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Autore: ___Page    03/09/2016    1 recensioni
Avete mai avuto l’impressione di non appartenere al luogo in cui vivete?
Non è una sensazione costante né una ferma convinzione. È solo un pensiero che ogni tanto ti attraversa la mente, cogliendoti alla sprovvista, approfittando di un momento di distrazione, alimentandosi con un improvviso senso di inadeguatezza, nei momenti più inaspettati, che tu sia da sola in compagnia, a casa o al lavoro.
Non è nemmeno questione di sentirsi sbagliati o fuori posto. È un sentimento improvviso di straniamento.
Ti guardi intorno e non capisci più.
Cosa ci faccio io qui?
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Gray Fullbuster, Kana Alberona, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Avete mai avuto l’impressione di non appartenere al luogo in cui vivete?
Non è una sensazione costante né una ferma convinzione. È solo un pensiero che ogni tanto ti attraversa la mente, cogliendoti alla sprovvista, approfittando di un momento di distrazione, alimentandosi con un improvviso senso di inadeguatezza, nei momenti più inaspettati, che tu sia da sola in compagnia, a casa o al lavoro.
Non è nemmeno questione di sentirsi sbagliati o fuori posto. È un sentimento improvviso di straniamento.
Ti guardi intorno e non capisci più.
Cosa ci faccio io qui?
Come ci sono arrivata?
Perché proprio io sono fatta così e non qualcun altro?
Perché ho fatto determinate scelte? Cosa mi ha portato a essere ciò che sono?
Domande che non hanno una risposta e non l’avranno mai, perché tu sei proprio quella persona e nessun altro e tu hai proprio fatto quelle scelte e quella è proprio la tua vita.
Non è insoddisfazione. È solo il dubbio che dietro l’angolo potrebbe esserci di più.
È credere ancora, contro ogni pronostico, nel ragazzo dei tuoi sogni.
E non sto parlando del principe azzurro. No, io parlo del ragazzo che davvero sogno ogni notte.
Non so chi sia, non conosco il suo nome, non una sola volta sono riuscita a vederlo in faccia. Ma sento di conoscerlo ogni volta che mi chiama per nome e mi dice di sbrigarmi, perché lui mi sta aspettando.
Sì ma dove?
Ha davvero senso chiederselo quando, con ogni probabilità, non è che un meccanismo della mia mente che vuole lanciarsi in una qualche folle avventura?
E non che io non voglia assecondarla, solo, non adesso. Non ora che sono nel bel mezzo di questo importante progetto. Come potrei buttare via tutti questi mesi di lavoro, osservazioni notturne, dati raccolti quando forse stiamo finalmente per ottenere qualcosa?!
Non posso abbandonare Loki proprio adesso.
A tal proposito…
-Lucy-san, ci sei ancora?!-
Sobbalzo nel realizzare che sono ancora al telefono con lui ma che non ho sentito una sola parola di ciò che mi ha detto negli ultimi due minuti perché ero troppo persa nei miei pensieri.
Mi passo una mano sul volto, mettendo su il tono più serio che riesco a produrre.
-Sì, certo- affermo professionale e mi schiarisco un attimo la gola -Ma sai, Loki, penso sarebbe meglio parlarne a voce-
Ridacchia.
Sa che non lo stavo ascoltando, lo sa.
Mi conosce troppo bene. D’altra parte è mio collega e stretto collaboratore da quando lavoro al Centro Astronomico di Magnolia, detto anche CAM. Sento che sto arrossendo.
-Come desideri mia principessa- risponde dall’altro capo del telefono.
Sospiro e mando gli occhi al cielo.
Casanova e smielato. Ecco cos’è.
-Potremmo vederci stasera per un drink. C’è un locale in cui mi piacerebbe portarti, l’ho scoperto di recente-
Apro la bocca incredula.
-Ci stai… davvero provando di nuovo, Loki?! Usi il lavoro come scusa per un appuntamento?!-
-Lucy-san, mio splendido corpo celeste, sai che ormai ho accettato il fatto che non ti interesso in quel senso. Ma è una settimana che faccio il turno di notte all’osservatorio per raccogliere i dati che ci servono con la nostra ricerca e ho davvero bisogno di uscire e stare un po’ in mezzo alla gente-
Rimango in silenzio qualche secondo. Come dargli torto?! So quanto è pesante fare il turno di notte per più giorni a fila. Senza contare che nessuno ci paga, è tutto volontariato per il progetto.
