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Autore: MartaSon93    04/09/2016    3 recensioni
Dal testo:
"Si resero ben presto conto che nessuno dei due avrebbe voluto realmente sciogliere quel contatto, non era la loro volontà, ma per un irrinunciabile senso di prudenza e di pudore non era stato possibile né per Tai né per Sora approfondire quel tipo di esperienza completamente nuova per entrambi, eppure la curiosità c’era. Si trattava del solito e tanto riproposto duello tra logica e illogica, ragione e sentimento, impulsività e razionalità, amicizia e amore."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Certe volte ci troviamo davanti a situazioni che difficilmente riusciamo a gestire con tranquillità o in maniera del tutto razionale.
Certe volte è difficile saper dire di no ai propri istinti, qualunque sia il prezzo da pagare, nel bene e nel male.
Certe volte quanto può essere difficile ammettere a se stessi di amare una persona da sempre?
 
Il cinguettio degli uccelli era chiaramente percettibile a lunghe distanze, così come il dolce profumo degli alberi di ciliegio posti qualche metro più in là della sua casa.
I fiori, da sempre curati minuziosamente dalla madre, quel giorno si preparavano ad accogliere una delle giornate primaverili più belle degli ultimi anni aprendo completamente i propri petali, ormai congedatisi dalle fatiche e le rigide temperature invernali.

Per far sì che potesse godere a pieno di quella piacevole sensazione di brio Sora si affacciò alla finestra e respirò a pieni polmoni, sicura che quella che stava respirando era aria pura, in un certo senso rigenerante. Chiuse gli occhi in modo da percepire ogni singola parola che il vento quel giorno pareva le volesse comunicare, quasi avesse sviluppato dal nulla una certa attenzione per il mondo naturale.

In effetti non era solita apprezzare quello che la Natura certe volte offre in maniera così spettacolare, ma negli ultimi tempi la digiprescelta dell’amore sembrava avesse sviluppato una sorta di affinità con essa ereditata, con ogni probabilità, proprio dalla madre, direttrice di una rinomata scuola di giardinaggio. La primavera del resto è la stagione della rinascita, del rinnovamento e di un nuovo senso di appartenenza alle cose. Tutti questi fattori non possono di certo rattristare o incoraggiare il peggio nelle persone, bensì un senso di felicità forse a volte fin troppo nascosto dentro di noi.

Non ci volle però molto per interrompere quell’atmosfera quasi panica che si era creata. Una voce maschile familiare, forse fin troppo familiare, riportò infatti Sora con i piedi per terra.
“Ehm, hai finito di fare la fatina dei fiori?”

Se c’era una cosa al mondo che non sarebbe mai potuta cambiare quella era proprio la spiccata ironia di Taichi Yagami (per gli amici Tai) nei momenti meno opportuni, pensò Sora, che si girò di scatto per rispondere a tono al suo amico.

“Si chiama apprezzare il mondo della Natura, non te l’hanno mai insegnato a scuola, vero?”

Tai rise sotto i baffi, mentre si accingeva a rimettersi al suo posto dopo la pausa studio, invitando l’amica a fare lo stesso. I voti in matematica del digiprescelto infatti erano un totale disastro, per questo quel giorno si era recato a casa dell’amica, decisamente più in gamba di lui, per un ripasso. Sora lo guardò in un primo momento di sottecchi per poi rilassare il volto e sorridergli, rassegnandosi mentalmente all’idea che il suo migliore amico sarebbe sempre stato così, non c’era molto da fare.

“Sarà meglio riprendere, altrimenti come farai per la verifica di venerdì?”

“Beh, se la situazione si mette male posso sempre copiare da te!”

Sora lo fulminò con lo sguardo.

“Sai benissimo che il professore se ne accorgerebbe, e poi avremo pure i compiti diversi, imbranato!”

“Stavo solo scherzando, su! Piuttosto, spiegami nuovamente come si fa questo passaggio. Diciamo che prima ero mezzo addormentato e non ho capito molto.”

“E dove starebbe la novità, scusa?” Domandò Sora ridendo.

La digiprescelta impiegò circa dieci minuti per spiegare, forse per la terza volta, a Tai il procedimento da seguire per la soluzione di quella disequazione su cui stavano lavorando da quasi tre quarti d’ora.

“Dunque ricapitoliamo…Se seguo questo procedimento dovrei risolvere il sistema in un batter d’occhio, giusto?”

Sora trattenne a stento le risate.

“Hai saltato più o meno tutti i passaggi però sì, è giusto. A modo tuo, ovviamente.”

