C'era un castello, e c'era un cavallo.
Una principessa, e anche un cavaliere.
C'era un drago, un mago, un orologio.
Una chiave, una gatta e una bizzarra corazza.
"Salvami, grande cavaliere", gridava la madama.
"Io ti salverò, mia adorata, solo quando quel mago
col drago e il malefico orologio smetteranno
di colpire la mia magnifica corazza con aliti
di fuoco e scirocco!"
E allora il gatto, saggio e dotto,
partì al galoppo e al trotto.
Un miagolio e un "muoio io"
s'abbatterono tra le mura del castello,
e un duello risuonò,
di spada e biada,
di bacchetta e vendetta,
finchè un tonfo sordo,
un ruzzolio di viti, così
con ironia e un "son perduto,
son caduto", spezzò il buio
in un risucchio.
E fu in tal maniera,
che la gatta nera
portò al bel giovane
la chiave immobile,
che beffa di tutti e quattro
sempre nel palazzo
era stata attendendo
il cavalier pazzo.
Il gatto uccise il drago,
il principe il mago,
la principessa lacrimante,
amore eterno giurò
al cavalier servente,
che per l'inconveniete
della chiave,
scusandosi con accoro,
regalò alla principessa
un castello e un bacio
tutto d'oro.