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Autore: _Sherazade_    06/09/2016    0 recensioni
Plutone è un Dio che ama i suoi fratelli e le sue sorelle più di qualunque altra cosa al mondo, per questo si sacrifica scegliendo di vivere nel spaventoso mondo sotterraneo.
Un Dio solitario e timido che rifugge la luce del sole e la gioia della superficie, fino a quando...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Il Ratto -




Le sei divinità si ritrovarono nella sala del concilio, e Plutone chiese formalmente la mano di Proserpina. Cerere, che era una Dea di parola, acconsentì, anche se ciò significava per lei la perdita dell'unica e amatissima figliola.
Dopo aver siglato il patto, facendo solenne giuramento di rispettarsi a vicenda, Cerere si ritirò nelle stanze della sorella Giunone, non riuscendo più a contenere il profondo malessere che stava provando.
Plutone, che aveva intuito cosa le passasse per la testa della sorella, cominciò a sentirsi male. Per un attimo, pensò addirittura di annullare il matrimonio, ma Giove, che conosceva bene sia lei che lui, cercò di scacciare subito quei pensieri negativi, incoraggiando e spronando Plutone e non lasciarsi andare.
- Non preoccuparti, fratello. Vedrai che le passerà.
- Lo spero, caro Giove. Non ho scelto di chi innamorarmi, ma farò quanto in mio potere per rendere felice la donna che mi ha reso suo schiavo. - disse il Dio sorridendo lievemente, lasciando poi la sala e svanendo in una nube scura.


Cerere piangeva fra le braccia di Vesta, mentre Giunone camminava avanti e indietro per la stanza.
- Coraggio, sorella, non è poi così grave, vedrai che la tua Proserpina starà bene. - cercò di rincuorarla la sorella maggiore.
- La fai facile, - disse lei fra i singhiozzi, - mi si stringe il cuore al pensiero della mia bambina laggiù, in quelle terre oscure, senza neanche un raggio di sole.
- Abbiamo fatto un patto, però, e Plutone la tratterà con ogni riguardo. - constatò Giunone. Non voleva far rattristare la sorella, ma non potevano neanche sottrarsi al patto che loro cinque avevano stipulato.
- Lo so... So che nostro fratello è buono e che, probabilmente, è l'unico che tratterebbe davvero bene mia figlia, restandole sempre fedele. - la Dea della fertilità e dei raccolti si asciugò le lacrime. - Come posso dirlo a mia figlia? Come posso dirle che sarà costretta ad abbandonare me e i prati che tanto ama, per andare a vivere là sotto? - chiese con un'angoscia tale che le due Dee non riuscirono a trovare nessuna risposta che la potesse consolare.
In quel momento entrarono negli appartamenti della Signora degli Dei i loro fratelli: Nettuno e Giove. Vedendo la sorella così rattristata, si sentirono in colpa, ma avevano degli obblighi verso il loro caro fratello.
- Mia cara Cerere, - cominciò Giove, poggiandole le mani sulle spalle, - asciugati le lacrime, e sii felice per la fortuna che ha sorriso a tua figlia. Puoi star certa che la dolce Proserpina verrà sempre amata e riverita, non le mancherà mai nulla. - Cerere annuì.
- Quanto tempo ho ancora a disposizione?
- Nostro fratello non vuole metterti fretta. Prendetevi il vostro tempo. - disse Nettuno, poggiando per terra un baule riccamente decorato. - Questo è un dono per Proserpina. Sta per diventare Regina, e nostro fratello ha chiesto di farle indossare questi il giorno in cui sarà pronta per scendere nel suo Regno.
Cerere e le sorelle rimasero stupite nel vedere la bellezza dei doni che Plutone aveva fatto preparare per Proserpina: una stupenda tunica bianca, con spille dorate e la classica cintura, più il largo e morbido mantello color zafferano; più i meravigliosi gioielli. Plutone aveva scelto personalmente gli zaffiri più luminosi e brillanti.
- Le parlerò nei prossimi giorni. - disse Cerere dopo aver chiuso il baule. - per favore, Giove, chiedi a Mercurio di recapitarci domani il baule.
- Ma certo.
La Dea si alzò e, dopo aver salutato fratelli e sorelle, scese dalla dimora degli Dei per tornare alla propria.


