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Autore: I_love_villains    06/09/2016    1 recensioni
Un nuovo dottore entra a far parte dello staff del manicomio di Arkham. Si tratta di un personaggio davvero particolare, come i detenuti si accorgeranno ben presto. Chi è davvero quell'uomo? Cosa vuole da loro?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suolo di Arkham era ricoperto di sangue e cadaveri. I tre demoni in grado di controllare gli elementi naturali si stavano divertendo un mondo nel massacrare le loro vittime. Nonostante l’euforia, erano ben attenti a non toccare nessun innocente: il loro capo, altrimenti, li avrebbe puniti.
Nel frattempo Blackheart si era diretto da Harley Quinn.
Harleen era corsa subito fuori quando le celle si erano aperte, sperando di riabbracciare il suo pasticcino; invece era stata accolta da uno spettacolo troppo feroce anche per i suoi gusti. La bionda si coprì gli occhi e tornò in fretta sui suoi passi, seguita da qualche altra ragazza.
“Ciao, Harley” la salutò cordialmente il demone, avanzando nella sua vera forma verso il gruppetto.
Le altre detenute strillarono e corsero via, mentre Harley indietreggiava precipitosamente.
“Non scappare. Non voglio farti del male, siamo amici.”
“A- ah sì? P- purtroppo non posso trattenermi. Sai, ho un impegno urgente e …”
Blackheart comparve davanti a lei prima che tentasse la fuga. Harley ci sbatté contro. Si allontanò rapidamente, fissandolo terrorizzata.
“E- ehy, a- amico, voglio solo …”
“Scappare, da me e da questo posto, lo so. Libera di farlo, ma prima mi serve una firmetta.”
Il demone le porse penna e contratto. Harley li prese confusa. Lasciò cadere di scatto la penna.
“Ahia! Mi ha punta.”
“Serve per l’inchiostro …”
La ragazza recuperò la penna da terra, preparata al lieve dolore. Si concentrò sul documento, trovandolo illeggibile.
“M- ma …”
“Tranquilla. Non ti fidi?”
“Ehm … va bene … ma mi serve …”
Non ci fu bisogno che ultimasse la frase: un tavolo, più una sedia, comparvero accanto a lei. Harley rise nervosamente e si sedette guardando il demone, che la osservava divertito. Firmò, affranta, senza sapere a cosa andava incontro.
“Grazie mille, Harleen.”
“Alex … o chiunque tu sia … cosa mi capiterà adesso?”
“Un bel niente.”
“Come niente?!”
“Quello è per quando morirai … e non so quando accadrà. Ora puoi evadere, cara.”
Harley si alzò, tremendamente confusa. Il demone sparì. La ragazza scosse la testa, decidendo di lasciar perdere, ed evase.

Joker stava osservando Abigor quando Blackheart andò da lui.
“Voi ragazzi siete fantastici” si complimentò.
“Felice che tu lo pensi. Un giorno potrai essere come noi.”
“Ahaha! Dimmi solo dove firmare e …”
“Qui” lo interruppe il demone, facendo apparire il contratto.
Joker prese una penna dal suo taschino. Provò a scrivere, ma il foglio rimase bianco. Si mise a scuotere la penna.
“Scusa, deve solo essere incoraggiata.”
“Le penne normali non funzionano su quello. Prova con la mia.”
Il clown usò la penna del demone, firmando con il suo stesso sangue.
“Bene, e ora?”
“Ci sentiamo quando muori.”
“Devo aspettare così a lungo?” ironizzò Joker.
“Dipende da quanto rapidamente riesci a convincere Batman.”
“Batman? Che c’entra Batsy?”
“Se è lui ad ucciderti hai … punti bonus, diciamo. Ora mi devo proprio congedare.”
Blackheart sparì. Joker tornò ad osservare l’operato di Abigor. Ghignò: l’essere gli aveva chiesto di fare esattamente ciò che voleva.

