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Autore: dramy96123    06/09/2016    2 recensioni
Le pennellate sono diventate più confusionarie, deve ammetterlo, ma come può dipingere in quel modo pulito, scolastico, quando Hyung gli provoca quell’agitazione? Il pennello è di nuovo sporco di nero. Sono poche ciocche, quelle che ha dipinto di scuro, ma hanno cambiato completamente il ritratto. Jungkook sorride mentre vede la sua creazione definirsi. Gli occhi sono così profondi, adesso, circondati da quelle occhiaie scure che non sono altro che linee sovrapposte, tracciate disordinatamente. Questo Yoongi gli provoca eccitazione, non riesce a stare fermo. Sono due giorni – tre? – che è chiuso in quella camera. Questo palco è il mio mondo, illustri spettatori,
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sii il mio spettatore, Hyung.
 
 
Voleva solo fargli un ritratto, davvero. Era partito con quell’idea con un sorriso sulle labbra, e Hyung non sapeva niente, perché sarebbe stata una sorpresa. Voleva riuscire a cogliere lo sguardo di Yoongi Hyung, la sua espressione,  quella che gli rivolgeva quando faceva qualcosa di divertente o interessante, gli occhi che si socchiudevano, il sorriso accennato e i capelli che gli cadevano davanti agli occhi.
Ci sono così tante sfumature, in quel volto così impassibile. Kookie l’aveva solo intuito, prima di cominciare a dipingere. Si apra il sipario, pensa, fissando la tela vuota. poi intinge il pennello, e la tela si colora di nero.
 
 
Yoongi Hyung gli aveva passato l’amore per l’arte, in tutte le sue forme. La musica era tutto, per Hyung, ma amava tante altre cose che potessero racchiudere un frammento di bellezza. Come le fotografie.
Era stato lui a regalargli la prima macchina fotografica. “Passi così tanto tempo con la mia macchinetta che a malapena riesco a farne, di foto, ormai” aveva detto Yoongi, scrollando le spalle, i capelli biondi sugli occhi, come a nascondere lo sguardo, ma non sembrava arrabbiato. Aveva risposto all’abbraccio immediatamente, quando Jungkook gli aveva buttato le braccia al collo, soffocando gli innumerevoli ringraziamenti nella felpa del più grande. Kookie lo aveva sentito ridere.
 
 
Hanno passato tanti momenti a fare fotografie insieme, pensa Jungkook, aggiungendo una pennellata di giallo. La pittura minaccia di calare sull’occhio destro, ma Kookie  è pronto a recuperarla. Il dipinto  è di un viso sereno, con i capelli serici che cadono e coprono le sopracciglia. I colpi di pennello sono veloci e abili. Jungkookie è bravo in qualunque cosa faccia, dice spesso lo Hyung.  Jungkook sorride. Con la coda nell’occhio nota sulla parete un paio di foto, e il sorriso si allarga. Le ha scattate allo Hyung, sono fotografie di cui va particolarmente  fiero, e ha deciso di attaccarle lì. Ne ha bisogno, ovviamente, non può pretendere certo che Yoongi Hyung posi per lui. Deve essere una sorpresa. Jungkook si butta sul divano, incrociando le mani dietro la testa e guardando verso l’alto. Yoongi Hyung viene particolarmente bene in foto, quando non lo guarda. Quando lo coglie di sorpresa. Non sa esattamente quando si è ritrovato a fotografare più lui che i paesaggi, ma è successo. Yoongi Hyung, hai detto che devo catturare la bellezza, con la mie foto. Ci sto provando, voglio che tu sia fiero di me, Hyung. 
 
