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Autore: BonesCia    05/09/2016    1 recensioni
"Miracle" is another name of "effort"...
[OnHo, accenni JongKey]
Dedico questa "piccola" Os a te Wyatt White!
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Onew, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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To the Beautiful You

 

- Stati Uniti -

-Ehi… Jinki! Guarda la Tv, c’è un tuo connazionale che farà un salto da due metri e mezzo. Se ci riuscirà, stabilirà un nuovo record! –

Una voce femminile dolce e delicata si udì nella camera da letto fra quelle lenzuola di flanella bianche e candide come la neve.

-Dai su svegliati... piccolo. -

La ragazza iniziò ad accarezzargli il viso. Accanto a lei vi era disteso un ragazzo dai tratti asiatici, alto, fisico ben bilanciato. Aveva i capelli leggermente lunghi e castani così come i suoi occhi che, al sol guardarti ti rubava l’anima. Per non parlare della sua bocca leggermente carnosa che nascondeva uno dei più bei sorrisi che una persona, potesse mai avere.

-Hmm… non chiamarmi piccolo, lo sai che non mi piace. -

Disse Jinki aprendo lentamente gli occhi mentre portava la propria mano su quella della giovane che, a differenza sua aveva i tratti occidentali, dai lunghi capelli biondi, occhi color ghiaccio e labbra sottili. Era alta e snella, per vivere faceva la modella per alcune riviste di alta moda.

Il ragazzo infastidito tolse la sua mano dal volto, non amava essere toccato soprattutto, dalle ragazze con le quali ci passava per divertimento solo il fine settimana.

Poi, prese il telecomando che stava sul comodino alla sua destra e accese quella scatola rettangolare che stava davanti a lui.

La tv trasmetteva in diretta la gara Olimpica del salto in alto.

Jinki lentamente si alzò sedendosi sul letto, non staccava gli occhi dallo schermo mentre muoveva le mani indietro per sistemare meglio i cuscini in modo da poggiarci la schiena per stare più comodo possibile e godersi lo spettacolo.

Il silenzio regnava sovrano, non solo nella stanza ma anche nell’arena di lancio. I minuti passavano e il giovane che era pronto ad affrontare la sfida che lo avrebbe fatto diventare una celebrità, si stava preparando al salto.

La trombetta suonò ponendo fine al silenzio ma, non alla concentrazione dell’atleta che iniziò a correre.

      Corsa ben decisa …

                  … uno …

                                … due …

                                               … tre …

 Passi lunghi che precedettero lo slancio. La schiena del ginnasta s’inclinò, insieme alle sue gambe oltrepassando l’asta che, rimase immobile senza cadere.

Era riuscito a battere il record, a fare quel che sembrava per gli altri avversari... impossibile.

Aveva vinto la medaglia d’oro.

Pochi istanti e poi, fu circondato dai telecronisti, dalla stampa e dai flash delle macchine fotografiche.

“… WOOW …”

Lo schermo si spense sotto l’incredulità di Jinki. Forse, aveva visto qualcosa che gli altri non avevano visto … forse, aveva iniziato ad ammirarlo da lontano …

 

-TRE SETTIMANE DOPO -

Una valigia verde era trascinata verso il terminal del grande aeroporto di Yceon.

“Miracolo ... ecco un altro modo di chiamare l’impegno …”

Era quello che c’era scritto su un maxi cartellone con l’immagine di Choi Minho, l’atleta che aveva fatto l’impossibile.

Finalmente sono ad un passo da te …” pensò Jinki guardando quel cartellone prima di uscire dall’aeroporto per prendere un taxi e farsi accompagnare alla scuola che coltivava molti talenti. Era la stessa scuola che frequentava Minho.

All’arrivo Jinki scese dal taxi, ringraziò il taxista porgendogli una banconota. Prese la sua valigia ed entrò nell’enorme cancello grigio in ferro zincato.

Ad attenderlo c’erano molte ragazzine stridulanti convinte che fosse Minho a scendere da quel taxi ma, constatato che non era lui, lo fecero entrare senza difficoltà.

“Non posso crederci che è così amato da queste ragazzine … al massimo avranno tredici anni l’una …” pensò Jinki mentre percorreva la strada che lo avrebbe condotto all’entrata principale.

Nello stesso istante arrivò un SUV nero, all’interno vi era l’autista con a bordo, due passeggeri: Minho e una donna che, era la sua  segretaria.

Jinki vedendo l’auto provò a guardare per vedere chi fosse arrivato ma, non riuscì a scorgere nessuna figura.

-Sarà qualcuno d’importante... - mormorò fra sé.

Entrò nella scuola e si diresse in segreteria, dove incontrò un’insegnate rimproverandolo per non aver indossato l’uniforme. Jinki spiegò che si era appena trasferito e il docente scusandosi lo portò a compilare i documenti mancanti.

-Ragazzo mio, il tuo curriculum è veramente sorprendete! Con questi risultati anche tu potresti diventare una celebrità! – sbottò l’uomo dai capelli brizzolati.

“Eh… eheheh … quel deficiente ha esagerato a inventare questo falso profilo … altro che talento. L’unica cosa che so fare è cantare!” pensò Jinki accennando ad un mezzo sorriso preso dalla tensione di essere smascherato.

 

[Una settimana prima della partenza]

- Jinki ma sei pazzo? Come puoi chiedermi di falsificare il tuo curriculum solo per entrare in quella stupida scuola! Per vedere chi? Quel Minho? -  pronunciò incredulo una degli amici di Jinki, esperto di computer. Aveva l’aria di un ragazzo stupido ma, in realtà era un genio dell’informatica.

-Tu non puoi capire … si è infortunato e ha smesso di saltare! Tu non hai colto quello che ho visto io! – ribatté Jinki guardandolo con occhi supplichevoli.

Già nessuno aveva visto quel salto come lo aveva osservato lui … e nessuno riusciva a capirlo.

Dopo quel salto Jinki iniziò a fare ricerche sul conto di Choi Minho e come un fan sfegatato  era informato ventiquattro ore su ventiquattro sui suoi allenamenti, miglioramenti e infortuni …

Era grazie ad una rivista che aveva saputo che scuola frequentava e, una volta fatta una ricerca, vide che era impossibile entrarci, fatta eccezione per chi avesse talento nello sport.

-OK … TIENI! TZ … non so come puoi lasciare il canto solo per cosa? Aiutare il tuo bell’atleta a rimettersi in carreggiata? E se lui non volesse il tuo aiuto? E se fosse una sua scelta, quella di non continuare? Jinki riflettici ! - , il ragazzo picchiettò velocemente su quella tastiera nera e in pochi attimi creò un curriculum sorprendente. Lo stampò e lo porse al suo amico rimproverandolo.

-Andrà tutto bene, non preoccuparti per me … farò quello che so fare meglio e poi, ritornerò in America per continuare i miei studi di canto – rispose Jinki prendendo quel fascicolo senza leggerlo.

 

 Il professore dopo aver registrato i dati lo condusse allo spogliatoio dove Jinki si sarebbe potuto cambiare indossando l’uniforme.

-Dopo esserti cambiato, vai nell’aula stabilita per seguire la lezione.- raccomandò il docente. Jinki annuì ed entrando nello spogliatoio andò al suo armadietto, lo aprì e rimase meravigliato di trovare l’uniforme con il suo nome sopra.

-Faithing! – esclamò indossandola prima di correre in classe.

Una volta entrato, non si aspettava il silenzio poiché era nuovo e forse, qualcuno voleva sapere da dove venisse e perché si trovasse in quella scuola, però non fu così.

I ragazzi non si accorsero di lui, erano impegnati a parlare fra loro divisi in gruppetti; c’era solo un ragazzo che alzò lo sguardo come Jinki varcò la porta: era Kim Jonghyun.

Jinki cercò di presentarsi, ma niente. L’unica occasione in cui ebbe la loro attenzione, fu quando gli fu lanciata una buccia di banana in pieno volto. Il giovane si arrese mentre Jong gli mostrò il banco accanto al suo dicendogli che era vuoto.

Jinki gli sorrise e timidamente, si sedette accanto a lui senza fiatare.

Passarono pochi minuti e nell’aula entrò Minho, Jinki alzò lo sguardo e vedendolo sgranò gli occhi. Si sentiva emozionato, Choi Minho era entrato da quella porta e si stava dirigendo verso di lui. Minho sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto, forse seccato di essere in quella scuola o semplicemente, stanco di essere circondato da quelle ragazzine.

Si sedette al banco posto dietro a Jinki.

Jinki voleva trattenersi dal girarsi ma, non ci riuscì, si voltò sorridendo, i loro occhi s’incontrarono e lui non poté che bisbigliare: - Sei proprio tu? Minho!-

Minho corrugò la fronte e sospirò prima di rispondergli: - Girati avanti! – con tono seccato.

Le ore passavano con continui cambi di professori fino al suono dell’ultima campanella che segnava la fine delle lezioni.

