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Autore: Aching heart    07/09/2016    0 recensioni
Quattro anni, quattro spettacoli diversi, stessa compagnia teatrale, stesso service.
Due ragazzi che si incontrano una volta sola all’anno e un’intesa speciale.
Perché a volte l’amore rimane in attesa per anni prima di sbocciare.
Dall'ultimo capitolo:
«Oh, la tua giacca. Tieni» e fece per togliersela, ma lui la fermò.
«Non importa, tienila tu. Così avrò una scusa per rivederti».
Lei sorrise e lo ringraziò. Si augurarono la buona notte – o buona mattina, da come uno voleva leggere l’orologio – e ancora una volta sembrò che Tessa dovette entrare dentro casa, tanto che l’altro si voltò e cominciò a incamminarsi, ma poi lei cambiò nuovamente idea.
«Andrea?» lo chiamò. Lui fece appena in tempo a voltarsi che lei si era già precipitata indietro, di nuovo fra le sue braccia. «Non hai bisogno di una scusa per rivedermi» gli disse prima di baciarlo nuovamente.
Lui fece uno dei suoi sorrisi obliqui. «Speravo che lo dicessi».
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Terzo anno – Il malato immaginario 


«Angelica, vieni qua» fece una voce insopportabile in quella che doveva essere una richiesta accompagnata da tanto di per favore, e che invece sembrava un ordine della Regina di Saba.
Tessa, sentendo chiamato il nome del suo personaggio, si girò verso la fonte di quel fastidioso suono. «Dici a me?» rispose, inarcando un sopracciglio.
«Scusami, cara, non ricordo mai il tuo nome».
«Tessa» le ricordò lei per l’ennesima volta, quasi digrignando i denti.
La sua interlocutrice rispondeva al nome di Sonia, ma dal momento che lei non sembrava essersi data pena di imparare i nomi dei suoi colleghi, tutti nella compagnia avevano preso a chiamare anche lei col suo antipaticissimo nome di scena, Belinda, che era sicuramente più adatto a lei. Era una donna dallo sguardo altezzoso e dalla voce insopportabile, e sebbene fosse una nuova arrivata faceva capire in tutti i modi che si considerava la stella del gruppo. 
«Ecco, cara, perché non lo ricordo mai. Un nome così sgra... ehm, insolito…»
Non fare atti inconsulti, Tessa, non – fare – atti – inconsulti. È una persona più grande, si rispettano le persone più grandi…
«Stavo dicendo a Giusy che questo trucco pare leggermente troppo pesante per una donna della condizione di Belinda, ma lei non vuole sentir ragioni. Forse tu, cara, che sei una ragazza giovane» e qui occhieggiò Giusy, che la ricambiava furente «te ne intendi un po’ di più di make-up».
Tessa ci provò davvero a spiegarle cosa fosse il trucco di scena, ma dopo un paio di tentativi falliti e un considerevole quantitativo perso di pazienza, decise di tagliare a corto.
«Si è fatto tardi, credo che dovremmo tutti avviarci a fare il sound-check».
«Ma…».
«Dopo, cara. Dopo».

