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Autore: Mirajade_    07/09/2016    5 recensioni
One shot che racconta la storia di due ragazzi.
Diversi come pochi, ma di una diversità che li rende perfetti.
Una ScottxDawn dal sapore romantico mischiato a quello amaro della tristezza.
Dedicata a tutti coloro che apprezzano questo pairing.
***
Ritorno su questo fandom dopo mesi cimentandomi con una storia sulla mia coppia preferita di Total Drama.
Spero che riusciate ad apprezzarla ^-^
[Canzone allegata: Skillet - Salvation]
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
- Questa storia fa parte della serie 'Moonlight and pillar of fire'
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SALVATION

Tutta sola, perduta in questo abisso
strisciando nell’oscurità
Nulla per bagnare le mie labbra bramose
E mi domando dove sei?

 
Scott odiava Dawn.
O meglio odiava la sua tendenza ad essere altruista e gentile, troppo ingenua per poter essere presa giro ma dal cuore dolce come il miele denso.
L’aveva incontrata in quella stazione ferroviera. Sola, luminosa… bella come un angelo caduto atterrato sulla neve, pura come ambrosia colata dagl’occhi di un dio non conosciuto. E lui non aveva saputo resistere a quella vista, con la valigia della sorella appena tornata a Toronto in mano e la mente invasa da pensieri maligni.
Per quanto bella fosse, il sentimento che nasceva e prendeva vita nel suo cuore non era altro che odio: perché lei era troppo perfetta e lui, un perfetto sconosciuto, non avrebbe mai avuto occasione anche solo di parlarle, sentiva di poterla annebbiarla, sporcarla con la sua essenza cattiva così si era voltato ed era corso fuori dalla stazione.
Poi, scherzo del destino o non, mentre tagliava qualche ramo dell’acacia del signor White le si era presentata davanti con espressione quasi sofferente rimproverandolo di stare ferendo la sua madre Terra, stretta in un abito bianco che le illuminava la pelle e i capelli quasi del medesimo colore.
In quella tela di bianco solo gli occhi di un intenso color zaffiro sembravano riferirgli che no, Dawn, non era una bambola di porcellana ma una persona viva e vegeta che respirava la sua stessa aria. Aria che secondo lui era troppo sporca per lei, piena di bugie, tradimenti e atteggiamenti meschini, di cattiveria.
Cattiveria umana.
-Fai parte di qualche strana setta?- gli aveva chiesto, ironizzando, lui.
Dawn aveva risposto, non cogliendo la nota sarcastica, e guardandolo come se avesse bestemmiato raccontargli della madre di tutti, che donava vita e pace in un mondo che man mano cadeva nell’oblio della perfidia.
-E cosa ci fai qui, Raggio di Luna?- le chiese scendendo dalla scaletta e poggiando con mala grazia le cesoie che fino a pochi minuti prima amputavano gli arti del centenario albero. L’aveva guardata, analizzando le caratteristiche da ragazzina quindicenne; lui ne aveva diciassette di anni a quel tempo, aveva lasciato la scuola da pochi mesi per cercare un lavoro che gli avrebbe fatto portare un pezzo di pane a casa e accumulare qualche soldo per il futuro della sorella Zoey.
-Gerard è mio padre- aveva risposto Dawn alla domanda e a Scott venne in mente la figura sorridente del signor White, con il bastone da passeggio sempre alla mano e i baffi biondi che coprivano il labbro superiore. Anche lui, come la figlia, aveva luminosi occhi blu ma più spenti, velati da un senso di tristezza che non si leggeva nell’espressione serena.
-La tua aura è scura, tormentata- aveva poi detto la ragazza e lui, sentendosi scoperto, letto come un libro dalla copertina strappata, l’aveva cacciata in malo modo dicendole che non aveva tempo da perdere con le ragazzine.
 
Sei lontano?
Verrai in mio soccorso?
Sono lasciato a morire?
Ma non posso rinunciare a te
 

Ma Dawn non se ne era mai andata, ogni giorno si presentava nel giardino della casa allo stesso orario, si sedeva sulla veranda e rimaneva ore a guardare Scott potare l’erba o piantare fiori scelti da suo padre. Spesso lui aveva sbuffato che era inquietante quel suo modo di fare e lei sorrideva di un sorriso genuino confessandogli che lo trovava affascinante quando era concentrato in una azione, che sia banale o difficoltosa.
-Non dovresti sprecare il tuo tempo a fissarmi, Raggio di Luna, non concluderai nulla se non quello di fare la muffa-
-Ottengo un amico- e Scott si era sentito fin troppo lusingato per quella frase. Lui? Amico di quella creatura che tanto ammirava ma che odiava in maniera viscerale? Non aveva detto nulla ed era ritornato a piantare le petunie nere.
Il fiore preferito di lei.
Glielo aveva riferito prima di partire per Ontario, diceva che sarebbe mancata una settimana con suo padre per far eseguire dei test a quest’ultimo in un prestigioso ospedale di cui Scott aveva scordato il nome.
Gerard White soffriva di Anemia Emolitica Autoimmune e nonostante i test già eseguiti sull’uomo Scott sentiva l’odore della sua morte sempre più vicina, sapeva che non ce l’avrebbe fatta ma l’anziano uomo non voleva discutere dicendo che avrebbe fatto di tutto per prolungarsi anche per poco la misera vita solo per stare il più vicino possibile alla figlia.
Durante la settimana di totale solitudine nella grande casa, Dawn aveva affidato al giardiniere una copia delle chiavi di casa per ogni evenienza.
-Non hai paura che possa saccheggiarti la casa?- gli aveva chiesto sogghignando.
-Mi fido di te-
Furono quelle parole a spronare il giovane ragazzo a riempire il giardino dei White dei più bei fiori soprattutto di petunie nere, ritornando a casa la sera con un sorriso soddisfatto.
Zoey gli aveva detto che era da mesi che sembrava “rinato”, quasi più felice e particolarmente meno scontroso del solito. Aveva supposto che ci fosse di mezzo una ragazza ma il fratello maggiore l’aveva zittita con un gesto infastidito marcando che doveva tornare in stanza a studiare per l’esame del giorno dopo.
Era entrato spesso nella dimora degli White ed ogni singola volta non riusciva a non guardare per lunghi secondi l’enorme ritratto nel salone arredato con classici e antichi mobili.
Il ritratto era quello di una donna dall’innaturale pallore e dai corti capelli biondo sabbia. Dawn le aveva riferito che sua madre era morta dopo il parto e che Gerard aveva commissionato quel ritratto spendendo una cifra esorbitante.
“Infondo si fa di tutto per amore” le aveva detto l’albina.
Fu quando Dawn aveva sorriso, forse pianto, per la sorpresa del giardino fiorito che Scott aveva compreso che quello che si intestardiva a chiamare odio era in realtà un altro sentimento. Puro come la donna a cui era rivolto.
Perché, Dawn ,per quanto giovane potesse risultare era donna. La donna che lui amava.