 
Jungkook si era messo a strimpellare sul vecchio pianoforte. Era lievemente scordato, ma a lui piaceva così, quindi non l’aveva mai fatto aggiustare. Non aveva mai imparato a suonare bene, Gli piaceva anche solo l’idea di sedersi e premere i tasti su quel vecchio piano. Si erano ingialliti, e la parte di sopra era impolverata, ma per Jungkook era ancora più bello, così. E voleva provare a suonare qualcosa di bello, come quel piano. Bello e solenne. Non si era accorto della presenza dello Hyung se non all’ultimo, quando il ragazzo si era seduto accanto a lui,  e allora gli aveva sorriso, scuotendo la testa. “Suona qualcosa, Yoongi Hyung!” aveva detto. Le loro spalle si sfioravano. Yoongi aveva sbuffato, tirandosi dietro quei capelli rosa che non sarebbero stati bene a nessuno, e che a lui tuttavia donavano. Gli davano un’aria tanto più minacciosa, come se Hyung dovesse compensare l’aspetto carino con occhi pericolosi. Vicino a Jungkook, però, era rilassato. Con un indice solo si era messo a suonare, come i bambini. Aveva soffocato una risata, quando aveva visto lo sguardo offeso del più giovane. “Hyung!”. Yoongi non aveva potuto trattenere il ghigno al tono stizzito dell’altro, e allora aveva appoggiato entrambe le mani sul piano. E le dita si erano mosse velocemente. Kookie era rimasto in silenzio a guardarlo per quelle che erano sembrate ore. Yoongi aveva continuato a massaggiarsi le dita, più tardi, lamentandosi neanche troppo silenziosamente. Jungkook  gli aveva strappato la promessa di insegnargli una melodia a quattro mani. “Non vuoi cominciare da qualcosa di più facile?” aveva chiesto Yoongi, buttandosi sul divano. Jungkook lo aveva guardato, inclinando leggermente la testa. Poi aveva sorriso. “Voglio suonare con te, Hyung” aveva detto semplicemente, prima di sedersi a sua volta, e appoggiare la testa sulla gamba del più grande. Le mani di Yoongi avevano cominciato a giocare con i suoi capelli, come se fossero stati tasti di un pianoforte, e Jungkook aveva riso.
 
 
Da allora hanno suonato spesso, anche se la maggior parte delle volte finisce che Yoongi suona per lui. Jungkook passa il pennello sulla tela, e un po’ di pittura rosa gli cade sulla mano. Sbuffa leggermente, è sempre così preciso, lui, non può fare a meno di pensare. I capelli nel dipinto adesso sono rosa, ma sono sopravvissute delle ciocche bionde. Kookie non vuole coprire il Min Yoongi di prima, vuole che i due volti si sovrappongano. Alza lo sguardo. Le foto sono aumentate. Sono cinque o sei, tutti primi piani del suo Hyung, pensieroso, che guarda la telecamera per un secondo, quando Kookie riesce a prenderlo di sorpresa. Gli occhi del quadro sono leggermente più sottili, il volto un po’ più scavato. Un paio di linee si sono sovrapposte, pensa Kookie, ma annuisce. E’ più somigliante di prima. Sospira, sono passate ore da quando ha staccato l’ultima volta gli occhi da quel quadro. Si è fatto buio. Le luci sul palco si abbassano, gli attori abbandonano la scena per qualche minuto, pensa soltanto, mentre si butta sul letto e chiude gli occhi.
 
 
La prima volta che aveva visto Yoongi Hyung, gli aveva lasciato una profonda impressione, ma non gli era piaciuto troppo.  Quel ragazzo dai capelli scuri e lo sguardo strafottente lo aveva squadrato da capo a piedi, con indifferenza, per poi agitare una mano nella sua direzione, a mo’ di saluto. Non gli piaceva, non gli piaceva per niente. Gli altri ragazzi intorno a lui avevano riso, scuotendo la testa, e uno di loro gli aveva passato un braccio attorno alle spalle. “Non prendertela. Lui è fatto così. Ma presto ti innamorerai della sua voce, e allora ti farai piacere anche il suo carattere” aveva detto Namjoon, e Jungkook aveva incrociato le braccia, con una smorfia decisamente infantile. Poi aveva sentito la voce di Suga. Di Yoongi Hyung. Yoongi Hyung che rappava, con gli occhi di fuoco e il viso pallido e la voce strascicata, e Jungkook non gli aveva più staccato gli occhi di dosso. Da allora, lo aveva seguito ovunque, sino a che l’altro non si era abituato alla sua presenza. Poi, un giorno, gli aveva concesso un sorriso, e poi non aveva smesso di sorridergli. Jungkook era felice,  e non sapeva se preferiva quel sorriso o i suoi occhi brucianti, ogni volta che prendeva un microfono.
 