“Che fai, mi prendi anche in giro adesso? La fai facile tu, secchiona!” Fu la risposta provocatoria di Tai, inconsapevole dell’imminente reazione di Sora che, quasi patologicamente allergica agli scherzi, prese uno dei tanti cuscini posti ai lati del letto per poi avventarsi sull’amico.

“Prova a dirlo un’altra volta!” Esclamò tra una cuscinata e l’altra, provocando l’ilarità dell’altro.

Tai riuscì ad evitare uno dei colpi di Sora per poi avventarcisi come fa un cacciatore con la sua preda e farle il solletico, da sempre il più grande punto debole della ragazza. Al minimo contatto delle dita di lui lungo i suoi fianchi Sora cominciò a stramazzare e quasi a piangere dalle risate, oltre che a tirare istintivamente calci qua e di là in un patetico tentativo di liberazione.

“No, ti prego, smettila!” Esclamò paonazza.

“Non se ne parla, non finché non mi avrai chiesto scusa per tutte quelle cuscinate!” Disse Tai in risposta dopo essersi temporaneamente fermato per far recuperare un po’ di fiato alla sua vittima, cosa di cui quest’ultima ovviamente approfittò per alzarsi e scappare, rifiutandosi così di acconsentire alla sua richiesta.

Per un momento, però, Sora sembrò essersi del tutto dimenticata che tutti quegli anni passati ad allenarsi in un campo di calcio professionale avevano consentito a Tai di sviluppare una più che modesta velocità, fattore che gli permise infatti di raggiungere l’amica in men che non si dica e di piazzarsi davanti alla porta della sua stanza per evitare che scappasse.

“Potrai anche essere più brava di me a scuola, ma in quanto a corsa e fiato devo dire che pecchi un po’!” Fu l’ennesima provocazione di Tai, che alla vista di Sora nel suo tentativo di recupero di guadagnare terreno sembrò di rivivere uno dei tanti giorni delle sua infanzia trascorsi proprio a giocare con lei. Tra partite a pallone, giornate al parco e svariati giochi a casa dell’uno o dell’altra, oltre che ad aver condiviso tutti gli anni scolastici, i due digiprescelti erano infatti praticamente cresciuti insieme.

L’atmosfera, le battute, le risate e i sorrisi erano quelli di un tempo. I momenti di natura ludica o simili non erano di certo qualcosa che avevano trascurato nei rispettivi passaggi dall’età infantile all’adolescenza, ma erano comunque diminuiti rispetto al passato, il che aumentava ancor di più la magia che si stava creando in quegli istanti. La stessa sensazione di Tai, infatti, era percepita anche da Sora, che rivedeva davanti a sé i tentativi di acciuffare il compagno di giochi quando giocavano ad acchiapparella.

Entrambi, consapevoli probabilmente di quello che stavano pensando, si sorrisero a vicenda.

“Non l’avrai vinta!” Esclamò Sora, pronta per tentare di superare la figura dell’amico davanti a sé. Tutto però fu inutile visto che dalla sua posizione e grazie alla sua forza muscolare Tai era molto più avvantaggiato rispetto a lei. Riuscì infatti a prenderla di soppiatto per i fianchi, riprendendo così a farle il solletico.

Sora subì il “contrattacco” in maniera talmente inaspettata che, a causa dei movimenti irregolari eseguiti in maniera illogica dal suo corpo a causa del solletico, perse l’equilibrio, costringendo Tai a fare lo stesso dato che il digiprescelto non voleva assolutamente mollare la presa. Fu perciò inevitabile che i due si ritrovassero l’uno sopra l’altra.

I loro corpi erano a stretto contatto, quasi formassero una sola cosa. Realizzando quello che era appena successo, Tai non esitò un attimo a sollevare il volto, dapprima appoggiato nella fase d’urto sulla spalla di Sora, per cercare di riparare all’imbarazzo ed evitare di incappare in una probabile reazione isterica di lei, ma tutto fu inutile. Solo una breve, forse anche troppo breve distanza separava i loro volti, il che causò un evidente rossore lungo le gote di entrambi. Una situazione da film, insomma, eppure stava succedendo proprio a loro.

Sora, però, contrariamente alle aspettative del ragazzo, non aveva dato in escandescenze. Tai temeva infatti che l’amica potesse fraintendere, che potesse pensare a qualcosa di brutto, ma in realtà niente di tutto ciò accadde. Dal canto suo, il digiprescelto non riusciva, chissà poi per quale strana ragione, a distogliere lo sguardo da quello di Sora. “S-scusa, non avrei dovuto insistere con questa storia del solletico.” Disse, interrompendo quei secondi di silenzio che ad entrambi erano parsi quasi infiniti. Nel dire questo, accorgendosi di osservare fin troppo attentamente i lineamenti di Sora, riuscì a distogliere lo sguardo e a concentrarsi sul primo oggetto che gli sarebbe capitato a tiro in quella stanza.

