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Autore: Selene Black    07/09/2016    3 recensioni
Melissa ha viaggiato parecchio.
Non ha finito l'università, è partita, è fuggita. Sì è spostata di città in città, di stato in stato, fermandosi per qualche mese. Ha riempito il suo blog di racconti su tutto ciò che osservava e che le capitava. Ha attraversato l'oceano ed è arrivata a New York.
A 26 anni ha deciso di fermarsi, fin quando sarebbe riuscita, a Boston. È qui che conosce una persona che le fa mettere in dubbio tutto ciò secondo cui ha vissuto fino a quel momento.
Qualcuno che sente di dover evitare, qualcuno da cui sa dover fuggire ma per cui, forse, vale la pena correre il rischio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La questione era stata risolta velocemente: Sebastian non aveva intenzione di spiegare cosa fosse successo con “Jen”, Mel e Chris si erano rifiutati di approfondire il motivo del loro trovarsi in piedi su quel container.
Erano rientrati alla convention senza che nessuno avesse soddisfatto la propria curiosità nei confronti dell’altro e ben presto il ritmo ferrato delle rispettive agende li aveva trascinati lontano da quanto successo quella mattina. Perlomeno apparentemente.
 
Melissa si era tirata dietro l’affascinante bostoniano di cui era responsabile per stand e palchi, con la fermezza di un caporale, spuntando gli impegni dalla una lista immaginaria man mano che passavano le ore. Era riuscita a essere seria e responsabile, aveva sorriso cortesemente agli altri assistenti e scambiato qualche parola con loro. Fortunatamente le conversazioni che aveva dovuto tenere erano state tutte brevi e poco impegnative, la giornata era stata piena e non le aveva permesso di riflettere troppo su quanto successo.
Avere Chris così vicino era allo stesso tempo una condanna e una benedizione.
Con sua grande sorpresa e rassicurazione, non provava imbarazzo né per il momento di sincera apertura che avevano avuto né tantomeno per il bacio. Sentiva una timida paura insinuarsi in lei, quando realizzava che aveva cominciato ad abbattere le proprie difese e che avrebbe potuto continuare a farlo fin troppo facilmente. Ma, ogni volta che incontrava gli occhi azzurri dell’uomo, le sensazioni che aveva provato sopra il container si risvegliavano e non riusciva a trattenere un sorriso.
 
Chris affrontò la giornata con il cuore decisamente più leggero, dopo il tempestivo intervento della sua assistente e lo sfogo liberatorio. Si sentiva fresco e felice, terribilmente felice, al pensiero di essersi riuscito a calmare e di aver fatto breccia nel consueto mutismo di Melissa riguardo le informazioni più personali. Per non parlare del bacio.
Più passava il tempo, più si rendeva conto di quanto diverso stesse diventando quel comic-con per lui. Aveva sempre immaginato l’ansia come corde che lo legavano e lo immobilizzavano, soffocandolo a ogni tentativo di liberarsene. Poteva sentirle apparire e sfiorarlo, mentre firmava foto con dediche meravigliose, complimenti e aspettative sul suo personaggio e sui prossimi film. Sapeva che non appena avesse ceduto, se solo avesse notato un fan poco convinto o deluso dall’eroe che si ritrovava davanti, l’ansia lo avrebbe stretto nella sua morsa.
Ma quel giorno, non era da solo. Gli bastava far scivolare lo sguardo su Melissa e ancorarsi a piccoli particolari. La treccia ambrata che le cadeva sulla spalla quando si abbassava sul tavolo dello stand a organizzare gli album del film. Le dita che tamburellavano nervose, quando aveva incrociato le braccia sotto il seno e gli aveva scoccato uno sguardo di fuoco perché erano arrivati in ritardo sul set fotografico. Le risate che aveva inutilmente cercato di trattenere mentre lui e gli altri attori dell’universo Marvel avevano improvvisato pose buffe e assurde con i fortunati fan.
Gli aveva reso tutto più semplice, non era stato teso e i risultati si potevano vedere sui volti felici di chi gli stava attorno e soddisfatto stringeva tra le mani una fotografia.
Quando si voltò verso Melissa, che lo guardava sorridendo, si sentì sommergere dalla felicità.
 