Minho fu il primo a uscire dalla classe. Jinki invece fu uno degli ultimi insiemi al gruppo di ragazzi che poche ore prima lo avevano “umiliato”, uno di loro si avvicinò tranquillamente a Jinki e portando la mano sinistra sulla spalla destra dell’altro: - Ehi … nuovo arrivato. Lo sai che per essere accettato devi superare una prova? – chiese il ragazzo dalle labbra carnose e dalla chioma bionda.

- Una prova? Che cosa devo fare? – rispose Jinki votandosi.

-Nel giardino della scuola c’è un cane che si è impossessato della nostra palla da baseball … dovresti recuperarla al posto nostro, semplice no? – spiegò il ragazzino inclinando la testa sorridendogli. Jinki annuì.

Il ragazzo allora lasciò la presa per poi salutarlo. “Vediamo se riuscirà a prenderla …” pensò dirigendosi nel suo dormitorio.

Jinki si recò nel giardino, era molto grande con varie stradine, panchine poste davanti alle siepi e i lampioni che, s’illuminavano in tarda serata. Il ragazzo prese uno di quei percorsi, camminò per pochi minuti prima di ritrovarsi davanti ad un piccolo spiazzale con una cuccia.

“Deve essere quella …” pensò avvicinandosi. Arrivato davanti alla cuccia, si piegò, vide il cane, era bianco e sembrava una volpe. Il cane lo vide ma non abbaiò, anzi si alzò dalla sua casetta, avanzò verso Jinki iniziando a leccarlo. Jinki iniziò a ridere, amava gli animali e non capiva del perché gli altri avessero paura di quel cane inoffensivo.

Entrò nella cuccia per cercare la palla, una volta trovata la prese, indietreggiò e uscendo urtò alla gamba di qualcuno. Notò i pantaloni grigi della divisa scolastica, alzò il capo e vide Minho.

-Oh … scusami tanto, stavo solo prendendo la pal.. - si bloccò, Minho lo stava guardando di nuovo in quel modo.

-Puoi andartene grazie … - disse freddo e distaccato.

-Tornerai a saltare vero? Per quel che vedo, il tallone è quasi guarito... - rispose Jinki facendo finta di non aver ascoltato le parole dell’altro.

-Non è affar tuo e, ho detto di andartene … - ripeté di nuovo scocciato Minho.

Jinki annuì e se ne andò.

Rientrando nel dormitorio incontrò Jong che gli andò incontro offrendosi di accompagnarlo nel suo dormitorio.

-Allora … se il numero della stanza è giusto, dovresti essere nel dormitorio blu … - sbottò Jong leggendo il foglietto che strappò dalle mani di Jinki.

- Ah … scusa non mi sono neanche presentato … mi chiamo Jonghyun. Tu?- disse il giovane ragazzo dai capelli castani e poco più basso di lui.

- Non preoccuparti … io mi chiamo Jinki, piacere di conoscerti!- rispose sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

“Jinki, che bel nome … come il suo sorriso.” pensò Jong ricambiandolo con lo stesso entusiasmo.

A guardarli in lontananza c’era un ragazzo dagli occhi felini capaci di far paura a chiunque li guardasse, soprattutto quando era nervoso.

Non era Jinki che guardava, ma Jong “Hmm … appetitoso …” pensò accennando un mezzo sorriso con quelle sue labbra a forma di cuore.

Intanto Jinki e Jong si erano allontanati insieme, il più basso, iniziò a spiegargli come funzionavano le cose all’interno della scuola, gli mostrò la mensa, l’aula studio, il bar e per finire, arrivarono al dormitorio blu.

 Jinki trasportava con sé la sua valigia mentre Jong cercava la stanza, nella quale, una volta trovata, il più basso vi entrò per primo poi, fu la volta del più alto che si chiuse la porta alle spalle.

Il nuovo arrivato rimase a bocca aperta ritrovandosi davanti a quella stanza.

C’erano due scrivanie ben arredate, due scarpiere, un frigo e la stanza era soppalcata per metà.

Infatti il letto in basso era stato già occupato dal ragazzo con il quale avrebbe condiviso la stanza.

Invece, quello che sarebbe stato il suo, si trovava in alto.

La meraviglia la si leggeva nei suoi occhi mentre con lo sguardo notò la scala a chiocciola da dover usare per salire, sembrava uno spazio a due piani, e si sorprese nel constatare che oltre al letto c’era sia il comodino che un comò grande .

Era super contento, neanche in America aveva avuto una stanza del genere. In più c’era il bagno all’interno della camera e un divanetto con un tavolino.

-È perfetta!- esclamò Jinki.  – Jong, per caso sai con chi dividerò la stanza?- chiese al suo nuovo amico.

-Ehm … sì, però non te lo dico. Sarà una vera sorpresa! - rispose l’altro facendogli l’occhiolino. Non voleva dirgli che si trattava di Minho. Aveva notato come Jinki parlava sempre di lui, si erano conosciuti da poco eppure, non aveva perlato di se stesso ma solo, di quell’atleta.

Jong invece gli aveva spiegato di essere bravo a calcio e che, il suo obbiettivo era quello di entrare nella nazionale per poter anche lui, avere la possibilità di gareggiare alle Olimpiadi.

Il più piccolo lasciò il suo nuovo amico da solo in stanza.

Chiusa la porta, Jong notò che c’era qualcuno che lo stava spiando. Percorse il corridoio tranquillamente, girò a destra e, invece di proseguire poggiò improvvisamente le mani al muro spiazzando il ragazzo che lo stava spiando.

-Boccuccia a cuore, eri tu … - disse Jong guardando negli occhi il giovane.

-Cia… ciao Jong … giuro che non ti stavo spiando io … bhe … - il ragazzo iniziò a balbettare mordendosi il labbro inferiore nervosamente.

- … non morderti le labbra … non voglio che si rovinino a causa mia. –  rispose il ragazzo dalla pelle ambrata, portando il pollice della mano destra sulle labbra dell’altro sfiorandole. – Lo sai che sei più carino quando sei geloso?- chiese con voce calda e profonda, però, non riuscì a trattenere quel sorriso sarcastico. Sapeva che avrebbe infastidito Key.

-Smettila di prendermi in giro!- esclamò allontanando la mano di Jong dalle proprie labbra. – Quello che è successo è stato solo un errore dettato dall’eccessivo alcol che abbiamo bevuto durante la festa! Quindi SMETTILA DI PRENDERTI … - Key stanco di essere preso di mira da Jong iniziò ad urlare ma l’altro, riuscì a tappargli la bocca con la mano concludendo la sua frase : - … gioco di te? -, Key annuì mentre i loro sguardi persi l’uno nell’altro si allacciavano dicendo il contrario delle loro bocche.

Nei loro occhi c’era una scintilla ma, entrambi sapevano cosa significasse senza però dargli retta.

Key spinse Jong distogliendo lo sguardo, lo fece indietreggiare e lui scappò via.

 

 

 

[Un anno prima alla festa di inizio anno]

Tutti gli studenti si erano riuniti nella hall della scuola per festeggiare quello che sarebbe stato l’inizio del loro secondo anno accademico. Promesse, speranze e voglia di fare l’impossibile come il loro compagno di scuola. Ecco cosa festeggiavano. I loro successi ancor prima di renderli reali.

Jong quell’anno aveva bevuto molto sapendo che c’era molta strada da fare prima di raggiungere il suo obbiettivo quindi, decise solo di divertirsi e per farlo chiamò alcune modelle facendole intrufolare all’interno della scuola.

Però, le cose non andarono come lui voleva. Le modelle si mischiarono fra gli altri studenti dell’ultimo anno lasciandolo da solo.

Key invece aveva semplicemente bevuto perché gli piaceva. Nessun fine e nessun successo.

I due casualmente, quella sera si ritrovarono in bagno, Jong provocò Key che senza pensarci un secondo, si fiondò sulle sue labbra e poi scappò.

Durante la serata i due non si videro e continuarono a festeggiare insieme ai loro amici fino a quando la festa non finì e ognuno ritornò nelle proprie stanze, o meglio così si pensava.

Key aveva molte volte stalkerato Jong, sapeva dov’era la sua stanza e quella notte, sbronzo com’era, si ritrovò a entrare per sbaglio nella sua stanza. Jong la lasciava sempre aperta, ancora non gli era stato affidato un compagno di stanza.

Sicuro di sé il ragazzo entrò nella stanza senza accendere la luce quando, qualcuno lo baciò sulle labbra. Jong inizialmente era convinto che fosse una modella, ricambiò il bacio facendola distendere sul suo letto.

“Qualcosa non va …” pensò Jong continuando a baciare quelle labbra peccaminose mentre tentava di accendere l’abat jour sul suo comodino. Ci riuscì e, vide chi era quella persona che stava sotto di sé. “ … Key ...” pensò fra sé senza però fermarsi.

Jong era rimasto ammaliato da quella bellezza e fragilità che l’altro, gli stava mostrando in quel momento. Di solito Key era un tipo scontroso e lunatico ma, quella sera era completamente un’altra persona.

