Deep Sea, Hellmaster Phibrizio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota: va bene, questa è una storia nuova, sia per pairing che per stile, senza tener conto del fatto che torno al fandom di Slayers dopo anni ^^ conoscete lo Slayers Fanfiction Archive di Cheyenne? Se avevate letto una storia (incompleta) intitolata Kaleidoscope, sappiate che l'ho scritta io <3 che ricordi...
Comunque, tornando in tema, non aspettatevi una narrazione classica; ho voluto privilegiare una progressione per "impressioni", quindi parecchi collegamenti mancheranno e dovranno essere intuitivi. Inoltre, non ho letto i romanzi in cui compare Dolphin: la mia versione di lei è un risultato di letture e opinioni personali (a parte che, da quanto ho sentito, si dice ben poco sul suo carattere).
Ultimo avvertimento: il personaggio di Fibrizo inizia in character e... beh, evolve. Se alla fine vi sembrerà ooc, tenete conto della trama... quel poco che si capirà ^^; Doveste trovarvi disorientati, un ottimo punto di riferimento sarebbe Kaleidoscope - in fondo, Storie dagli oceani è una sua diretta derivazione. Anche se in realtà quel che ho pubblicato non arriva a coprire tutte 'ste robe, lol. Prendetela come volete, visto e piaciuto (o no).
[editato il 7/11/12]

---------------------------------------------------

Storie dall'oceano cover photo storiedalloceanocover1_zpsfde500d5.png


I
La voce del mare, la voce della terra


"Lontano, in alto mare, l'acqua è azzurra come petali di bellissimi fiordalisi e trasparente come cristallo purissimo, ma è molto profonda, così profonda che un'anfora non potrebbe mai toccarne il fondo, e bisognerebbe mettere uno sopra l'altro molti campanili prima di arrivare alla superficie. Laggiù abitano le genti del mare."



Hans C. Andersen, La sirenetta








Erano nati da pochi anni, un solo istante nei loro involucri immortali, e già la risata di Fibrizo scuoteva la terra. Ricordava le sue piccole dita guizzare come strumenti di clavicembalista mentre ordivano le prime, ambiziose trame. I suoi occhi erano verdi come la gelosia.
Ma era lei l'invidiosa. Negli antri oceanici dove Shabranigdu l'aveva confinata, si rodeva al pensiero del potere e del comando che gli erano stati concessi. Gli altri lo seguivano, quasi l'ossequiavano; detestava emularli.
Il giorno in cui scoprì di avere una scelta, rise – un suono che le scaldò la gola. Il piccolo principe la scherniva senza pretesto: gliene avrebbe dato uno. Ma lui constatò con disinteresse, perché il mare gli era sempre stato indifferente.
Dopo la disfatta del loro signore Dolphin si addormentò. Che interesse aveva lei, per il mondo? Il sonno l'avrebbe ristorata.
Invece, cullato dal mormorio del pianeta, la cambiò per sempre.


Ere, epoche intere dentro i suoi occhi – impressioni sconosciute ad altri. Vestigia di emozioni morenti e germogli di nuove. Il grido di una nazione sconfitta; il vagito di un neonato. Ogni suono condensava in luce, illuminando la sua caverna mentre lontano, oltre le barriere della superficie, i suoi fratelli continuavano a dibattersi e smaniare per ragioni incomprensibili.
Li sognava, ogni tanto. Parte di lei ne aveva bisogno, sfiorata dal timore che, dimenticandoli, potesse perdere anche se stessa. Forse avrebbe dovuto raggiungerli, ricongiungersi alle vie del loro signore. Forse. Ma era così struggente fluttuare nel silenzio...
L'eco dentro il suo petto regolarizzò.