- Madre, madre! - gridò Proserpina seguita da alcune ninfe, correndole incontro con un meraviglioso mazzo di fiori. - Ci siete mancata oggi! - disse lei porgendole il suo dono. - Questo lo abbiamo composto insieme, scegliendo i tuoi fiori preferiti. - la giovane Dea era molto orgogliosa del lavoro fatto.
Cerere avrebbe voluto ringraziarla, ma era ancora molto triste per l'imminente separazione. D'istinto abbracciò la figlia, scoppiando in un singhiozzo che sembrava non dover più cessare.
- Madre mia, cosa vi è capitato? I miei zii stanno forse male? - Cerere cercò di calmarsi, ma, per quanto ci provasse, era tutto più forte di lei. La figlia, preoccupata nel vedere la madre in quello stato, chiese alle ninfe di portare dell'acqua fresca per la madre.
Dopo aver riposato per qualche minuto, la Dea riuscì a riprendersi.
- Perdonami, bambina mia, e anche voi... vi ho fatte preoccupare tutte inutilmente. Non bisogna essere tristi, ma felici, perché questo è un giorno molto lieto per te, mia dorata figliola.
A Proserpina brillarono gli occhi, curiosa com'era tempestò la madre di domande.
- Un Dio ha chiesto la tua mano oggi. - la giovane Dea e le sue amiche gridarono di gioia.
- E chi è madre? Fatemi indovinare, è mio fratello Mercurio, non è vero? - disse lei giocherellando con una margherita. - Lui è sempre tanto caro e gentile, non è bello come Apollo, ma è molto allegro e simpatico. - le ninfe si congratularono con la Dea, ma Cerere dovette interrompere tali festeggiamenti.
- Mi spiace deluderti, mia adorata, ma non è stato Mercurio a chiedere di poterti sposare. - Cerere pensò a lungo alle parole da utilizzare, in modo da poter rendere Plutone sotto la luce migliore. - È un Dio molto ricco e potente, presto tuo fratello Mercurio ci recapiterà uno dei suoi doni. Le vesti e i gioielli per le nozze. Sono certa che li amerai non appena li vedrai.
- Dai, ditemi chi è. - la supplicò lei, ma Cerere non voleva ancora rivelarle la verità, perché conosceva sua figlia, e sapeva che la ragazza avrebbe posto un netto rifiuto alla proposta di suo zio, fratello della madre.
- Ti dico solo questo, mia amatissima figlia, - disse la potente Dea con gli occhi sempre più lucidi, - lui è un Dio al quale affiderei la mia stessa vita, perché già una volta l'ha salvata. Sii felice perché tra tutte le donne, fra tutte le ninfe, tra tutte le meravigliose Dee, lui ha scelto proprio te. Tu l'hai colpito con la tua semplicità e dolcezza, e per questo ti amerà per sempre.
- Madre... - Proserpina fissò la madre con stupore. Non l'aveva mai vista così seria e malinconica, era strana, ma non volle insistere nel chiederle ancora chi fosse quel misterioso Dio.
- Sarai molto felice, mia stella! - Cerere abbracciò la figlia, chiedendo alle ninfe di preparare la cena: dovevano festeggiare Proserpina e lo avrebbero fatto con dei sontuosi banchetti per i successivi tre giorni.