«Che strazio, ma dove è andata a trovarla Mina?» bofonchiò Maria indicando Sonia-Belinda con un cenno del capo.
Era stata la regista a portare la “star” fra di loro, dicendo che si trattava di un’amica con la passione per il teatro che sarebbe stata perfetta per la commedia di Molière. Gli altri l’avevano accolta con entusiasmo, ma ben presto si erano trovati ad accendere ceri votivi con la preghiera che fosse solo per quell’anno e non un’aggiunta in pianta stabile. A renderla invisa a tutti concorrevano il suo carattere così amabile e l’assenza del benché minimo talento recitativo, per fortuna arginata dal fatto che Sonia fosse effettivamente una Belinda 2.0. 
«Non lo so e non lo voglio sapere. Voglio solo che fino al momento dello spettacolo se la accolli lei». 
«Potevamo fare Sogno di una notte di mezz’estate, dico io!». 
Tessa sospirò in segno di assenso alle parole dell’amica. Sarebbe stato il suo sogno. Aveva letto la commedia di Shakespeare a quindici anni e l’aveva amata. Ora che di anni ne aveva diciassette, e anche un po’ di esperienza recitativa, sognava segretamente di interpretare Ermia e recitare quelle battute che aveva amato. Quando Mina a settembre aveva detto loro che intendeva portare in scena proprio Sogno di una notte di mezz’estate, Tessa era andata immediatamente su di giri. Per una settimana, una gloriosa settimana, aveva avuto tra le mani il copione con la parte di Ermia sottolineata, ma all’incontro successivo Mina aveva comunicato loro che sarebbe stato meglio realizzare una commedia più facile, sia da gestire dal punto di vista tecnico che da recitare, e soprattutto che richiedesse un minor numero di attori. Era soprattutto quello il loro problema: erano pochi. Mina, grazie alle sue conoscenze, era spesso riuscita a rimediare delle comparse, ma in quanto a membri stabili della compagnia non erano molti, anche se fortunatamente di anno in anno si era aggiunto qualcuno. La regista aveva sperato di riuscire a trovare qualche suo amico per la commedia di Shakespeare, ma così non era stato, perciò si era dovuta rassegnare a fare Il malato immaginario, e aveva conservato l'altra commedia per il futuro.
Anche Maria aveva avuto la sua dose di dispiacere, visto che sognava la parte di Titania, e Tessa pensava che non ci fosse nessuno di più adatto dell’amica per interpretare la Regina delle Fate. Ma ormai era inutile piangere sul latte versato: da quel momento fino alla sera avrebbero dovuto concentrarsi solo sulla parte e sui personaggi che erano stati loro assegnati, non su quelli che avrebbero voluto avere.
Intanto le due ragazze non si erano accorte dei passi che si stavano avvicinando e del ragazzo che era arrivato alle loro spalle.
«Ehilà» disse il nuovo arrivato, facendo voltare le due amiche. Poi si rivolse a Tessa, pienamente consapevole del suo atteggiamento sbarazzino e affascinante. «Ci rivediamo».
«Come ogni anno» sorrise di rimando lei, ricambiando il saluto di Occhi Azzurri, onestamente felice di rivederlo. 
«Neanche ci dessimo appuntamento» continuò lui avvicinandosi, col suo sorriso obliquo stampato in faccia. 
«Ehi, voi due!» li riprese aspramente una voce femminile. «Flirterete più tardi, ora datevi una mossa. Andale, andale!». Era Mina, irrequieta come una Furia. 
Gli altri risero bonariamente al loro indirizzo, soprattutto Maria, ma anche Tessa si ritrovò a farlo, appena un po’ rossa in viso. Due anni prima sarebbe forse morta per l’imbarazzo di essere stata richiamata e per la battuta, ma crescendo aveva cominciato a combattere la sua timidezza e aveva imparato che non doveva prendere tutto con quella serietà mortale tipica del suo carattere che quasi la soffocava, ma che spesso nella vita ci vuole solo un po’ di leggerezza.
«D’accordo, sarà meglio non far arrabbiare il capo» scherzò lui, sistemandola e poi passando ad un altro attore, non prima di lanciarle un’ultima giocosa occhiata.
Quando la prova fu terminata tutti furono liberi di tornare a prepararsi. Una volta tanto, Tessa era stata la prima a terminare la vestizione, il trucco e il parrucco, perciò se ne stette lì fuori insieme a qualcun altro della compagnia, gironzolando per la piazza ancora deserta e passando il tempo a scherzare, a farsi foto ridicole e a rievocare i ricordi degli spettacoli precedenti. Ad un certo punto Occhi Azzurri si era unito a loro, dato che tutta la strumentazione era sistemata. Fra lui e Antonio – un omaccione che incuteva soggezione a prima vista, ma che in realtà era un buontempone – ,Tessa non sapeva dire se si fosse divertita di più in vita sua. 
Ma c’erano cose di cui lei non si era accorta, ad esempio il modo in cui il ragazzo la osservava mentre lei faceva una battuta o raccontava un aneddoto divertente, o il modo in cui sorrideva nel vedere le sue buffe espressioni, o ancora come cercasse di spingerla a parlare di più, come se volesse sapere tutto di lei. Tessa sapeva solamente che quel tempo, passato con spensieratezza fra persone a metà fra degli amici e una famiglia, nella piacevole brezza estiva e con la prospettiva di salire su un palco di lì a mezz’ora, le scaldava il cuore, e che non avrebbe voluto rinunciarci per nulla al mondo. 