Dolphin... Dolphin...
Come una corrente artica, fredda, remota, fu la sua voce a destarla. Per la prima volta dopo secoli le sue palpebre si aprirono (carezzarono il mare), lasciandole vedere delfini e banchi di tonni dorati – in alto, così in alto da proiettare ombre da nubi. L'acqua era azzurra come il cielo, appena spolverata di farine viventi, attraversate dal sole. A pochi palmi dalle sua mani razze maculate sollevavano sabbia dal fondale, bianco come perle.
Era il segno del tempo: i ghiacciai avevano rubato la sua coperta e correnti eroso la sua roccaforte, lasciandola a riposare fra i coralli. Era giunto il momento.
Sorella... Garv ci tradisce. Vuoi prendere il suo posto?
Non voleva. Ma andò, poiché il mondo la chiamava alla sua distruzione.


Gli occhi di Fibrizo sapevano corrodere.
«Cercare un accordo? Sei impazzita?»
«Non è nostro fratello?»
Una risata – se possibile ancor più crudele della prima, quand'era stato una scintilla di pura potenzialità.
«Ti sei istupidita, Dolphin. Non credevo che il mare ti avesse lavato anche l'interno del cranio.»
Certo, avrebbe dovuto immaginarlo; non era l'alleata adatta a lui. Se non fosse stata così orgogliosa, Zelas sarebbe stata perfetta. Lo stesso Dynast. Eppure non riuscì ad andarsene: assistette muta ai suoi maneggi, sempre in attesa di qualcosa.
Poi, un giorno, il deserto che le asciugava i polmoni cantò, uscendo dal proprio riserbo. Il sollievo fu doloroso; anche quel luogo arido nascondeva la vita. Era un miracolo.
E una tragedia, poiché il rifiuto implicito negli occhi di Fibrizo le diede finalmente consapevolezza della propria anomalia. Nessun demone ascoltava i palpiti benigni del mondo; nessuno li cercava, capiva, amava. Era il principio sbagliato. Una lenta morte per intossicazione. Mentre lei camminava per boschi e città compiacendosi del loro respiro, cedendo ogni giorno un po' di se stessa, i suoi consanguinei prosperavano e si moltiplicavano nel male, la loro vera culla. Una culla che si sarebbe trasformata in tomba per la figlia reietta.
Presto l'avrebbero mangiata. Avrebbero scorto i riverberi della luce di Ceiphied dentro di lei...
Alzò il viso, lasciando che il corpo freddo e vivo della cascata le scrosciasse dalla fronte alla schiena.
Forze del bene e forze del male coesistevano sulla linea di una separazione molto labile. Forse, addirittura, un confine reale non c'era. Se ne rendeva conto solo ora: e quante eccezioni alla regola aveva ascoltato, durante il lungo sonno? Migliaia, centinaia di migliaia. La nozione la spaventò. Lo sapevano gli altri? O la scoperta, così semplice e ineducata, avrebbe attirato su di lei gli occhi di LoN?
Col passare di altro tempo, il timore perse significato.


«Lo senti?» chiese una notte.
Fibrizo sembrava stanco – il suo sguardo più spento – ma la scrutò lo stesso con sufficienza, appoggiato al davanzale.
«Che cosa?»
Sapeva che lui sentiva. Dolphin ascoltò la voce della terra e chiuse gli occhi, toccandogli una guancia.
Così, senza dire altro.


Quando non ci pensava il subordinato della Grande Bestia, talvolta loro due seguivano insieme gli individui che suscitavano il loro interesse. Umani, elfi, draghi; nessuna distinzione. Era una strana routine, intessuta di feste, cerimonie, guerre, mietiture, alluvioni. Vite di tutti i giorni scorrevano innanzi ai loro occhi con vividezza, dando presenza fisica alle visioni passate di Dolphin.
Fibrizo passava oltre, altezzoso. Lei indugiava, in silenzio, voltandosi per imprimere nella memoria ogni superficie e colore.