- Mi dicono che al capitano piacciono i container, uh? -
Dopo un primo momento di shock dovuto in parte alla gomitata a tradimento che gli era arrivata nelle costole, in parte allo sguardo malizioso di Mac e in parte al fatto che lui sapesse anche solo qualcosa di quanto era successo sul retro, Chris sorrise e si passò una mano tra i capelli.
- Cosa intendi? - gli chiese incespicando sulla prima parola e parlando troppo velocemente perché riuscisse a passare per quello innocente. Sperò che Melissa non tornasse proprio in quell’istante e che la barba mascherasse il rossore che doveva stargli colorando le guance. Si sentiva andare a fuoco.
- Mi piace - rispose Anthony, scoppiando a ridere e scuotendo leggermente la testa. - Mi piace. -
Prese un sorso dalla sua bottiglietta d’acqua e, dopo aver sfregato il polso sopra le labbra, aggiunse:
- Mm, dovresti portarla a cena stasera. -
Doveva uccidere Sebastian. Avrebbe semplicemente potuto tenersi la cosa per sé, senza spifferare subito tutto all’altro componente del trio, senza contare che né lui né la ragazza avevano dato spiegazioni. Cosa sapeva esattamente Mac? Cosa si era inventato quel pazzo del suo migliore amico?
Cercò poi di immaginarsi Melissa in mezzo a una banda di attori svitati, pettegoli e affascinanti come quelli con cui sarebbe dovuto uscire a cena. Correva il rischio di essere tempestata di domande e di essere paparazzata con loro. Probabilmente si sarebbe anche trovata a disagio o, possibilità di gran lunga peggiore, avrebbe potuto trovare alcuni di loro troppo snob.
Una parte di lui, tuttavia, la trovava la proposta allettante.                                                                        
- Ti hanno mangiato la lingua, Evans? - Mac interruppe il filo dei suoi pensieri, scoppiando in una calda risata.
- Potrebbe essere, sì- rispose ridendo.
-Capito, non vuoi proprio parlare. Chiamo Sheletta e le tre pesti e poi vado in albergo, ci vediamo dopo. - aggiunse, facendogli l’occhiolino e allontanandosi senza smettere di ridacchiare.
Chris continuò a riflettere, mentre aspettava la ragazza. Punto a favore dell’idea di Anthony: se Mel avesse cenato con loro, avrebbe anche riavuto il solito Sebastian, cosa che non sarebbe stata affatto male.
Per quanto si fosse sforzato di apparire solare e sorridente, a lui era più che chiaro che ci fosse qualcosa che non andasse nel suo migliore amico. E sapeva perfettamente cosa, o meglio chi, fosse il motivo di quelle impercettibili fratture nell’umore di Seb. Aveva visto Jenna e aveva tentato di parlarle.
Il tentativo si era risolto, in un modo che gli era ancora oscuro, con la fuga della collega e con la scena a cui lui e Mel avevano assistito poche ore prima.  
Decise di raggiungere Sebastian, che aveva appena finito di salutare gli ultimi fan, e cercare di capirci qualcosa.
- Seb. - disse in tono serio, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Chris? - il moro lo guardò e strinse gli occhi, sospettoso.
- Sei un ottimo attore, - cominciò allora, cercando un modo carino per chiedergli come avesse preso la reazione di Gemma.
- Grazie, bud. -
- ma riesco ancora a capire quando c’è qualcosa che non quadra. Dai, dimmelo. -
Sebastian sbuffò sonoramente, guardandolo storto.
- Ce l’ha ancora con me. Non è un problema comunque, tutto a posto. - alzò le spalle e le mani, sporgendo le labbra in una smorfia che doveva essere un qualche modo per mostrarsi disinteressato a quanto successo.
Chris scosse la testa, sapendo perfettamente quanto in realtà non fosse neanche lontanamente disinteressato.
 
