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Autore: E S S E    05/09/2016    1 recensioni
Io lo so perché sei qui, sì sì. Lo so molto bene […] mica sei l’unico sfigato che è tornato da poco dalle vacanze e che di qui a pochi giorni riprenderà la scuola o il lavoro.
(…)
Qual è la cosa che più ci deprime del viaggio di rientro e del paragone tra la nostra puzzolente casa e l’inebriante abitazione estiva? Disfare le valigie.
(…)
Fortunatamente, questo e altri piccoli vuoti di memoria quali su come si usi un fornello a gas o come si apparecchi la tavola, non sono niente in confronto a come vi sembri stano che, con tutto l’arduo impegno messoci, la vostra hamburger abbia un sapore così diverso da tutti i manicaretti a cui eravate abituati. [Se partiamo dal presupposto che possa almeno avere un sapore…]
(…)
Siete rientrati in casa, stufi di tutte le delusioni e false speranze della giornata appena trascorsa; l’unica salvezza è il vostro amato letto.
Cosa pensa il semidio più pessimista di questa Terra della fine delle vacanze? Siamo sicuri che lui sia in grado di dirci parole di conforto, o ci dirà esattamente le cose come stanno perché è una persona sadica?
SCOPRIAMOLO!
(Faccio schifo con l’introduzione, lo so)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alt!
Fermo lì. Sì, tu; proprio tu che stai leggendo. Non muovere un muscolo, ammesso che tu ne abbia.
Io lo so perché sei qui, sì sì. Lo so molto bene. E la risposta è… COL CAVOLO. Col cavolo che adesso ti dirò qualche banalissima frase per tirarti su di morale; mica sei l’unico sfigato che è tornato da poco dalle vacanze e che di qui a pochi giorni riprenderà la scuola o il lavoro.
Quindi siediti, armati di fazzolettini balsamici e di tanto cioccolato, e inizia pure il tuo percorso insieme a me alla ricerca della vera verità.  Oh, giusto. Per chi non l’avesse capito, sono sempre io; Nico Di Angelo. [Perché, ovviamente, dal titolo non si capisce per niente…]
E visto che non ho di meglio da fare, continuiamo il nostro discorso…
Dicevo, le vacanze.
Ah, che belle giornate trascorse a gozzovigliare a bordo piscina in un bell’agriturismo, a visitare quella città così suggestiva e piena di vita, a sguazzare nelle limpide acque salate di qualche lussuosa località balneare, o semplicemente passate a casa a fare la cosa che l’uomo pigro ama di più: cazzeggiare. [Sì, certo, in vacanza non si fa solo quello… Sai, si chiama “Guida alla resa”, non “Lista di attività da fare in estate”!]
E dopo ciò? Dopo il sole, il giorno confuso con la notte, il girare mezzi nudi per casa (e, brrr, anche per le strade) perché “fa caldo”, il gelato e il divano che sostituisce il tapis roulant… Arriva la fine. [Okay, adesso è il momento dove voi rivivete la scena del Titanic dove la nave affonda e sono tutti presi dal panico.]
Ma vediamo bene cosa succede.
 
Punto 1: Ritorno al passato: il viaggio.
A mio modesto parere, e per mia grande esperienza, sono sicuro che una buona parte di voi mortali avrà spesso pensato: “Preferirei che fosse già tutto finito, piuttosto che dover affrontare questa lenta tortura.” [Non l’avete mai pensato, eh? E chi vi dice che, l’anno prossimo, non vi vengano in mente queste parole ripensando alla mia grandiosa guida?]
Comunque dicevo, lenta tortura… Perché, come al solito, lo spazio-tempo non ci aiuta, vista la lunghezza dei viaggi che ogni mortale è disposto a percorrere per raggiungere la propria meta. E così, ogni volta, ci sediamo al nostro posto, fingendo che tutto vada bene e ripetendoci che sia stata una bella vacanza, che il tempo passa in fretta e che presto torneranno questi giorni, sorridendo a tutti i nostri compagni di viaggio, se ne abbiamo.
La verità è che ci sentiamo peggio di quando finiamo di leggere un libro sull’Olocausto, e le canzoni melodrammatiche che la riproduzione casuale ci propone ci sembrano una grandissima presa per i fondelli. E pensate al povero mortale che deve guidare, che non può neanche estraniarsi dalla situazione con un pisolino!
 