Anche quell’anno tutto andò bene. Tutti ricevettero la loro dose di applausi, ma più di tutti ne ricevette Antonio, che nella parte del malato immaginario era stato insuperabile. Anche Sonia fu abbastanza acclamata – del resto non aveva dovuto neanche sforzarsi di interpretare il suo personaggio: lei era il suo personaggio –, e gli altri si scambiarono mutui sguardi di terrore e d’intesa, immaginando che non se la sarebbero più tolta di torno.
Al momento di togliersi i microfoni, Occhi Azzurri raggiunse Tessa.
«Anche quest’anno non mi è concesso di vedere sciolta la tua chioma?» le chiese mentre armeggiava col ricevitore per sganciarglielo dal vestito.
«Se portassi i capelli sciolti, poi te ne lamenteresti» fece lei, sicura e briosa in quella complicità che sentiva di avere col ragazzo. «Invece così…» si sfilò l’archetto dall’orecchio e glielo porse «...facile e veloce, no?»
«Forse troppo» ammise, avvicinandosi a lei, quasi chinandosi per compensare la differenza d’altezza.
«Chissà, forse l’anno prossimo sarai più fortunato».
«Forse» ripeté lui, avvicinandosi di più. 
«E forse sarò più fortunata anch’io» sussurrò lei, non potendo fare a meno di guardare dai suoi occhi alla sua bocca. Come si diceva, che sotto una certa distanza scatta automaticamente il bacio? A lei sembrava che quella distanza di sicurezza l’avessero superata da un pezzo…
«Potrebbe essere che quello che ognuno di noi spera sia la stessa cosa? Che ciò per cui ci auguriamo di essere fortunati, in realtà non abbia alcun bisogno di fortuna per realizzarsi, perché già ha la possibilità di accadere?» 
Quelle parole sussurrate e inframmezzate da respiri, e quegli occhi chiari, luminosi e così espressivi, mandarono dei brividi lungo la schiena di Tessa. Brividi di anticipazione per quello che poteva accadere… e di timore, per quello stesso motivo. Era possibile avere paura di qualcosa che si desiderava? E a quel pensiero, Tessa agì in maniera impulsiva, guidata solo dalla paura. 
«Non saprei, io spero che l’anno prossimo faremo Sogno di una notte di mezz’estate. È anche la tua, di speranza?» chiese cercando di sembrare leggera e scherzosa, di mimare un sorriso, ma forse la voce era troppo incerta perché potesse essere credibile.
Per un attimo un lampo di delusione passò sul volto del ragazzo, nel modo in cui le sue sopracciglia si aggrottarono, nel modo in cui la luce nei suoi occhi si spense, ma poi lui abbassò il capo. Quando lo rialzò, sorrideva di nuovo. (Anche se con una punta di tristezza, non poté fare a meno di notare Tessa.)
«Chissà, forse l’anno prossimo potresti scoprirlo».
«Allora all’anno prossimo» ripeté lei con un filo di voce, ma lui si era già allontanato. 






Angolo Autrice: Rieccomi, appena in tempo. Anche questa volta avevo il capitolo pronto, ma mi sono messa a fare i soliti cambiamenti dell'ultimo minuto.
Sarei felice di sapere cosa ne pensate; io sono molto soddisfatta rispetto allo scorso capitolo, le cose fra Tessa e Occhi Azzurri (sapremo mai il suo nome? XD) si fanno più interessanti ed è stato introdotto un nuovo personaggio... parzialmente ispirato ad una persona che conosco davvero, che non si chiama Sonia, ma altrettanto simpatica. Ad ogni modo non scordatevi di lei, nel prossimo capitolo ritornerà.
E il prossimo sarà l'ultimo. Chissà se i nostri beniamini avranno davvero più fortuna!
Ringrazio chi legge e 
Eli12 e Dreamy99 per aver inserito la storia fra le seguite.
A mercoledì prossimo!

   
 
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