“Hai fretta, Edward?”
L’Enigmista si fermò bruscamente. Guardò il demone, stentando a credere ai propi occhi.
“Devono avermi dato gli psicofarmaci sbagliati” commentò.
“Perché dubiti dei tuoi sensi? Mi vedi, mi senti, percepisci il mio odore … e ora toccherai questi.”
Edward fissò scettico penna e contratto.
“Sei tu il dottor Storm, giusto? Quello vero.”
“Esatto.”
“E cosa saresti?”
“Un demone.”
“Oh, certo! Sei un demone e vuoi la mia anima! Chissà perché questa ipotesi non mi è mai venuta in mente!”
“Sì … adesso firma.”
“Altrimenti?” domandò stizzito Nigma.
“Beh, le urla si sentono anche da qui.”
Edward non sapeva davvero che fare.
“La mia non è una condanna, Edward” lo blandì Blackheart. “Nel caso tu debba finire all’inferno ti troverai nel mio. E no, ti scorderai tutto di questa notte” lo anticipò.
“Perché è così importante che firmi?”
“Ci sono anime più adatte di altre a svolgere certe mansioni. Basta chiacchiere.”
Nigma sospirò. Dimenticare tutto sarebbe stato un sollievo. Prese la penna, ignorando la puntura, e firmò.
“Bene. Ora sei libero di andare.”
“Libero non è la parola che userei” disse fra sé l’Enigmista quando il demone fu scomparso.

Killer Croc scansò l’ennesimo cadavere. Trattenne l’impulso di divorarlo e continuò a correre alla ricerca di un varco.
“Spiacente di dover interrompere la tua fuga, Croc, ma non te ne puoi andare senza una firma.”
Waylon si voltò. Non aveva mai visto prima quella creatura nell’ala methaumani.
“Non ero un internato, ma il tuo psichiatra.”
“Oh …” mormorò Croc quando Blackheart gli mostrò la forma con la quale gli si era presentato nelle ultime settimane.
“Per questo non avevi paura di me e degli altri.”
“Già, per questo.”
Il demone, da routine, gli porse penna e contratto.
“Il tuo rilascio” spiegò il demone sorridendo. “Firma, anche con una X, e sarai libero.”
Nel muro di fronte al quale si trovavano i mattoni si spostarono creando un passaggio adatto all’enorme stazza dell’alligatore.
“Beh …” tentennò lui.
“Lo stanno facendo tutti, non vorrai essere da meno” lo incoraggiò Blackheart.
“Sai, il mio istinto dice che mi devo fidare … però anche che non mi devo fidare.”
“Ascolta la parte più fiduciosa …”
Waylon prese la penna, ringhiando per la puntura, e si sbrigò facendo una grande X sul fondo del foglio.
“Mille grazie, Croc. Puoi andare.”
“Ci rivedremo?”
“Chi può dirlo?” rispose serafico il demone.
Killer Croc uscì dalle mura di Arkham. Blackheart non chiuse il passaggio, non gli importava se altri detenuti scappavano. Quelli ancora in vita, almeno.

Il Cappellaio strinse ancora di più le mani sulle orecchie. Non gli piaceva per niente ciò che stava accadendo. Qualcosa entrò nella sua cella.
“Signor Tetch, lei non è interessato all’evasione?” domandò premurosamente Blackheart.
Jarvis non rispose. Il demone si sedette davanti a lui.
“N- non mi dai p- più del tu?” domandò tremante il Cappellaio.
“Hai ragione. Noi siamo amici” rispose Blackheart, lieto di essere stato riconosciuto. “Per questo sono qui.”
“Io c- credevo in quelo c- che mi dicevi …”
“Bravo. Continua a farlo, perché non ho mai mentito.”
“M- ma …”
“Trovi inconciliabile il lascia Alice con il fa ciò che vuoi. Sono entrambi consigli validi, dipendono da ciò che hai deciso di essere. Io sono più per la seconda strada. Guarda quello che sta succedendo qui: tutto per la mia volontà.”
“Io voglio solo essere felice …” mormorò Tetch.
“Un ottimo proposito. Jarvis, non ti serve che ti dica io che questa notte è la migliore per uscire. I tre demoni là fuori non ti faranno niente. Devi solo firmare e poi potrai interamente concentrarti su Alice.”
“Diventerà mia?”
“Non prevedo il futuro …”
Jarvis afferrò la penna comparsa magicamente, ignorando il dolore, e appose la sua firma nello spazio indicato.
“Hai fatto la scelta giusta, Cappellaio Matto” si complimentò il demone prima di sparire.
Tetch sospirò nella sua cella, poi si riscosse e si dedicò all’evasione.

Bane, per evitare problemi, fuggiva dal tetto.
“Posso rubarti un minuto?”
Il colosso si immobilizzò.
“Lo prendo per un sì.”
“Vattene, diavolo!”
“Preferisco demone e sarò felice di accontentarti se prima firmi.”
“Perché dovrei farlo? Io …”
“Perché tanto la tua anima finirebbe lo stesso all’inferno. Voglio solo che tu stia da me.”
“Che pensiero carino. Se avessi con me dell’acqua santa ti ringrazierei.”
Blackheart rise.
“Oh, mi sarebbe piaciuto vederti tentare. Ma basta chiacchiere, firma.”
Bane rimase fermo.
“Questo è il miglior affare che ti sia mai capitato. Non devi fare assolutamente niente ed è tutto ipotetico.”
“Allora perché me lo proponi?”
“Mi piace arrivare prima degli altri. A volte quando morite si litiga per il possesso delle vostre anime. Meglio mettere subito le cose in chiaro, no?”
Bane firmò. Aveva altra scelta?