Per tutta la notte fecero l’amore… ansimi … spasmi … schiene inarcate e graffi indelebili sul corpo.

Secondo Jong è stata la notte più bella della sua vita.

Il giorno dopo Key si svegliò prima di lui, si rivestì e scappò via lasciandogli un bigliettino con scritto: E’ STATO UN ERRORE DETTATO DAL TROPPO ALCOL.

Jong una volta svegliatosi, vide che accanto a sé non c’era più il suo amore ma un bigliettino sul cuscino. Lo lesse e non comprese mai quelle parole sapendo che l’altro era attratto da lui.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Jinki intanto aveva disfatto la valigia mettendo ogni sua cosa nel suo spazio.

-Sarà meglio farmi una doccia! - mormorò fra sé entrando nel bagno chiudendo la porta e infilandosi in doccia.

Come Jinki aprì l’acqua, Minho varcò la porta della loro stanza rischiando di inciampare per via di un paio di scarpe non sue poste davanti alla porta.

“Eeeh? Queste non sono mie … non mi dire che devo condividere la stanza con qualcuno!” pensò guardandosi intorno. Udì il rumore dell’acqua provenire dal bagno.

“ Chi sarà mai?”, notò che la porta del bagno non era stata chiusa correttamente allora decise di entrare.

Contemporaneamente Jinki chiuse l’acqua, prese l’accappatoio e lo indossò prima di uscire dal box doccia con gli occhi chiusi.

-Non è possibile … ancora tu?- sbottò incredulo Minho.

Jinki al suono di quella voce si spaventò, non si era accorto che qualcuno fosse entrato nel bagno. Aprì gli occhi sorpreso di vedere davanti a sé Minho.

-Mi… mi hanno assegnato a questa stanza. - ribatté uscendo dal bagno con ancora addosso l’accappatoio.

-Bene, adesso vestiti e vattene … - rispose freddamente l’altro.

-Cosa? IO NON VADO DA NESSUNA PARTE! - urlò Jinki stanco di quel comportamento.

Allora, Minho prese la valigia verde di Jinki, salì sul suo piano e tolse i suoi vestiti dai vari cassetti buttandoli a terra.

-EHI… NON PUOI FARLO! Solo perché sei famoso, non puoi permetterti di essere così scontroso verso gli altri! SEI ARROGANTE! Questo, dovrebbero scrivere su di te sulle riviste. - pronunciò Jinki salendo le scale a chiocciola per tentare di fermare Minho che, al contrario lo spinse. Il giovane si rifece di nuovo avanti ma questa volta con l’intenzione di picchiarlo, lo stesso scopo era di Minho.

I due iniziarono a spingersi fino a scivolare insieme dalle scale.

-A parte quel sorriso e quella medaglia che cosa sei eh? – continuò Jinki una volta atterrato sopra di lui iniziando a prenderlo a pugni. Minho riuscì a proteggersi il viso, aspettò che l’altro scaricasse la sua rabbia e subito dopo partì al contrattacco ribaltando le posizioni.

Jinki al contrario di Minho non sapeva difendersi, accusò i colpi.

-Che succede non ti difendi? Sei una femminuccia? Perché non te ne torni in America bastardo?- disse Minho con occhi arrossati e le gambe tremanti.

I ragazzi che stavano nella porta accanto sentendo tutto quel baccano, chiamarono il capo del dormitorio che dopo alcuni minuti fece irruzione nella loro stanza, con lui entrò anche Taemin, il ragazzo biondo che aveva chiesto a Jinki di prendergli la palla da baseball.

-SMETTETELA ORA SE NON VOLETE ESSERE ESPULSI!- urlò il capo seriamente arrabbiato.

Minho si bloccò guardando Jinki con occhi tristi. Ripensamenti su quello che aveva fatto? No, non era per quello ma per le parole che Jinki ebbe il coraggio di dirgli. Nessuno prima d’ora lo aveva affrontato così come aveva fatto lui.

Taemin spingendo Minho indietro soccorse Jinki.

- Jinki ti porto in infermeria.- disse preoccupato sollevandolo da terra portando il suo braccio intorno al collo e, per sorreggerlo meglio lo cinse per un fianco con il braccio.

- … sono riuscito a prendere la palla … - sbottò Jinki abbozzando un mezzo sorriso.

- Quanto sei scemo … - mormorò fra le sue labbra Taemin portandolo in infermeria.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Intanto le settimane passavano, le amicizie si intensificavano ma, Jinki e Minho non ebbero modo di parlare o, di scambiarsi sguardi fugaci fino al giorno della cerimonia di beneficenza che la scuola organizzava ogni anno.

Era una tipica giornata d’inverno, il sole splendeva nel cielo mentre da lontano sembravano arrivare delle nubi grigie minacciose ponendo fine a quella giornata luminosa.

Il vento era assente, l’aria che si respirava era fresca e pulita.

Quel giorno Jinki si era alzato presto per andare a correre, amava quando l’aria leggermente fresca gli accarezzava il volto rendendolo liscio e soffice come la neve.
Indossava una tuta blu con le strisce laterali bianche e nere, scarpette blu con lacci bianchi e un cappellino di lana, adatto per le corsette. In più aveva con sé un orologio sportivo che gli indicava i chilometri che percorreva, quante calorie bruciava e quanto doveva assimilarne per rimanere in perfetta salute.

Durante la sua corsetta che prevedeva il tour per il giardino, campo di baseball e calcio, vide Taemin e Jong allenarsi insieme. L’uno aiutava l’altro in due categorie completamente diverse mentre, in lontananza dietro ad un cespuglio intravide un ragazzo tutto ben incappucciato pronto a scattare delle foto ai suoi due amici.

“Ma che tipo strano … il primo giorno di scuola ho notato che seguiva sia me che jong … uhm … forse ha una cotta per lui …” pensò Jinki facendo finta di nulla mentre continuava la sua attività.

-EHIIII JINKIIIII!- una voce allegra e squillante fece arrestare la sua corsa, “…e adesso chi sarà mai…” pensò voltandosi. Improvvisamente una figura alta e robusta gli si presentò davanti sorridendo. Era il rappresentate del suo dormitorio.

-Scusa se interrompo i tuoi allenamenti ma, era un mio dovere informarti che questa sera ci sarà una festa di beneficenza e, tutti gli studenti devono essere presenti. Molto probabilmente ti ritroverai più di una volta faccia a faccia con Minho e, non voglio che la festa venga rovinata per un’altra vostra lite. Ok? – il ragazzo parlò con sincerità esponendo la sua preoccupazione. Sapeva che Jinki sapeva far finta di nulla ma, non valeva lo stesso per Minho.

-Va bene, cercherò di evitarlo … a quanto pare Lui non sopporta la mia presenza. Sto aspettando che si liberi un posto per cambiare stanza.- rispose Jinki abbozzando un mezzo sorriso di rimorso per aver “attraversato” l’Oceano Pacifico ed aver abbandonato la scuola di canto, solo per stare accanto al suo idolo che a quanto pare, non lo voleva vedere.

-Oh… mi dispiace molto, sai da quando ha perso sua madre… Minho non è più lo stesso… - il giovane capì di aver detto fin troppo, fece finta di tossire e : - … bando alle ciacie, ti aspetto questa sera vestito con giacca e cravatta! – cambiò discorso e facendogli l’occhiolino lo salutò prima di tornare anche lui ad allenarsi al salto in alto.

Jinki annuì ricambiò il saluto e continuò la sua corsa. “Devo uscire a comprare il vestito.”

Nel pomeriggio Taemin inviò un messaggio a Jinki, scrivendogli che sarebbe uscito dal campus a fare alcune compere per la festa e, voleva sapere se voleva accompagnarlo.

Jinki gli rispose che sarebbe uscito volentieri con lui, gli occorreva un vestito per il galà.

Allora, i due si incontrarono fuori dal cancello e insieme passeggiarono per le vie della città.

-Tae, non sapevo che per uscire dal campus c’era bisogno di un permesso…- sbottò sorpreso Jinki mentre entrava in un negozio di abiti da sera.

-Già … io per fortuna posso uscire tranquillamente. Sono qui grazie ad una borsa di studio ed un mio diritto poter lavorare per avere qualche soldo da parte…- rispose Taemin seguendolo all’interno del negozio.

- OOooh, quindi tu lavori? E come fai con gli allenamenti? – chiese curioso Jinki guardando alcuni abiti della sua taglia.

-È semlice… io lavoro solo la sera. Faccio il cameriere e quando i clienti hanno voglia di ascoltare un po’ di musica,  suono il piano per loro.- disse sorridente Taemin prendendo un completo nero mettendolo accanto a jinki per vedere se gli stesse bene. – Uhm … si, prova questo!- si mosse verso il più grande mostrandogli il vestito che aveva scelto per lui. Jinki lo guardò per ben tre volte prima di prenderlo e provarlo. – Aspettami… ci metterò un attimo!- affermò Jinki allontanandosi verso il camerino.