 
Le pennellate sono diventate più confusionarie, deve ammetterlo, ma come può dipingere in quel modo pulito, scolastico, quando Hyung gli provoca quell’agitazione? Il pennello è di nuovo sporco di nero. Sono poche ciocche, quelle che ha dipinto di scuro, ma hanno cambiato completamente il ritratto. Jungkook sorride mentre vede la sua creazione definirsi. Gli occhi sono così profondi, adesso, circondati da quelle occhiaie scure che non sono altro che linee sovrapposte, tracciate disordinatamente. Questo Yoongi gli provoca eccitazione, non riesce a stare fermo. Sono due giorni – tre? – che è chiuso in  quella camera. Questo palco è il mio mondo, illustri spettatori, borbotta tra se’ Jungkook, gli occhi fissi sul quadro. Quando riesce a distogliere lo sguardo, è una delle innumerevoli foto dello Hyung, che ricambia. Sono appese, si muovono ad ogni filo di vento. Ovunque si giri, c’è lui a guardarlo, e Kookie si sente protetto.
 
 
Quando Jungkook aveva aperto la porta e si era ritrovato una testa rossa davanti aveva spalancato gli occhi, sorpreso. Yoongi aveva evitato il suo sguardo, e aveva alzato la busta piena di cibo all’altezza del viso, come a nascondersi dal più giovane. Jungkookie però poteva ancora vedere ciuffi di capelli corti da sopra la busta, e lo stupore si era trasformato velocemente in un sorriso a trentadue denti, mentre si spostava dalla porta per far entrare il più grande. “Sembravi stanco, oggi, alle prove. Ti ho portato… sì, insomma, questa roba. Mangia, ragazzino.” Aveva detto, evitando ancora lo sguardo di Kookie. Era vero, aveva passato la nottata sul quadro, era rimasto taciturno per tutto il giorno, stropicciandosi saltuariamente gli occhi che minacciavano di chiudersi da soli. Ma aveva fatto tutto, tutte le prove, senza lamentarsi neanche una volta, e aveva provato fino a tardi, come al solito. Nessuno degli altri si era accorto di come stesse in realtà. Kookie aveva incrociato le braccia, e aveva sorriso, con un’ombra di malizia negli occhi. “Ah, lo Hyung che si preoccupa! Tranquillo, so che volevi solo avere una scusa per mangiare gli arrosticini!” a quelle parole Yoongi si era voltato, finalmente, per poi scoppiare a ridere. Jungkook aveva provato a rimanere concentrato sulle sue parole, invece che sul suo viso. “Ah, mi hai beccato. Sono colpevole.” Aveva detto, e allora anche Jungkook aveva riso, sentendo il tono rassegnato. Poi però, quando si era alzato dal divano aveva intercettato la mano dello Hyung, e l’aveva stretta per qualche secondo. Voleva che la sua sorpresa fosse pronta presto, per vedere lo stupore nel visto del suo Hyung, così come Yoongi aveva fatto con lui.
 
 
Yoongi Hyung tende sempre a pensare prima al bene degli altri che al proprio, pensa Jungkook, la fronte corrugata, mentre con un pennello sottile affina il viso del ragazzo. Guarda quanto è magro, questo Yoongi. È ancora più pallido, i capelli sono di quel rosso scuro che fa pensare a un cattivo ragazzo, pericoloso, da evitare. Eppure, quando lo vede, Jungkook pensa solo a Hyung che si imbarazza e quasi arrossisce solo per avergli portato una cena. Non gli fa paura, questo Hyung. Copre di rosso la parte dei capelli, tanto velocemente che il colore si sparge più del dovuto sulla tela. Jungkook sbatte le palpebre. Non sa da quanto tempo non dorme, ormai, potrebbe lasciare e continuare il giorno dopo… da quant’è che dipinge, giorni, settimane? Probabilmente mesi. Vorrebbe solo finirlo, questo dipinto, ma non si avvicina minimamente, minimamente al suo Hyung. Il suo Hyung è tanto più complesso e profondo e bello, bello da far male, e Jungkookie sa che se ci lavorasse solo un altro po’, solo un altro paio di minuti, ecco, forse…
Ritoccando, ritoccando, ritoccando, il sorriso che aveva il dipinto si è sfumato. Gli occhi sono più grandi, più scuri. Il viso è pallido, ma manca qualcosa, lui lo sa. Quante righe avrà già tracciato, su quella tela? Sta perdendo il conto dei colori. Nella stanza c’è solo il rumore delle pennellate sulla tavola, e il respiro accelerato del ragazzo. Fine primo atto, inizio del secondo, preparatevi a vedere la mia opera, sospira stancamente Jungkook, giocherellando col pennello.
 
