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Autore: Mary J Tyrell    03/09/2016    2 recensioni
[Children!Gerza ❤️] [Modern AU]
Estratto da una long che sto scrivendo su Wattpad e che potrei come non potrei pubblicare anche qui.
Ricordo che mi diressi in fretta al primo banco a sinistra, quello vicino alla finestra, il luogo migliore per osservare il magnifico ciliegio che in pochi istanti aveva catturato la mia attenzione.
Feci per sedermi, quando sentii qualcosa stringermi il polso e strattonarmi via.
Mi ritrovai a indietreggiare, agitandomi per mantenere l'equilibrio e non cadere rovinosamente sul pavimento.
Sentii gli sguardi rivolti verso di me, incluso quello del maestro Rob, che immediatamente riprese il bambino che mi aveva spintonata.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi confusi tra la folla di bambini, mentre un sorriso colmo di emozione si distendeva lungo le mie labbra. Camminavo lungo il cortile ornato dai fiori di ciliegio che ondeggiavano nel vento e, nel guardarmi intorno, la mia innocenza di bambina li vide volare con grazia.
Guardai poi davanti a me, mentre la porta d'ingresso dell'enorme scuola elementare si faceva sempre più vicina. Nel varcarla per la prima volta, sentii l'abbondante colazione di quella mattina rimescolarsi all'altezza dello stomaco e temetti potesse arrivare su fino alla gola. Deglutii e mi rassicurai mentalmente che andasse tutto bene. 
L'immensa folla di bambini si stava dividendo in gruppi più piccoli che giravano per i corridoi dai muri biancastri alla ricerca delle loro classi, guidati da alcuni docenti che annunciavano le disposizioni. Mi ritrovai dietro ad un uomo abbastanza anziano, dai capelli brizzolati e la folta e lunga barba. Era un uomo abbastanza alto, per la sua età. Il suo aspetto così gracile, il volto rugoso e gli occhi quasi scavati all'interno del volto mi inquietarono a primo impatto, ma presto scoprii che si trattava di una persona parecchio simpatica, e da subito la sua apparente mancanza di rigidità mi portò a dimenticare che si trattasse di una figura autorevole.
Mi guardai attorno, scrutando gli altri bambini per qualche istante, ma in quel momento l'unica cosa che catturò la mia attenzione fu una chioma blu che scorsi di sfuggita.
Il maestro, che scoprii si chiamasse Rob, ci mostrò la nostra classe. Era un'aula parecchio grande per una classe di dodici bambini.
Un'orizzontale striscia di vernice azzurra che si estendeva attorno a tutta l'aula, spezzando l'uniformità delle pareti bianche. I banchi erano staccati l'uno dall'altro, come si conveniva ad ogni scuola nel continente, ed erano sostanzialmente divisi in tre file: destra, centrale e sinistra.
Ricordo che mi diressi in fretta al primo banco a sinistra, quello vicino alla finestra, il luogo migliore per osservare il magnifico ciliegio che in pochi istanti aveva catturato la mia attenzione.
Feci per sedermi, quando sentii qualcosa stringermi il polso e strattonarmi via.
Mi ritrovai a indietreggiare, agitandomi per mantenere l'equilibrio e non cadere rovinosamente sul pavimento.
Sentii gli sguardi rivolti verso di me, incluso quello del maestro Rob, che immediatamente riprese il bambino che mi aveva spintonata.
«Ti sembra il modo di comportarti con una tua compagna? Chiedile subito scusa.»
Il suo tono era basso e decisamente poco credibile, soprattutto per un insegnante.
«Tch» borbottò contrariato  «Il posto accanto alla finestra è mio, lei può sedersi da qualche altra parte!»
Mi avvicinai a lui, accigliata, non dando neanche al maestro il tempo di dire o fare qualsiasi cosa. 
«Quel posto non è di tua proprietà, e poi sono arrivata prima io, quindi è mio!» Portai le mani ai fianchi e lo guardai con aria di sfida. Sfida che lui accolse.
«Ah sì? E allora perché non sei capace di tenertelo?»
«Sì che sono capace!»
Buona parte della classe si stava ormai profondando in risolini, fatta eccezione per una ragazzina dai mossi capelli azzurrini e la pelle lattiginosa, e ovviamente per l'insegnante.
«Ah, ma davvero?»
«Sì, davvero!» 
Ciò che successe dopo fu un attimo. Con estremo ardore, mi diedi la carica e gli sferrai un pugno dritto sul naso, facendolo cadere a terra sul fondoschiena. Poco prima che portasse una mano a coprire la zona colpita, mi accorsi di un rivolo di sangue che stava uscendo da una delle sue narici.
Vari schiamazzi si potevano udire dal resto degli alunni, mentre il maestro Rob rimase come allucinato.
Gli occhi verdi del bambino erano un poco lucidi, e il mio cuore batteva molto più velocemente a causa dell'adrenalina, ma soprattutto dello shock che provai nell'aver colpito e fatto sanguinare un mio compagno il primo giorno di scuola.
«Sei impazzita?!» L'insegnante aveva alzato la voce e io deglutii, mentre la paura iniziava a farsi strada dentro di me sempre con maggiore rapidità. 
«Come ti chiami?»
La temperatura sembrava essersi improvvisamente alzata e i miei occhi avevano iniziato a pizzicare.
«Scarlet...», mormorai con un filo di voce «Erza Scarlet.»
Subito dopo, il maestro si voltò verso di lui, che borbottò accigliato «Gerard Fernandes», coprendosi ancora il naso dolorante con una mano.
«Erza, Gerard, chiedetevi scusa a vicenda.»
«Lei non deve chiedermi scusa.»
Sia io che l'insegnante sgranammo un poco gli occhi nel sentir dire a Gerard quelle parole.
«Le ho detto che non sarebbe stata capace di tenersi il posto accanto alla finestra e mi ha dimostrato che avevo torto, non deve chiedermi scusa.» Scoprì il naso, mostrandomi il sangue incrostato tra esso e la bocca come prova che avevo vinto e, nel vedergli mettere su uno sciocco sorrisetto, non riuscii a fare a meno di sorridergli a mia volta. E fu così che tra noi due iniziò a formarsi un rapporto speciale.
  
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