Intanto Taemin si era seduto su una poltroncina in pelle nera e, nell’attesa guardò attentamente il negozio.

Era piccolo ma ben organizzato : c’era il reparto dei completi, delle calze da poter scegliere in base al colore del vestito. C’era inoltre un reparto per le cravatte ed uno per le scarpe.

“Tz… alla faccia delle celebrità! Ci manca solo il reparto per i portafogli e siamo apposto!” pensò fra sé e sé Taemin. Nello stesso istante una commessa tirò fuori un portafoglio da mostrare al cliente per poter abbinare al suo completo.

“No … non ci posso credere…” ,continuò il suo monologo interiore sgranando gli occhi non solo per aver visto il portafogli ma, per aver capito riconosciuto il cliente. Era Minho.

Celere si alzò dalla poltroncina e corse verso i camerini cercando il suo amico che, non trovò. “Diavolo Jinki, dove sei?”. Una commessa vide Taemin intento a cercare qualcosa, si avvicinò con calma chiedendogli cosa stesse cercando. Taemin voltandosi iniziò a descriverle il suo amico e Lei sorridente rispose : - Il suo amico sta pagando in questo momento.-, gli indicò la cassa.

Jinki aveva finito di pagare, non avendo visto Tae era convinto di trovarlo fuori dal negozio.

-Eccomi! Possia…- si bloccò ritrovandosi davanti Minho. Si trovava fuori con il viso rivolto verso il cielo a guardare le prime stelle che iniziavano ad apparire su quello sfondo celestino dipinto da colori a pastello caldi.

Rimase ad ammirarlo in silenzio. Quel calore che emanava il cielo faceva da contrasto al freddo che si percepiva, infatti, nell’inspirare di Minho si poteva scorgere il respiro (l’aria) uscire dalla sua bocca.

-JINKI!- la voce preoccupata di Taemin spezzò quel silenzio misto alla magia di quel momento.

-So…sono q..qua!- rispose balbettando Jinki distogliendo lo sguardo dal suo compagno di stanza.

Nel frattempo una macchina bianca era arrivata davanti al negozio, Minho aprì lo sportello anteriore salendoci sopra. Sembrava non si fosse accorto della presenza di Jinki. Subito dopo la macchina ripartì con un Minho assorto nel guardare Jinki chiacchierare con Taemin. “Mi ha fissato per tutto il tempo senza dirmi una parola…” pensò sorridendo divertito.

-Mi hai fatto preoccupare! Non ti ho più visto!- lo ammonì Taemin raggiungendolo con il fiatone. – Ti ha fatto o detto qualcosa?- chiese subito dopo.

- No, sembra che non si sia neanche accorto della mia presenza…- rispose Jinki dandogli una dolce pacca sulle spalle.

Le stelle iniziarono ad illuminarsi sempre di più, segno che il sole era tramontato dando spazio alla luna di brillare nel cielo.

-Sarà meglio tornare a casa…- disse Jinki vedendo l’orario. – A breve inizierà la feste e noi non siamo ancora pronti!-

-Vorrai dire che tu non sei ancora pronto..!-  ribattè Taemin. – Io purtroppo lavoro e non potrò esserci.- spiegò a Jinki dispiaciuto.

-Allora le nostre strade si dividono qua per oggi…- jinki con la sua solita gentilezza lo abbracciò augurandogli una piacevole serata nonostante il lavoro che lo attendesse. Lo stesso fece Taemin mettendolo in guardia di stare lontano da Minho.

-Certo non preoccuparti! Andrà tutto bene!- lo rassicurò Jinki salutandolo prima di correre alla fermata dell’autobus.

 

--- Un’ora dopo ---

Jinki arrivò al suo dormitorio, aprì la porta ritrovandosi Minho con il busto scoperto con una ragazza che faceva finta di guardare da un’altra parte.

-Scusa … non pensavo fossi in camera … - si scusò abbassando il capo. Minho come lo vide s’infilò subito la camicia bianca abbottonandosela. – Non scusarti … che fai non entri?- chiese allungando la mano verso la sedia per prendere la cravatta.

“Eh?! Sto avendo una conversazione con lui?” pensò entrando spiazzato da quel suo comportamento. Chiuse la porta alle sue spalle, vide che l’altro era concentrato a farsi il nodo della cravatta e senza proferire parola salì la scala a chiocciola per poi buttarsi sul letto.

-Jenny sai fare il nodo alla cravatta?- chiese Minho alla ragazza che stava sbirciando fra le sue cose. – Uhm.. no, non ho mai fatto un nodo in tutta la mia vita..- rispose.

-Ehm … se vuoi posso farlo io…- la voce di Jinki risuonò nella stanza. Si era alzato dal letto sporgendosi dal soppalco.

Minho annuì alzando il capo per guardarlo dal basso, poi si avvicinò alle scale mentre Jinki scendeva. Dopo il loro litigio quella era la prima volta che si ritrovavano l’uno davanti all’altro.

Si scambiarono uno sguardo fugace prima che Jinki si mettesse all’opera. Il nodo non era poi una cosa così complicata da fare, bastarono tre gesti e il nodo era fatto.

-Finito…- disse Jinki posizionandogli meglio la cravatta. – Grazie…- rispose l’altro con tono calmo.

Jinki gli sorrise e, come tentò di scendere di un altro gradino scivolò. Per fortuna Minho era davanti a lui riuscendo così ad afferrarlo dalle braccia un secondo prima che il suo corpo sfiorasse le scale. Il ragazzo, si ritrovò a stringersi forte fra le braccia di Minho.

-Tutto bene?- chiese Minho preoccupato. –S.. si…sto bene grazie..- rispose Jinki indietreggiando. Minho lo lasciò indietreggiare sciogliendo il loro abbraccio.

I due tornarono a guardarsi ma Jinki subito dopo di voltò salendo le scale. Stranamente si sentiva imbarazzato e il suo cuore batteva così forte da temere di essere sentito dall’altro.

Minho per un attimo si era sentito di nuovo se stesso percependo quel colore provenire dal corpo di Jinki. Si sentiva bruciare dentro, qualcosa dentro di lui si era mosso ma, non riusciva a capire cosa… fu veloce e netta cosi come quel momento.

-Andiamo?- sbottò seccata la ragazza. – Si… - rispose Minho avvicinandosi alla porta aprendola per farla passare e, prima di chiuderla rivolse lo sguardo verso Jinki che si stava cambiando.

“Che cosa era quella sensazione che ho provato prima?” si chiese dentro di sé Minho chiudendo la porta.

Passarono pochi minuti e Jinki era già pronto, gli mancava un ultima sistemata ai capelli. Entrò in bagno e prendendo il gel se li portò all’indietro mettendo in luce il suo volto.

Improvvisamente bussarono alla porta.

“E adesso chi è?” si chiese correndo ad aprire.

-Era ora! Ma quanto ti ci vuole a prepararti?! Non devi mica fare una sfilata una di moda? E poi se vuoi piacere a Minho ti consiglio un lo…- era Jong con la sua voce seccata e leggermente infastidita per il ritardo. Aveva iniziato a parlare veloce e senza guardare Jinki era entrato nella sua stanza. Si bloccò nel parlare solo quando vide il suo amico sistemarsi la giacca. – Ehm … si, adesso potresti piacergli…- mormorò a denti stretti.

- Cosa hai detto?- chiese Jinki, era così indaffarato che non lo aveva neanche ascoltato.

-No… nulla..andiamo suuuu!!!- disse allegro spintonandolo giocosamente fuori dalla stanza.

Scesi nella hall, la festa era ormai iniziata. Le luci principali erano spente, lasciando l’illuminazione della sala a tre sfere enormi che pendevano dal soffitto, proiettavano le luci con alternanza di colori freddi come gli striscioni appesi alle pareti insieme a tantissimi palloncini: blu, celeste e bianco.

 Non potevano mancare i tavolini, posti intorno alle pareti, imbanditi da pietanze che, non sarebbero state toccate da tutti i presenti, rimanendo lì a marcire per il resto della serata. Invece, non si poteva dire lo stesso per le bevande e gli alcolici.

Le persone continuavano ad arrivare varcando la porta principale, non erano solo studenti ma anche sponsor, allenatori, giornalisti e genitori che rappresentavano le più importanti catene di accessori, scarpe e indumenti sportivi.

Jinki si guardava intorno meravigliato di tale organizzazione e serietà sull’evento. Lui in tutti quei anni passati a studiare all’estero, aveva partecipato a feste ben diverse.

-Woow … quindi voi ogni anno organizzate tutto questo? – chiese meravigliato Jinki dopo aver dato un’occhiata ad ogni minimo particolare.

-Si amico. E il bello deve ancora arrivare ahahahah! Aspetta che l’alcol inizi a circolare in corpo!- esclamò divertito Jong dandogli una pacca sulle spalle per poi allontanarsi per prendere qualche drink.

Jinki intanto, si era lanciato da solo sulla pista da ballo. A guardarlo a pochi metri da lui, c’erano tre ragazzi con in mano i bicchieri. Parlavano fra loro ma ridevano di lui.

