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Autore: ilprofumodeldomani    07/09/2016    0 recensioni
Lucy Heartfilia decide di lasciare la sua vita fatta di balli e ricevimenti per inseguire il suo sogno: far parte della gilda di maghi "Fairy Tail".
Questa storia parlera del suo sogno e della sua avventura, delle persone speciali che incontrarà nel suo cammino.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve stava ricoprendo la città in un bianco candido, ero seduta su una panchina del parco ad ammirarla cadere giù dal cielo, roteare in area e posarsi lentamente al suolo, riunendosi agli altri fiocchi di neve che la stavano attendendo. Alzai lo sguardo verso il campanile della città per guardare l'ora sul grande orologio che vi era li.

Erano ore che ormai me ne ero andata di casa e mio padre non aveva dato il ben che minimo segno di aver notato la mia scomparsa. Stavo lottando tra la voglia di non mettre più piede in quella villa e contare sulle mie forze di volontà e sopportare.
Socchiusi gli occhi per qualche secondo e mi alzai, mi ripulii la gonna e iniziai a camminare verso casa se si potesse definire cosi.

Le strade erano piene di gente in ritardo comprare i regali di natale, passando accanto a un gruppo di ragazzi che aveva si o no la mia età il sentii parlare dei maghi di Fairy Tail, i maghi più potenti e più combina guai di Fiore. Mi fermai accanto a loro con la scusa di ammirare gli abiti in ventrina per ascoltarli parlare della gilda, desideravo più di qualsiasi altra cosa poterne far parte. 

Mi trovavo davanti le grandi porte di ferro della villa, rimasi lì immobile qualche minuto fissandola, ammirando la bellezza della reggia. Un enorme villa a tre piani con dei balconi al secondo e ultimo piano e il giardino che prendeva mezza via, in estate era di un bel verde, pieno di fiori di tutti i colori, ora completamente bianco per colpa della neve che non cessava di cadere a grandi fiocchi.

Presi un bel respiro, afferai la maniglia della porta d'entrata e feci il mio ingresso nella sala in stile antico con il lampadario in cristallo e il pavimento con le piastrelle bianche con dei ghirigori blu. Li ad aspettarmi c'era una delle cameriere doveva avere circa 37 anni aveva i capelli tendenti al blu scuro legati stretti in uno chimion, era un po' più alta e in carne di me. Appena mi vide avvanzare dalla porta d'entrata si affretto a venire verso di me con aria alquanto sorpresa e spaventata.

-State bene signorina Heartfilia? Eravamo in pensiero per lei. Suo padre...-

Esisto per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo da me e camminare a piccoli passi verso l'ufficio di mio padre come aspettandomi che la seguissi.

-È furioso e vorrebbe parlarli- 

La cameriera stava torturando con le mani gli orli della divisa nera.
Iniziai a seguirla e mi fermai di botto alle sue parole, mi venne un tonfo al cuore. Tutto questo non prometteva niente di buono. 

Cosa doveva dirmi? Era arrabbiato perché ero fuggita di casa per qualche ora? Iniziai a pensare a tutte le cose che potevo aver sbagliato, che potessero farlo arrabbiare, ma lui non mi calcolava quasi mai se non quelle poche volte per urlarmi addosso e riprendermi. 
Le gambe mi tremavano, non riuscivo a fare nessun passo in avanti, ero terrorizzata, pietrificata dalla paura. Avrei saputo reggere le ennesime urla di mio padre? 

Sentivo come se la mia mente fosse annebbiata, come se i troppi pensieri e la paura mi impedissero di pensare lucidamente. La cameriera che ora si trovava sulle scale, stava aspettando che la seguissi per andare da mio padre. 

Non potevo sopprotarlo, non altre urla, altri rimproveri. Non i suoi, un padre non dovrebbe ignorarti e rimproverarti quando stai cercando un po' di affetto da parte sua. Avrebbe dovuto amarmi, interessarsi alle mie passioni ed incoraggiarmi ad andare avanti. 
Mi costrinsi a seguirla verso l'ufficio al piano di sopra, Rosa era questo il nome della cameriera mi fece segno di sistemarmi i capelli. Quando la raggiunsi mi disse. 

- Signorina suo padre si arrabbiera ulteriormente a verla cosi-

Mi guardai, non avevo nulla che non andasse. Indossavo una gonna che si fermava più su del ginocchio e una maglia scollata sul davanti. Non gli andava mai bene niente di quello che facevo, cercai almeno di sistemarmi i capelli biondi. 

Arrivai davanti la porta del suo ufficio, il cuore mi batteva all'impazzata per l'agitazione e la paura. Mi morsi l'interno guanca talmente forte da sentire il sapore del sangue in bocca. 
Presi un bel respiro profondo e bussai alla porta in legno dell'ufficio. Senti la sua voce da dietro la porta che mi diceva di entrare, era arrabbiato si poteva sentire anche da quella distanza. 

Entrai, era girato di spalle verso la finestra che dava sul giardinodella nostra villa. Era un uomo alto e abbastanza robusto, era vestito bene come ci si poteva aspettare da un uomo d'affari e ricco come lui. 

-Lucy, ti sembra il modo di comportarsi questo? Andarsene di casa per ore e vestirsi in quel modo!-

Si volto verso di me, aveva il viso rosso dalla rabbia. Venne verso di me a grandi passi, mi prese per il braccio strattonandolo guardandomi negli occhi. Era carico d'odio chi sa se rivedeva in me sua moglie morta molti anni prima. 
Non avrebbe mai trattato mia madre cosi, allora perché farlo con me? Più cercavo di capirlo e più mi sembrava impossibile arrivare ad una conclusione. 

Le lacrime iniziarono a scendere dal viso, non riuscivo a fermarle, era più forte di me. Dovevo fare assolutamente qualcosa per cambiare la mia vita, non potevo vivere cosi per sempre. 
Allento la presa sul mio braccio, lasciandomi andare. Si volto di spalle dirigendosi verso la scrivania dove lo stava attendendo del lavoro arretrato per colpa mia e del mio comportamento. Senza voltarsi verso di me inizio a parlare, la sua voce non manifestava nessun tono particolare, nessuna emozione.

-Vai in camera tua Lucy, non potrai uscire fin quando non ti sarà ordinato. Faro' controllare i tuoi vestiti e ogni tua singola mossa. Non disonorare il nome della nostra famiglia con il tuo comportamento. Ora puoi andare. - 

Uscii dall'ufficio a grandi passi verso la mia camera, senza accorgermi iniziai a correre. Le lacrime ripresero a scorrere sul viso, arrivai nella stanza e chiusi la porta sbattendola violentemente. Presi una sedia per fermare la porta ed impedire alle cameriere che mi stavano seguendo di entrare.
Aprii il guardaroba, presi uno zaino, qualche vestito e lo misi dentro. Dovevo andare, provare a raggiungere il mio sogno. Questo non era il posto che faceva per me, non ero adatta a questa vita. 

L'unico modo per poter scappare era la finestra, presi un bel respiro profondo e mi calai giù.
Scusami mamma, ma non posso resistere ancora al lungo. Dissi passando davanti la sua tomba. 

   
 
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