La prima volta che se n’era reso conto, erano all’aperto. Era stato Kookie a raggiungerlo, lui era seduto sull’erba, le ginocchia strette al petto e lo sguardo fisso su un punto lontano. Poi si era voltato verso di lui, e Jungkook era rimasto per un secondo senza fiato. Perché il volto di Yoongi era bianco come porcellana, e sembrava assonnato e fragile, e il vento gli scompigliava i capelli menta, e la luce era così perfetta…
La mano di Jungkook era scattata al proprio collo, cercando la macchinetta, ma aveva solo potuto tastarsi il petto. Si era frugato nelle tasche, allora, con le mani leggermente tremanti, e quando Yoongi aveva fatto per parlare aveva alzato di scatto la testa verso di lui, implorante. “Hyung, ti prego,  fermo. Solo due minuti.  Rimani così.” E lo sguardo interrogativo di Suga non se n’era andato, no, ma aveva fatto come aveva chiesto il ragazzo, e per due minuti Jungkook aveva disegnato, tracciando linee sicure e spesse con il mozzicone di matita. La maggior parte dei due minuti li aveva passati a guardare il suo Hyung con sguardo perso, tanto che più di una volta lo Hyung sembrava fosse sul punto di parlare, trattenendosi a stento.
Alla fine il più grande si era scostato i capelli dagli occhi e aveva annunciato la fine dei due minuti, e Jungkook aveva sospirato, facendo per mettere lo schizzo in tasca. Yoongi allora lo aveva bloccato, inarcando un sopracciglio. “Non mi avrai fatto rimanere in quella scomoda posizione per ore, solo per non farmi vedere il disegno dopo?” “Eri seduto, Hyung. E sono passati due minuti e qualche secondo” avevano sorriso entrambi, poi Hyung aveva teso la mano, l’espressione perentoria. Aveva guardato il disegno a lungo, poi aveva annuito. “Sei bravo, ragazzino. Devi sempre impegnarti, se è questo quello a cui tieni.” E poi gli aveva sorriso, e Jungkook aveva ripreso il foglio, mettendoselo in tasca. Non aveva detto nulla, ma da allora aveva tenuto quello schizzo sempre con se’.
 
 
Ossessione. E’ diventata ossessione, la sua. Passano i giorni, le notti, e lui se ne accorge solo grazie ai colori che diventano vividi per quelle ore in cui il sole batte sulla finestra. Il viso di Jungkookie è provato, le occhiaie rendono il suo viso più vecchio, più stanco. È dimagrito. Malato, Jungkookie, sei malato. Lo sa, se ne rende conto, ma quel dipinto non è completo, e lui semplicemente non può sopportare l’idea che il suo Hyung non sia perfetto. Le foto di Yoongi lo guardano dalle pareti, lo guardano e Jungkook regge il loro sguardo, mentre il colore verde si sposa con la tela e si mischia con gli altri colori. Questo Yoongi gli da l’impressione di essere così fragile, e così etereo, ha paura che possa sparire anche dalle fotografie. Quelle foto che hanno coperto le pareti, ormai, che pendono dal soffitto. A lui va bene che lo Hyung lo guardi. E’ felice della cosa. Si sta impegnando, pensa, mentre aggiunge un po’ di colore sulle guance pallide, si sta impegnando davvero, e Hyung ha detto “devi sempre impegnarti, se questo è quello a cui tieni”. Visto Hyung? Guardami, lo sto facendo, sii il mio spettatore, Hyung.
 