Il giorno successivo, Mercurio fece loro visita, e consegnò a Proserpina il prezioso baule.
Come le aveva anticipato la madre, i ricchi doni erano davvero splendidi e la ragazza ne rimase abbagliata.
- Dai, sono certa che tu lo sai... - chiese la giovane, cercando di farsi dire dal fratello quella cosa che tanto agognava scoprire. - Non c'è nessuna notizia, divina o mortale, che possa sfuggirti.
- Questo è vero, ma mi hanno proibito categoricamente di fartene parola.
- Quindi lo sanno tutti tranne me! - borbottò, imbronciandosi e voltandosi dall'altra parte. - E dire che avevo anche sperato che potessi essere tu quel Dio. - Proserpina contava tutto sulla vanità del fratello.
- Perdonami, sorellina, ma non sono io e non posso proprio dirti chi è. Se lo facessi nostro padre non mi perdonerebbe mai. - si difese lui. - Ma se vuoi posso rispondere a qualche domanda non diretta. - disse pizzicandole la guancia. Proserpina rise, e riuscì a strappare al fratello tre domande.
- Allora, che tipo è? - chiese incuriosita.
- Non è un tipo di tante parole, ma è un Dio brillante e intelligente.
- Questo non mi è di grandissimo aiuto, Mercurio. - si lamentò la ragazza. - Ma ho ancora due domande... È bello? - il Dio si pietrificò.
- È così brutto? - chiese lei preoccupata. La reazione del fratello non era per nulla rassicurante.
- Ma no, cosa dici, - le rispose lui. - la sua è una bellezza particolare, ma potrebbe anche piacerti. - il Dio non poteva raccontarle una bugia, ma non poteva neanche dirle che il suo futuro sposo era bello. Plutone, sfortunatamente, non era affascinante quanto i suoi fratelli. Il Dio del regno dei Morti era molto magro, le mani erano ossute, e le lunghe dita finissime. La pelle biancastra, incorniciata dai capelli scurissimi, lo facevano sembrare ancora più pallido e senza vita. - Ti resta ancora una domanda.
- Lo conosco bene? - Proserpina cominciò a temere che Venere avesse finalmente ottenuto il tanto sospirato divorzio dal lunatico e scontroso Vulcano. Proserpina non aveva scambiato che poche parole con lui, e l'idea di prendere il posto di Venere non l'allettava per nulla. Mercurio le rispose che il Dio che avrebbe sposato non lo conosceva tanto bene quanto poteva conoscere Apollo o Bacco. Proserpina cominciò a sudare freddo, e implorò il fratello di dirgli il nome, ma Mercurio non poteva venir meno agli ordini del padre.
- Ti prego, ti prego fratello, - chiese lei piangendo, - dimmi che non è Vulcano. - il Dio fu felice di constatare che la sorella aveva frainteso le sue parole, e così le diede conferma. Lui non stava venendo meno ai suoi obblighi, e Proserpina sarebbe stata più tranquilla.
- Me lo giuri?
- Certo. Riposati tranquilla, il tuo sposo è assai più importante e gradevole. - Il Dio del commercio non voleva mancare di rispetto al Dio fabbro, ma Plutone gli era davvero superiore. Era pur sempre uno dei sei!
Proserpina lo salutò, grata per il dono e per aver condiviso con lei almeno quella verità.


Due giorni dopo, sua madre Cerere le chiese di indossare le vesti, perché presto il suo sposo sarebbe passato per prenderla con sé, portandola in quello che sarebbe diventato anche il suo regno.
Proserpina indossò felice la veste preziosa e i meravigliosi gioielli, canticchiando allegramente. Notò però che non aveva neanche un fiore da infilare fra i capelli, e così uscì dal loro palazzo.
Cerere, che non si era accorta dell'assenza della figlia, accolse Plutone, che era giunto a reclamare la sua sposa.
- Mia signora, - disse una delle ninfe alle due divinità, - Proserpina è uscita qualche minuto fa per raccogliere dei fiori.
Le due divinità attesero per parecchi minuti, ma della giovane non c'era traccia.
- Lei è fatta così, si perde nei campi... - disse la madre con tristezza. - Credo che sentirà soprattutto la mancanza delle passeggiate e dei prati. Dovrai trovare il modo di compensare tale mancanza. - lo ammonì lei.
- Non preoccuparti, cara sorella, lo sai che di me ti puoi fidare. - disse lui con voce tremante. Plutone era un Dio molto paziente e generoso, ma il suo tempo in superficie era sempre molto limitato. - Se Proserpina lo vorrà, potrà recarsi nell'Eliseo, lì ci sono prati, fiumi e laghi. Sono certa che li gradirà moltissimo. - il Dio tossì, e comparve nel mentre uno dei suoi più fedeli servi, giunto lì per ricordare al Dio che doveva ritornare presto nel loro regno, o ne avrebbe pagato le conseguenze. Plutone riusciva a restare a lungo lontano dal suo regno solo se si recava nelle dimore di Giove e di Nettuno. Sulla Terra il suo limite era di poche ore, e quanto più il sole era alto e caldo, tanto minore sarebbe stata la sua visita.
- Mi prometti che presto salirai in superficie? - gli chiese lei, non volendolo accompagnare. Non voleva scoppiare di nuovo a piangere, diede al fratello il suo bracciale preferito da dare in dono a Proserpina.
- Te lo prometto.
- Allora via, di sicuro la troverai lungo le sponde del lago. - disse lei, tremando come una foglia. Lui la abbracciò giurandole che avrebbe accolto la giovane con tutto l'amore e la devozione possibile.