-Suppongo si possa fare- concedo alla fine, disegnando cerchietti invisibili con il polpastrello sulla mia scrivania.
-Magnifico!- esclama Loki e riesco facilmente a immaginarlo sorridere radioso -Allora ci vediamo stasera, dopo ti mando l’indirizzo del bar- mi informa.
-D’accordo- ridacchio per tutto il suo entusiasmo -A dopo allora-
-Non vedo l’ora, principessa-
Scuoto la testa divertita quando riattacca, prima di venire di nuovo travolta dai miei pensieri.
Punto gli occhi fuori dalla finestra, ammirando la bella giornata di sole e pensando con cura a tutto quello che ho ottenuto in questi anni.
Ha davvero senso mollare tutto per un semplice capriccio?
Non lo so e ora non voglio pensarci.
Ma ancora una volta, per un brevissimo attimo, il pensiero che non dovrei essere qui e che mi stia perdendo qualcosa di importante mi attraversa la mente.
E decido che, finito questo progetto, scoprirò di cosa si tratta.
 

 
§

 
L’aria è ancora tiepida quando esco dal CAM. Mi piace quando le giornate cominciano ad allungarsi e la prospettiva di uscire stasera si fa molto più interessante con questo bel clima che c’è nell’aria.
Devo andare a casa e darmi una rinfrescata ma non ho poi tutta questa fretta così decido di fare il mio solito giro anziché prendere la scorciatoia per Strawberry Street, dove vivo insieme a Cana, mia coinquilina ed amica.
Salto sul basso parapetto che segue il corso del fiume, dove scorrono placide le chiatte e, come una bambina, mi metto a camminare in equilibrio e con le braccia stese all’esterno, fino all’angolo dove devo svoltare per imboccare Oak Street.
Mentre mi muovo lungo il marciapiede, infilo una mano in borsa alla ricerca di qualche spicciolo.
Lui come sempre è lì, sul ciglio della strada con la sua chitarra e la custodia aperta accanto a sé. I capelli neri lunghi, l’aria intimidatoria, le sopracciglia con il piercing.
Non credo lo faccia per soldi, anche se di sicuro quell’aria emaciata che ha indica che non mangia a sufficienza per la propria stazza. E comunque non sono l’unica che passando gli lascia qualcosa ma forse sono l’unica che lo fa ogni singolo giorno.
E, come ogni singolo giorno, quando lascio cadere la moneta nella custodia della chitarra passandogli davanti, lo sento sbuffare infastidito.
-Tsk-
Mi fermo, per un attimo, come ogni singolo giorno. Perché vorrei davvero chiedergli che cos’ha da essere così scocciato per qualche soldo guadagnato facendo ciò che gli piace fare e, soprattutto, se gli da così fastidio, perché non tiene chiusa quella dannata custodia in modo da non fuorviare i passanti. Ma poi, come ogni singolo giorno, lascio perdere perché non ne vale la pena.
Proseguo convinta ma, fatti pochi altri metri, decido di attraversare e fare una piccola deviazione.
Stamattina ero in ritardo e non sono passata a bere il caffè come al solito e sento il bisogno di fermarmi un attimo a salutarla.
Non so perché.
Apro la porta della pasticceria, facendo tintinnare il campanello. Dietro al bancone dove prepara i dolci a vista, Juvia smette di canticchiare e sollevo il viso, girandosi approssimativamente verso di me, senza smettere di mescolare.
-Buongiorno- saluta radiosa, sorridendo.
I suoi occhi blu fissano un punto imprecisato davanti a lei e per un istante un senso di malinconia mi pervade. Mi chiedo da sempre come sia possibile che una ragazza con degli occhi tanti belli sia cieca.
Ma la cecità non ha niente a che vedere con la bellezza e Juvia l’ha sempre affrontata con coraggio e una punta di umorismo.  
E fa dei dolci pazzeschi!