-Smetti di ballare e bevi!- sbottò dal nulla Jong porgendogli il bicchiere.

-Che c’è di male nel ballare scusa?!- ribatté Jinki arrestando la sua danza prendendo il bicchiere offertogli dal suo amico.

-Cosa c’è?! Uno, non sei in compagnia di una ragazza … Due, in questi casi l’alcol è il tuo unico amico e … Tre, io ti abbandono qui per stare con … qualcuno che è geloso se sto accanto ad altri ragazzi … capisci cosa intendo, no?- disse Jong punzecchiando con il gomito il braccio di Jinki in senso di intesa.

-Ricevuto forte e chiaro il tuo messaggio!- rispose Jinki ridendo prima di salutarsi.

Jong  immediatamente si diresse verso le scale dove era seduta una sagoma con la sua macchina fotografica appesa al collo e il cellulare che teneva fra le mani.

“Quanto è carino quando fa finta di non vedermi, dopo avermi osservato per tutto questo tempo …” pensò Jong mentre si avvicinava camminando sensualmente. Sapeva che l’altro lo guardava di sottecchi. “ Uhm … vediamo se funziona …”, il pensiero e i gesti partirono in sincrono, Jong si morse il labbro inferiore mentre insinuava  le dita, della sua mano destra fra i propri capelli portandoli lentamente all’indietro.

“DIO MIOOO …” pensò il ragazzo sentendo il suo cuore battere come i suoi occhi si posarono su Jong e quel suo modo di saper provocare con solo due gesti.

Jong salì le scale e sedendosi accanto al ragazzo gli sfilò il telefono dalle mani. –Oh, guardiamo quante belle foto mi hai fatto!- disse divertito. – Ehi! Ridarmelo! Il mondo non gira intorno a te Jong!- sbottò innervosito Key cercando di riprendersi il telefono.

-Io non smetterò mai di dirlo che sei più carino quando ti comporti così! – pronunciò Jong bloccandogli entrambe le mani per poi voltarsi a guardarlo inclinando di poco il capo. Lo sguardo dolce e sincero di Jong invase quello felino ed imbarazzato dell’altro. – Quanto hai bevuto per dire queste cavolate … - disse Key cercando di aggrapparsi ad altro distogliendo lo sguardo. – In verità non ho ancora bevuto e tu, con questo completo sei così bello da mozzare il fiato … - rispose Jong sincero e diretto lasciando la presa dalle braccia del suo amato. “Perché gli piace prendermi in giro! PERCHé?” pensò fra sé Key alzandosi di scatto tenendo i pugni ben chiusi per il nervoso.

-Ti ho detto di smetterla di prenderti gioco di ME!- sfogò Key con voce incrinata. Jong vedendo l’altro alzarsi capì cosa stava per succedere, questa volta però non voleva lasciarlo scappare e allora, si alzò anche lui ribattendo : - Ehi … Key, io non ti sto prendendo in giro. Quello che è successo quella notte è stato … unico ed importante per me e dimenticarlo o fare finta che non sia successo per me è difficile! Tu mi piaci per davvero Key! – non sapeva più come dirglielo o farglielo capire quindi fece solo una cosa, portò la sua mano sotto il mento del ragazzo portandolo ad alzare la testa per poi inclinare il capo e adagiare le proprie labbra sulle sue.

Key sgranò gli occhi incredulo a quella confessione, a quel gesto che non si sarebbe mai aspettato. Il suo cuore iniziò a battere forte pronto ad esplodere … i brividi avvolsero le sue spalle e le gote a divenire rosee. “Jonghyun …” fu l’unica cosa che pensò in quel momento poi, indietreggiò.

-Ma sei pazzo a baciarmi qua?! E se ci avesse visto qualcuno?! Razza di zuccone! – esordì Key agitando le braccia imbarazzato in modo da nascondere il rossore che aveva in volto.

Jong trattenne le risate per la reazione che aveva avuto il suo ragazzo. Alzò entrambe le sopracciglia guardandolo rallegrato.

Poi, senza chiedere lo prese per il polso trascinandolo con sé verso la sua stanza. Key continuava a parlare ma, Jong faceva finta di non ascoltarlo salendo le scale, percossero tre corridoi ognuno di un colore diverso che, servivano a dividere i diversi dormitori.

Arrivati al dormitorio blu, Jong svoltò a sinistra oltrepassò tre stanze, sfilò la chiave della stanza dalla tasca interiore della giacca, la infilò nella serratura ed aprì entrando nella stanza con Key.

La porta venne chiusa con veemenza così come Jong sbatté Key contro di essa baciandolo per farlo stare zitto.

Le labbra si schiusero, l’uno insinuò la propria lingua nella bocca dell’altro in cerca della loro gemella. Si sfiorarono per poi intrecciarsi in una danza dettata dagli ansimi dei due.

Key portò le sue esili braccia intorno al collo del suo amato mentre Jong faceva scivolare le sue mani su quel splendido fondoschiena per issarselo imbraccio. Key non aspettava altro che aggrapparsi a lui facendo intrecciare le sue gambe intorno alla vita di Jong.

Allora, Jong preso dalla foga del momento indietreggiò con Key di qualche passo per poi voltarsi e farlo sedere sulla scrivania di Taemin mentre con le mani cercava di togliere più cose possibili da quel tavolo per far star comodo il suo amato.

-Jo..ng.. Tae … ci..ci … ammazzerà … - mugugnò Key fra le sue labbra facendo insinuare le sue mani fra le ciocche dei suoi capelli.

-Shh … lui è abituato al … caos …- ribatté Jong mordendogli il labbro inferiore. Intanto aveva iniziato a denudare il suo prezioso amore, gli sfilò la giacca e pian piano iniziò a sbottonargli la camicia. Le sua pelle era bianca e liscia come la porcellana e Jong lo ricordava benissimo sfiorandogli quel lembo di belle con il palmo della mano che, si intravedeva dal tessuto di cotone bianco che veniva aperto bottone dopo bottone …

“La sua pelle è così liscia … e … profumata da volerla mordere …” pensieri intensi seguiti da gesti. A malincuore Jong sciolse quell’intreccio di lingue, labbra e respiri, per potersi concentrare su quella candida pelle che profumava di magnolia. Adagiò le sue labbra sul collo di Key inclinando leggermente il capo e con i denti dolcemente iniziò a mordergli il collo, centimetro per centimetro scendendo lentamente sino alla clavicola.

-Hmm … aahh … Jon.. hyuhhn … - Key ansimava chiamandolo perdendosi al tocco di quelle labbra sottili sulla propria pelle mentre teneva ben salda la presa sui suoi capelli stringendolo di più a sé. – Ti voglio… - sussurrò all’orecchio di Jong una volta chinato il capo per poi sfiorarlo con la punta del suo naso.

-Ogni tuo desiderio è un ordine per me … mio bel … gattaccio … - rispose a tono Jong leccandogli con la sola punta della lingua la clavicola.

Successivamente, lo riprese in braccio ed iniziò a camminare verso il suo letto mentre continuava a sfiorargli con il naso il petto. Pochi passi e Jong piegò lentamente  il busto per far adagiare  la schiena di Key fra le lenzuola di seta nere per poi mettersi a cavalcioni su di lui.

I preliminari andarono per le lunghe continuando a punzecchiarsi, a farsi complimenti, a scambiarsi sguardi intensi che valevano molto più delle parole. Scambi di sorrisi, altri piccoli  baci, morsi e, tra un’attenzione e l’altra oramai i due erano completamente nudi …

Le loro mani iniziarono ad intrecciarsi come i loro corpi e, le loro erezioni a strusciarsi. I loro corpi umidi si muovevano in una danza all’unisono, sembravano fondersi l’un con l’altro. Il letto sembrava muoversi in sintonia con i movimenti di Jong che, si teneva ancorato con le mani sulla testata ogni volta che affondava dentro Key regalandogli un piacere unico.

 

--- Contemporaneamente alla festa di sotto … ---

Jinki non aveva seguito il consiglio di Jong cioè quello del bere. Stava passando la serata a parlare con studenti che praticavano sporti diversi e, si era messo a chiacchierare con qualche sponsor che di continuo faceva il nome di Minho.

Questo sotto un certo aspetto faceva sentire Jinki un po’ a disagio ma allo stesso tempo lo incuriosiva molto capire il perché del cambiamento dell’atleta.

-Eeh … devi anche sapere che ha rifiutato di saltare in molti spot.- a quell’affermazione dell’uomo jinki si girò guardandolo sorpreso. – Non essere meravigliato … non dirmi che non lo sapevi?! Minho è guarito ma si rifiuta di saltare e in più sembra che non abbia molti amici … - ribadì lo sponsor con tale disinvoltura, come se non fosse nulla di nuovo mentre per Jinki lo era.