Appena la sua cella si era aperta, Clayface aveva assunto l’aspetto di una guardia. Poi però, notanto che non ce n’erano, era tornato a quello consueto. Lo spettacolo in cortile lo aveva spaventato. Aveva quindi deciso di aspettare che tutto finisse in una stanza vuota. Quando la stanza non fu più vuota …
“Signor Karlo.”
“D- dottor Storm. Che sta succedendo là fuori?”
“I peccatori vengono puniti. Con Ghost Rider sarebbe stato peggio. Lo so, l’ho visto lavorare in una prigione.”
“Non capisco di cosa sta parlando …”
“Non importa. Sono qui per la sua firma.”
“Per cosa?”
“Per avere la sua anima quando morirà.”
“Oh … non è che in cambio potrebbe farmi tornare normale?”
“Signor Karlo, lei è un attore. Può essere quello che vuole.”
“Lo credevo anche io. Ma poi Batman …”
“Può trasferirsi. In fondo Gotham non è questo gran posto.”
“E potrei perdere il controllo.”
“Servono allenamento e autodisciplina. Ora, per favore …”
Clayface prese titubante la penna e firmò con la sua argilla.
“Lei dà ottimi consigli; posso sapere se vuole che restiamo criminali o se diventiamo onesti cittadini?”
“Per lavoro che restate criminali, personalmente me ne frego.”
Blackheart se ne andò. Basil rimase in quella stanza.

Harvey era nella sua cella, dietro consiglio della moneta.
“Signor Dent, con lei ci sbrigheremo” esordì Blackherat, materializzandosi.
Due Facce lo guardò stupito, ma non si scompose più che tanto.
“Lanci la moneta e scopra se può firmare il contratto.”
“Lei sembra sicuro del risultato che otterrà.”
“Oh, per le scelte che riguardano me la moneta dà sempre le risposte che mi aspetto.”
Stavolta Harvey era shockato.
“Lei … lei ha interferito con la Sorte!”
“Beh, in questo momento io dirigo Arkham e il destino di chiunque vi sia rinchiuso, lei compreso. Perciò ho fatto solo il mio dovere. Quando me ne andrò la moneta tornerà a lavorare per il Caos.”
Due Facce riflettè, giocherellando con la monetina. Alla fine la lanciò e sospirò al risultato ottenuto.
“D’accordo, mi dica dove devo firmare.”
Il demone fu felice di mostrarglielo. A differenza di molti altri, Harvey firmò dopo aver letto. Lanciò la moneta per decidere se dire addio o arrivederci, ed essa cadde di lato.
“Potremmo vederci anche prima della sua morte” disse Blackheart.
La moneta mostrò la faccia bruciata.
“Arrivederci” mormorò Harvey.

Blackheart volò dall’ultimo paziente: Zsasz. Victor era seduto in cortile e guardava affascinato il massacro compiuto da Gressil.
“Salve” salutò appena il demone gli fu vicino.
“Ciao, Victor. Fra poco noi andiamo. Prima ci serve la tua firma.”
“Va bene. Sono contento di avere avuto sempre ragione. Ora ne ho la prova!”
“Molto bello, sì. Tieni.”
Zsasz firmò meccanicamente.
“Quando morirò sarò come voi?”
“Continua così ed hai alte possibilità di diventarlo. Ah …” continuò il demone, cogliendo un suo pensiero. “Non potrai ricordarti gli atti che vanno da l’una ad ora, ma qualcosa ti rimarrà.”
“Va bene, padrone.”
“Questo ragazzo mi piace. Ehi, voi, avete finito?”
“Sì!” risposero i tre demoni.
“Allora a casa!”
I demoni volarono via, lasciando vivi solo chi aveva firmato il contratto, le guardie, Strange e i pochi innocenti rinchiusi ad Arkham.



***Angolo Autrice***
Ho scritto questo capitolo a singhiozzo, purtroppo l'ispirazione va e viene. Manca solo l'epilogo e la storia è finita; è stata la più difficile da scrivere.
A presto (spero)!
   
 
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