Trovarono Mel poco lontano, mentre conversava con Tom Hiddleston.
Più che conversare, stava fornendo un ottimo esempio di come Tom riuscisse a far cadere ai propri piedi qualsiasi sventurata fanciulla che gli capitasse a tiro. Accento inglese, voce sensuale, sorriso affettato, occhi di un azzurro poco probabile e una straordinaria gentilezza innata.
Il modo in cui la ragazza lo stava guardando mostrava quanto, anche quella volta, il fascino del britannico fosse andato a segno. Chris si sentì stringere il petto. Il fatto che Tom fosse uno dei pochi attori noti a Mel per film esterni all’universo Marvel, non fece che peggiorare la situazione.
Senza accorgersene accelerò il passo per raggiungerli, distanziando di poco un Sebastian ridacchiante.
- Mel. - le disse sorridendo, la mascella tesa.
Lei si girò verso di lui, e lo lasciò senza parole per l’ennesima volta. Gli occhi le brillavano per l’eccitazione, era luminosa e ancora più bella.
Tutti attorno a lui dovettero capire, perché non riusciva proprio a smuoversi e a cambiare posizione, a dire una sola parola, non staccò lo sguardo estasiato nemmeno quando Sebastian la soffocò in un abbraccio stritolante, mugugnando che avrebbe voluto averla lui come assistente.
- Non so dove tu l’abbia trovata, Chris, ma è veramente incantevole. - disse Tom, spezzando la trance.
- Siamo stati fortunati. - rispose lui, cogliendo con la coda dell’occhio il rossore che aveva imporporato le guance di Mel. Decisamente fortunati.
Chiacchierarono per qualche minuto con l’attore britannico, tanto quanto bastasse a Chris, chiuso in un silenzio strano, per capire che era geloso e che doveva cercare di non farlo trasparire troppo. Quando finalmente riuscirono a staccarsi da mr. perfetto gentleman, uscirono dal padiglione e salirono in macchina per essere riportati in albergo. Dopo qualche domanda di rito riguardo le prime impressioni sul comic-con, fu Sebastian ad aprire il discorso cena.
- Allora stasera tutti al Pesto? - disse con nonchalance mentre picchiettava un dito contro il vetro.
- Scusa? -
- Chris non te ne ha parlato? -
Due paia di occhi, sorpresi e confusi quelli di Mel e maliziosi quelli di Sebastian, si posarono su di lui e cercò di dare una spiegazione, maledicendo con il pensiero i suoi due cari amici.
- Mac mi ha chiesto di chiederti se stasera vuoi uscire con noi, a cena. - sei ridicolo, Evans - Ci saremmo noi e altri colleghi. Il Pesto è un ristorante italiano, di solito poi prendiamo un drink al lounge bar dell’albergo. -
- Verrai vero, doll? -
Leggermente infastidito dall’appellativo che aveva usato Sebastian, Chris sperò che la ragazza dicesse di no. Per quanto la volesse con sé, quella sera ci sarebbe stato anche Tom e no, non poteva permettere che la stregasse con le sue adorabili fossette.
- Non sentirti costretta. - aggiunse quindi, mordendosi il labbro inferiore.
- Ecco, avevo pensato di restare in camera. -
Chris tirò un sospiro di sollievo, che cercò di mascherare con uno sbadiglio. Scampato pericolo. Certo, saperla in albergo da sola… avrebbe potuto restare con lei, inventarsi una scusa.
Poi notò che Seb stava cominciando a fare gli occhi da cucciolo e capì che da lì a poco la ragazza avrebbe ceduto.
- Dai, Mel. Ti divertirai, non siamo così male. -
- Sono un po’ stanca… -
- Torniamo presto, domani dobbiamo alzarci tutti di buon’ora. -
- Sarei di troppo. Insomma, siete tutti attori. Finirei per fare quella... mm strana. Fuori posto.  -
- Punto primo: sono profondamente convinto di essere più strano di te. Punto secondo: piaci a tutti. - Seb si girò sul sedile, per guardare meglio la ragazza, sfoderando il suo sorriso più splendente. Benché avesse platealmente alzato gli occhi al cielo, Mel cominciò a tentennare: aveva le guance rosse e sembrava stare pensando a tutte le possibili scuse da rifilare. Sapeva perfettamente che l’amico stava preparando l’attacco finale.
- Seb, se non vuole... - cercò di azzardare.
- Ci sarà anche Tom. -
Ecco. L’asso nella manica. Inconsciamente, trattenne il respiro.
Mel sembrò prendere seriamente in considerazione la proposta.
- Posso venire in t-shirt? -
 
 

 