Una notte, il fruscio di una clessidra sotto una volta di pietra.
«Perché non te ne vai?»
«Non ti servo più?»
«Mi annoi. Sei inutile.»
Ma Dolphin non poteva andarsene. Era troppo tardi per tornare a dormire.
La pazzia di cui bisbigliavano, e che forse era vera, le ispirava pena per quei suoi falsi fratelli; il loro spirito soffiava come vento sul deserto, smuoveva montagne di sabbia – impartivano la morte ignorandone la natura. Solo chi non apprezzava la vita poteva esistere in quell'ignoranza.


«Il Ragnarok
«Sì. La fine del mondo. La rinascita!»
A Fibrizo brillavano gli occhi; un lucore funereo fra le ombre dei sepolcri. Fu sommersa dalla tristezza.
«E cosa puoi saperne, tu?»
Lui corrugò la fronte, irritato. «Che vuoi dire?»
«Non sei neanche mai nato


Fu poco dopo che glielo chiese, mostrandole un lato sconosciuto di sé. Dolphin avrebbe voluto scoprire da quanto sapeva, come, e perché ne parlava solo ora, ma non lo fece. Non le avrebbe rivelato il motivo della lunga discrezione.
«Tu stai morendo, vero?»
Iridi scure come alghe. Gli offrì un sorriso. Da tempo conviveva con la consapevolezza.
«Perché? Cos'è successo?»
«Non lo so.»
Mentiva, e Fibrizo se ne accorse. Invece d'infuriarsi, s'avvicinò con aria incerta. Le sembrava quasi di sentirli, i suoi pensieri, allettati dall'ipotesi di un tradimento, di un complotto. Ma il silenzio che scese era carico di calma; si trovavano vicini da troppo tempo perché l'accusa avesse sostanza.
Vide i suoi splendidi occhi studiarle il viso, e fu come una carezza.
Ricambiò lo sguardo, inclinando il capo. Era giovane e vecchio come il primo giorno in cui l'aveva visto.
«Va tutto bene» lo rassicurò, anche se a lui non importava affatto.
Con quieta cautela, gli cinse le spalle e lo baciò.


«La costringerò... la distruggerò e sarò io il padrone di tutto!»
Il suo vero motivo (se ce n'era stato uno al di sopra dell'ambizione) le sarebbe rimasto ignoto per sempre. Ma quelle erano le ultime parole che le aveva rivolto e lei le avrebbe ricordate.
Raccolse le mani a coppa, sconfitta. Il prezzo del suo fallimento era la solitudine; non era riuscita a mostrargli la luce. Fibrizo non esisteva più al mondo.
Nei palmi raccolse fuliggine, mista a polvere del deserto.
Se solo tu avessi capito, Fibrizo. Avevano ragione loro. Avevano ragione loro.
Sopra di lei, l'emisfero celeste tuonò.
Non lasciarmi...


Ma l'aveva fatto. Guidato dall'egoismo, dall'impulso bestiale dei demoni, come sempre.
Giurò che non gliel'avrebbe perdonato.





----
Photobucket
Prologo classificatosi ottavo (su una cinquantina :) nel contest Da lì dove tutto nasce: il prologo di una storia di Kate Kitty, col giudizio

Grammatica, lessico e punteggiatura: 10/10
Non saprei che scrivere, giuro, se non che grammaticalmente, lessicalmente e nella punteggiatura è un testo perfetto! °–°
Originalità: 9/10
Abbastanza originale… no, che dico? E’ veramente tanto originale, forse nell’inizio e nella fine del capitolo c’è qualche accenno di cliché ma per il resto è molto originale.
Trama*: 8/10 e Stile: 9/10 e Gradimento personale: 8/10
La trama è abbastanza basilare però, nel senso che con lo stile non riesce a infondere “troppo”, è come vedere un film perché devi vederlo ma alla fine di ciò che succede ai personaggi non t’importa poi molto. Scusa se, SICURAMENTE, ti farà arrabbiare questa cosa, ma è quello che mi viene da pensare, e ovviamente se ho messo un giudizio alto significa che comunque l’ho gradita, che è stata particolare a suo modo e piacevole.

Finalmente una recensione per questa storia ;_;

   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: Melitot Proud Eye