Proserpina aveva perso la cognizione del tempo, aveva raccolto tantissimi fiori colorati, dimenticandosi completamente del suo impegno.
Stava passeggiando lungo il sentiero quando, da dietro un tronco, vide spuntare la sagoma di un uomo.
- Tua madre era in pensiero per te, Proserpina. - disse l'uomo dallo sguardo malinconico. Lei lo fissò, non ricordandosi chi fosse, ma se conosceva sua madre, non poteva essere una cattiva persona.
- Voi chi siete? - lui si schiarì la voce.
- Sono Plutone, fratello di tua madre. - lo aveva visto così di rado che Proserpina non si ricordava mai che aspetto avesse.
- Siete venuto per congratularvi per le mie nozze? - il Dio era molto imbarazzato. Con passo esitante si avvicinò alla ragazza che lo fissava incuriosita, e lui le porse il bracciale di Cerere.
- Questo è un dono di tua madre, vi rivedrete presto, ma ora dobbiamo andare, Proserpina. - il Dio scioccò le dita, e il terreno si aprì, facendone uscire fuori un meraviglioso cocchio nero, con delle rifiniture dorate e quattro possenti stalloni per trainarlo. La giovane Dea indossò il dono della madre, chiese di lei, e Plutone le rivelò che la Dea aveva dovuto andare via, ma che le augurava di essere felice e di godersi i festeggiamenti anche per lei.
- Ci aspettano per la cerimonia. - disse lui allungando la mano ossuta verso di lei. Proserpina deglutì, cominciando a temere che quello fosse il suo futuro sposo. “No, mia madre non avrebbe mai permesso a lui di portarmi via. Non laggiù, non dove non esiste luce, dove non esistono alberi, animali o vita. No, ci deve essere un errore.” pensò lei.
- Mi porterai da mio padre? È lì che si trova il mio sposo? - chiese senza incontrare il suo sguardo. Plutone si sentì rifiutato, ma già sapeva che la giovane non avrebbe compreso subito i suoi sentimenti, e che avrebbe faticato ad abituarsi alla sua nuova vita... ma solo in principio. Lui era convinto che Proserpina, alla fine, avrebbe accettato il suo ruolo, e che avrebbe imparato ad amare il loro regno e anche il suo sposo. Doveva solo essere paziente.
- Tua madre e tuo padre hanno pensato che fosse meglio non dirti subito la verità, - cominciò lui, - ma sappi che sarò un marito fedele e che potrai tornare in superficie per venire a trovare tua madre e le tue amiche. Non potranno essere visite lunghe, e non potrai salire troppo di frequente, ma ti assicuro che farò di tutto per rendere piacevole la tua vita. - disse lui inchinandosi di fronte a lei, porgendole l'anello che completava la parure che la giovane già indossava.
Proserpina scosse la testa, ripetendo più volte “No, non è vero”, mortificando così il povero Dio che si sentì ancora più triste e solo del solito.
- Proserpina... - sussurrò lui, alzando lo sguardo, incontrando quello di lei, vedendo le lacrime che le stavano rigando il viso.
- Io non posso. - disse lei tremante. - Non posso! - gli voltò le spalle e corse via, verso il lago dove sapeva di poter trovare rifugio dalle sue più care amiche.
Proserpina fuggì, e qualcosa scattò nel Dio, qualcosa che mai aveva provato prima.
Plutone non era mai stato aggressivo o cattivo, ma in quel momento, dopo l'ennesimo rifiuto, sentì montare la rabbia, prese il cocchio e inseguì la ragazza.
Proserpina non era molto veloce, non fu quindi difficile per il Dio raggiungerla e caricarla sul suo carro. Incurante delle proteste e delle suppliche di lei, Plutone vece aprire un'altra voragine e spronò i cavalli ad entrarvi.





 
L'angolo di Shera♥


Buon pomeriggio, finalmente son riuscita a riprendere in mano questa mini-long.
Come probabilmente avrete intuito, siamo quasi giunti alla fine, un capitolo, massimo due, e anche questa storia potrà ritenersi conclusa.
Non mi sono dilungata eccessivamente, e, come già sapete, lo stile fiabesco è predominante in questa storia.
Ringrazio Crateide per aver aggiunto la storia fra le seguite, e Manto per aver anche lasciato i commenti.
Alla fine sono le recensioni che ci permettono di crescere ed evolvere.
Anche se questa storia non è articolata quanto Lux Averni, son contenta per come mi sta uscendo.
Qualsiasi parere o critica è ben accetto.

Alla prossima

Shera♥
  
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