Si guardò allo specchio per controllare che fosse presentabile.
Quando era uscita, quella sera, aveva cercato di mascherare con il trucco i segni del pianto liberatorio. Gli occhi erano ancora gonfi, le sembravano un cartello luminoso che segnalava al mondo intero “JENNA HA PIANTO”. Fece una smorfia e mosse con le mani le ciocche di capelli che le ricadevano ai lati delle tempie. Totalmente insoddisfatta, uscì dal bagno e tornò a sedersi al tavolo.
Non era stata pienamente presente fino a quel momento e non aveva intenzione di cominciare proprio allora. Avrebbe lasciato che le conversazioni le scivolassero attorno, un vociare poco distinto a cui doveva fingere di prestare attenzione, annuendo e ridendo quando anche gli altri lo facevano. Era una persona piuttosto socievole, di regola, e avrebbe seguito con piacere anche un discorso di uno sconosciuto. Non era mai gentile per mera cortesia: le piaceva esserlo.
Ma quella sera dovette mettere a frutto le sue capacità di attrice, per nascondere quanto fosse di cattivo umore. Si sentiva così sbagliata, lei che di norma era estroversa e solare, che dava a voce ai propri pensieri con naturalezza, ora così taciturna e spenta. Il fatto che nessuno dei suoi amici fosse con lei non la aiutava affatto ad uscire dallo sconforto. Terra straniera, nuovo ruolo, nuovo mondo. Una parte di lei si pentì di aver accettato di interpretare Kitty Pryde e di essere partita alla volta del tour promozionale, anche se le riprese non sarebbero cominciate prima di tre mesi.
Giocherellava con il proprio bicchiere da un numero imprecisato di minuti, osservandone le sfaccettature e i riflessi che producevano, quando si accorse di Sebastian.
Come e quando fosse arrivato nel lounge bar dell’albergo in cui alloggiava, le rimase un mistero. Gli gettò uno sguardo veloce e lo vide ridere davanti al bancone, con i colleghi che avevano preso parte ai film della Marvel.
Sentì il proprio cuore accelerare i battiti, inevitabilmente, mentre un miscuglio di rabbia, tristezza e ansia le stringeva lo stomaco. Accertato che non ci fosse alcuna via di fuga, cercò di appiattirsi contro i cuscini del divanetto, nascondendosi dietro alle altre persone e scoccando occhiate furtive verso il bancone per controllare di non essere stata vista. Solamente in un secondo momento notò la ragazza.
Era piuttosto sicura che fosse la stessa che stava sul retro del centro congressi con Evans, ma non l’aveva osservata bene e non poteva saperlo con certezza. Avrebbe detto che, quella mattina, i capelli fossero di un castano leggermente ambrato mentre ora sembravano rossi, forse per effetto delle luci soffuse del bar, forse perché era davvero un’altra persona.
Ma ciò che era rilevante, ciò che aveva attirato l’attenzione di Jenna, era che il braccio di Sebastian le stava circondando la vita.
Con il cuore che le rimbombava nelle orecchie e senza riuscire a distogliere lo sguardo, notò quanto fosse carina. Indossava una maglietta a maniche corte e una semplice gonna nera, ma era più bella della maggior parte delle donne agghindate ed eleganti presenti nel locale. Donne come lei.
Sorrideva, le guance arrossate, e Sebastian sembrava pendere dalle sue labbra.
Non sapeva da quanto tempo li stesse fissando, ma quando lo vide stringerla a sé e baciarla teneramente sulla fronte, sentì una lacrima scenderle su una guancia. E la lacrima la smosse.
Jenna Coleman, incurante di aver attirato l’attenzione di tutti i presenti alzandosi di colpo, si fece strada verso la porta del locale, diretta alla hall. Ignorò gli sguardi preoccupati o stupiti e corse verso le scale, evitando l’ascensore perché sapeva che sarebbe scoppiata troppo presto, troppo lontano dai muri sicuri della sua stanza. Si sentì invadere dalla tristezza che le portavano i ricordi e dalla rabbia per aver pensato di dare ascolto a Sebastian mentre si scusava, per aver creduto che potesse cambiare, per aver indugiato troppo a lungo su lui e sulla sconosciuta.
Se solo avesse osservato più attentamente, senza farsi prendere dalla gelosia, avrebbe notato che quella sconosciuta sollevava l’interesse, ricambiato, di qualcun altro.



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Sono tornata 
Non so nemmeno se starete ancora qui a leggere, ma scusatemi, davvero. Ho appena tolto il gesso e mi sembra che la mia mano destra sia regredita alla mano di un bebè. Ho ancora qualche problema a scrivere, ma eccomi qui. Ho già nel cassetto un paio di capitoli, scritti tra sinistra e lentissime sessioni di smarphone, non voglio pubblicarli subito perchè temo di non riuscire a starci dietro dopo 
Volevo ringraziare particolarmente  
Rinoa Heartilly Vengeance , Lois Lane 89 e tinkerbell 1980 perchè i loro abbracci virtuali e incoraggiamenti mi hanno spronato ad andare avanti a scrivere quando, tra sconforto e fastidio, avevo pensato di mandare all'aria tutto.
Questo capitolo è un po' una prova, perchè ho inserito Jenna come "voce narrante" e vorrei davvero davvero sapere cosa ne pensate. Posso usarla come punto di vista o preferite che mi concentri solamente su Mel, Chris e Sebby?
Per quanto riguarda la coppia del container, sono conscia che sia molto fluff e poco arrosto (espressione coniata da me©) ma le cose si scalderanno e si faranno presto più interessanti. 
Fatemi sapere, un abbraccione enorme
la figliol prodiga 

Sere


p.s.

Non pensate che io sia impazzita: so che nell'ultimo capitolo avevo scritto Gem maaaaa ho cambiato idea (opsie)
La mia prima scelta era Gemma Artenton, ma riguardandola mi è sembrato che fosse troppo matura per Seb. Spero che Jenna vi piaccia quanto piace a me. E sappiate che ha lavorato davvero con Chris e Seb, anche se solo per una frazione di fotogramma ;)
  
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