Jinki lo aveva capito già dal primo giorno che Minho non era più lo stesso, era sempre scontroso, non sorrideva come invece aveva fatto una volta battuto il record e soprattutto aveva notato che non parlava mai con nessuno, solo per chiedere scusa o stuzzicare e nient’altro.

“Fa colazione da solo, esce da solo, studia da solo … Lui è Solo …” pensava Jinki perdendosi in quelle scene che gli comparivano davanti agli occhi. Si era reso conto di essere diventato cieco davanti all’evidenza.

-Uhm … sono convinta di averlo visto da qualche parte … ma non ricordo dove … - mormorava a denti stretti guardando in lontananza Jinki,  la giovane ballerina dai capelli lunghi color nocciola che faceva da accompagnatrice a Minho.

-Di chi stai parlando? – chiese curioso Minho guardando nella stessa direzione dove guarda lei.

-Del tuo compagno di stanza … sembra che nasconda qualcosa … - rispose Jenny stringendosi forte a lui continuando a ballare un lento anche se, Minho barcollava per il troppo alcol ingerito.

“È bellissimo con quel completo addosso … per non parlare dei suoi capelli …” pensò Minho guardando Jinki da lontano. “ Come ho fatto a picchiarlo, non è da me …” si stava lasciando andare in quei pensieri che, lo portarono a porre fine al ballo ed a staccarsi da quella posizione impostagli dalla ragazza.

-Scusa, devo andare … - disse indietreggiando. Jenny lo guardò con aria interrogativa ma, lo lasciò andare. Sapeva che quando Minho beveva si sentiva sempre male e in più il giorno dopo non ricordava mai nulla di quello che faceva quindi, azzardare a baciarlo o andargli dietro non sarebbe servito a niente.

Jinki invece non si era accorto della presenza di Minho, per tutta la sera non  lo aveva cercato e tranquillamente salì le scale per andare al bagno che, si trovava nell’aula est del piano superiore.

Una volta fatto si sistemò per bene bagnandosi il viso leggermente arrossato per il calore che faceva al piano di sotto. Uscì dal bagno, percorse il lungo corridoio e si ritrovò sulla cima delle scale ed iniziò a scendere : contemporaneamente, Minho le stava salendo.

I due si incrociarono a metà scalinata, Jinki non lo salutò facendo finta di non vederlo, scese uno scalino sotto di lui ma inaspettatamente Minho lo afferrò per un polso bloccandolo.

-Oh … ciao Minho! – sbottò Jinki sorridendogli mascherando la sua agitazione.

-Lo sai che … sei carino … quando sorridi …- disse l’altro barcollando portando Jinki a voltarsi verso di lui per poi posare entrambe le mani sulle spalle dell’altro. - … mi chiedo come ho fatto a … farti del male … scusami tanto jinki … - continuò a parlare rivolgendogli uno sguardo triste e vuoto.

Jinki in quel momento si sentì disarmato, non sapeva come comportarsi. Era là, davanti al suo amato atleta con l’alito che puzzava di alcol e lui, non sapeva proprio come aiutarlo.

Allora, fece un respiro profondo, portò una mano sulla sua spalla e regalandogli un sorriso rispose : - Non preoccuparti, capita non andare d’accordo con qualcuno … -.

In quell’istante Minho accennò un mezzo sorriso e scendendo con la gamba sinistra di un gradino, inclinò il capo e baciò Jinki sulle labbra.

Fu un veloce bacio a stampo poi, Minho posò la testa sulla spalla di Jinki sussurrandogli : - Non mi sento bene. Mi viene da vomitare … - 

Jinki rimase immobile, non fece nulla per evitare quel bacio inatteso. Si sentì tremare le gambe ma per fortuna non cedettero e il tempo, sembrava essersi fermato.

“ Minho … ora ti ho visto per quello che sei realmente …” pensò Jinki accarezzandogli dolcemente i capelli, - Andiamo … ti riporto in stanza. –

Qualcuno dal piano di sopra aveva visto tutta la scena riprendendola con il telefonino.

 

Il giorno dopo il risveglio per Jong e Key fu all’insegna di carezze, baci e coccole dimenticando che prima o poi Taemin avrebbe varcato la soglia di quella porta.

- Sei bellissimo quando dormi … - gli sussurrò Jong accarezzandogli il volto. Key sorrise dolcemente vezzeggiandogli il petto scolpito dai duri allenamenti di calcio. – Tu … sei bellissimo in qualsiasi momento … - rispose Key alzando di poco il capo per far sfiorare i loro nasi. Jong non potè far altro che sorridere e mordersi il labbro per tale sensualità, Key non poteva far nessun tipo di movimento che lui si eccitava bramando di rifarlo suo.

- Bene! Avete finito di fare i piccioncini? - improvvisamente si udì una voce a loro familiare rimproverarli con tono interessato.

I due andarono subito nel panico, Jong cercava di coprire entrambi con le lenzuola mentre Key più agitato di lui istintivamente lo spinse facendolo cadere a terra per poi coprirsi con la trapunta a quadri.

Jong per non cadere a terra cercò di aggrapparsi alla libreria ma, il tentativo fu vano riuscendo a far cadere un libro sul letto.

-Aish! Keyyyy!- urlò Jong sdraiato a terra cercando di afferrare un cuscino per coprire il suo sesso.

-AHAHAHAAHAHAH SIETE UNO SPASSO! – Taemin si piegò in due dalle risate, non aveva mai visto così tanto disagio in vita sua. – Fate con comodo! Ahahah io vado a riposarmi prima delle lezioni! Ahahah.- non riusciva a controllare le risate, gli occhi erano diventati rossi e le lacrime iniziavano a scendere per le risate.

Salì le  scale a chiocciola, si tolse le scarpe e a peso morto si lasciò cadere sul letto. Sfilò il suo mp3 dalla tasca laterale dei suoi jeans strappati, si mise le auricolari alle orecchie e chiuse gli occhi.

Come Taemin si sdraiò sul letto, Key uscì da sotto la trapunta vedendo il libro che era caduto sul letto : “Il Club dei Suicidi” , lesse a bassa voce. Poi sempre con il tono di voce basso : - Scusami tanto Hyung … - disse preoccupato.

-Non scusarti … sto bene!- rispose dolorante Jong alzandosi da terra. – Che ne dici di farci una doccia e uscire dalla stanza? Ti va … a-m-o-r-e m-i-o-?- chiese Jong ghignando sillabando le ultime parole mentre si piegava sul letto per prendere fra le sue braccia Key. Il ragazzo annuì contento aggrappandosi come un koala fra le sue braccia. I due subito dopo andarono in bagno per darsi una rinfrescata.

Taemin come loro sembrava rilassato e stranamente felice. Di solito ogni volta che tornava dal lavoro si sentiva stanco e non voleva vedere e sentire nessuno.

Sorrideva mentre immaginava quello che era successo in quella settimana, in particolar modo la notte precedente …

 

Ogni sera Taemin lavorava come cameriere in un piccolo ristorante frequentato da persone altolocate. Candele accese, fiori freschi come centrotavola e un piano, messo a pochi metri di distanza dai tavolini, il giusto per servire comodamente i clienti.

Alcune sere Taemin da cameriere diventava musicista e, fu in quelle piccole occasioni che qualcuno si accorse di lui. La sua musica lo stregava, rilassandolo dopo ogni missione andata male. Quella melodia gli permetteva di dimenticare per un istante tutto ciò che lo circondava.

“Quel ragazzino ci sa veramente fare con il piano …” pensò l’uomo dalla carnagione leggermente scura seduto al piano bar in giacca e cravatta.

Da quella sera, l’uomo dai lunghi rasta richiese sempre una canzone.

Un giorno Taemin uscì prima dal lavoro, si tolse la divisa e con una tenuta sportiva si sedette al piano bar ordinando un piccolo cocktail. Il rasta in quel momento arrivò nel locale sedendosi accanto a lui. Si guardò intorno e vedendo che il ragazzino non era in sala chiese al barman : - Mi scusi ma oggi non c’è nessuno a suonare il piano? –  il barman non fece in tempo a rispondere che Taemin lo precedette : - Mi dispiace ma questa  sera non suono … esco prima per divertirmi un po’ … - , rispose tranquillamente il biondino voltandosi verso di lui con il bicchiere in mano. – Allora devi essere tu il tiz…- come i suoi occhi incrociarono quelli del rasta Tae si zittì rimanendo ammaliato dal suo fascino.

Intanto una donna si era avvicinata e sedendosi fra di loro sfiorò volutamente la mano dell’uomo. – Un bicchiere di scotch con ghiaccio! – ordinò la donna dalla voce calda e seducente.

“ Deve essere la sua donna …” pensò Taemin tornando a voltarsi per il bancone bevendo tutto ad un fiato il suo drink.

-Grazie per il drink Daniel! – sbottò Taemin posando il bicchiere sul bancone, gli sorrise e scendendo dallo sgabello : - Ora vado, ci vediamo domani … - affermò il più piccolo salutandolo mentre s’infilava una giacca nera. – Ti raccomando … Non fare tardi e non bere troppo! – raccomandò il barman facendogli l’occhiolino.

