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Autore: Anmami    06/09/2016    3 recensioni
Quel pensiero, per quanto sembrasse sciocco, aveva sfiorato anche lui più di una volta e sentirlo pronunciare ad alta voce da qualcun altro gli fece uno strano effetto.
Se tutti e due si sentivano allo stesso modo, ciò li rendeva parte di qualcosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Rosita Espinosa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LONESOME

-Stai bene?- domandò la donna giungendo alle sue spalle.

-Ne ho superate di peggiori.- rispose lui con voce rauca.

-Forse non dovresti bere quella roba dopo ciò che hai passato.- fece lei andando a sedersi poco distante da lui.

-Questo è meglio di tutti gli antidolorifici che mi hanno rifilato in questo paio di giorni.- disse Daryl tracannando un sorso di liquore.

-Può darsi, ma ti hanno sparato e riempito di botte non credo che dovresti…-

La donna si fermò all'improvviso, troppo scioccata da ciò che aveva davanti per riuscire a proseguire con il discorso.
A pochi passi da loro, Sasha ed Abraham camminavano vicini diretti verso casa di quest’ultimo. Lui le teneva un braccio sulle spalle e lei lo guardava con aria complice. 

-Tieni, serve più a te che a me.- disse Daryl porgendole la bottiglia.

Rosita, accettò volentieri e si attaccò alla bottiglia buttando giù una discreta quantità di liquore.
Aveva il sospetto che tra quei due fosse successo qualcosa, ma non si aspettava davvero di essere messa davanti al fatto compiuto.  
Erano passati soltanto due giorni da quando Eugene era stato ucciso da Negan e  non capiva come Abraham potesse essere così tranquillo, dove trovasse la forza per giocare agli innamorati insieme a Sasha. 
Lei era distrutta, un altro membro della loro famiglia li aveva lasciati e come ogni volta stavano tutti tentando di andare avanti, di sopravvivere, di reagire.
La sua forza era stata messa a dura prova troppe volte, dopo quell'ennesimo colpo, stava seriamente iniziando a vacillare.
Non capiva perché quella sera si fosse seduta proprio accanto a Daryl, ma in un certo senso, vedeva molto di sé nell'arciere.
Era un escluso, proprio come lei o almeno quella era la sensazione.

-Abbiamo appena seppellito un altro dei nostri, come diavolo fanno ad essere così tranquilli?- brontolò la donna buttando giù un altro sorso e passando la bottiglia al suo compagno di bevuta.

-Cercano di andare avanti, come facciamo tutti.- rispose lui accendendosi una sigaretta.

-Tu ci riesci?- chiese Rosita.

-E’ necessario. Per la puttana, stiamo cadendo tutti come birilli di una cazzo di pista da bowling, non c’è tempo per piangere chi non ce l’ha fatta, non possiamo permetterci di sentirne la mancanza.- disse Daryl guardandola di traverso.

-Beh permettimi di dire che fa tutto schifo.- fece lei ingurgitando altro liquore.

-Finirai per sbronzarti se vai avanti così.- la avvertì l’uomo soffiandole praticamente in faccia un po’ di fumo.

Lei tossì appena e continuò a bere, ignorando l’avvertimento. 
Forse una sbronza era esattamente ciò che ci voleva per sentirsi meglio, per alleggerirsi il cuore e smettere di pensare, almeno per qualche ora.
Cosa ci faceva lì? Qual era il suo posto? 
Aveva la sensazione di essere di troppo, di non c’entrare con quel luogo, di non essere riuscita a ritagliarsi uno spazio, di non essere niente per quel gruppo senza Abraham. 
Fino a poco prima il suo ruolo era quello di sua compagna, sua amante o forse più semplicemente di donna che si scopava di tanto in tanto, ma era pur sempre meglio di niente.
Probabilmente la cosa che faceva più male era quella di non avere più nessuno dal quale tornare, nessuno che la facesse sentire parte di qualcosa.
Forse proprio per quel motivo si sentiva simile a Daryl, le sembrava che riuscisse a capirla anche se non si erano mai veramente conosciuti.

-Perché io e te non abbiamo mai parlato?- domandò lei dopo l’ennesimo sorso di liquore.

-Non sono uno che parla molto.- borbottò l’uomo togliendole la bottiglia dalle mani.

Cazzo anche lui voleva bere.

-Ma se fossi uno che parla, mi parleresti? O anche a te lei sembra meglio di me?- chiese Rosita, mentre l’alcol iniziava a fare il suo effetto.

-E’ il liquore che parla in questo momento.- disse Daryl a mezza bocca.

-Può darsi, ma non hai risposto alla domanda.- insistette la donna.

-Vuoi una risposta? Molto bene… penso che se non ti vuole, stare qui ad ubriacarti con me non cambierà le cose e non lo farà smettere di essere un coglione.- affermò l’uomo forse un po’ più sincero di quanto avrebbe voluto. 

Forse l’alcol aveva fatto effetto anche su di lui dopotutto.

-Grazie.- sussurrò lei avvicinandosi appena.

Daryl fece spallucce e cercò di ignorare lo sguardo della donna che si era fatto improvvisamente troppo intenso.
Dovevano smetterla di bere e lei doveva piantarla di guardarlo a quel modo, o le cose avrebbero finito per sfuggirgli di mano.
I fumi dell’alcol avevano azzerato i loro freni inibitori e da quell'innocente chiacchierata a commettere una grossa stronzata il passo sarebbe stato davvero troppo breve.

-Cosa facciamo qui?- domandò lei all'improvviso.

-Beviamo.- rispose lui.

-No, intendevo cosa facciamo qui, in questa città, in mezzo a questa gente. Rick ha Michonne ed i suoi figli, Glenn ha Maggie ed il loro bambino in arrivo, Aaron ha Eric ed ora c’è la nuova coppietta felice, noi chi abbiamo? Ti rendi conto di cosa siamo? Noi siamo gli esclusi.- spiegò Rosita.

-Facciamo tutti parte del gruppo.- disse Daryl.

Quel pensiero, per quanto sembrasse sciocco, aveva sfiorato anche lui più di una volta e sentirlo pronunciare ad alta voce da qualcun altro gli fece uno strano effetto.
Se tutti e due si sentivano allo stesso modo, ciò li rendeva parte di qualcosa?

Cosa successe dopo nessuno dei due se lo seppe spiegare. 
Complici lo stato d’animo, l’alcol e quella strana conversazione, si ritrovarono a condividere non solo gli stessi pensieri ma anche lo stesso letto.

Mi piacerebbe potervi dire che si innamorarono perdutamente, che tra loro nacque una storia d’amore romantica e sdolcinata come quelle dei film, ma purtroppo se desideravate un finale del genere, mi dispiace, non andò così.

Quell'unica notte di sesso si trasformò in due, poi in tre, in quattro, in dieci, in cinquanta notti passate insieme, il numero non era poi così importante, la cosa fondamentale fu che da quella sera due anime tormentate iniziarono a condividere la stessa solitudine.
  
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