-Ciao Juvs!-
-Lucy-san! Juvia è così felice di vederti! Beh… si fa per dire!- si corregge subito e io torno a sorridere più rilassata -Stamattina non sei passata!-
-Ero in ritardo- mi spiego, avvicinandomi di più al bancone e guardando curiosa verso la terrina che tiene tra le mani -Cosa prepari?-
-Ghiaccia reale. Serve per glassare i biscotti e le torte. Lucy-san vuole assaggiarne uno?-
All’istante ho l’acquolina in bocca.
-Perché no?- esclamo, pregustandomi già una delle sue prelibatezze.
Juvia sorride, appoggia tutto con cura, si muove con maestria verso la vetrina espositiva e, usando un tovagliolo, recupera un biscotto a forma di stella che mi passa subito. Lo prendo in mano e lo studio un istante.
Molto azzeccato non c’è che dire.
Mi chiedo come faccia, senza nemmeno poter vedere ma suppongo si tratti di istinto e amore incondizionato per questo lavoro ed è una fortuna che il suo sogno fosse fare la pasticcera.
Se io fossi cieca, non avrei mai potuto studiare le stelle e la sola idea mi fa sentire male.
-Lucy-san non ha nessuna novità da raccontare a Juvia?- mi domanda proprio mentre addento una delle punte della stella.
-Uhm beh…- biascico con la bocca mezza piena -Siamo a buon punto con… il progetto-
-Lucy-san ma questa è una bellissima notizia!- esulta, felice per me.
Deglutisco e il mio viso si contrae in un’espressione di autentico piacere.
-Juvia, per Mavis, questi biscotti sono il paradiso!-
La mia amica arrossisce sulle guance e si passa una mano tra i capelli.
-È merito della ghiaccia-
Mi fermo a chiacchierare dieci minuti, il tempo di finire il biscotto e bere un succo di frutta insieme a lei, sapendo già che dovrò litigare dopo per saldare il conto.
Il tempo scorre in un attimo e, dopo aver discusso e perso riguardo la questione “non puoi sempre offrirmi qualcosa ogni volta che vengo a trovarti”, decido che è arrivato il momento di andare.
Sulla porta però, mi blocco un attimo prima di uscire.
-Ehi Juvs che ne dici se una delle prossime sere io, te e Cana usciamo insieme?-
I suoi occhi, che per essere ciechi sono incredibilmente espressivi, si illuminano di pura felicità.
Ultimamente le ho un po’ trascurate, presa com’ero dal lavoro e dalle mie ridicole riflessioni su una vita diversa che mi aspetta in un luogo non meglio precisato.
-Juvia ne sarebbe davvero felice-
Sorrido intenerita.
So che non ha molti amici. Il suo limite e il suo carattere riservato non le rendono semplice socializzare.
Per non parlare dell’uso diffuso che fa della terza persona singolare.
Ma io la considero un’amica in tutto e per tutto e sono felice che lei faccia altrettanto con me.
-Allora ti scrivo-
-Juvia ci conta! Buona serata Lucy-san!-
-A te!-
Rimango ferma per un attimo sulla soglia della pasticceria e immediatamente l’impressione che qualcuno mi stia osservando mi colpisce in pieno.
Mi volto e lo vedo. 
Il cantante di strada è ancora lì, gli occhi puntati su di me e le mani ferme sulla chitarra.
Che ha da guardare?!
Il disagio mi pervade, il viso mi si arrossa.
Socchiudo gli occhi come a volergli chiedere che ha da fissarmi.
Ma anziché rispondere, ovviamente, dopo pochi istanti distoglie lo sguardo, accompagnando il movimento con l’ennesimo “Tsk”, quasi che fossi io quella che fissava lui.
Sgrano gli occhi indignata e, non fosse che ora devo proprio andare o finirò per fare tardi con Loki, andrei da lui a dirgliene quattro.
Ma suppongo sarà per un’altra volta.
Mentre esco da Oak Street e passo davanti alla cattedrale di Caldia, ripenso a Juvia e al suo sorriso luminoso quando le ho proposto di uscire. Le voglio un gran bene e d’altra parte è difficile non volergliene.
Così come voglio un gran bene anche a Cana.
Mi domando cosa farei senza di loro.
E, in un attimo, sento che la mia determinazione di scoprire cosa mi aspetta dietro l’angolo sta già scemando lentamente. 
  
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