“Non fa niente…” Fu la risposta di lei, che impiegò qualche secondo prima di tornare con i piedi per terra, forse.

Il respiro di entrambi si era fatto stranamente pesante, ma nessuno dei due riusciva a capire esattamente il perché.  “Non fa niente..” riprese “stavamo giocando e la situazione ci è, come dire, sfuggita…” si interruppe, notando la presa delle mani di Tai ancora salda lungo i suoi fianchi. “..di mano.” Concluse, stranamente nervosa.

Era impossibile d’altro canto non percepire quel contatto in qualche modo piacevole. Era come se Tai avesse voluto assicurarsi che, dopo la caduta, tutto fosse a posto, quasi ignorando le conseguenze della cosa su di lui. Era come se in un certo senso avesse voluto proteggerla.

Avvertendo però il probabile disagio di Sora, Tai ritrasse immediatamente le mani, per poi spingersi all’indietro e allontanarsi leggermente da lei. Chiunque fosse entrato in quel momento e avesse visto quella scena, pensò, avrebbe pensato quello che effettivamente c’era da pensare, senza rischio di equivoco: non due bambini nel bel mezzo del gioco, bensì un uomo e una donna prossimi a scambiarsi delle tenerezze. La digiprescelta, a quel punto libera dal peso del ragazzo, poté così alzare il busto e cercare di riprendere un respiro regolare, come del resto anche Tai.

Senza dire una parola, si sorrisero entrambi, avvertendo dentro di loro una strana sensazione cui non riuscivano a dare un significato né tantomeno un nome. Uno strano gioco di alchimie si era instaurato dopo che i loro corpi erano entrati strettamente a contatto, il battito del loro cuore era accelerato impostando lo stesso ritmo di un marciatore sulla pista d’atletica e, forse, una piccola verità aveva cominciato a farsi strada nei loro animi.

Si resero ben presto conto che nessuno dei due avrebbe voluto realmente sciogliere quel contatto, non era la loro volontà, ma per un irrinunciabile senso di prudenza e di pudore non era stato possibile né per Tai né per Sora approfondire quel tipo di esperienza completamente nuova per entrambi, eppure la curiosità c’era. Si trattava del solito e tanto riproposto duello tra logica e illogica, ragione e sentimento, impulsività e razionalità, amicizia e amore.

Tai trovò estremamente difficile tenere a bada le sue emozioni, rendendosi conto che qualcosa dentro di lui stava cambiando, o forse lo aveva già fatto da tempo. Si rese quasi fulmineamente conto di una verità importante: lui voleva Sora, la voleva da sempre in fondo. Tutti quegli anni trascorsi a chiedersi il perché non riuscisse a trovare la ragazza giusta che lo interessasse sufficientemente da farlo innamorare avevano trovato finalmente una risposta. In quel momento la sua mente fu come attraversata da una miriade di flashback, che ripercorrevano a ritroso diversi momenti in cui aveva sentito una fitta allo stomaco ogni qualvolta vedeva Sora in compagnia di altri ragazzi, anche solo per amicizia, ma era pur sempre la peggiore delle sensazioni: la gelosia. Questa consapevolezza, arrivata in un momento estremamente delicato, lo portò ad un irrigidimento quasi involontario del corpo.

D’altro canto, Sora si rese conto in quel momento che non si può tornare indietro. Si cresce, si matura e si realizza tutto ciò che un tempo il nostro cuore tendeva a nasconderci o reprimere per paura di chissà quale reazione. Era impossibile però in quel momento negare che il battito accelerato del suo cuore fosse dovuto alle sensazioni suscitate dal contatto delle mani di Tai sulla sua pelle, il che l’aiutò ancora di più a comprendere ciò che da tempo tendeva a negare a se stessa. Faceva un certo effetto pensare a tutti quegli anni trascorsi insieme dall’infanzia e ritrovarsi in quell’istante a realizzare che l’amicizia che li legava si era trasformata in qualcosa di più. Probabilmente se tutto questo fosse successo qualche anno prima non avrebbe avuto conseguenze del genere, ma sia lei che Tai non erano più bambini, erano dei giovani adulti e come tali alla ricerca del loro posto nel mondo, così come bisognosi di vivere le loro esperienze sentimentali.