Come Tae uscì dal locale il rasta guardò il barman con aria interrogativa, l’altro lo capì ed iniziò a spiegargli tutto quello che sapeva sul ragazzino dalle labbra carnose ed un talento straordinario.

La notte stessa, Taemin leggermente brillò entrò in un night club dandosi alla pazza gioia. Dopo qualche ora uscì barcollando dirigendosi alla sua auto e come sfilò le chiavi qualcuno da dietro gli bloccò il polso sequestrandogliele.

- Tu ridotto così non vai da nessuna parte … ti accompagno io … - , una voce calda e profonda si udì in quel silenzio che regnava sovrano nel parcheggio. Taemin si voltò e, una sagoma alta, dal fisico perfetto nonostante l’età dell’uomo era davanti a lui. Le luci di un lampione lo stavano accecando, non riusciva a vedere il suo volto. Poi l’uomo lo tirò a sé e tutto fu più chiaro, era il tizio del ristorante.

- Taemin è un piacere conoscerti, io mi chiamo Manuel e per questa notte sarò il tuo autista … - disse sorridendogli dolcemente.

“Manuel ... che bel nome …” pensò Taemin ricambiando quel sorriso prima di svenire fra le sue braccia …

 

Per Jinki il risveglio non fu traumatico, si alzò presto facendo attenzione a non svegliare Minho che, dormiva come un ghiro dopo aver passato tutta la notte a rimettere l’anima.

In punta di piedi scese le scale, si avvicinò al frigo, lo aprì prendendo un limone per poi chiuderlo. Prese un coltello per tagliarlo a metà e uno spremi agrumi, infine versò il succo in un bicchiere e aggiungendoci un po’ d’acqua lo lasciò sulla sua scrivania. Poi si preparò per andare ad allenarsi con Jong lasciando la stanza con molta discrezione.

“Speriamo non si alzi con il mal di testa … altrimenti chi riesce a sopportarlo!” pensò correndo per i corridoi.

 

Qualche ora dopo la sveglia di Minho iniziò a trillare.

-Hhmm … - tenendo ancora gli occhi chiusi Minho si girò in direzione di essa per spegnerla. Poi, lentamente aprì gli occhi ritrovandosi sul comodino cinque diverse bottiglie di succhi, su una di questi vi era attaccato un post-it azzurro con su scritto: Non so che gusto preferisci, così li ho comprati tutti! Però, penso che l’arancia sia il gusto migliore! ,  - Ma cosa … - mugugnò con voce impastata ancora dal sonno. Staccò il foglietto e lo butto nel cestino mentre si alzava per controllare se Jinki stesse dormendo.

Salì le scale ritrovandosi un altro fogliettino, c’era scritto : “So che la mia presenza ti dà fastidio, quindi sono uscito prima …”. Fece un lungo respiro leggendo quel foglietto, dopo riscese le scale e notò un bicchiere con del liquido giallo sulla scrivania del suo coinquilino.

Si avvicinò per vedere cosa fosse e anche questa volta c’era un post-it con su scritto :

“ Un ottima spremuta di limone per il mal di testa!”, Minho sorrise.

“No … aspetta, ma che cosa è successo questa notte?” pensò andandosi a preparare infilandosi sotto la doccia. Cercò di ricordare ma nulla, l’unica cosa che ricordava era la chiacchierata con Jenny e, lui che saliva le scale …  “Maledizione … e se … no, impossibile …”, si diede velocemente una rinfrescata, indossò la sua tuta  e prima di andare prese la bottiglia con il succo all’arancia.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Passarono giorni … settimane … mesi e con essi anche le stagioni passavano. Era una primavera diversa dalle altre. Il clima continuava ad essere gelido con incessanti piogge, sembrava esser in autunno …

Jong aveva iniziato ad allenarsi duramente ogni mattina, l’esame di selezione per la nazionale era alle porte. La tensione era tanta e ci pensava il suo amore a rilassarlo ogni sera fra le lenzuola.

Key invece continuava a spiarlo da lontano pur sapendo di essere divenuti a tutti gli effetti una coppia. Ad ogni partita faceva il tifo per lui mettendosi sugli asfalti in prima fila e, quando ne aveva l’occasione gli preparava un pranzetto che, avrebbero consumato sul prato del campetto al termine della partita.

Intanto Taemin oltre ad essere impegnato con gli allenamenti di baseball, la mattina. Di sera continuava a lavorare senza sosta anche se, la fatica iniziava a farsi sentire e Manuel questo lo aveva notato. Infatti, una sera lo fece uscire prima dal lavoro per portarlo a divertirsi un po’ in qualche locale. Si facevano da spalla a vicenda, Tae trovava qualche donna per il rasta e Manuel qualche ragazzo per il più piccolo.

Jinki e Minho pian piano iniziarono ad andare d’accordo. La mattina facevano colazione insieme e a loro qualche volta si univano Jong e Taemin. L’allegria sembrava regnare sovrana intorno a loro, Minho non rideva mai tranne quando stava con Jinki.

Un giorno Minho e Jinki uscirono insieme per andare a comprare delle scarpe da corsa.

- Jinki, guarda quelle scarpe blu o … quelle grigie!- disse Minho indicandogli due paia di scarpe esposte in vetrina.

- Minho … hai deciso di tornare a saltare?- chiese speranzoso Jinki avvicinandosi a lui mentre i suoi occhi erano puntati sulle scarpe grigie.

Minho stava per rispondere quando, la voce dell’altro continuò a risuonare nell’aria.

-Sai … sono rimasto affascinato da te quando la prima volta che ti ho visto saltare. Sembravi un angelo ed io … ho visto le tue ali … -, parlò con trasporto sfiorando con il palmo della mano destra la vetrina. – Tu, sei … un miracolo ed io ho attraversato l’Oceano Pacifico solo … per vederti di nuovo riaprire quelle ali … - Jinki sembrava ipnotizzato fra i suoi pensieri e l’immagine di quel salto.

Minho si voltò per guardarlo, quelle parole gli avevano toccato l’anima riscaldandola in quella giornata grigia di pioggia, dove tutto sembrava freddo.

“Jinki perché mi fai questo effetto …” pensò pronto ad allungare il braccio per sfiorargli la spalla.

Nello stesso istante una macchina ad alta velocità sfrecciava sul’asfalto verso di loro, Minho riuscì ad vederla e, come passò davanti a loro lui, fece cadere l’ombrello a terra facendogli da scudo umano. L’auto prese in piano la pozza d’acqua e il suo getto fu riversato completamente sulla schiena di Minho.

Jinki improvvisamente si ritrovò il ragazzo dietro di sé con entrambe le mani poggiate alla vetrina che rifletteva il suo sguardo determinato.

Il più grande si voltò, i loro occhi s’intersecarono mentre le gocce di pioggia continuavano a cadere infrangendosi su di loro.

“Perché lo hai fatto …” si chiese Jinki allungando il braccio verso di Lui e con la mano accarezzargli il volto bagnato.

Fra di loro il tempo sembrava essersi fermato per la seconda volta.

 

--- Contemporaneamente nella stanza di Jenny ---

-Lo sapevo! Ecco dove lo avevo visto la prima volta! – l’intuito di Jenny non sbagliava quasi mai. Stava leggendo una rivista americana di gossip quando, si ritrovò l’immagine di Jinki in prima pagina con su scritto : “Il prestigioso allievo della prestigiosa scuola di soprano Onew è tornato in patria dopo un intervento alle corde vocali”.

 

--- Davanti al negozio di scarpe ---

Entrambi stavano per dire qualcosa quando, l’ululare di un cane li riportò a quel momento e la clessidra che dettava il trascorrere del tempo, ricominciò a scorrere.

Minho si girò verso il cane avendo riconosciuto il suo modo di abbaiare. Era il cane della scuola e non riusciva a capire come avesse fatto a scappare. Subito dopo anche Jinki si voltò, quel batuffolo tutto bianco si era seduto accanto a loro come se li stesse aspettando.

Jinki sorrise mentre Minho si era avvicinato a lui piegandosi sulle gambe per poterlo accarezzare.

-E tu che ci fa fuori dalla scuola, eh?!- chiese Minho continuando a coccolarlo.

Il cane cominciò a bofonchiare un simpatico abbaiare, a modo suo gli rispondeva. Il suo pelo era tutto bagnato, chissà da quante ore era a gironzolare.

- Minho, forse è meglio se ritorniamo subito altrimenti sia tu che, Rex  vi prenderete un bruttò raffreddore - disse Jinki catturando l’attenzione di entrambi.

- Hai ragione, andiamo! - rispose Minho ammiccando.

Allora, il più grande prese l’ombrello caduto a terra per proteggere dalla pioggia Minho che intanto, si era alzato ordinando al cane di seguirlo.

I due ragazzi per tutto il tempo chiacchierarono.

Minho gli raccontò la storia di com’era stato l’unico a stringere amicizia con il cane. Iniziava ad aprirsi verso l’altro e questo non poté che far rallegrare Jinki, per la felicità non faceva altro che sorridere.