Punto 2: Casa dolce casa. O quasi…
Ed eccoci qui, col morale sotto le scarpe perché è tutto vero; la vacanza è finita, che estraiamo dalla tasca quell’oggetto tintinnante quale il mazzo di chiavi.
Le inseriamo nella toppa, già rimpiangendo la chiave magnetica dell’hotel in cui eravamo stati, diamo tutti e novecento i giri necessari per aprire le nostre quarantacinque serrature [Perché la sicurezza non è mai  troppa. A proposito! Chissà se Tyson e i suoi amici hanno finito il bunker che gli ho commissionato per quando arriveranno gli alieni a sterminarci…] … E apriamo la porta.
Ovviamente, la puzza di chiuso che ci investe non è così diversa dal profumo di fresco che ci inebriava ogni volta che entravamo nel nostro piccolo cottage di campagna; solo lontana anni luce.
Appoggiamo le valigie sul pavimento, facciamo il giro dell’abitazione per verificare che sia tutto a posto, e… iniziamo il confronto degli abitacoli senza neanche volerlo, non riuscendo proprio a resistere dal dire: “Oddio, come mi manca che in quella casa non ci fossero le scale”.
 
Punto 3: Abiti sporchi e scarpe mai messe.
Qual è la cosa che più ci deprime del viaggio di rientro e del paragone tra la nostra puzzolente casa e l’inebriante abitazione estiva? Disfare le valigie.
Già dal primo indumento che prendiamo in mano ci vengono in mente un sacco di ricordi; la cena con quegli amici stranieri, la gita in montagna quella mattina di sole, l’alba vista dalla spiaggia con i gabbiani che volavano nel cielo, quella serata speciale con il surfista carino…
Una lacrima, forse, varca solitaria il nostro volto mentre possiamo solo rimembrare bei momenti e ripeterci che ne verranno altri. Ma la disperazione più grande, è quando ci rendiamo conto che quel bellissimo paio di scarpe che avevamo trovato ad una svendita appena cominciati i saldi, e che ci eravamo contesi a suon di tirate di capelli e mani in faccia, non abbiamo mai avuto occasione di indossarlo. [Su, Zeus, fai comparire qualche tuono per far comprendere appieno al popolo la catastrofe che stanno vivendo alcune signorine che ci seguono…]
 
Punto 4: Come si accendeva un fornello?
Parlo specialmente a chi era abituato a mangiar fuori tre pasti su tre.
Ecco che aprite il freezer, trovate miracolosamente un hamburger surgelato in mezzo a quel deserto di stalattiti, e non vi ricordate più dove un tempo tenevate il pentolame.
Fortunatamente, questo e altri piccoli vuoti di memoria quali su come si usi un fornello a gas o come si apparecchi la tavola, non sono niente in confronto a come vi sembri stano che, con tutto l’arduo impegno messoci, la vostra hamburger abbia un sapore così diverso da tutti i manicaretti a cui eravate abituati. [Se partiamo dal presupposto che possa almeno avere un sapore…]
Ma noi non ci buttiamo giù, no. Noi ci convinciamo che verranno tempi migliori, tempi in cui mangeremo quintali e quintali di ambrosia in tutta spensieratezza e allegria… E per fortuna non ci sfiora ancora il pensiero che di lì a poco dovremo metterci a lavare i piatti.
 
Punto 5: Com’è brillante la luce… dei lampioni.
Magari ci sarà capitato spesso, magari no; ma chi ha mai resistito all’impulso di affacciarsi alla finestra della nostra camera per guardare il cielo stellato in una notte d’estate? [Non mi interessa se tu sei un grande eroe e hai resistito alla tentazione; lasciami romanzare!]
E la prima notte che siete a casa, cosa volete fare? Cosa vi tirerebbe almeno un po’ su di morale?
Quel cielo stellato.
E allora andate in camera a passo di marcia, determinati solo ad immergervi in quell’abisso blu luccicante, perché d’altronde il cielo è uno solo, lo stesso per tutti e in ogni luogo. Allora aprite la finestra, evitate di inspirare l’aria colma di smog della vostra città per non rovinare il momento, e aprite gli occhi. E la vista è così luminosa che… ah, no aspetta, è troppo luminosa per essere naturale. Orsù, dite buonasera al vostro caro, vecchio lampione!
 