Un giorno si era presentato alla sua porta, alle otto del mattino, con un  caffe’ in mano e un sorriso allegro stampato in faccia. L’altro lo aveva accolto lo sguardo più omicida di cui fosse capace un Min Yoongi alle otto del mattino- quindi, molto omicida. Era andato ad aprirgli con la coperta sulle spalle, la faccia assonnata da persona appena alzata dal letto e i capelli color pesca sparati in ogni direzione. Nel momento in cui soffocava uno sbadiglio con la mano, aveva sentito il click della macchinetta fotografica. Jungkook lo aveva guardato con un’espressione colpevole, ma non proprio pentita. “Chi diavolo sei tu, essere crudele che mi sveglia all’alba solo per farmi foto?” aveva Yoongi. La sua voce era rauca, graffiante, e il cuore di Kookie aveva perso un battito. “Una persona con del caffè.” Aveva risposto prontamente, con un sorriso. Poi era entrato in casa, senza aspettare l’invito, e Yoongi Hyung si era limitato a sospirare, scuotendo la testa e soffocando un “dannato moccioso” fra i denti. Jungkook avrebbe giurato stesse sorridendo.
 
Jungkook urla. Si sta strattonando i capelli, ma non sente dolore. Sente solo le proprie lacrime, il sapore salato sulle labbra. Non aveva mai visto Yoongi così, mai. Gli ha detto cose. Cose. Probabilmente ha fatto qualcosa di sbagliato, probabilmente è stato colpa sua. Come ho potuto, come ho potuto ridurre così Yoongi? Scusa. Scusa. Perdonami Hyung, perdonami. E’ stata colpa mia.  Lo sguardo di Jungkook corre per tutta la camera, e gli occhi di Yoongi continuano a guardarlo, e lui abbassa la testa, sconfitto. Poi torna al dipinto. Forse, se finisse quel dipinto, forse andrebbe tutto bene dopo. Sarebbe libero di riposare, sarebbe libero di andare dallo Hyung, di farlo sorridere, perché ha così tanto bisogno di vedere il suo sorriso. E allora di nuovo, ecco il pennello nelle sue mani. Trema leggermente, mentre aggiunge quel colore così particolare, quel pesca delicato. Ci ha messo due giorni per crearlo di quella sfumatura. Il colore si fonde col verde, col biondo, va dove vuole, e Jungkook non lo ferma. Il dipinto sceglie. Lo sguardo di Suga, con i suoi occhi brucianti, è fisso su di lui, e Jungkook capisce.
Ah, Hyung, ho capito. E’ stata colpa mia, devo pagare.
Rimane a guardare il pianoforte in fiamme, con l’accendino in mano, sino a che il fuoco non si estingue.
 
 
Yoongi Hyung si era presentato nella sala prove con quello che sembrava… nervosismo? Yoongi Hyung nervoso? Davvero? Jungkook si era alzato dal pavimento, lo sguardo curioso. Era successo prima, tanto tempo prima, i capelli dello Hyung erano castani, lo sguardo era nervoso e il sorriso esitante. Era un aspetto di Yoongi che Jungkook non aveva mai visto. Yoongi gli aveva dato un foglio di carta, schiarendosi la voce, nel frattempo. “La mia canzone. L’ho finita. Tomorrow.” Aveva spiegato, la voce spezzata. “Ho finito il testo.” Aveva poi aggiunto, accennando ad un altro sorriso, ma Jungkookie già non lo ascoltava più. La testa era china sul foglio, e leggeva avidamente. Poi l’aveva riletta. E poi riletta di nuovo, e finalmente aveva alzato lo sguardo sul più grande. “Questa è la mia parte preferita. Fammela cantare.”
Because the dawn right before the sun rises is the darkest
E Yoongi aveva sorriso, gli aveva accarezzato i capelli, annuendo. “E’ anche la mia parte preferita.” Aveva detto, a bassa voce. Era rimasto per un paio di secondi con le dita fra i suoi capelli, poi aveva lasciato la stanza, senza guardarlo. Jungkook era tornato a leggere il testo, sfiorando le parole sul foglio.
 