- Adesso capisci perché abbaia a tutti tranne che a me! - finì l’atleta, una volta varcato il cancello della sede scolastica.

- Bella storia … allora io ci so fare con i cani! Ahahah - rispose Jinki chiudendo l’ombrello.

Aveva smesso di piovere e alcuni raggi di sole, iniziavano a intravedersi illuminando lo spazio che li circondava mentre il cane, iniziò a correre verso la sua casetta e i ragazzi tornarono nella loro stanza.

Una volta entrati in camera, Minho cominciò a starnutire.

“Lo sapevo … spero solo che sia uno raffreddore momentaneo …” pensò preoccupato Jinki salendo le scale per potersi cambiare i vestiti umidi.

Lo stesso fece Minho prima di chiudersi in bagno per farsi una bellissima doccia calda.

“Aish… alla fine non ho comprato le scarpe!” pensò fra sé il giovane spiattellandosi una mano sulla fronte.

Si asciugò velocemente si rivestì e inviò un messaggio a Jong chiedendosi se gli andava di uscire. Jong accettò portandosi con sé anche Key.

Ricevuta la risposta Jinki, lasciò la stanza ma prima, scrisse su un bigliettino: “Ho dimenticato di comprare le scarpe … ahahahah … che sbadato!” lasciandolo sulla scrivania di Minho.

Dopo mezz’ora Minho uscì dal bagno accorgendosi che c’era troppo silenzio.

-Jinki ?! – azzardò a chiamarlo pur sapendo, di essere solo in camera. “ Ma dove sarà andato?” si chiese avvicinandosi alla sua scrivania per iniziare a studiare.

“Uhm … un bigliettino..” scostò la sedia e si sedette  leggendo comodamente. “Aish… spero solo che si sia coperto per bene…”. I suoi pensieri andavano a moltiplicarsi fra un esercizio di matematica e l’altro. La testa iniziava a fargli male e gli starnuti aumentavano a ogni minuto che passava affievolendo man mano la sua concentrazione. I brividi di freddo iniziarono a pervadergli la schiena, i muscoli delle gambe iniziavano a fargli male, allora, Minho decise di sdraiarsi un po’ nel letto fra quelle lenzuola calde e quei cuscini di piuma d’oca.

I sui occhi si chiusero in un lampo come la sua testa sfiorò il capezzale cadendo fra le braccia di Morfeo.

 

Qualche ora più tardi Jinki rientrò. La stanza era semibuia, notò che la luce proveniva dall’abatjour posta sul comodino di Minho.

“È andato a letto senza cenare?” pensò avvicinandosi in punta di piedi al divano per posare le scarpe.

-Hhmm … cof... cof … – Minho iniziò a tossire facendo spaventare il più grande che, si voltò di scatto sicuro di essere stato scoperto però, quello che vide fu la sagoma di un ragazzo dolorante che si agitava nel letto respirando profondamente.

Gote leggermente rosee e viso inumidito da delle gocce di sudore.

Jinki subito capì di cosa si trattasse. Velocemente si tolse il pesante giubbotto, andò in bagno per riempire una bacinella con acqua fredda.

“Quanto diavolo è stato sotto la doccia?” si chiedeva il ragazzo prendendo un piccolo asciugamano per poi immergerlo nell’acqua.

Uscì dal bagno e approssimandosi al letto posò la bacinella sul comodino, si sedette al bordo del letto e iniziò gli impacchi a freddo su polsi e fronte.

Minho non si muoveva, era come se neanche si accorgesse della presenza di Jinki e del suo prendersi cura di lui.

Il più grande ripeteva la manovra ogni dieci minuti fino a quando Minho, immerso nel suo sogno gli strinse la mano destra pronunciando la parola “Mamma…”.

Jinki arrestò ogni movimento guardandolo dolcemente percependo la stretta sulla sua mano farsi sempre più forte. Per un attimo il ragazzo abbassò le difese e questo lo portò a ritrovarsi sdraiato accanto a Minho, l’uno rivolto con il capo verso l’altro. Minho, con gli occhi ancora chiusi, lo aveva tirato verso di sé e Jinki, per non cadergli addosso e farlo svegliare assecondò con calma ogni movimento lasciando il panno umido sulla sua fronte.

Non smise di guardalo, il suo volto era bello nella penombra che, metteva in risalto ogni singolo movimento facciale che l’altro compieva mentre mugugnava nel sonno.

- Mamma … non andare … - sussurrò a filo di voce Minho.

- Non vado da nessuna parte … - rispose a tono Jinki accennando a un sorriso malinconico che l’altro non avrebbe mai visto.

Poi, lentamente chiuse gli occhi addormentandosi …

“Riprenditi presto Minho …” fu questo il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi.

 

Il giorno dopo Minho si rese conto che stava stringendo qualcosa di caldo e liscio fra la sua mano. Con il pollice lentamente ne tracciò il perimetro per capire di cosa si trattasse, “Una mano …”, come lo capì, aprì gli occhi ritrovandosi Jinki dormiente sul suo letto.

Frenò il suo istinto di ritrarre la mano per paura di svegliarlo. Il suo cuore batteva forte, era come se gli fosse venuto un attacco di tachicardia, ed era una cosa gli accadeva sempre prima di una gara.

Ma Jinki … era sempre più bello, quando dormiva somigliava ad un angelo. Minho lo contemplò per qualche minuto ricordandosi quelle esatte parole che il ragazzo gli disse il giorno prima, davanti a quella vetrina.

“Lui è qua per me … vuole vedermi saltare …”, pensò Minho sospirando allungando il braccio e con la mano libera cercava di spostargli alcune ciocche di capelli che gli cadevano sul viso facendo attenzione a non svegliarlo.

Jinki dormiva come un ghiro e questo permise a Minho di sciogliere con adagio le loro mani giunte poi, con delicatezza posò le sue labbra su di essa baciandogliela.

-Grazie … - gli sussurrò alzandosi dal letto per poi coprirlo.

Guardò l’orologio, erano le otto e trenta del mattino. Si vestì, preparò le ultime cose e prima di uscire dalla stanza si voltò sorridendo per guardare un’ultima volta la silhouette di Jinki nel suo letto.

 

--- Passata un’ora. ---

Jinki si svegliò aprendo subito gli occhi si voltò verso il lato del letto, dove poche ore prima dormiva Minho. Era spaventato sapendo di aver dormito in un letto non suo e, aveva paura che l’altro fosse ancora nel letto ad aspettarlo pronto a chiedergli spiegazioni. “Adesso mi ammazza per davvero!” pensò, ma girandosi, vide che il letto era vuoto e, sul cuscino accanto al suo, c’era un bigliettino con su scritto: “Grazie per esserti preso cura di me. Ti aspetto in palestra.”

-… Ti aspetto in palestra … - ripeté quell’ultima frase. “Mi vuole uccidere in palestra.. Sì LUI MI VUOLE UCCIDERE! ” pensò disperato.

Subito si alzò dal letto per andarsi a preparare. Entrato in bagno per lavarsi i denti, vide uno dei suoi post-it attaccati allo specchio dove c’era scritto: “ Una buona doccia aiuta a rendere il corpo ben attivi la mattina”. Jinki sgranò gli occhi incredulo, Minho aveva lasciato dei post-it in giro per la stanza come faceva il più grande ogni mattina per lui, prima di dedicarsi alla sua corsetta mattutina.

Uscì dal bagno in accappatoio e spazzolino in bocca, notò tre bottigliette di succhi sulla sua scrivania ed un altro post-it:  “Un’ottima spremuta d’arancia ti darà le vitamine necessarie per affrontare la mattinata! P.s. Io amo la spremuta d’arancia!”.

Jinki sorrise felice per quel gesto. Si sentiva ad un passo da lui.

Finì di prepararsi e uscendo dalla stanza andò direttamente in palestra.

Una volta arrivato si nascose vedendo Minho nell’atto di saltare. Il salto però non fu dei migliori, infatti, l’asta cadde sul tappeto blu insieme a Minho.

-Buon … giorno … - disse Jinki timorosamente.

-Buongiorno dormiglione!- rispose energicamente Minho alzandosi con l’asta in mano.

-Sei pronto ad aiutarmi?- chiese con trasporto mentre riposizionava la barra al suo posto pronto a ritentare il lancio.

- Per cosa?- rispose Jinki guardandolo con sguardo interrogativo.

-Per starmi accanto! - esclamò Minho sfoderando un sorriso a trentadue denti voltandosi verso di lui per poi rivoltarsi, mirare al suo obbiettivo, ricominciare a correre e saltare.

 

Continua …

 

 

 

 

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Dietro le quinte :

Maaaaaaaaaaaaa ciaoooooooooooooooo!!!

Eheheheh, non è finitaaa muahahahahah

 

W. White, in questa prima parte vorrei semplicemente di … goderti queste pagine mentre finisco di pubblicare il finale! :P

 

 

 

 

   
 
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