Punto 6: Afa del caspio!
Siete rientrati in casa, stufi di tutte le delusioni e false speranze della giornata appena trascorsa; l’unica salvezza è il vostro amato letto.
Pescate un pigiama dal cassetto della biancheria [Che, seriamente, perché biancheria? Mica tutti mettono i mutandoni della nonna bianchi.] e vi abbandonate al desiderio di una bella dormita, perché dopo la nanna tutto si sistema. Così vi stendete a letto, chiudete gli occhi e… vi rialzate e andate ad accendere il condizionatore perché vi state letteralmente sciogliendo dal caldo.
Bene, adesso è il momento giusto per elencare tutti i buoni motivi di vivere in città!
 
Punto 7: What’s time is it? Is distress time!
E dopo anche l’ultimo inconveniente della giornata, chiudete gli occhi, questa volta per davvero. Per grazia degli dei, il sonno non vi manca e ne siete subito travolti.
Ed eccovi catapultati nella Terra di Ipno, il fantastico mondo onirico dove… Un momento, perché state andando al lavoro con una tempesta di neve che inizia a farvi turbinare su voi stessi e vi fa arrivare tardi, facendovi licenziare? O, e perché altra gente invece è sotto processo dal prof di matematica perché non ha fatto i compiti di geometria analitica? E, o miei dei, ragazzi, quella è la vostra laurea e voi state prendendo seriamente 59?
Ah, no! Un momento… Fiuu, che spavento. Era solo un sogno…
Beh, in un certo senso, no?
Ma come perché? Le vacanze sono finite, non ve lo ricordate? [No, ehi! Metteteli nell’insalata quei pomodori invece di usarli contro il lume della ragione!]
 
Beh? Non era quel che volevate, qualcuno che vi dicesse chiaro e tondo le cose come stanno?
Okay…
Allora smettetela di perdere tempo con me e andate a prepararvi per il ritorno alla cara vecchia vita lavorativa o scolastica. [Muahahaha! Volevo dirlo dal primo mento!]
Tanti saluti, mortali, io torno al Campo da Will!









Intanto nell’Erebo…
S: Non voglio andare a scuola, non voglio andare a scuola, non voglio andare a scuola…
C: S…
S: No! Non voglio, no no no no, la scuola non mi piace…
C: S…
S: Fa schifo, devi lavorare, c’è gente, ti devi alzare presto, studiare, c’è gente, ci sono le interrogazioni, le verifiche, c’è gente…
C: S, per favore…
S: Non voglio vedere la gente, io odio la gente, la gente…
C: S, SMETTILA! *le tira una padella in testa*
S: *stramazza al suolo*
C: Finalmente.
S: Ehi! Mi hai fatto male! *si tasta il bernoccolo* Adesso sembro un unicorno!
C: Non eri tu che dicevi che gli unicorni sono carini?
S: Sì! Ma io ti sembro un unicorno tutto colorato e puffoloso?!
C: No. Solo un unicorno sfigato.
S: Grrrr…
Bene, ora, bando alle ciance varie. Parliamo della mia fanfiction, sì?
*il pubblico si guarda intorno con aria poco convinta*
Oh, andiamo! Non scrivo una fanfiction da anni e non siete per niente contenti di vedermi?
*le persone che stanno ascoltando S si possono contare su una zampa di formica*
Uff… Noiosa gente.
Beh, e io ve ne parlo lo stesso! Hah hah!
C: *agita un pugno in aria con demotivazione*
S: Dai, anche tu? L
C: u.u
BEH!
In realtà non c’è proprio molto da dire, a parte che è una fanfiction (ma davvero!) per la quale mi sono ispirata ad una che avevo scritto in precedenza sulla scuola (erano le vacanze di Natale… bei tempi), ovviamente solo un misantropo pessimista come Nico poteva essere il narratore, e… e che ne pensate di lasciarmi una bella recensioncina dove NON mi insultate per non aver ANCORA scritto una long, ma mi dite che mi amate e che andremo tutti insieme al Campo Mezzosangue per non frequentare l’anno scolastico? Sì! Mi piace come idea, molto bene u.u
Aspetto con ansia tutto fuorché verdura marcia e oggetti che potrebbero ferirmi o uccidermi, o altro…
C: Diciamo che aspetti recensioni, punto.
S: Gnuff
Aspetto un  vostro parere, discepoli! Nel frattempo peace&love&risottoallozafferano!
Un saluto da orso,
S.

(P)S: Nel caso ci fossero errori grammaticali... non ditelo a Coscienza!

 
   
 
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