Tai si alzò, offrendo la mano a Sora per poter fare lo stesso. La ragazza, quasi distolta dai suoi pensieri grazie a quel gesto di cordialità, gli sorrise, accettando l’aiuto. Una volta in piedi nessuno dei due per qualche secondo osò proferire parola, del resto si resero entrambi conto che quello che era appena accaduto non era un gioco da bambini, ma qualcosa di molto più serio e maturo.

“Insomma, sì, spero tu non ti sia fatta male..” Disse Tai, portandosi una mano sulla nuca.

Sora fece di no con la testa, sollevando l’animo del ragazzo, che avrebbe cercato qualsiasi scusa in quel momento pur di evitare di parlare di quanto accaduto.
“Menomale. Ad ogni modo..” iniziò il digiprescelto per poi venire interrotto dalla vibrazione del telefono nelle sue tasche. Si trattava di un sms da parte della madre, che lo pregava di rientrare a casa presto visto che i signori Yagami quella sera sarebbero usciti e non volevano lasciare a casa da sola Hikari, da qualche giorno fedele compagna dell’influenza. Ovviamente il tutto non fu preso bene da Tai che, sì era imbarazzato, ma non sarebbe voluto andare via così presto. Notando l’aggrottamento delle sopracciglia e il cambio quasi repentino di umore sul volto di lui, Sora non impiegò molto a capire quale fosse il contenuto di quel messaggio.

“E’ tua madre, vero?” Gli chiese, sorridente.

“Ssì, mi chiede di rientrare a casa presto.” Rispose lui, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del telefono nel tentativo di trovare le parole giuste per rispondere a quel fastidioso sms. “Hikari ha una leggera influenza e mi ha chiesto di tornare a casa presto visto che stasera esce insieme a mio padre. Credono per caso che mia sorella abbia ancora cinque anni?” Concluse poi, quasi nervoso.

“Dai, non te la prendere, in fondo è giusto così. E’ la tua sorellina, considerati fortunato ad averne una.” Rispose Sora, contenta che l’argomento della conversazione non riguardasse anche solo lontanamente quanto successo.

Tai le sorrise di rimando, confermandole che aveva ragione e stupendosi ogni volta di quanto fosse grande la sua premurosità. Non per nulla era la digiprescelta dell’amore.
Non impiegò molto tempo per rassettare le cose e avviarsi verso la porta di casa, pur ammettendo a sé stesso che gli dispiaceva doversene andare. Da un lato avrebbe voluto evitare il discorso, ma dall’altro sentiva che qualcosa prima o poi sarebbe saltato fuori. Una volta arrivati all’ingresso si accinse a salutare l’amica.

“Allora ci vediamo domani a scuola.”

“Sì, e mi raccomando cerca di ripassare qualcosa a casa.”

“Non temere, mammina, lo farò!” La schernì ancora, provocando la risata di lei.

Alla vista di quella dolce risata, a quel punto Tai non poté più resistere. Le si avvicinò per poi darle un dolce bacio lungo la guancia, il che per un attimo irrigidì Sora, stupita di quell’ennesimo contatto così audace, ma che poi si godette fino alla fine.

Tai, ancora ignaro di come avesse trovato il coraggio di fare una cosa simile, si staccò nervosamente da lei con le stesse movenze di un robot, per poi appoggiare la mano sulla maniglia della porta.

“A domani.” Fu tutto ciò che riuscì a dire in pochi secondi nel momento del congedo da lei, lasciando dietro di sé l’immagine di una Sora ancora in tumulto e rossa in volto per le forti emozioni provate in un arco decisamente ristretto di tempo.

Una volta tornata in camera, Sora forse riuscì a capire il perché di quella particolare affinità che quel giorno l’aveva legata all’avvento della primavera, alla bellezza dei fiori e degli alberi di ciliegio posti davanti a casa sua. Aveva assorbito l’aria di rinnovamento della stagione fino in fondo, avvertendo dentro di sé che primavera non significa solo esplosione di vita naturale, ma può anche intendere l’inizio di un nuovo percorso nel lungo tunnel dei sentimenti. Con l’arrivo della nuova stagione anche il cuore si apre a nuove emozioni e, tra queste, l’amore spicca senza dubbio fra tutte. Quella era senza dubbio la primavera del suo amore, di quel sentimento che la caratterizzava così distintamente ma che ancora fino a quel momento non aveva trovato la giusta persona con cui condividerlo.

Il tutto si faceva largo spazio nella mente di Sora che probabilmente aveva ormai intuito come tutto fosse già stato scritto sin dall’inizio.  




春 "Haru." 
 
   
 
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