Sento che mi mantieni vivo
Tu sei la mia salvezza
Ti tocco, ti assaggio, ti sento qui

“Mi dispiace” gli aveva detto un volta lei, dopo quel loro primo bacio sotto l’albero d’acacia e lui gli avevo chiesto il perché di quelle scuse, squadrando il volto pentito della ragazza, forse triste se si notava l’incurvatura delle sopracciglia.
“Non voglio che ti leghi a me più del dovuto, non voglio farti soffrire” e Scott l’aveva abbracciata, forte, lasciandole lenti e dolci baci sui capelli candidi.
La ragazza aveva stretto tra le mani la camicia logora dell’amato, trattenendo qualche lacrime di commozione.
E pensare che mesi fa Scott le si era presentato come un ragazzo scorbutico, ottuso, arrogante ed egocentrico.
Passarono ore, giorni, mesi tra sorrisi nutrendo un amore candido come pochi, vero come i sentimenti di Scott verso Dawn e forti come quelli di Dawn verso Scott. Un amore unico che aveva accompagnato i ragazzi a lungo plasmandoli nell’animo, sentendoli sani capaci di rasentare una perfezione che per il giardiniere era cosa irraggiungibile.
L’aveva protetta, amata, guardata come se fosse l’unica stella in un cielo di ossidiana, le aveva strappato sorrisi che aveva sempre tenuti nascosti in un cuore di alabastro ed a ogni sorriso o bacio percepiva un insana vitalità accarezzargli le membra.

Stringimi, guariscimi, tienimi vicino
 
Il giorno del sedicesimo compleanno della ragazza fu per Scott uno degli avvenimenti peggiori della propria vita, superando l’agonia provata dal ragazzo quando aveva scoperto della morte del padre. Il Signor Wilson, imparagonabile lavoratore, era morto avvolto dalle fiamme nell’intento di salvare la vita ad una coppia di fratelli.
E Scott aveva sempre saputo che fare il pompiere significava rischiare la propria vita abituandosi ad ogni evenienza, ambientando la propria mente e il proprio cuore ad un eventuale brutta notizia.
Aveva pianto poche lacrime quel giorno, capendo poi il perché, comprendendo che lo sporco destino sapeva che ogni lacrima non versata da quel momento cruciale della propria vita si sarebbe mostrata in quel giorno di primavera tra le mura bianche dell’ospedale di Toronto.
Ricordava ancora il Signor White con le lacrime che gli solcavano le poche rughe del viso, le mani tremanti nell’atto di pregare e gli occhi chiusi di chi aveva perso ogni speranza.
Quando l’uomo si era accorto di lui, il giardiniere che aveva rubato il cuore e il tempo alla sua amata figliola, si era alzato zoppicando per l’assenza del bastone e lo avevo stretto con la forza di un bambino percependo una tristezza inaudita e un’insana voglia di farla finita .
-Dov’è lei?- aveva chiesto stringendo l’uomo avvizzito e disperato.
-Quella dannata malattia- gli aveva risposto –Me la sta portando via- e Scott aveva compreso il perché di quel “Mi dispiace” sotto l’albero di acacia, di quelle lacrime che Dawn cercava di nascondere ma invano quando con un evidente imbarazzo il ragazzo le rivolgeva parole di amore candido.
Scott odiava Dawn.
Perché l’amava troppo, perché le si era insinuata troppo a fondo per essere cancellata, l’odiava perché nonostante cercasse di ignorare la presenza nel suo cuore e il ricordo nella sua mente non ci riusciva ritornando sempre allo stesso punto: un mazzo di petunie nere tra le mani poggiato poi su una lapide di quarzo dove spiccava quella scritta che gli inumidiva gli occhi.
“Il Raggio di Luna più splendente”
Si, la odiava così tanto da amarla più di ogni altro desiderio o sogno che avesse mai conservato.

 
Il mio cuore brucerà per te
È tutto quello che posso fare

 

Little Wonderland
Salve Cupcake ^^, era da molto che non mi facevo viva su questo fandom e finally sono tornata con questa nuova one shot dal sapore triste, ispirata alla bellissima canzone degli Skillet "Salvation", che potrete ascoltare cliccando sul titolo.
Spero che la storia sia di vostro gradimento, alla prossimah.
 
          A_Mira.J
 
   
 
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