 
 
È tarda notte. Le note di Tomorrow gli rimbombano in testa, non gli fanno sentire niente, niente. Il dipinto adesso è un disastro, ma a Jungkook piace. I capelli castani si mischiano con il rosa, il rosso, il giallo, ed è tutto più perfetto, ora. A Hyung sarebbe piaciuto, crede. Si è impegnato così tanto.
Ma Hyung non stava bene. Non stava bene, anche se rideva, quando l’aveva visto. Rideva, disperato, e i suoi vestiti sapevano di alcol, e la sua voce sempre così controllata era strascicata, rauca, e le note della sua parte preferita di Tomorrow non riescono a coprire il suono della sua voce. Ah, Hyung, non guardarmi così, io volevo solo che tu stessi bene, non ti ho mai visto così… che ti è successo? Perché urlavi? Perché non volevi farti aiutare da me?
Il pianoforte cade a pezzi. È nero, carbonizzato, i tasti ingialliti sono andati.
Non è abbastanza, Jungkookie, dice la voce di Yoongi, e Jungkook annuisce, gli occhi fissi sul dipinto,  perché nella sua testa la voce dello Hyung lo guida, e lui è innamorato della voce del suo Hyung.
Non è riuscito ad aiutare lo Hyung, deve pagare.
E così, anche le sue amate fotografie vengono baciate dalle fiamme. Questa volta, Jungkook non urla, non piange. Guarda solo il suo Hyung venire mangiato dal fuoco.
 
I capelli menta gli coprivano gli occhi, mentre rideva, sguaiato. Jungkook non sapeva cosa fare. Il suo Hyung non era mai stato così, mai. Aveva visto una bottiglia vuota rotolare sino ai suoi piedi, e aveva trattenuto un’imprecazione. Hyung non beveva mai. Mai.
E adesso rideva da solo, con lo sguardo basso, un suono rauco, le mani che si stringevano a pugno. E Jungkook si sentiva così impotente, così…
Aveva provato ad abbracciarlo, a chiamare il suo nome, a farlo tornare ad avere un contatto con la realtà. E Yoongi lo aveva guardato. Oh, il suo Hyung lo aveva guardato, sì, uno sguardo così vuoto, così strafottente, e per un attimo era tornato quel ragazzo con le occhiaie e i capelli neri, solo per un attimo, perché il suo sguardo non bruciava. Il suo sguardo scavava, scavava e incontrava il buio.
Yoongi lo aveva spinto via. Tra le risate, aveva biascicato qualcosa.
Sei solo un ragazzino, vai via. Finché puoi, allontanati da me. Io sono perduto, finito, andato. Un’altra risata, sguaiata, lacerante. Jungkook voleva piangere, ma le lacrime non scendevano.
Poi aveva sentito uno strattone attirarlo a se’. Hyung, ti prego, fammi essere utile. Voglio salvarti, voglio sapere perché stai male, aiutami a capire…
Il sangue di Yoongi Hyung ancora macchiava le sue nocche. La sua risata ancora risuonava nella testa.
 
 
Una pennellata
Sei solo un ragazzino
Un’altra.
Vai via.
Un’altra ancora.
Allontanati da me.
Ancora, ancora, ancora.
La sua risata.
Jungkook urla, lancia il pennello lontano, si prende la testa fra le mani.
 
Poi alza lo sguardo. È colpa di questo quadro,  questo maledetto. Tu non sei Yoongi Hyung, non lo sarai mai. Mai. Per te ho bruciato il pianoforte del mio Hyung, per te ho dato alle fiamme le mie amate foto, e tu continui a non essere lui. Tu non sei lui. E’ colpa tua. E’ colpa tua. Non mia.
Se lui è morto è colpa tua.
Se non ho potuto aiutarlo, la causa sei tu.
E le mani sono febbrili, tremanti, quando afferra l’accendino.
Il dipinto va a fuoco davanti al suo viso. E Jungkook ride, sentendo quel calore. Ride, perché è libero. Quello non era Hyung, ora può…
… può cosa?
La risata si spegne. I colori stanno colando dalla tela, stanno coprendo il viso di Yoongi.
Non ride più. Ora sente il respiro affannoso. Quel dipinto diventa il pianoforte, le foto, e poi Yoongi che ride, i capelli che gli coprono il viso e la voce strascicata, soffocata.
 
Oh, sto piangendo.
“Hyung!” grido, ma non mi sente. I suoi occhi mi fissano sino a che non rimane solo cenere.
 
Jungkook cade in ginocchio. Si riempie le mani di cenere. I singhiozzi riempiono la sala per quelli che sembrano giorni. Poi anche i singhiozzi si fermano, e rimane una figura al buio, con la testa china e le mani impolverate, in una sala che ora è solo fuoco  e cenere.
Cala il sipario, per te, Jungkookie.
 
 
 
 
   
 
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